Sean Payton ci ha visto giusto, ancora una volta. Ha utilizzato virtù quali pazienza, lungimiranza, determinazione e passione per allenare il gioco del football, giungendo a far salire un gradino in più a quei Denver Broncos vittime di quell’epopea vincente dell’era-Manning, dei quali ci si ricorda sì perché regalarono il titolo al canto del cigno della carriera di uno dei quarterback più grandi di sempre, ma pure perché proprio da quel momento, stagione 2015, non hanno più giocato una partita di playoff. Nove anni durissimi per una fanbase abituata ad essere vicina all’eccellenza dagli anni novanta in poi, una franchigia sempre competitiva salvo quella stagione o due di breve ricostruzione, per poi ripartire con le massime marce inserite.
Non è stata una situazione semplice da gestire, ma Sean la sta comunque sostenendo, dimostrando professionalità e inflessibile sicurezza, la stessa che a molti infastidisce, per come tende a mischiarsi con l’arroganza. Tuttavia, un uomo incaricato di dirigere le sorti di una squadra professionistica di football, a maggior ragione se si porta appresso un curriculum assai vincente, deve sapersi prendere delle responsabilità. Payton le ha accolte tutte e ci ha lavorato sopra, anche dopo essere partito 1-5 nel disastroso inizio di campionato 2023, quando Russell Wilson era stato erroneamente identificato quale giocatore in grado di scrivere una storia molto simile a quella di Manning, con esiti purtroppo devastanti. Eppure, grazie al finale di stagione eseguito a modo suo – leggasi con Wilson fuori dai giochi nonostante l’ingente investimento – i Broncos hanno addirittura accarezzato per un attimo il sogno di raggiungere la Wild Card, chiudendo l’anno a 1-3 dopo aver disputato una parte centrale di campionato nientemeno che eccellente.
L’head coach, una volta sopraggiunta la primavera, non ha esitato un secondo a premere il grilletto seguendo istinto e scouting personale. Dopo aver concluso l’anno a quota 8-9, sapeva benissimo di non potersi inserire nella corsa a Caleb Williams, Jayden Daniels e Drake Maye, e vista una richiesta per il ruolo sempre altissima, aveva già programmato di dover trovare un’alternativa a J.J. McCarthy, le cui quotazioni salivano in maniera vertiginosa. Restando tranquillamente al loro posto, senza improvvisare trade up che avrebbero ulteriormente ipotecato il futuro, i Broncos hanno investito su Bo Nix, il più improbabile dei titolari di questa tornata di registi, ma senza dubbio il più efficiente visto in campo in questo novembre.
PRESSURE & TURNOVERS
Tutto parte dalla difesa: chissà quante volte ci si è ripetuti tale mantra nel gelido freddo del Colorado, cercando di mantenere salda la fede sulle capacità tattiche di Vance Joseph, coordinatore il cui reparto era letteralmente crollato sotto le macerie dei 70 punti concessi ai Miami Dolphins in quell’infausto 24 settembre 2023. La ricetta del turnaround di allora? Semplice: blitz, sack, cura del pallone e un plus elevato nel rapporto tra palloni persi e recuperati. Più o meno il trend attuale, accuratamente rispecchiato dall’estrema funzionalità della pass rush arancione, che sta attualmente conducendo la speciale classifica dei sack portati a segno, rendendo ardua l’esistenza degli attacchi avversari – i Broncos sono terzi assoluti per punti concessi – agevolando di conseguenza l’inserimento professionistico di un quarterback che, per quanto stia crescendo a lavori in corso, è pur sempre una matricola.
Nel mezzo della grande attenzione mediatica rivolta all’affare-Wilson, in tutto silenzio Denver ha costruito una difesa aggressiva e incisiva, priva dei nomi altisonanti del passato ma tremendamente attrezzata nel mettere in pratica le idee di Joseph, con frutti maturati alla velocità della luce. Nick Bonitto, che per sua stessa ammissione non aveva raggiunto la doppia cifra di sack dalla high school, è giunto a quota 10 in 12 partite, proponendosi quale difensore istintivo nell’eseguire la giocata spezza-drive; Jonathon Cooper è stato determinante in questa nuova definizione del ruolo di outside linebacker, alimentando la produzione con i personali 7 atterramenti del quarterback; c’è inoltre da rimanere soddisfatti del fatturato di Zach Allen, infortunato nell’ultima gara contro i Raiders in maniera apparentemente non grave, e Jonathan Franklin-Myers, che con 5 sack ciascuno assicurano la continuità della pressione proveniente dall’esterno dell’allineamento.
THE HOT HAND
Un’altra chiave del successo di Denver, risiede nell’intercambiabilità dei running back, elemento di spicco se non altro perché Payton, in carriera, aveva sempre lavorato con un corridore titolare e la sua riserva. I protagonisti del backfield qui sono invece più d’uno, e il piano offensivo ha sinora dimostrato di ben saperli adattare alla difesa che ci si trovava dinanzi, pur non mettendo a referto cifre impressionanti. Un particolare interessante e distintivo del settore statistico riguarda infatti i 5 diversi protagonisti che hanno primeggiato individualmente nelle 12 partite sinora giocate, senza creare uno stacco decisivo nel rapporto di utilizzo tra l’uno e l’altro. Il gioco di corse funziona quale apri-pista per le soluzioni aeree e tende a punire gli allineamenti difensivi troppo allargati o distanti dalla linea di scrimmage, fattore nel quale Javonte Williams, Jaleel McLaughin, il rookie Audric Estimé, Tyler Badie e lo stesso Nix hanno fornito un contributo più concreto rispetto al 18mo posto che i Broncos occupano per media di yard raccolte su corsa.
