Shane Wright
A guidare la classifica dei migliori prospetti per questo 2022 è Wright, centro canadese che ha giocato negli ultimi tre anni per i Kingston Frontenacs della OHL.
Sesto giocatore in assoluto a ricevere l’exceptional status per debuttare con un anno di anticipo nelle leghe junior del Canada, Shane è il tipico centro a livello fisico, con una forza notevole ma ancora in sviluppo.
A differenziarlo sono le sue abilità offensive: visione, dinamismo nello skating, tocco, abbinato ad una release letale, che lo rendono un centro capace tanto di servire i compagni quanto di concludere l’azione da sé.
Rookie of the Year due anni fa nella Ontario Hockey League, poi una stagione praticamente resa vacante dal COVID. Ritorna quest’anno, e dopo un inizio un po’ deludente (22 punti in 19 partite), se così lo vogliamo definire, si riprende e conclude con il botto.
Giocatore che sa dire la sua anche a livello difensivo e nei faceoff, skill fondamentale per qualsiasi centro in massima lega, Wright ha un floor molto alto secondo gli scout NHL: significa che per loro, il rischio che il ragazzo non riesca ad avere una carriera professionistica adeguata è praticamente nullo.
Nel contempo, anche il potenziale inespresso, il cosiddetto ceiling in termini tecnici, è decisamente stellare: se sviluppato correttamente, Wright può diventare un franchise player.
Il first overall pick, come sappiamo, è in mano ai Montreal Canadiens, che da anni cercano di trovare via draft un centro che possa dare garanzie per un paio di decadi a venire. Se Nick Suzuki la sua bella figura l’ha fatta, Jesperi Kotkaniemi nel non più recente 2018 fu invece un rischio che ha mancato di pagare. Wright potrebbe essere la pedina ideale per creare un one-two punch in mezzo che spesso risulta essere la ricetta segreta di molte squadre da titolo.
Juraj Slafkovsky
Il secondo prospetto in quasi tutte le liste che si trovano tra gli esperti è questo ragazzo qui: 100 chili per 192 centimetri a 18 anni, il profilo fisico è già una caratteristica che fa salivare gli scout NHL. Se contiamo poi che Juraj sa muoversi molto bene sul ghiaccio e tratta il disco come un vero prestigiatore, possiamo capire come il potenziale espresso sia grandissimo, per molti anche maggiore di quello di Shane Wright, e da qui il duello per essere prima scelta.
Slafkovsky, slovacco, gioca la sua carriera giovanile nelle divisioni sotto-età del TPS, squadra professionista finlandese, per poi debuttare in prima squadra, nella Liiga, e non sfigurare.
Il fascino di questo ragazzo sta in due cose: la prima, già sottolineata, è il pensiero di cosa potrebbe diventare (pensate ad un Rantanen “plus”). La seconda è la forza fisica: se il corpo che possiede fa capire che il dono naturale c’è, a sorprendere è però la capacità già molto sviluppata di utilizzare il suo “frame”, come lo chiamano in America, in modo intelligente.
Ricordo, ad esempio, che questa era una critica spesso mossa ad un altro top prospect recente come Byfield: l’essere verdi porta ad abusare della propria potenza, o a non accorgersi di quando sia il momento opportuno per fare leva sullo strapotere fisico.
Juraj, invece, sa già padroneggiare questa abilità, e non è poco.
Cosa lo porta, però, ad essere “dubitato”? Un elemento destabilizzante è capire quale posizione ricoprirà in futuro: rimarrà ala, o può essere adattato a centro?
La seconda è il tiro: la sua release è buona, anche ottima, ma non elitaria. Wright gli è superiore in questo, senza ombra di dubbio. E spesso, la release è una di quelle abilità che fatichi a sviluppare ulteriormente se non la possiedi già all’inizio della tua carriera professionistica.
Simon Nemec e David Jiricek
Di altri prospetti da top 3 ce ne sono: qualcuno potrebbe criticare il fatto di non aver inserito l’ennesimo centro prodigio del programma di sviluppo made in USA, Logan Cooley. Altri sottolineeranno l’assenza del goalscorer più letale del draft, lo scandinavo Joakim Kemell.
Ma ricordiamo che i defensemen, spesso e volentieri, sono la chiave per arrivare ad un titolo. Cale Makar ce lo ha dimostrato quest’anno, ma non è stato il primo.
La battaglia si gioca tra due europei veramente interessanti: Nemec, slovacco, si prospetta come un two-way defenseman in chiave moderna, mentre Jiricek, ceco, ha un profilo più old school, un frame spaventoso ed un potenziale sensazionale.
Partiamo con Nemec: piccolo non è, lo si compara tranquillamente al D medio NHL come Makar o Heiskanen. E proprio come questi due, il passaggio ed il tocco è quello che spicca, oltre alla visione. Simon gestisce il disco e lo smercia in giro all’attaccante più pericoloso in offensive zone. Difensivamente, comunque, è già capace ed attento, descritto come un leader ed un gran lavoratore.
Jiricek parte con 6 centimetri in più: ha sicuramente spazio per diventare un colosso ambulante, e sul movimento in campo ne potremmo parlare per ore, perché la caratteristica d’impatto del ceco è lo skating, di livello sopraffino. Questo porta David ad essere offensivo quanto Simon, e la potenza sul tiro è dalla sua. Altra caratteristica da sottolineare è la stamina: Jiricek viene descritto come instancabile.
Cosa può avvantaggiare uno o l’altro? Il campanello d’allarme con Jiricek è che si dimentica del posizionamento in difesa, tende ad esagerare dal punto di vista offensivo. Il suo gioco è meno completo, meno gestito: scomodando di nuovo Bobby Orr 2.0, ovvero Makar, per avere un campione di altissimo livello come metro di paragone, possiamo notare di come Cale sia equilibrato nel suo gioco. Torna in posizione quando deve, chiude l’attaccante senza errori ed è pulito, non si fa mettere “nel box” spesso. Nemec questo lo sa fare, e quindi porta meno rischio con sé. Ma a mio parere, Jiricek ha molto potenziale e questo potrebbe catturare i cuori di diversi scout.
Montreal sceglierà per prima: prenderanno Wright. Sono convinto che dopo anni di scommesse, non si faranno scappare una scelta praticamente garantita su un centro che saprà contribuire sin da subito.
Questo renderà felici i Devils, che sembra siano innamorati di Slafkovsky e che vedono in lui l’ideale compagno per Hughes, Hischier e Bratt nel core offensivo che da anni stanno assemblando: voci davano un trade del secondo pick possibile se Juraj fosse stato scelto primo, ma dubito seriamente che sarà così.
La palla dunque passera ai Coyotes, che si troveranno davanti un bel dilemma: centro o defenseman? Propendo per il primo, dato che comunque Arizona ha ben 7 pick nei primi due round, e troverà qualche blueliner più avanti. Cooley è sicuramente il candidato principale, a meno di sorprese che facciano cadere Wright e Slafkovsky alla terza scelta.
Vittima delle magie di Patrick Kane, mi innamoro dell’hockey su ghiaccio e dei Chicago Blackhawks negli anni d’oro delle tre Stanley Cup. Talmente estasiato dal disco da non poter fare a meno di scriverci a riguardo.
Recentemente folgorato dai Blue Genes di Toronto, e dal diamante in generale.