Le serie dei playoffs NBA sono lunghe, e come noto danno la possibilità ai coach di fare gli aggiustamenti del caso. Le Finals 2015 non fanno eccezione. In quest’ottica, dopo la sconfitta all’overtime in gara 1, la prima mossa spetta di diritto a Cleveland, e non solo perché andare zero a due nella serie sarebbe
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Splash Brothers e panchina: il primo round va agli Warriors
Ci siamo. La Marea Gialla ruggisce, trasformando la Oracle Arena in un inferno dal colore del sole. Stanno per iniziare le Finals 2015, l’ultimo atto di una stagione che ha segnato il cambio della guardia ai vertici della Nba: da una parte i padroni di casa, i Golden State Warriors che hanno dominato in lungo
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La leggenda di Lebron continua…
Il re è tornato alle Finali, per il quinto anno consecutivo (e il sesto totale, come Jordan), e per la seconda volta con i suoi Cleveland Cavs. Un’impresa raggiunta nonostante l’infortunio di Kyrie Irving e di Kevin Love (tolto di mezzo da una porcheria di Kelly Olynyk al termine del primo turno), e che ha
Focus: il fallo sistematico, la tattica e lo spirito del gioco
Il fallo sistematico (quello che, lontano dalla palla, prende di mira un cattivo tiratore di liberi) è così cinico da poter indurre a credere che sia nato in Europa, terra di pallacanestro attentissima alla tattica. Invece no, contrordine compagni, il fallo sistematico è nato in NBA, per mano dell’insospettabile Don Nelson, uno che si identifica
Cleveland Cavaliers: pronti per l’anello?
Dopo un inizio stentato e il susseguirsi di problemi assortiti, i Cavs sembrano finalmente essere sulla strada giusta per diventare la potenza preconizzata d’estate, quando la suggestione dei nomi di LeBron James, Kevin Love e Kyrie Irving, spingeva a pensare a Cleveland come a una contender fatta e finita. Gli esordi novembrini non furono particolarmente
Focus: Cosa succede a Cleveland?
Nonostante l’arrivo di Kevin Love e il ritorno in Ohio di LeBron James, operazioni estive che legittimavano a sognare in grande, nessuno, a partire dal nuovo coach David Blatt, s’illudeva che i Cavs fossero da subito una squadra perfetta: era chiaro che il roster fosse difensivamente fragile e senza un ”cinque” di ruolo, e che