E’ dal 1993 che il Canada attende un’erede di Montreal nell’olimpo NHL. Soltanto sei volte negli ultimi 30 anni c’è stata una finalista di Stanley Cup a foglia d’acero, con Flames, Canucks e due volte Edmonton sconfitte 4-3, l’ultima proprio la passata stagione. Le speranze ci sono tuttora, visto che fra le 7 protagoniste qualcuna con le carte in regola per aspirare al titolo esiste eccome.

I Jets hanno approcciato questa annata alla grande e i primi posti NHL sin dallo start ne sono la riprova: ad oggi rappresentano la favorita canadese per giungere alle Finals.

Quarti sia per reti fatte che subite, sono un’orchestra perfetta con ben 10 elementi vicini ai 20 punti. L’ex coach Bowness prima e oggi Scott Arniel hanno assemblato una corazzata che ha tutte le carte in regola per arrivare fino in fondo, dall’età matura nei suoi uomini di punta e in win now mode almeno per altri tre anni. La partenza col botto, grazie pure all’innesto di una macchina da hit seppur qualitativa come Niederreiter, ne è la prova.

L’ex Canes ha sì preso il posto di profili top quali Monahan e Toffoli, ai quali è stato preferito siglare a due anni il giovane Perfetti, ma rispetto a loro ha una leadership durante gli shift che cambia volto a chi gli sta vicino, e che forma assieme a capitan Lowry e Appleton la miglior botton six per plus/minus.

La vecchia guardia che non tradisce mai ha poi le sembianze di Scheifele, Connor e soprattutto Hellebuyck, insuperabile goalie, vincitore del Vezina e riconfermato per sette anni e 60 milioni totali. Inoltre Vilardi sta trovando quella continuità fisica assente in passato, per merito della quale la top line con gli stessi Scheifele e Connor non ha eguali. Unica brutta notizia recente è la presenza di Ehlers in IR, un vuoto offensivo che se prolungato sarebbe difficile da colmare.

I Maple Leafs mantengono nel proprio roster continuamente modificato le solite 5 certezze: i canterani Matthews (responsabilizzato dalla C sul petto), Marner, Rielly e Nylander, la cui tanto discussa prosecuzione contrattuale anni addietro è stata più che azzeccata, e l’ormai ex capitano Tavares, nato comunque nella parte ovest di Toronto e da sempre fan accanito. Molti esperimenti negli anni sono stati fatti per assaltare la coppa, aggregando al formidabile quintetto veterani offensivi all’ultimo prime che però hanno fallito l’intento.

Oggi, a fianco dei sopracitati fuoriclasse, troviamo gente che picchia in balaustra, blocca, colpisce e recupera dischi, come i vari Tanev, Lorentz, Benoit, McCabe, e a volte eccelle pure davanti lo slot: è il caso di Matthew Knies, perfetto collante fra Matthews e Tavares in top six e alla stagione della consacrazione per punti siglati, sebbene fresco ventiduenne.

Limitando dunque ad Ekman-Larsson e Pacioretty gli acquisti di qualità/esperienza e grazie alla splendida stagione di Stolarz e Woll, finalmente due goalie affidabili, Toronto viaggia al solito spedita verso i playoff nell’Atlantic Division, ma soprattutto domina le statistiche difensive (gol subiti, sv%, shot against. Pk%), cosa mai accaduta di recente, diminuendo la presenza sul ghiaccio dei propri top player a favore di un gioco più fisico che, si spera, possa contribuire a superare l’ostacolo del second round, benchè Panthers, Hurricanes ed altre corazzate saranno difficili da sormontare.

Gli Oilers sono coloro andati più vicini a vincere la coppa l’anno scorso, dopo la clamorosa rimonta sotto 0-3 contro Florida prima di perdere alla “bella” di misura. Nemmeno coach Knoblauch è stato capace in questo start di impedire una partenza a rilento, con 5 L nelle prime 7 uscite e altrettante da fine ottobre. Edmonton è difatti quarta nella Pacific, soprattutto a causa – incredibile a dirsi – di un’offense poco efficacie, 22° per reti e in crisi nelle azioni in superiorità numerica.

Tutto ciò sembra impossibile se rapportato alle performance di McDavid e Draisaitl, coppia numero 1 NHL, ai quali bisogna aggiungere  Nugent-Hopkins, Bouchard e Nurse o Ekholm, Hyman, Perry e gli ultimi innesti Henrique o Skinner, veterani che sanno come muovere il disco e creare gioco. La futura lunga assenza di Kane per problemi addominali, quelli attuali dello stesso Hyman o di inizio anno del capitano non sono giustificazioni convincenti, e risalire la china approfittando del livello inferiore a Ovest è obiettivo primario nel presente, al pari di ritrovare un gioco finora noioso e statico.

