La resa dei conti è arrivata anche nella West division della American League. I Texas, vincitori di essa, vanno ai meritatissimi Playoff, e tenteranno di bissare il pennant ottenuto l’anno passato, mentre gli Angels salutano le ultime speranze di post season dopo aver tratto profitto dai continui scivoloni dei Red Sox ed essersi ultimamente ricandidati per la Wild Card, sfumata proprio in queste ore.
La forbice in classifica tra queste due e la coppiata Seattle – Oakland si è sempre allargata dopo l’All Star break, e queste ultime chiudono la classifica della division con due record tra i peggiori della lega. Gli A’s perlomeno raggiungono quota 70 vittorie, mentre a consolare i Mariners ci pensano i loro nuovi giocatori, che in battuta iniziano a rendere, compreso il nostro paisà. Cerchiamo ora di riassumere l’annata delle squadre e vedere cosa è successo nell’ultimo periodo.
Texas Rangers
Primi per media battuta, secondi per slugging percentage, terzo attacco della MLB. Come abbia fatto Texas a non dominare completamente la division e la lega è un mistero. Certo, i partenti non hanno mai convinto fino in fondo, e ad agosto qualche sconfitta di troppo ha fatto vacillare il trono. Non facciamoci però trarre in inganno: Josh Hamilton e Nelson Cruz stanno bene, dopo varie vicissitudini fisiche durante l’anno, e saranno in spolvero per i Playoff che iniziano in settimana. Con loro anche Adrian Beltre, dato per “bollito” a più riprese, e che quest’anno, prima di infortunarsi a ripetizione, ha dato più che una mano ai suoi, ripetendosi in un settembre da 11 home run e 26 RBI. Questi tre giocatori arrivano caldi alla post season, prima piccola missione compiuta per Ron Washington.
Un’altra nota felice è stato il rendimento nel corso dell’anno di Michael Young. Dato in rotta di collissione con la società prima dell’inizio della stagione, è stato un atipico DH da .338/.381/.476, secondo nella American per media battuta ed un capitano vero, capace di andare oltre i dissapori con la dirigenza per il bene della squadra, sfoderando una stagione immensa, forse la migliore di una carriera stellare. I Rangers erano giunti in simile stato di forma all’inzio della stagione: finì con due sweep nelle prime due serie dell’anno.
Sul monte di lancio, Koji Uehara e Mike Adams sono arrivati a metà stagione per dare una mano ad un bullpen di livello ma poco profondo, determinando un ulteriore salto di qualità. Salutato Tommy Hunter, anche la rotazione non ha deluso, pur soffrendo del calo alla distanza dell’incredibile Alexi Ogando e della discontinuità di altri elementi come Derek Holland o CJ Wilson, che comunque chiude l’anno come migliore dei suoi.
Per Texas non è momento di pensare all’anno prossimo. Con i suoi battitori può davvero ambire al titolo, sfuggito l’anno scorso. Sulla strada degli Yankees, dei Tigers e di chi si qualificherà tra Rays e Red Sox, c’è un ostacolo enorme da superare.
Los Angeles Angels
E’ stata una stagione molto poco “Sciosciana” per gli Angels. Guidati da un Jered Weaver in forma Cy Young, non sono stati capaci di tornare in vetta alla division a causa delle prestazioni alterne di molti loro giocatori e soprattutto di un bullpen che nei primi mesi ha sicuramente deluso, lasciando molto pressione sui partenti, non tutti brillanti come il primo esponente del reparto. Con un record buono, ma con una differenza tra run segnate e subite che è sempre stata una delle più basse tra le compagini coinvolte nella lotta Playoff, LA ha avuto buonissime strisce positive, come quella quasi decisiva in agosto, ma ha sofferto molto alla distanza, perdendo molte partite indecise, quelle con poco scarto che sono sempre piaciute al suo manager.
Ha deluso, tra i singoli, Vernon Wells, giunto in offseason come perfetto acquisto per il metodo di gioco di Los Angeles, ma che ha battuto .220/.250/.418 ed ha rubato meno basi di molte altre stagioni passate ai Jays. In una rotazione senza troppi problemi fisici, c’è un incredibile problema di profondità, tant’è che Jerome Williams, buoni numeri quest’anno ma pochissima esperienza recente nelle Majors, minaccia il quarto spot dietro Weaver, Dan Haren e Ervin Santana, definiamo recuperato quest’ultimo, nel 2012. Joel Pineiro potrebbe andare via in offseason e Tyler Chatwood non ha impressionato (4.59 di ERA in 26 apparizioni).
