Due delle favorite, anche qui una con tempo a disposizione, grazie alla giovane età dei suoi pezzi pregiati, e l’altra a contare gli ultimi granelli di sabbia di un core che piano piano andrà a ridursi.
Colorado butta via una serie praticamente vinta con Vegas, mentre Boston non riesce a sorprendere la stoica difesa degli Islanders. Cosa manca dunque a queste due franchigie per affacciarsi alle Stanley Cup Finals?
BOSTON BRUINS
Come già detto, il core di Boston sta invecchiando. La mossa importante l’hanno fatta proprio alla trade deadline di quest’anno, assicurandosi fino alla fine della stagione Taylor Hall. L’aggressività nel prendersi l’ex MVP per metà stagione è stata una scommessa stile “all-in” per tentare di vincere la coppa, ed anche se non si è arrivati al traguardo continuo a pensare che sia stato un rischio calcolato bene.
Ora però bisogna capire: c’è abbastanza spazio salariale per accomodare le richieste di un giocatore come Hall, che comunque non saranno basse?
Taylor è riuscito a fare la differenza su un aspetto importante, che accomuna sia Bruins che Avs: ha reso pericolosa la seconda linea, altrimenti un passo indietro rispetto alla prima. Boston ha sempre avuto questo problema: trovare almeno un giocatore che, combinato con Krejci, potesse creare il famoso one-two punch a livello offensivo. Con Hall hanno trovato la quadra.
Se però Taylor dovesse andare via, perché non è detto che rimanga, si ripresenterebbe di nuovo il dilemma.
Poi va anche detto qualcosina sulla difesa: Krug e Chara hanno lasciato un buco enorme, e Charlie McAvoy non poteva colmarlo per intero. L’ex tredicesima assoluta continua a progredire, anche se mi aspetto di più da lui: deve arrivare a contendere il Norris a mostri sacri e giovani rampanti. Ma è quello che lo circonda che manca, all’infuori del sempre solidissimo Brandon Carlo, uno dei defensive defensemen migliori della lega. Grzelcyk delude, non approfittando di una maggiore responsabilità offensiva. Lauzon e Zboril non si comportano male da rookie, ma sono lontani dall’avere l’impatto necessario. Mi sbilancio, e dico che a Boston serve un defenseman offensivo da top 4 che possa rendere più dinamica la loro difesa.
Se Hall dovesse rimanere, aggiungere un top 4 D alla squadra potrebbe essere ideale ed abbastanza per tentare l’ennesimo affondo, consci del fatto che Bergeron è in fase di rallentamento e che Rask non giocherà al top in eterno. Contando però nella crescita di McAvoy, ovviamente.
E da dove può arrivare questo defenseman? Sinceramente, solo da un trade o dalla free agency: nella pipeline non scorgo nulla d’interessante. Posso sempre essere smentito.
COLORADO AVALANCHE
Anche Colorado ha sempre avuto un grande difetto: la second line. Bisogna dire però che il problema sembra essere quasi risolto: Kadri e Saad forse sono la soluzione. Forse.
Nazem e Brandon non incontrano il mio gusto, ma sono opinioni personali: bisogna dire che quest’anno la top 6 è stata ottima, coadiuvata poi da un gruppo defensemen eccellente. Cale Makar è sempre più dominante, Girard è una macchina da assist, Graves, Johnson sono ottimi nel loro gioco two-way. E Bowen Byram è pronto che aspetta, e sappiamo che ha grande talento.
Quindi cosa manca davvero a questa squadra? Sinceramente, nulla.
Hanno in Grubauer e Francouz un tandem efficace ed in linea a livello di età. Hanno la miglior first line dell’intera lega, e nessuno mi convince del contrario. Trovata la soluzione sulla second line, difesa ottima in tutti i suoi membri. Ed anche i gregari ci sono: da Compher a Jost, da Burakovsky a Nichuskin, Colorado è completa. Deve solo tirarsi su le maniche e provarci di nuovo. Ricordando che anche Alex Newhook e Martin Kaut stanno crescendo: potrebbe essere uno di loro a completare la top 6 per renderla veramente un macigno.
I tifosi Avs possono stare tranquilli: hanno un giocatore davvero speciale in Nate McKinnon, e uno non troppo distante in Mikko Rantanen. Hanno personalità, grinta, tecnica, e l’anagrafe dalla loro parte. Similmente a Carolina, sono una delle nuove “regine del ghiaccio” dei prossimi anni.
