Ultima Finale Stanley Cup: due squadre in missione, ricche e attrezzate per accaparrarsi la posta massima, giunte all’epilogo dopo un’infinita serie di momentum nella postseason rispetto a una stagione regolare discontinua, coi Golden Knights infine vincitori abbastanza facilmente.

Questo il mini prologo che tutti conosciamo sulla conclusione della vecchia tornata, coi Panthers a leccarsi le ferite e rammaricarsi sul calo fisico del loro miglior giocatore nelle fasi decisive, protrattosi poi pure nell’iniziale e perciò scostante 2023/24, quel Matthew Tkachuk strappato alla gelida Calgary per accasarsi nello “stato del sole”.

Dal suo arrivo in Florida infatti, il figlio d’arte e incubo dual threat è divenuto sinonimo di vittoria e speranza futuristica sulle ambizioni da titolo, permettendo così a coach Maurice di abbandonare l’idea fallimentare del win now mode, commissionata alla vecchia guardia o a campioni al canto del cigno come Huberdeau, Duclair, Giroux, Hornqvist e Jimbo Thornton.

I Panthers odierni sono invece una squadra giovane e in pieno prime, in là con gli anni solamente fra i pali, veloce, forte in ogni linea nel recupero puck e colmi di classe quando c’è da verticalizzare l’azione nella blue line avversaria.

La difesa subisce 43 segnature in meno della media grazie alle performance in gabbia del veterano Bobrovsky, ritornato d’incanto “playoff Bob”, alla incontrastabile crescita di Forsling, macchina da colpi e blocchi assieme a Kulikov, Mikkola e Lomberg.

A fianco di Tkachuk poi – e bypassando le costanti Ekblad e Bennett e la flessibilità di Lundell e Luostarinen – il segreto del successo offensivo deriva dalle contemporanee ultime stagioni breakout di Montour, playmaker difensivo dalle abilità all around come ogni candidato Norris che si rispetti, Reinhart e Verhaeghe, cecchini infallibili che sfruttano sia la stazza fisica del forastico compagno che il suo innato occhio da primary assistman.

Sono questi i 4 assi che l’allenatore manda sul ghiaccio in power play o quando c’è da creare climax, la loro simultanea presenza nel rettangolo bianco è semplicemente ciò che di meglio l’NHL può oggi offrire!

La marcia alta che Florida ha messo nel motore da dicembre è quindi quasi coincisa col pieno recupero della superstar a casacca 19 nonchÊ profilo Hart Trophy se ce ne è uno (40pts/15gol/21match/+27NetRtg fra le forward), che ha permesso alle pantere di scalzare i Bruins dal vertice di lega dopo un anno di dominio incontrastato, mantenendo inalterate le identità sotto Paul Maurice: forechecking, conclusioni verso lo slot e generazione di scoring chance.

Prima sigla del gm Zito ad ottobre 2020, Carter Verhaeghe può oggi considerarsi una delle più grandi steal recenti, ex cannoniere AHL, perseverante scorer da 40 gol e miglior giocatore clutch fra gli attaccanti d’elite, tanto da divenire in South Florida “mister terzo periodo”. I suoi progressi – e gran merito va dato per questo allo skipper – partono da una produzione a 360°, che inizia in D-zone e termina vicino la porta, coralità d’azione che unisce velocità, tiro e tenacia a difesa del disco, tutte skill che ne fanno oggi un sopraffino creatore di reti in velocità.

In questi anni poi, le combinazioni di fianco a Barkov hanno generato una coppia letale da prima linea, artefice fra l’altro del +42 in OffRtg, con la natura two way del capitano a coprire i buchi del compagno, aspettarne i continui movimenti attorno fino ad assisterlo per tiri aperti.

Scavalcato Huberdeau come franchise leader per punti, da 613 ai quasi 700 attuali, Sasha sarĂ  probabilmente la bandiera Panthers sino a fine carriera, lui giĂ  predestinato sedicenne nei debutti in Liiga finlandese, nella nazionale IIHF e in NHL, quando da seconda overall pick (2013) divenne il primo di sempre dopo Don Raleigh a segnare un gol nella lega maxima.

Su Reinhart invece parlano le statistiche, dato che con i 45 gol odierni è alla terza tornata consecutiva a +30, primato inimmaginabile per un giocatore alla seconda vita, dopo che la prima a Buffalo l’aveva passata a scrollarsi di dosso l’alone di seconda scelta assoluta che faticava ad esplodere. Qui è stato firmato nel 2021 come RFA e in pratica non ha mai marcato visita se non per il Covid.

Oggi è semplicemente immarcabile, reduce dal primato di franchigia sui power play gol consecutivi di Roenick, Robitaille e Rich Preston, leader solitario NHL su quelli totali (25) e a pari merito negli shorthanded, record questi ultimi che se rimarranno tali gli faranno raggiungere sua maestà Mario Lemieux.

Il 26% sulla percentuale al tiro è un dato clamoroso, che lo distanzia enormemente da Boeser e Matthews fra i cannonieri e che deriva specialmente dalle conclusioni fra i 6 e 7 piedi dal pitturato, dove sfrutta le veloci triangolazioni con Barkov e Tkachuk.

La sua versatilità ne fa inoltre un attaccante – wing o centro che sia – completo al fianco di chiunque, abile dunque sia come punisher che nel playmaking, e capace con la sua stazza massiccia di farsi sentire in balaustra soprattutto da ala, dove mantiene il primato di gruppo nelle aspettative sui gol rivali (2.34).

I Panthers sono quindi lanciati verso un’altra marcia playoff, stavolta probabilmente senza dover inseguire il fattore casalingo e con un roster eccelso in ogni reparto, a cui annettere perfino le peculiarità di Vladimir Tarasenko al costo di un terzo e quarto giro.

La grande competitività della Eastern Conference non farà però sconti a nessuno nemmeno quest’anno, ma l’occasione per Florida può essere definita più unica che rara, anche perché se a fine anno lo stesso Reinhart potrà firmare un prolungamento a cifre simili (4.5M), lo stesso non si può dire per Forsling e Montour, imprescindibili interpreti del playbook di Maurice, che andranno purtroppo a scadenza e il cui rinnovo non collima col poco spazio salariale a disposizione.

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