All’inizio di questa stagione convincono i nuovi Canucks di Rick Tocchet, nuovi fino a un certo punto, dato che il nucleo principale si basa tuttora sulle superstar Elias Petterson e Quinn Hughes, giovani campioni generazionali al fianco dei quali Jim Rutherford ha annesso sostanzialmente solo esperti mestieranti, viste le deludenti performance nel vecchio torneo, condito da numerosi shock quali lo 0/7 iniziale, i problemi familiari di Boeser, gli infortuni di Demko, Pearson e Mikheyev, il cambio in panchina e l’addio del lamentoso capitano Horvat.
Le migliorie del post Boudreau, già intraviste l’anno scorso nel record 20-12-4, proseguono e mantengono il gruppo una minaccia continua negli shorthanded e nella resilienza difensiva: una rivincita per Tocchet, mai apprezzato a Tempe e in Florida.
Se il minuto Hughes, per questo affiancato in estate da innesti di maggior fisicità, può perciò sprigionare tecnica e pattinaggio sublime in ambedue i lati del ghiaccio, sono le migliorie difensive e la duttilità nel penalty kill della stellina svedese – valevoli il settimo posto nel Selke Trophy – ad impressionare.
Ed è così che dopo poco meno di 15 match si primeggia sia in attacco che in retroguardia, con ben 17 segnature realizzate e 13 subite sopra la media NHL (3.08 per game). Ciò che però impressiona è la leadership in gol%, statistica formidabile se rapportata a quella sulle reti previste, segno inequivocabile che le vecchie guardie oltre ai due assi sopracitati performano come cecchini: la shooting % di Miller, Kuzmenko, Boeser e Hoglander esemplifica il nostro discorso, per non parlare di quella totale, prima di lega al 13,45%!
Il clamoroso inizio di un Demko rinato sotto Tocchet (.948) poi, è dovuto come detto da un più arcigno blocco difensivo, puntellato in offseason dagli esperti Cole e Soucy, plus 7 per entrambi, sinistri accoppiati a Myers e Freeman con Hughes e Hronek attuale top pair. Qui invece i pochi gol subiti per 60 minuti cozzano con l’alto rischio di conclusioni pericolose (la più alta NHL) e le aspettative sui gol (2.6), considerazioni che elevano ancor di più l’ottimo lavoro della saracinesca canterana, per ora di un altro pianeta rispetto alla new entry DeSmith.
Ai box c’è Teddy Blueger, arrivato a contratto annuale ma finora mai sceso sul ghiaccio, mentre Beauvillier è leggermente sotto tono in paragone ai 20 punti in 33 gare da quando arrivato nella Columbia Britannica dalla Grande Mela.
In rampa di lancio non bisogna dimenticare Arturs Silovos, portiere sesto round 2019 nonché MVP e bronzo col Team Latvia all’ultimo World Championship, il ventiquattrenne D-man Akito Hirose, siglato per due anni dopo i 3 assist nelle 7 gare finali del 2023, e soprattutto Aatu Raty, pervenuto nella trade per Horvat e protagonista AHL con gli Abbotsford Canucks. Più indietro ma anch’essi assicurazione per il futuro a Vancouver l’ala Lekkerimaki e il difensore NCAA Tom Willander.
Wild Card e 90 punti sono le aspirazioni dei Canucks 2023/24, avvantaggiati da una Conference più umana ed equilibrata dell’altra.
Se la difesa sotto Tocchet è ormai stabilmente a livello elite, saranno le performance offensive il termometro della stagione in corso, anche se il maggior impiego sul ghiaccio che ha catapultato Petterson nell’olimpo dei migliori e i primati coi quali Hughes ha raggiunto le icone Leetch, Coffey e Bobby Orr potrebbero non bastare.
A parte Miller e Boeser, terzi violini indiscussi, la qualità del reparto difetta infatti in profondità, dato che gli stessi Blueger e Suter sono stati acquisiti per proteggere in bottom six, e il redivivo Mikheyev è comunque reduce da un terribile infortunio al crociato.
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.