Agli Angels versione 2011 è poi sicuramente mancato il fattore clutch, tanto prezioso in un campionato come quello MLB in cui alcune partite sono molto più importanti di altre. Come domenica, quando in vantaggio di 3 contro Oakland, Jordan Walden ha sprecato la sua decima salvezza stagionale a fronte di 42 opportunità. Oppure come a fine agosto, quando bastava una vittoria per pareggiare il record di Texas e Scioscia è stato tradito proprio da Weaver, il miglior giocatore di un 2011 frustrante per una squadra di spessore come LA.
Mark Trumbo ha sostituito come ha potuto il perenne infortunato Kendry Morales, risultando uno dei migliori rookie nel suo ruolo, e Peter Bourjos ha fatto il suo (26 doppi, 10 tripli, 12 HR, 22 basi rubate). Due piacevoli sorprese, ma troppo poco per contrastare l’armata Rangers, che per il secondo anno consecutivo è stata più forte.
Oakland Athletics
Bob Melvin, dopo un buon record a seguito dell’All Star Game, ha mantenuto il posto in panchina agli Athletics con un nuovo contratto fino al 2014. Più che stabilità, Oakland sembra avere bisogna di un santone. Gli infortuni in rotazione (Bret Anderson, Dallas Braden) hanno fermato le speranza di Playoff quasi subito, mentre gli altri due giovani assi del pitching team (Gio Gonzalez e Trevor Cahill) si dimostravano ancora troppo incostanti per portare il fardello di un attacco che non procude molto.
Un attacco che aspetta di vedere come farà Brandon Allen nella lega dominicana questo inverno, primo di confermarlo come prima base titolare. I buoni segnali dai nuovi acquisti David DeJesus e Josh Willingham non sono stati abbastanza, in un team che era stato costruito come i Giants campioni del Mondo 11 mesi fa ma che non ha brillato altrettanto. Probabilmente Oakland sarebbe rimasta nella contesa più a lungo qualora i suoi partenti fossero stati sani più a lungo, mentre ora la offseason servirà principalmente per vedere se costoro possono arrivare in buone condizioni allo spring training e per affrontare la situazione di Hideki Matsui e Coco Crisp, che pur non avendo contribuito alla grande quest’anno potrebbero dare l’esperienza richesta il prossimo.
Pochi nomi nuovi in mezzo al campo, con Jemile Weeks e Scott Sizemore a guidare un fronte di rookie meno impressionante di molti altri nella lega. Il management ha difficoltà a trovare talento in attacco in confronto a quanto fatto sul monte negli ultimi anni, ma i tifosi sperano che questi ultimi due nomi, accompagnati magari da qualche rinforzo in free agency, diano all’attacco la spinta per poter coadiuvare un buon pitching team.
Seattle Mariners
Guardando le statistiche, l’anno dei Mariners potrebbe sembrare disastroso: ultimo attacco in tutti i possibili aspetti, Ichiro in caduta pressochè libera, nessuno che batta sopra il .300. E lo è stato un disastro, con molti giocatori blasonati finiti nel dimenticatoio dopo la seconda stagione ridicola consecutiva e progressi che, classifica alla mano, non sono nemmeno lontanamente arrivati.
Però accade spesso che una stagione del genere sia propedeutica ad una bella sorpresa in quella successiva. La scoperta di Michael Pineda sul monte (tra i primi 10 lanciatori nella American in WHIP) e quella di molti elementi da inserire nel lineup potrebbe riservare un buon 2012 ai ragazzi di Eric Wedge. E’ il caso del nostro Alex Liddi (3 HR in settembre), di Kyle Seager (probabile jolly in difesa e veloce sulle basi), Mike Carp (12 HR in 77 partite) e Dustin Ackley (.279/.353/.426). Ai quali si aggiunge l’incostante Justin Smoak, anch’egli giovanissimo.
Dopo il fallimento di Chone Figgins, su tutti, e le difficoltà avute dal general manager di Seattle in questi primi anni di “regno”, non ci stupiremmo se tentasse di trovare in casa sua il futuro di una franchigia che per il secondo anno consecutivo chiude la classifica della division nonostante la sua rotazione sia a larghi tratti imbattibile.
Scrive su playitusa dal 2007, dapprima per la sola redazione MLB, poi anche per quella NHL. Dal 2009 è coordinatore di questa ultima redazione, mentre ha dovuto abbandonare quella hockeystica poco dopo. Si occupa della American League West. La domenica si diverte a fare il giornalista sui campi di Lega Pro prima divisione e di serie B per un noto sito che si occupa dello sport che tiranneggia l’Italia. Non vi confesserà mai le sue fedi sportive, perchè se deve fare il bravo giornalista, lo fa fino in fondo!