Trevor Zegras: è lui il successore di Getzlaf per la nuova Anaheim?

Prendersi la copertina di NHL 23 vorrà pur dire qualcosa. Videogiochi a parte, Zegras ha fatto breccia in quest’ultima stagione nel cuore di tutti i tifosi, grazie ad un susseguirsi di magie, illusioni e goal da cineteca.
Trevor conclude la sua prima stagione in NHL con 61 punti, un record di franchigia per punti nella prima stagione: non male come presentazione ad Anaheim, dove viene inneggiato come la nuova stella per la dinastia del futuro.
Quello che colpisce, e magari oscura qualche difetto, è l’estro di questo ragazzo: le prova tutte, e ci riesce spesso. Qualche giocatore e qualche allenatore lo ha criticato per aver rotto quelle “regole non scritte” che ci sono in tutte le discipline, ma sinceramente quella di Zegras non appare come arroganza, quando come puro divertimento: è il suo stile di gioco e basta.
È evidente che in quanto a tecnica, tiro e visione di gioco, oltre ad un deking ubriacante, Zegras ha tutte le qualità offensive per eccellere negli anni futuri.

Ovviamente, alcuni limiti ci sono: Zegras ha vinto il 39% dei faceoff che ha affrontato, una statistica che deve essere migliorata quando si è il centro di prima linea di una franchigia. Allo stesso modo, il plus/minus ed il numero di blocchi suggeriscono un apporto difensivo piuttosto limitato, come sempre integrando una difesa collettiva non tra le migliori della lega.
Trevor deve migliorare sulle piccole cose, sui dettagli, sul gioco in non possesso. È il classico giocatore giovane che ha tutto il talento del mondo quando si tratta di metterla in fondo alla rete, ma che ha bisogno di diventare più rilevante nel resto del gioco per ambire davvero al titolo di superstar.
Se infatti dobbiamo prendere come riferimento un mostro sacro come Getzlaf, lì avevamo un centro completo, che giocava il famoso “200-feet game”, ed anche nella nuova, supersonica NHL fatta di velocità ed estro, i centri di prima linea devono, obbligatoriamente, avere una responsabilità in tutte le aree del campo e del gioco.

Ducks come Detroit e Ottawa: quanto manca per rimuovere l’etichetta della rebuild?

Come già detto, Zegras è già un bel passo in avanti: come Ottawa ha Norris e Detroit ha Larkin, anche i Ducks hanno il loro centro di prima linea, che è sempre uno dei quattro tasselli necessari per dichiarare la rebuild finita. Gli altri tre sono un franchise defenseman, un goalscorer da 35-40 a stagione e un goalie capace di sostenere e vincere un grosso volume di partite.
Partiamo dal punto più semplice: John Gibson. A 29 anni appena compiuti, il portiere americano è tra i migliori della lega, producendo numeri sensazionali nonostante una Anaheim, negli ultimi anni, decisamente sotto la media. Gibson è una sicurezza, ha un contratto fino al 2027 ed entra nella prime dei goalie NHL, che solitamente arriva un po’ dopo il famoso “picco atletico”.
John è l’elemento più certo del roster, non c’è dubbio su questo: se avesse davanti una macchina più efficace in difesa, si candiderebbe al Vezina un anno sì e un anno pure.

Franchise D: Jamie Drysdale può essere considerato tale? Per ora no: il ragazzo non ha fatto male nella sua stagione di debutto, ma in confronto ad altri giovani difensori non ha tenuto il passo. La produzione è stata rilevante, anche se povera di goal, mentre la difesa è il suo punto debole, data anche una stazza ridotta (insomma, è una persona normale, di un metro e ottanta, non un armadio ambulante).
Il talento tecnico c’è tutto, lo sappiamo anche prima che venisse scelto, ma serve maturazione.
A sostituire Drysdale, visto come il D del futuro, sono due veterani: Cam Fowler è tornato ai suoi ritmi elitari l’anno scorso, probabilmente grazie ad un cast di supporto migliore, mentre John Klingberg è arrivato in free agency con un contratto “a ponte”, che suona tanto come “vediamo come va, che se mi piace torno”.