Il cosiddetto approccio hot hand funziona nei limiti di ciò che deve eseguire senza produrre numeri stratosferici, tanto che nemmeno Joe Lombardi, l’offensive coordinator, conosce esattamente la distribuzione del numero di portate nelle ore precedenti all’ingresso in campo. Sono determinazioni che lo staff esegue a gara in corso, variando l’approccio a seconda del comportamento difensivo, e dei guadagni ottenuti nelle singola occasione. Lo staff presta particolare attenzione se, per esempio, una chiamata per uno qualsiasi dei back porta a d avanzamenti di campo consistenti contro determinati schemi difensivi, portando quindi alla ripetizione della corsa – e quindi all’utilizzo ripetuto di quel particolare back – una volta verificato il funzionamento tattico dell’esecuzione. Per tale motivo, nel foglio statistico finale non è inconsueto trovarsi dinanzi a un impiego più o meno pesante di McLaughin piuttosto che Williams o Estimé, rendendo di fatto imprevedibile la proiezione di utilizzo di ciascuno dei tre, senza contare che nelle ultime gare Lombardi ha disegnato degli schemi appositamente per Marvin Mims Jr., posizionandolo da running back togliendolo dalla consueta posizione di ricevitore, per sfruttarne le immense doti in termini di velocità.
NIX TO SUTTON
Il trend offensivo in crescita passa evidentemente dalla connessione tra Bo Nix e Courtland Sutton, i quali stanno affinando giorno dopo giorno un’intesa che possiede molto potenziale. Il wide receiver da SMU sta tornando a rivestire un ruolo essenziale per il buon esito offensivo, ha finalmente trovato un quarterback con cui costruire un’intesa solida e soprattutto duratura, e i numeri, sotto questo punto di vista, non mentono. Nelle ultime 5 uscite, Sutton ha collezionato 36 ricezioni per 467 yard, comprensive di 3 mete, 2 delle quali segnate in faccia a Las Vegas nel secondo tempo di una gara che i Broncos hanno dovuto girare a forza dalla loro parte. Le statistiche, che per la felicità di un ricevitore costituiscono tutto e più, raccontano di una media di marcia che sta portando dritto verso la seconda stagione in carriera da oltre 1.000 yard – l’ultima volta successe nel 2019 – restituendo all’attacco una delle sue armi più pericolose, viste le capacità del soggetto di elevarsi con coordinazione, battere il difensore in singola copertura, e l’affidabilità complessiva della presa.
Ciò si ricollega allo sviluppo professionistico di Nix, il quale sta giocando a livelli superiori rispetto a colleghi atleticamente più dotati di lui, ma in questo particolare momento alle prese con una sorta di rookie wall, prendendosi inaspettatamente un palcoscenico sopra il quale si sta tentando di porre fine al quasi decennale digiuno dalla partecipazione ai playoff. Segno che il ragazzo ha lavorato veramente sodo sulla memorizzazione degli schemi, sulla comprensione di ciò che la difesa concede e la lettura delle coperture, per quanto non possa comprensibilmente rappresentare un prodotto finito. Ha tuttavia imparato a essere incisivo, come domenica scorsa, quando i Raiders hanno gettato una violenta dose di Cover 0 addosso alla matricola, sfidandola a vincere con le soluzioni aeree, bloccando di fatto il gioco di corse intasando la linea di scrimmage. La soluzione ha chiaramente messo in crisi Denver per i primi trenta minuti di gioco, non a caso coincisi con lo svantaggio momentaneo, ma il secondo tempo disputato da Nix e compagni ha dimostrato capacità di adattamento e aggiustamento, da sempre determinante per vincere la partita nel momento decisivo. Non a caso i Broncos hanno trovato l’allungo definitivo proprio nella ripresa, quando la coppia Nix/Sutton si è messa a torturare le secondarie di Las Vegas, contemporaneamente alla salita di giri di una difesa che ha completamente intrappolato Minshew e Ridder.
LA CORSA AI PLAYOFF
Si riparte con un Monday Night non certo proibitivo, ma pur sempre pericoloso, contro Cleveland, prima di affrontare l’agognato turno di riposo, e approdare all’ultima parte della maratona, quella più importante. Ci sarà quindi da misurarsi con i Colts – e potrebbe essere un’altra importantissima W – per poi esaminare il vero carattere di questi Broncos, i quali dovranno scontrarsi contro Chargers e Chiefs – non fosse per il calcio bloccato della prima gara contro i campioni in carica, Denver sarebbe già giunta all’ottava vittoria – e ricordare di mettere la museruola a Burrow e Chase, impresa tutt’altro che semplice.
Erano da corsa alla fine dell’anno scorso, quest’anno lo sono stati con maggiore continuità nonostante un inizio complesso (0-2), dimostrando la solita capacità di Payton di modificare le sorti di un campionato. Si diceva che l’attesa sarebbe stata più lunga senza un quarterback esperto e un attacco produttivo: non sarà tutto perfetto, ma intanto il settimo posto nella griglia playoff della Afc rimane ben visibile, a portata di mano.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.