Finisce l’era Paul Maurice: che ci aspettiamo dal nuovo corso?
Iniziamo a dire che il nuovo allenatore dei Jets è il recente ex head coach dei Dallas Stars, Rick Bowness. E continuiamo dicendo che il GM dei Jets, Kevin Cheveldayoff, aveva inizialmente puntato Barry Trotz. Questo ci fa capire due cose: Winnipeg vuole esperienza in panca e vuole conservare l’identità fisica e difensiva impostata da Paul Maurice.
Quello che i Jets lamentano di Maurice sono due cose: mancanza di comunicazione, che ha creato dissapori con i giocatori, e incapacità di dare struttura e mentalità necessaria per portare alle Finals la franchigia (chissà cosa ne pensano i Panthers di tutto questo).
Sono d’accordo con la prima, totalmente in disaccordo con la seconda, che suona come una scusa per non dire: siamo all’ultima possibilità con l’attuale core di giocatori, ma torniamo su questo tra poco.
Quello che ci appare è che Paul Maurice avesse delle preferenze, e che queste preferenze non siano state messe in discussione neppure quando le cose andavano male. Quando però si inizia a parlare di “personalità tossiche” all’interno dello spogliatoio, e gli indizi portano tutti ai migliori giocatori della squadra, attenzione a non far esplodere la bomba.
Bowness deve riportare i veterani a capire che non hanno nulla di garantito, e deve far sentire i giovani sicuri di avere una possibilità: insomma, è stata una scelta di spogliatoio e si capisce dunque perché l’esperienza fosse tassello decisivo per Cheveldayoff.
L’ex coach Dallas è un vero veterano della panchina, e se non riesce lui a trovare l’equilibrio mentale del gruppo trovo che non ci riuscirà nessuno: non voglio esagerare, ma questa stagione potrebbe essere un bivio tra proseguire con fiducia e innescare una rebuild.
Scheifele e Connor, coppia stellare: il futuro è sempre a Winnipeg?
Mark Scheifele: centro di prima linea dei Jets da innumerevoli anni, giocatore versatile, superstar sopravvalutata. Ed anche una di quelle personalità tossiche che venivano menzionate prima: cerchiamo di chiarire. Scheifele è stato conosciuto da tutti come un giocatore two-way, un goalscorer ottimo, uno skater capace, con senso del goal e del passaggio, a cui era combinato un tempismo ed una fisicità, così come un posizionamento, d’élite. Dire che per anni Mark sia stato anche in lizza Selke non è blasfemia.
Il suo rendimento difensivo è calato esponenzialmente e l’anno scorso ha toccato depressioni vertiginose: quello che gira, a livello di voci, è che semplicemente abbia perso un po’ di voglia di fare.
I motivi possono essere due: che fosse un pupillo di Maurice era chiaro, e dunque si è seduto sui proverbiali allori, oppure non è convinto del percorso dei Jets, ed in quel caso non credo lo vedremo a Winnipeg ancora per molto.
Mark è apparso per anni come un giocatore che vuole essere grande, con ambizione. E ha le potenzialità non per essere uno dei migliori di sempre, ma sicuramente per essere uno dei migliori della sua generazione. Cosa è successo a lui e a Blake Wheeler, che sta soffrendo della stessa sindrome (e ha qualche anno in più)?
Il rendimento di Scheifele per quanto mi riguarda sarà la prima chiave di lettura della “Bowness experience” che vivranno i Jets quest’anno: se Mark tornerà a brillare in tutte le fasi di gioco, significa che si è messo di nuovo in gioco e crede nel progetto. Altrimenti, metà percorso per la rebuild è iniziato, perché Scheifele è il giocatore centrale dei Jets per quanto mi riguarda.
Il giocatore non ha chiesto trade ed i Jets, per ora, non hanno intenzione di scambiarlo. Ma le pretendenti ci sono: Bruins e Rangers si sono fatte avanti, Detroit ci ha fatto più di un pensierino, e se le cose non dovessero decollare non avrei problemi a credere che Mark possa finire in una di queste destinazioni.