Fowler ha 30 anni, è un’icona e data la risalita della squadra non è più etichettato come eterno sacrificio sul trade block. Fisicamente è prototipo per il ruolo, ed è eccezionale in entrambe le fasi: ripeto, avesse giocato in una contender, forse non parleremmo di Norris ma non saremmo troppo lontani. Klingberg è un giocatore fantastico e sottovalutato come pochi: nella run alla Stanley degli Stars fece vedere quanto potesse tenere il passo con il prodigio Miro Heiskanen. John è un giocatore sulla stessa lunghezza d’onda di Fowler, ma gioca dalla parte opposta, offrendo ad Anaheim due veterani che possono alternarsi o, potenzialmente, giocare insieme nel caso si volesse provare l’ebbrezza di un power duo.
L’idea che mi sono fatto è che Klingberg possa fare un po’ da chioccia per Drysdale, aiutandolo a migliorare, e possa confermarsi ad Anaheim se i Ducks dovessero raggiungere la post-season, oppure andare a rinfoltire il roster di qualche contender.

Quindi il punto goalie ed il punto centro sono coperti, il punto defenseman praticamente (in modo stravagante, ma ci siamo), manca il goalscorer: c’è qualcuno che può garantire almeno 30-35 goal a stagione? Beh, Troy Terry ne ha fatti 37, quindi la risposta tende ad essere sì. Terry compirà 25 anni tra poco, entra nel periodo di carriera migliore: è un giocatore che ad inizio carriera è stato un po’ sballottato in giro, provato come centro, lasciato crescere nelle linee di fondo, ora appare pronto. Certo, un giocatore che passa da 7 a 37 goal in una stagione qualche domanda la fa fare: a cosa è dovuta questa esplosione?
Va detto che Terry gioca per la prima volta più di 50 partite, con una maggiore fiducia da parte dello staff. Conclude a rete 327 volte: il suo picco di carriera fino a questa stagione passata era 140, il che ci fa capire l’esposizione maggiore che ha avuto al disco, difatti in proporzione avrebbe segnato 15 goal per 140 tiri.
Molto dunque è da attribuire ad una maggiore fiducia nei mezzi di Terry che, va detto, ha giocato al fianco di Getzlaf per la maggior parte della scorsa stagione, anche se al fianco di Zegras non ha sfigurato.

Tante nuove leve in campo per Anaheim: ci sono nuovi prospetti pronti per il salto?

Il primo nome da fare è quello di Mason McTavish, pallino del sottoscritto e per molti esperti third pick a sorpresa nel 2021. La cosa che mi piace di McTavish è che ha un gioco maturo, sa giocare in attacco, sa giocare in difesa. A quanto pare potrebbe essere schierato come ala, ma su questo non sono molto d’accordo: trovo che sia un centro puro, anche più di Zegras, proprio per la capacità di fare un po’ di tutto, è completo. Con l’acquisizione di Ryan Strome in free agency, e con Lundestrom perfetto come centro di terza linea, è però praticamente certo che Mason inizierà la sua carriera spostato sull’ala.
Quello che non si discute è che possa offrire un impatto importantissimo e migliorare ulteriormente la top six dei Ducks.

Il decimo pick di quest’anno, Pavel Mintyukov, ha potenziale da vendere ed una struttura fisica perfetta, ma credo attenderà almeno un anno per entrare a far parte delle rotazioni dei defensemen Ducks. Potenzialmente pronto al salto è Olen Zellweger, che sarà valutato in allenamento: è un defenseman undersized e, con Anaheim in cerca di stabilità difensiva, potrebbe non essere troppo adatto nella lineup, ma la maturità del giocatore c’è.
Il prospetto più pronto è probabilmente Benoit-Groulx: non come stella da top six, ma come aiuto versatile in bottom six per tante piccole cose. È un giocatore che non brilla, ma che sa fare tanto a buon livello: può prendersi qualche faceoff, può dare qualche scintilla offensiva nelle ultime due linee, è aggressivo in difesa e ha fisico per dare fastidio agli avversari.
Infine, Lukas Dostal potrebbe prendersi qualche partita tra i pali: in AHL ha fatto decisamente bene, a 22 anni potrebbe avere un po’ di spazio come backup per alleggerire le spalle di Gibson e fornire un’alternativa a Stolarz.

