Se esistesse un prototipo di win now mode non potrebbe che appartenere ai Dallas Stars, team fra i più ricchi, sovente limitrofo agli 88 milioni di limite salariale (87.4 ora) e attore protagonista di ogni off season.
Questo almeno sin da quando al canterano Jamie Benn si unirono prima Tyler Seguin e poi Alexander Radulov, uno tramite blockbuster trade e l’altro con accordo monstre per un UFA.
Da lì in avanti Dallas è costantemente contender, grazie per l’appunto a una prima linea da sogno, D-men maestri nel muovere il disco e periodici elementi vintage aggiunti al plotone, sfruttando poi la crescita di gioielli fatti in casa per cambiare un giorno definitivamente la guardia: giorno che pare proprio essere arrivato!
L’anno buono sembrava essere lo scorso, quando la partenza a rilento di Edmonton, la sbornia post Stanley Cup a Las Vegas e gli infortuni di Colorado avevano aperto l’autostrada verso le Finals, in una pregevole stagione da 113 punti.
Si è invece dovuta posticipare ancora la gloria e oggi, con Pavelski oltre a Radulov a salutare la Terra dei Sogni, Seguin lungodegente ad anca e bacino e Benn al canto del cigno, si è di nuovo passati a contratti singoli in free agency per attaccanti elite, i confermati Duchene e Steel su tutti.
La stellare top line dei tempi odierni, che protrarrà la modalità “vittoria immediata” ancora a lungo, prende le sembianze dei noti Hintz e Robertson ai quali annettere Wyatt Johnston, sensazione futuristica per coach DeBoer, coi primi due impegnati assieme a Miro Heiskanen per 30 milioni annuali.
Sono loro gli intoccabili su cui sognare ad occhi aperti, attendendo la fine del torneo per rinegoziare al rialzo il contratto del fulmineo centro ventunenne nonché primo giro 2021, rinunciando magari per far cassa ai vari Faksa (ora a St. Louis), Dadonov e lo stesso Steel, e forse più tristemente proprio al capitano Benn e Duchene, dando per scontato che si proverà a confermare Oettinger e Lindell, profili difensivi secondi a nessuno.
Fresco di 200 gare NHL, il curriculum di Johnston porta già in dote una campagna da rookie da 41 punti e il breakout 2023/24 con 32 gol, ma soprattutto una sostanza two way difficile da ipotizzare per un così giovane diamante, sfacciato sia nel concludere in gabbia quasi 3 volte a partita che nel lavorare in balaustra a caccia di takeaway, caratteristiche che gli valgono il record di 19 minuti e oltre sul ghiaccio, la presenza costante negli special team e un girovagare continuo fra top e bottom six, per non parlare dell’efficienza negli ingaggi.
La stagione in corso non è iniziata nel migliore dei modi, e le recentissime migliorie natalizie e una posizione comunque sempre a ridosso del playoff spot non nascondono le brutte performance in power play, spada di Damocle di fine 2024, o dell’offense in generale. A fronte del pregevole secondo posto in percentuali da inferiorità numerica, Dallas è infatti 23° per gol e 29° nel PP%, sceso a 15.4 dopo il disastroso 10.4 dicembrino!
Rispetto al fortino casalingo dell’American Airlines Center poi, dove gli Stars hanno plus 22 come differenziale gol, 91.8% in PK e primeggiano per punti acquisiti, i viaggi on the road sono quasi patetici se si considerano pure le ottime statistiche dell’anno passato.
Nel mirino è finito a sorpresa Jake Oettinger, inarrivabile goalkeeper che però in trasferta e nonostante le medie di carriera dicano il contrario delude con brutti numeri: .895 e 2.82 in percentuale salvezze e media gol.
In questo esigente lato di Texas ci si aspettava forse qualcosa di più anche da Robertson, specialmente con gli spazi liberati in superiorità numerica dal ritiro di Pavelski e l’infortunio di Seguin, due maestri in tale specialità.
I problemi al piede che lo hanno limitato nei training estivi sono la causa dei soli 13 punti nei primi due mesi annuali per un giocatore che possiede tutte le fattezze del fuoriclasse, senza parlare delle scelte sospette di DeBoer, che stanno relegando un infallibile shooter come lui a soltanto 2.5 tiri in porta per game, dato decrescente rispetto alle ultime tre tornate, quando il ragazzo con gli occhi a mandorla sfiorò le 50 reti!
Non c’è quindi dubbio che per cavalcare nuovamente la Western Conference Hintz, Robertson e pure Stankoven prima di altri dovranno ricominciare a performare nel power play, specialmente perché con Marchment ultima presenza in infermeria e Seguin in bilico fra season ending e rientro primaverile, l’onere offensivo è tutto sulle loro spalle, dato che le opzioni futuristiche Justin Hryckowian e Antonio Stranges rappresentano nel presente soltanto delle pezze.
Per aiutare Oettinger a rialzare l’asticella poi, si parla insistentemente di interventi in deadline per un backup più affidabile di DeSmith.
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.