Poco da dire su Connor: è un giocatore difensivo? Assolutamente no, ed è sbagliato immaginarlo come tale perché è limitante. Connor, come altri ali prima di lui (esempio, Patrick Kane), deve essere lasciato libero di sfogare il suo potenziale offensivo, con due giocatori che assorbano le sue responsabilità difensive. Scheifele e Wheeler lo hanno fatto per anni, quest’anno però hanno deciso di lasciarlo fare ad altri, ovvero Pierre-Luc Dubois ed Evgeny Svechnikov, che lo hanno fatto molto bene: Kyle chiude con 47 goal e 46 assist senza vedere i playoff. Non è lui il problema, non lo è mai stato e Winnipeg deve stare attenta a non perderlo, perché è un’arma offensiva speciale.
La linea in cui gioca funziona, serve ad esaltarlo e rappresenta ad ora la linea migliore dei Jets, quindi torniamo al problema precedente: Wheeler e Scheifele devono tornare ad essere quello che erano prima.
Un appunto: Svechnikov è passato agli Sharks in free agency, quindi servirà qualcuno a sostituirlo. Per caratteristiche Appleton, per potenziale Cole Perfetti, ma ricordiamo che il focus dovrebbe essere dare a Connor tutto lo spazio necessario.
Sono i defensemen il punto debole di Winnipeg nei recenti anni, quest’anno vedremo un miglioramento?
Il gruppo ad ora rimane lo stesso, e margini di miglioramento non se ne vedono. Partiamo da Josh Morrissey: a livello offensivo, dopo l’addio di Byfuglien e Trouba, tutti i fan Jets hanno guardato a Josh come erede da quel punto di vista. Il primo anno senza le sicurezze prima citate è andato male, molto male: Josh ha perso i suoi talenti principali, ovvero la difesa in rush e la produzione negli special teams. L’anno scorso, recupera e torna ai livelli soliti, soprattutto a causa della mossa Dylan DeMelo come partner, che lo ha reso più franco: essenzialmente, lo ha liberato da responsabilità difensive lasciandolo sfogare. Questo dimostra che Morrissey è un buon offensive D, ma non sarà mai e poi mai un’opzione d’élite come Byfuglien o Trouba, e questa opzione a Winnipeg serve per fare il passo.
Sinceramente, ad essere stato il miglior defenseman Jets degli ultimi anni è stato Neal Pionk, arrivato proprio dal trade di Trouba ai Rangers: visto come un offensive D a sua volta, Neal ha dimostrato invece competenze difensive necessarie ad essere un ottimo giocatore, e non solo un ottimo produttore. Quello che manca per essere élite sono i goal ed un gioco difensivo davvero top, al momento Pionk è un assistman di pregio con potenziale da 40 punti a stagione ed un gioco difensivo adeguato al suo ruolo. Un buonissimo elemento, ma che, trovo, abbia raggiunto il suo ceiling: non sarà mai una prima opzione, ma è solido e trovo che sia da confermare assolutamente.
Con lui nel gruppone abbiamo DeMelo, Dillon e Stanley, tre defensive D puri che non hanno sfogo offensivo: troppo difensivi a meno che Winnipeg non trovi un compagno di giochi ad alta produzione per tutti.
Se Dillon e DeMelo possono essere i partner ideali nelle rotazioni di Pionk e Morrissey, Nate Schmidt è difficile da collocare nel progetto a meno di un ritorno a prestazioni più equilibrate, e la sua accoppiata con Stanley è dubbia.
Va capito dunque se Winnipeg riuscirà ad inserire il promettente Ville Heinola: il giocatore dovrebbe avere buon potenziale two way, un profilo del tutto simile a Morrissey ma che gioca sulla sinistra, dove è abbastanza chiuso, infatti sullo stesso lato troviamo Josh e il partner difensivo che deve affiancare Pionk.