Ovviamente però è sempre meglio capitalizzare il prima possibile, perché il tempo è meschino e passa senza che te ne accorgi. Chiedetelo a Boston: la Coppa si insegue dal 2011, e ci si è arrivati vicini davvero molte volte. Ma alla fine il conto arriva sempre per tutti: Boston non ha più tempo, un paio d’anni, ecco. Deve scommettere adesso, e deve farlo senza pensarci troppo.
Vittima delle magie di Patrick Kane, mi innamoro dell’hockey su ghiaccio e dei Chicago Blackhawks negli anni d’oro delle tre Stanley Cup. Talmente estasiato dal disco da non poter fare a meno di scriverci a riguardo.
Recentemente folgorato dai Blue Genes di Toronto, e dal diamante in generale.
Sante tue parole sui miei Bruins! La “finestra” si sta chiudendo inesorabilmente e temo che la final persa in gara 7 in casa contro i Blues nel 2019 sarà ineguagliata per lungo tempo. E’ ora di pensare al rebuilding, non più alla corsa alla Stanley Cup. Il “core” della squadra è ancora di livello assoluto, ma il problema è che lo è sempre meno durante l’arco della stagione e soprattutto dei playoffs. Squadre come i Lightnings, gli Islanders, Vegas o Colorado sono enormemente superiori come profondità del roster e conseguente forza e resistenza fisica. Marchand ha fatto una stagione pazzesca, meravigliosa, ma anche lui ha avuto le sue pause. Bergeron è un grandissimo ancora, ma la freschezza atletica si vede sempre meno causa l’età, idem per Krejci. Nei playoffs la birra viene a mancare presto, si vede proprio, al di là poi del valore degli avversari. Se poi aggiungi che Pastrnak tra infortuni e covid ha avuto una stagione molto al di sotto dei suoi soliti standard e vedi che la difesa fatica già dalla first line (Grzelcyk ha deluso soprattutto nei playoffs, Carlo è troppo injure prone), beh allora capisci bene che sei fuori dai giochi grossi. Questa squadra non ha avuto nulla in stagione da ben tre linee offensive (la terza quest’anno è stata terribile, con De Brusk ormai da tradare e Coyle ai minimi storici, anche se forse aveva problemi dato che adesso va sotto i ferri; la quarta penso sia la peggiore della lega con Wagner e Kuraly che tutto possono fare tranne che portare reaii minacce agli avversari), fino a quando non ha inserito Hall in seconda linea. Da quel momento almeno i Bruins hanno offerto un ottimo gioco nei top six davanti. C’è molto, troppo da ricostruire. Se inizi (come si dovrebbe a mio parere) la rebuilding, cedi Rask, Krejci, De Brusk, Carlo e Kase e inizi a portare dentro gente giovane e fresca, ricalibrando ex novo anche la linea difensiva. In casa abbiamo un solo giovane meritevole e di valore che è Swayman il portiere che può essere buttato nella mischia al posto di Rask. Se invece perseveri nel tentare una ultima run alla Stanley coi “vecchi” eroi, devi confermare Hall e prendere n. 2 giocatori forti forti almeno: un difensore mancino da prima linea e un centro coi fiocchi da linea 2. A quel punto con aggiustamenti minimi puoi sperare…che l’ossigeno e i miracoli dei tre fenomeni non finiscano mai!!!
Ciao Deolone, contento di rivederti sempre attivo tra i commenti!
Hai ragione, ho cercato di vedere più il lato “speranzoso” di Boston in questo articolo, cercando di capire come potrebbero provarci di nuovo. Ma la rebuild è dietro l’angolo, e forse sarà la scelta che verrà compiuta, vedendo anche come stanno crescendo tantissime squadre più giovani e con più tempo quindi a disposizione.
Alla fine, tutti prima o poi devono ricostruire.
Krug è stato un duro colpo, perché altrimenti la difesa sarebbe rimasta ottima, nonostante il pesante addio di Chara. Ma in mezzo, Bergeron e Krejci iniziano ad arrancare e come sappiamo spesso è proprio la spina dorsale, i centri, a creare una squadra competitiva e pronta alla vittoria. Come hai detto, ricominciare ora non sarebbe tutto sommato una cattiva scelta, forti del fatto che Pastrnak e McAvoy sono giovani.
Vedremo che cosa accadrà!