I Canadiens resilienti più che mai recuperano due partite di svantaggio e operano poi una clamorosa rimonta che resterà negli annali, lasciando ai Maple Leafs l’alone di perdenti incompiuti e incapaci di sopravvivere a un turno playoff, l’ultimo nel 2004, nonostante le due stelle futuristiche Marner e Matthews siano state in tre anni ricoperte d’oro, sia sotto forma di soldi che di profili vincenti (sulla carta) e maturi sui quali appoggiarsi per assaltare la gloria.
Durante i festeggiamenti di gara 7 saranno invece gli sguardi gladiatori di due stratosferici campioni a foglia d’acero con le sembianze di Carey Price e Shea Weber i giusti trionfatori di una serie splendida per emozioni ma deludente a livello tecnico.
Gara 1: Maple Leafs 1 – Canadiens 2
Sfida iconica fra due team Original Six e leggende dell’hockey, incontratesi ai playoff l’ultima volta nel 1979, ma da parecchio attardate e distanti dal gotha mondiale. Tom Byron sarà l’eroe di gara 1 per gli Habs, responsabile dello short-handed goal a 7 minuti dal termine che varrà il colpaccio in trasferta.
Eccellente la prova del mito Price, rientrato in tempo per performare ben 35 saves, e del solito Josh Anderson, a segno nel frame iniziale, fra i più azzeccati cambi di casacca di tutta l’NHL insieme a Toffoli, combo che ha rivitalizzato la top six dei Blue Red & White.
Toronto deludente in avanti, forse condizionata dalla paurosa collisione che ha estromesso troppo presto dal match capitan Tavares, e come al solito incapace di capitalizzare l’enorme puck movement offensivo. Di Nylander la rete del momentaneo 1-1 per i padroni di casa. Buona la prestazione da 28 sv al debutto playoff di Campbell, pure se un po’ insicuro nella segnatura decisiva.
Gara 2: Maple Leafs 5 – Canadiens 1
Il risveglio di Auston Matthews riporta in parità una contesa che cominciava a diventare pericolosa per i blue dell’Ontario, sotto originariamente anche in questa gara 2 per il gol di Kotkaniemi e in difetto nella maggior fisicità imposta dai rivali per sopperire al deficit tecnico.
Il profilo MVP ha invece spezzato l’equilibrio nel secondo periodo, dando poi il là ad un successo che non ammette repliche e potrebbe dare ai Leafs sicurezza e fiducia nei propri mezzi per il prosieguo della serie, nonostante Price si sia fatto ancora rispettare in 29 parate.
Con Tavares out minimo due settimane oltre che per il colpo da concussione pure per infortunio al ginocchio, il leading scorer stagionale di Toronto si è districato anche per un assist, stesso bottino di un Nylander finalmente lontano dalle vecchie polemiche contrattuali ed oggi certezza sia come cecchino che playmaker, mentre Kerfoot nel finale in empty net ha chiuso le ostilità, dopo i centri di Spezza e Sandin, quest’ultimo malgrado il challenge di Ducharme su plausibile interferenza di Thornton. L’ormai garanzia Campbell, salvatore della patria annuale dopo gli epic fail di Andersen, e l’asso Marner, hanno inoltre contribuito con 22 tiri stoppati e due assistenze.
Gara 3: Maple Leafs 2 – Canadiens 1
I Maple Leafs acquisiscono inedita sobrietà, capacità a sfruttare i momentum e attenzione difensiva, dovuta quest’ultima magari anche alla consapevolezza di non potersi troppo sbilanciare a causa della contemporanea assenza di Tavares e Foligno; tutte situazioni unite per di più all’offense rivale d’un tratto tornata asettica (0-3 in Pplay senza shot), che ha perciò permesso loro di controllare un risultato in equilibrio dall’inizio alla fine e sfruttare unicamente le due reti del dominante Nylander – al terzo centro consecutivo, secondo nella storia del club negli ultimi 17 anni – su assist di Kerfoot, derivante da ingaggio vinto, e di un top D-man quale Rielly.
Toronto sbanca il Bell Centre grazie pure alla vena dell’ormai certezza Campbell, protagonista di 14 salvezze delle 27 totali solo nel terzo periodo. Di Suzuki il timbro Habs, mentre Price ha performato 27 saves di cui una eccezionale con la stecca su power play di Jason Spezza.