Il terzo spot a sinistra è di Stanley, e da qui l’interrogativo: dando fiducia a Stanley e andando a sperare che Morrissey e Schmidt insieme possano funzionare come coppia two-way, è possibile che Dillon possa lasciare per permettere ad Heinola di prendersi lo spot a fianco di DeMelo? Tutte ipotesi, ma necessarie per la crescita: Dillon è un veterano di tutto rispetto, ma se vanno fatti passi in avanti, il gruppo deve cambiare.
Quali altri prospetti potranno avere una chance quest’anno, oltre a Cole Perfetti?
Iniziamo proprio da Perfetti, che è il prospetto più atteso per questo anno ormai pronto ad iniziare tra circa un mese: decimo assoluto nel 2020, Cole è un centro/ala versatile, ma che fa, a mio parere, della gestione dello spazio e dell’organizzazione di gioco un punto fermo. È un ragazzo intelligente e con una certa fisicità, non posso dire di mettere via l’idea che possa trovarsi a fare il centro più che l’ala un domani, anche se l’impostazione fisica parla più da winger.
Il bello di Perfetti è la sua solidità: può sostituire Svechnikov nella linea di Connor dando un apporto simile, con un potenziale offensivo totalmente maggiore e con la potenzialità di vedere lui e Dubois scambiarsi i ruoli e prendersi faceoff quando in campo (anche se entrambi sono mancini).
Cole è quindi ideale per mantenere la chimica che ha portato Kyle a 40 e passa goal, aggiungendo addirittura dinamismo e portando questa linea ad essere la principale fonte di gioco di Winnipeg, cosa che in qualche modo potrebbe svegliare un fuoco in Scheifele e Wheeler.
Altri prospetti oltre a Perfetti e al già citato Heinola non ne abbiamo, ma menzione va fatta per l’ennesimo punto di domanda del draft 2017: Kristian Vesalainen. Ai tempi visto come uno steal, il first rounder non è stato quello che tutti speravano, ovvero un power forward letale che poteva fare da compagno finlandese all’ex Jets Patrik Laine.
Come tanti altri talenti, anche con lui si ha la sensazione che ci sia altro da dare che non riesce a venir fuori: quest’anno sa tanto di ultima chance dal ritagliarsi uno spazio vero nella massima lega su ghiaccio o nel diventare l’ennesimo scandinavo confinato alla patria natale e allo status di ex grande promessa.
Riusciranno i Jets a tornare ad essere la corazzata da postseason sicura di qualche anno fa?
Missione difficile, non impossibile: la Central vede Colorado favoritissima, e come potrebbe essere altrimenti, e gli Wild sono in costante crescita e con quel Kaprizov che non smetterò mai di idolatrare non li vedo per niente sfavoriti. Ma c’è un calderone di squadre tutte nella stessa situazione: Blues, Preds, Stars e Jets hanno tantissime cose in comune e credo potrebbero aprire una battaglia a 4 per il terzo spot e per la wildcard molto interessante. Non mi aspetto sorprese, ahimé, dai miei cari Blackhawks e dai Coyotes.
Ergo, tanto dipenderà dalle chiavi evidenziate sopra: Scheifele ai ritmi precedenti, Perfetti con rendimento notevole, Morrissey e Pionk in spolvero con potenziale inserimento di Heinola, sicuri di due sole cose: Connor ne farà tanti, ed Hellebuyck ne toglierà altrettanti dalla porta.
Ma Rick Bowness ha davanti una bella gatta da pelare.
Vittima delle magie di Patrick Kane, mi innamoro dell’hockey su ghiaccio e dei Chicago Blackhawks negli anni d’oro delle tre Stanley Cup. Talmente estasiato dal disco da non poter fare a meno di scriverci a riguardo.
Recentemente folgorato dai Blue Genes di Toronto, e dal diamante in generale.