Johnny Gaudreau: secondo in classifica per punti totali, Johnny Hockey si inventa la comeback season per antonomasia dopo che molti lo davano per “sfibrato” l’anno scorso (pare che il COVID sia stato per lui psicologicamente pesante). Farà i 29 ad Agosto, ed è dunque normale che voglia l’ultimo grasso contratto in carriera, il che significa a lungo termine e con un valore medio alto, probabilmente in doppia cifra.
Per i Flames una scelta importante: nonostante una conclusione deludente ad una stagione brillante, il core per arrivare in fondo sembra esserci. Gaudreau ne è parte senza dubbio, anche se per anagrafe prende il secondo posto dietro Tkachuk sulla lista delle perle più brillanti nella cittadina dell’Alberta.
Sceglierà di restare o si accomoderà in altre sponde, come la vociferata New Jersey, sua città natale? Ma forse la domanda vera è: sarà Gaudreau a scegliere, o Brad Trevling?
Filip Forsberg: cannoniere sponda Predators, Filip sforna la sua migliore stagione alla scadenza del contratto, in una Nashville però ormai fuori dai giochi, o così pare, per un tentativo verso le Finals. Fenomeno a livello tecnico, lo Svedese, parere personale, è stato sfruttato meno in un contesto dove il gioco difensivo e fisico va per la maggiore. Con un anno in meno di Gaudreau, Filip vorrà un contratto lungo e costoso, con almeno 8 milioni di average annuo.
Pare che l’offerta di Nashville sia già stata messa sul tavolo: si sa solo la durata, ben 8 anni, che mostrano il commitment della società al suo miglior attaccante.
Filip, però, non ha ancora firmato. Potrebbe essere una pedina per completare l’arsenale di qualche squadra alla ricerca di un goalscorer affidabile, forse ancora con del potenziale inespresso.
Nazem Kadri: reduce dalla sua miglior stagione e soprattutto da una Stanley Cup con gli Avalanche, Kadri dovrà scegliere come proseguire il suo futuro. A 31 anni, la scelta sembra essere tra un contratto più corto con Colorado, per tentare di vincere ancora, o una soluzione economica e lunga con qualche squadra pronta a scommettere, ma meno pronta a vincere. Joe Sakic sicuramente sarebbe contento di tenerlo, ma da buon GM quale è, si guarderà bene di esagerare nell’investimento.
Kris Letang: 35 anni e tre coppe con i Penguins. Sa ancora fare il suo, ma non si può dire che il tempo sia dalla sua parte. La società però è stata chiara: vorrebbero che Kris chiudesse la carriera in nero ed oro. Pittsburgh non appare la favorita per la coppa, ma con Crosby le cose possono sempre girare a favore, e la speranza di un’ultima maratona verso la coppa di Lord Stanley rimane. Dunque, difficile pensare ad un percorso alla Duncan Keith per Letang, anche se le sorprese sono sempre dietro l’angolo.
Evgeni Malkin: discorso simile in parte, ma molto diverso sotto altri aspetti, per Geno. Icona assoluta per i Penguins e compagno d’armi di Sid per più di un decennio, Malkin non è però riuscito a trovare la stessa continuità a livello di salute di Crosby, e sotto questo aspetto perde terreno anche nei confronti di Letang. Del big three di Pittsburgh, lui sembra essere la pedina sacrificabile, contando anche i 36 anni di età e le richieste economiche da smussare. A dover sbilanciarmi, non lo vedo con la casacca dei Pens l’anno prossimo.
Patrice Bergeron: non sto a commentare, perché si è arrangiato da solo. Patrice ha affermato: “Firmo di nuovo con Boston, oppure mi ritiro”. Quindi, trovare una sponda più florida (gioco di parole non voluto, che i Panthers sono abbastanza carichi così) per vincere non sembra rientrare nei suoi piani. Probabilmente, la fiducia nel gruppo attuale e la salute detteranno la decisione di un giocatore che senza ombra di dubbio finirà nella Hall of Fame. E quel premio Selke dopo lo facciamo diventare premio Bergeron sì o no?
John Klingberg: uno dei defensemen più sottovalutati della lega si affaccia alla free agency. Klingberg ha dichiarato di voler rimanere a Dallas, ed a 30 anni di età è una bella iniezione di lealtà verso la franchigia, che nelle ultime stagioni ha registrato moltissimi alti e bassi, a cominciare da una favola chiamata Finals purtroppo conclusa con una sconfitta da parte del colosso Tampa Bay.
Va capito a che condizioni John voglia restare: contratto a ponte di 2, massimo 3 anni per dare agio agli Stars, o mappazzone long term che sa di trappola finanziaria? Questo potrebbe portare Jim Nill in una direzione piuttosto che in un’altra. Non c’è dubbio che di squadre alla finestra ce ne siano per un giocatore che rimane opzione di lusso sulla blueline.
Claude Giroux: 34 anni, il giocatore è una leggenda che ha visto la sua carriera storica a Philly concludersi in una trade verso i Panthers, in quella che sembrava essere la grande occasione di vittoria che Florida cerca da anni, e che Captain Claude cerca da sempre. Purtroppo non si è concretizzata, ma non c’è dubbio che, a condizioni economiche non troppo pretenziose, i Panthers siano ancora tra i contendenti alla coppa l’anno prossimo. Non vedo contratti a lungo termine per Giroux, che si deve concentrare sul tentare di aggiungere un anello in bacheca. Basta che non finisce come Corey Perry, pover’uomo.
Valeri Nichushkin: la meteora che, a 27 anni, si è riscoperta quasi-stella. Il forward russo ha trovato finalmente la sua strada, dopo essersi annunciato come top prospect con Dallas ormai diversi anni fa. In quel di Denver, Big Val ha trovato la dimensione necessaria a farlo sbocciare, e non c’è dubbio che la sua prestazione nelle Finals abbia coronato un’annata da sogno. La carta d’identità dice almeno 5-6 anni ancora buoni in canna, e dunque è normale che gli Avs vogliano tenerlo. Vedremo quanto vorrà per rimanere, ma un contratto “win-win” come piace dire negli States non sembra troppo lontano.
Ondrej Palat: il diamante nascosto del parco forward dei Lightning, Palat è spesso descritto come un giocatore messo in ombra dalle pesanti presenze di Stamkos, Point e Kucherov, ma che possiede invece un acume tattico ed un comparto tecnico di primissima qualità. Ed effettivamente, quando lo guardi giocare la cosa appare evidente, anche se la domanda rimane: è prodotto indiretto della qualità che gli sta intorno, oppure è talento vero quello che riflettono le statistiche ed i numeri? È la domanda che si stanno facendo gli altri, sicuramente non Tampa che avrebbe piacere di tenerlo, essendo meccanismo già ampiamente collaudato e funzionante. Gli anni sono 31, le coppe due, va capito quale sia il desiderio di Ondrej: ritornare per cercare di vincere di nuovo con gli amici di sempre, o tentare una nuova avventura, magari da protagonista, e sicuramente meglio pagata?
Vittima delle magie di Patrick Kane, mi innamoro dell’hockey su ghiaccio e dei Chicago Blackhawks negli anni d’oro delle tre Stanley Cup. Talmente estasiato dal disco da non poter fare a meno di scriverci a riguardo.
Recentemente folgorato dai Blue Genes di Toronto, e dal diamante in generale.