Zoppicano i Canucks dopo la splendente tornata 2023/24, prima per l’asso Quinn Hughes da capitano al posto di Horvat, la cui dipartita si è rivelata un toccasana per tutto il gruppo, chiusa con 109 punti e la drammatica “bella” al secondo turno playoff contro gli Oilers.

Mediocri sono invece le statistiche attuali, con la 15° e 16° piazza raggiunta in ogni media sia offensiva che difensiva, nonostante l’ottima aggiunta di DeBrusk in free agency e la costanza dello stesso Hughes, miglior D-man NHL.

L’MVP dell’anno scorso Miller è lontano anni luce da quota 103, forse per i numerosi “problemi personali” che lo stanno allontanando dal ghiaccio, così come Petterson e Garland viaggiano leggermente sotto tono, mentre i problemi fisici di Boeser e soprattutto Demko saranno il termometro annuale per le speranze in questo lato di British Columbia.

Una division tutto fuorchè ingiocabile lascia però aperte molte speranze per una franchigia giovane e fra le più forti a livello offensivo, e i 30 pt già superati, benchè di difficoltà ce ne siano state eccome, sono un bel viatico per giocarsi da protagonista una nuova post season!

Ancora ferma al palo sembra la resurrezione dei Senators, la cui rebuilding si è conclusa un paio di anni fa ma che non sta provocando climax vincenti e lascia Ottawa nella mediocrità del 50% o meno, seppur nella feroce Atlantic Division. Non progredisce rispetto alle premesse Pinto e a nulla pare siano serviti gli innesti vintage di Amadio e soprattutto l’icona casalinga Giroux, se non nelle percentuali in superiorità numerica, dove la classe dell’ex Flyers aiuta le stelline Tkachuk, Batherson, Norris, Stutzle e Sanderson a far male agli avversari.

Troppo poco per un team penoso nella protezione del proprio pitturato, con 3.30 reti a partita nonostante i pochi tiri verso la gabbia, frutto di una sv% sotto a 89, causata da quell’incredibile e inaspettato bust chiamato Ullmark.

Caufield e Suzuki portano avanti per Montreal assieme alla stellina debuttante Lane Hutson la ricostruzione di Kent Hughes post Finals in epoca covid, coi profili da primo giro Demidov e Hage in rampa di lancio futuristica e Joshua Roy in bilico fra Major e Laval Rocket!

Prolungamenti e sigle dei vari Slafkovsky, Ghule Xhekaj e Barron confermano d’altronde questo trend; elementi giovanissimi da far crescere fino a fine contratto dei veterani Anderson e Gallagher (2027), provando ad immettere giocatori a caccia di rivalsa – il Laine fresco di debutto dopo l’ennesimo crack fisico – e sperando in qualche scintilla che la NHL riserva sempre a chiunque.

Nel presente le 90 W sembrano la luna per gli Habs, fanalino di coda sin da metà ottobre. Non resta che attendere la prossima finestra di mercato, quando Evans, Dvorak e David Savard libereranno posto e capitale per assaltare un paio di giocatori maturi e tornare a competere per i PO.

La Calgari di Ryan Huska, fra le 7 canadesi, è forse quella più ferma al palo, con poche prospettive sia futuristiche che presenti, sebbene di skill ne abbia al proprio interno molteplici e possa benissimo affacciarsi alla prossima post season – cosa d’altronde certificata dal podio attualmente sfiorato nella Pacific – seppur probabilmente solo da comparsa.

I suoi uomini di punta, Huberdeau, Kadri, Weegar, Coleman e capitan Backlund, infatti non sono più dei ragazzini, così come Anthony Mantha, pesantissima assenza che passerà il resto della stagione a ricostruirsi il crociato. I loro lunghi e onerosi contratti almeno fino al 2027, oltre a generare poco spazio per re-siglare i vari Vadar, Andersson e Pospisil, non dovrebbero permettere perciò ai Flames di discostarsi dall’attuale limbo, che li vede superiori a molte squadre in rebuilding ma abbastanza lontani per competere per la Stanley Cup. Wolf e lo stesso Vladar sono le uniche luci annuali a livello di freschezza e gioventù, nonché goalie fra i maggiori responsabili dei successi difensivi, con la sv% in 5/5 a .943 e una penalty kill% di poco superiore a 71.

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