Se l’NHL avesse la stessa risonanza mediatica della NBA, la trade del 25 gennaio fra Hurricanes e Avalanche sarebbe andata su tutti i social media al pari di quella fra Lakers e Mavericks per Doncic e Davis.
Lo scambio ufficiale ha visto infatti Rantanen e Hall andare in Carolina e Necas, Drury, una scelta al secondo giro 2025 e quarto 2026 agli Avs, mentre i Blackhawks si sono accontentati della terza round pick 2025 e dei diritti sull’astro svedese Juntorp, mantenendo però a libro paga il 50% dello stipendio del finnico.
A Chicago dunque, poco si è ottenuto dallo scontato addio di Hall, ma nel prossimo futuro lo spazio salariale sarà bello ampio per provare di nuovo ad immettere del prime attorno a Bedard.
Carolina invece, dopo anni costanti a sfiorare l’olimpo, si è (era) buttata all in verso un realizzatore primario tra i più temibili della lega, esecutore da one timer in power play simile al Great 8 di Washington, sesto leading scorer nelle ultime tre tornate e tecnicamente secondo a nessuno nello smistare il disco.
Colorado – e MacKinnon soprattutto – hanno dal canto loro salutato tristemente in Rantanen quel compagno di mille avventure da 10 stagioni sulle montagne rocciose, la seconda bandiera della franchigia e componente della top line più forte degli ultimi lustri in NHL assieme a Landeskog, oramai alla terza stagione consecutiva in infermeria ma a libro paga per 7 milioni annuali fino al 2029, causa pure questa che forse ha convinto il front office alla mossa tumultuosa.
In due parole, Carolina ha diviso il tris di giovani assi velocisti Necas-Aho-Svechnikov per diventare grande e sfruttare in “zona playoff” le occasioni in superiorità numerica, spada di Damocle recente, mentre Colorado ha sì sacrificato il suo unicorno, ma ha ringiovanito di un paio di anni il roster e risparmiato quasi 3 milioni di spazio salariale, divenendo altresì ancor più elettrizzante nelle transizioni.
Necas poi, si è rivelato ancor più polivalente di quanto si potesse pensare, performando a meraviglia in ogni linea e specialmente nel power play, lasciando la “mattonella” di Rantanen a Drouin ma eccellendo in mobilità.
Ciò che è accaduto poi, in prossimità della deadline, è semplicemente clamoroso: l’incertezza di Rantanen – shockato dalla trade – a firmare istantaneamente un contratto pluriennale (8) attendendo perciò i primi di marzo, l’ovvio calo di squadra nei tiri verso lo slot, un cammino tutto fuorchè in linea con gli obiettivi e i 2 gol per 6 punti totali in 13 partite della nuova forward hanno convinto i Canes a scambiare di nuovo Mikko verso gli Stars, anziché la più quotata e gelida Winnipeg della vigilia, barattandolo con Stankoven e due primi (2026-2028) e terzi (2026-2027) giri al draft!
Oltre alle scostanti prestazioni, a decidere un epilogo così immediato e sorprendente è lo status di UFA della stella finlandese, che probabilmente ha fatto mangiare la foglia alla dirigenza di stanza in Carolina sulla dubbiosa alternativa di perderlo a zero stile Guentzel oppure siglarlo alla Draisaitl o Marner per un massimo salariale.
Ancor più ironico e diabolico è che Andy Scott, stesso agente che ha arricchito Draisaitl, abbia poi immediatamente siglato per il suo “cliente” finlandese un pluriennale da 12 milioni annuali nella nuova casa texana: Carolina sedotta e abbandonata potremmo dire.
Se questo pezzo lo avessimo scritto a fine gennaio avremmo parlato di Hurricanes pronti al salto finale e di una trade a senso unico, dato che la qualità – seppur di ottimo impatto bada bene – di Necas non era minimamente paragonabile a quella di Rantanen, e lo stesso Drury come rafforzativo non era sufficiente a colmare il gap dello scambio, visto che la (quasi) parità Colorado l’avrebbe potuta raggiungere forse acquisendo un profilo alla Kotkaniemi, compaesano di Mikko ed elemento two way di nemmeno 25 anni ma con già 460 partite sul groppone, che avrebbe in quel caso dato agli Avalanche una top six più profonda e qualitativa.