Comtois, Drysdale e Terry: conferma per alcuni, passo in avanti per altri. Cosa serve per contribuire di più?

Di Terry e Drysdale abbiamo già parlato: il primo ha fatto un salto enorme e deve dimostrare la costanza necessaria per essere una stella. Il secondo deve migliorare difensivamente quanto basta per non essere un punto debole, ma soprattutto deve aumentare la sua produzione, perché è per il talento offensivo che è stato scelto.
Max Comtois va discusso: per alcuni momenti delle stagioni passati, il ragazzo è sembrato il primo candidato per il ruolo di goalscorer principale della squadra. La stagione 2020-21 lo aveva eletto come grande prospetto, con i suoi 16 goal e 17 assist ed un atteggiamento difensivo piuttosto buono, coadiuvato da un frame colossale da power forward.
23 anni di età, contratto in scadenza alla fine di questa stagione, i Ducks devono capire ora come valorizzarlo, oppure decidere di lasciar perdere: Comtois ha avuto gli stessi tiri in porta, più o meno, di due anni fa, ma ha capitalizzato molto meno. È però un giocatore che totalizza molte hit e che sa vincere i faceoff, quindi potrebbe diventare un role player in terza linea che offre potenza e un gioco two-way efficace.

Lundestrom ha 22 anni e si è ritagliato un ruolo da centro di terza linea grazie alla sua versatilità: offensivamente sa segnare e muovere il disco, quindi rimane risorsa capace di offrire pericolo anche se non in top six. Piuttosto costante a livello di faceoff percentage in media del 45% negli ultimi tre anni, dimostra anche una buona capacità di bloccare i tiri a rete avversari e una certa efficienza nel non buttare via il disco. Contratto fino al 2024, sembra a suo agio dov’è ed è un tassello prezioso.
Max Jones, un po’ come Terry, ha sempre giocato la parte del grande talento inesploso: fisicamente è comparabile a Comtois (è anche più grosso di lui), ma l’anno scorso praticamente non ha giocato. A 24 anni di età, ha un contratto fino al 2024 e con prospetti in crescita nella pipeline, questa stagione suona tanto come last chance.

I veterani, invece, ci sono e contribuiranno: Frank Vatrano è una garanzia, Adam Henrique si è adattato al ruolo di mentore, Ryan Strome dà stabilità ed esperienza mentre Jakub Silfverberg offre talento offensivo e versatilità nella power play. In difesa, Kevin Shattenkirk agisce da leader e da riferimento per i più giovani.
Il gruppo appare completo e pronto al salto di qualità.

Classica domanda di chiusura: dove può arrivare Anaheim la prossima stagione?

Per quanto mi riguarda, la Pacific è una delle divisioni più aperte: le garanzie dovrebbero essere Edmonton, che per anni però ha fatto la parte della franchigia a corrente alternata, sostenuta solo dai due mostri che si ritrova nel roster che rispondono al nome di McDavid e Draisaitl. Calgary è stata scossa dal trade Tkachuk e dall’addio di Gaudreau, e dovrà confermarsi, ricordando comunque l’acquisizione di Huberdeau. Los Angeles deve confermarsi nella sua nuova freschezza, Vegas deve confermarsi nella sua abilità di rimanere nell’hockey che conta.
Vancouver ed Anaheim sono più o meno nella stessa situazione, mentre San Jose e Seattle sono secondo me un passo indietro.

Questo significa che i Ducks, trovando l’amalgama giusta, possono fare bene. Con un’efficacia difensiva diversa, Anaheim potrebbe fare breccia e qualificarsi ai playoff, confermando la fine di una fase di rebuild. La possibilità c’è, il gruppo è solido, le acquisizioni in free agency intelligenti. Nella Pacific, è caccia aperta, sapendo che un eventuale fallimento nel prendersi la post-season non è una condanna.

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