Oggi invece, senza nulla togliere ad un prospetto coi fiocchi quale Stankoven e all’ultima pesca Jankowski, Carolina si ritrova per sempre senza uno dei suoi giovani più forti nonché prossimo al prime (Necas) e soprattutto a dover rinviare alla vicina offseason un acquisto a sensazione, dato che le scelte al draft sono arrivate allo scadere della deadline e perciò non utili ad aiuti immediati!
Chris MacFarland sponda Avs invece, aveva bene in testa il piano finale, cioè assaltare con lo spazio salariale ottenuto il tanto agognato centro da top line, assente dai tempi di Kadri e arrivato al prezzo della prima scelta 2016 Ritchie, il D-man Kylington e un first round 2026 o 2027 e una terza condizionata 2028, ovvero sia Brock Nelson dagli Islanders, formidabile elemento two way da penalty kill e power play nonché autore di 30 reti nelle tre stagioni precedenti. Certamente il centro più ricercato in deadline di tutta la NHL, UFA a fine anno che però su 6 milioni di cap hit ne grava 3 a libro paga di Colorado.
Non contenti e a proposito di centri, oltre ad aver riportato all’ovile un veterano affidabile come Erik Johnson, gli Avalanche hanno concesso un’ultima magia scambiando Mittelstadt, Zellers e un secondo giro 2025 ai derelitti Boston per Charlie Coyle, jolly offensivo se ce ne è uno.
Per concludere, promossa ogni situazione organizzata a Denver, dubbiose quelle in Carolina.
Colorado, oltre a trincerarsi dietro la dirompente forza di Nathan MacKinnon e Cale Makar, col primo parcheggiato qui fino al 2030/31 per 12,6M annuali e l’altro in procinto del rinnovo più alto di sempre per un D-man, si era mossa già in anticipo, segno inequivocabile che i numerosi mal di pancia di dirigenza e coach Bednar non hanno mai smesso di esistere, rispetto al recente glorioso passato, quando i contratti restavano sostanzialmente invariati per tutto l’anno.
La wild card è lì a un passo ma la distanza in classifica da Winnipeg e l’attuale qualità di Dallas appaiono tuttora lontane! Il 15° step sulla power play % poi, allontana i dolci ricordi dei tempi che furono, specialmente se appaiati alle mediocrità difensive nella percentuale in penalty kill (79.6) e salvezze (.897), per una squadra che subisce sì pochi tiri e tiene i rivali marcati in blue line, ma offre loro troppe scoring chance.
Dicevamo che in questa sessione di mercato si era già intervenuti forte, prima con l’ottimo inserimento in gabbia di Blackwood a dicembre dagli Sharks, rinnovato subito dopo per 5 tornei a 26.25M a fine gennaio ed infine con la cessione di Parssinen – pure lui originariamente new entry dicembrina – e de Haan assieme ad un secondo e quarto giro 2025, per l’usato sicuro Vesey e Ryan Lidgren, perfetti per rinforzare la bottom six offensiva e l’unità di penalty kill, arrivati dai Rangers!
Insomma e per terminare, la chiassosa trade fra queste due contender, anziché proiettarle più in alto e dare loro una spinta maggiore, le ha finora allontanate parallelamente dalle vette estreme.
Se Colorado non dava nemmeno anteriormente la sensazione debordante del trionfale 2021/22 e perciò le sue mosse trovano piene giustificazioni, dato che ora si ritrova comunque con un roster migliorato e finito, pronto a dire la sua nel più debole ovest, gli Hurricanes sembrano bensì avere meno linfa vitale rispetto a prima oltre ad essere rimasti senza un closer dinanzi lo slot, e la gioventù immessa sotto forma di basse pick e della matricola Stankoven non collimano con l’ultimo prime di Staal, Burns, Martinook, Orlov o Slavin, leader veterani da win now mode, oltre a non colmare il gap qualitativo con Rantanen e Necas.
Per di più, la palese confusione societaria che permane dopo la deadline, potrebbe influire pericolosamente sia sulle ulteriori scelte futuristiche che nella mente dei giocatori superstiti.
Rantanen a Dallas unisce i texani ai Jets come favoriti, mentre i campioni in carica a Florida si godono una stella del calibro di Marchand da giocarsi quando il ghiaccio in postseason diverrà bollente. Sono queste due le vere vincitrici del mercato di riparazione, che allo scoccare dell’ora X hanno piazzato il colpo a sensazione che le pone al vertice delle odds e – soprattutto – abbassa parallelamente le pretese di Colorado e Carolina!
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.