L’inerzia torna tutta per i blue dell’Ontario, forti ora di una statistica che vede al 68% la vittoria della serie per chi spariglia gara 3 dopo il pareggio nelle prime due. Buono comunque il debutto playoff di Cole Caufield per Montreal, privata dei servigi di Lehkonen a fine primo periodo, dopo una collisione con Hyman, quando gli Habs erano in totale controllo (15-2 per tiri in porta) del match.
Gara 4: Maple Leafs 4 – Canadiens 0
Partita senza storia e decisa dalla vena dell’ex Galchenyuk, ceduto per Domi ad Arizona nel 2018 e poi oggetto smarrito fra waivers, Pittsburgh, Wild, Senators, Carolina e Marlins, assistman nei primi due gol di Nylander (la cui striscia prosegue) e Joe Thornton (di Jason Spezza il tocco decisivo), ora con 41 anni e 327 giorni il più anziano a segnare in postseason, e autore dell’ultimo in empty net, per i primi 3 punti da playoff di carriera. Vitalità nella linea delle “vecchie glorie” l’ha addizionata Adam Brooks, mentre Keefe ha mischiato le carte modificando il lineup per la quarta volta consecutiva.
Il 3-1 Toronto in una serie arriva dopo ben 24 anni di distanza e la statistica vede i Maple Leafs 11-1 quando avanti con questo score, mentre è dal 2002 che non si ritrovano sopra di due partite (2-0 agli Islanders). Ancora prodigioso Jake Campbell, sicurezza da 32 parate ed a .965 SV rispetto al .920 di Price, che ha quasi disattivato l’attacco rivale, rimasto a 4 reti nelle 4 sfide sin qui svolte.
Gara 5: Maple Leafs 3 – Canadiens 4
Simmonds viene confermato da Keefe nella linea di Marner e Matthews per cercare di chiudere i conti della contesa e superare una serie playoff dopo 17 anni (il 2004 con Mats Sundin e Pat Quinn), ma la partenza a spron battuto di Montreal farà saltare i piani del giovane coach e permetterà ai ragazzi di Ducharme di ritornare in casa per la sesta sfida davanti a 2.500 persone, vista l’ordinanza del Quebec, il cui governo ha ratificato tale possibilità per la prima volta in Canada da quando la pandemia è scoppiata.
I famigerati turnover e la scarna cattiveria davanti lo slot saranno quei fantasmi del passato e frutto di tanti insuccessi recenti che si rifaranno vivi in gara 5 per i Leafs, e che dopo un’incredibile ed orgogliosa rimonta – 3/3 da 0/3 – si tramuteranno in incubo, quando il clamoroso intercetto no look di un seppur ottimo Galchenyuk al 59mo secondo dell’overtime, da parte di Caufield, provocherà la vittoria Habs per merito del solito Nick Suzuki.
La troppa timidezza nei forecheck di Sandin e nella protezione del pitturato di Campbell – 27 parate alla fine – provocheranno invece all’inizio il triplo vantaggio dei Canadiens, a firma Armia (doppietta) e Jesperi Kotkaniemi, prima che Muzzin (anch’egli due reti) ed Hyman recuperino lo score. Resiliente Carey Price con 32 salvezze di cui un paio da brividi.
Gara 6: Maple Leafs 2 – Canadiens 3
Partita drammatica divisa in tre tronconi: nel primo un dominio Habs controllato però a dovere da Campbell, 28 Sv totali, che porterà i due team senza nomi sul tabellino per due frame, poi le segnature un po’ confuse in due Pplay nel terzo (Perry e Toffoli) di Montreal, precedentemente 0 su 15 in tale situazione, e la solita – e spesso ritardata – reazione orgogliosa e istintiva dei Leafs, che in 5 minuti e ad 8 dal termine pareggerà le sorti di un match compromesso col terzo della serie di Spezza e TJ Brodie, inviandolo a un altro overtime.
Infine, la vena ritrovata di Toronto (13 tiri a due) nei supplementari a fronte dei miracoli dell’iconico Price da 41 salvezze, andrà tuttavia a sbattere nella prima scoring chance avversaria, dopo il sanguinoso turnover di Dermott, a firma Jesperi Kotkaniemi, ormai futuristico uomo franchigia!
Si va ad una gara 7 thriller, dove la fisicità e carica agonistica dei vari Weber, Chiarot e Petry cercherà di assaltare sin da subito la qualità dei soliti Matthews e Marner, attesi finalmente alla partita della vita che ne sancisca la forza non soltanto in regular season ma soprattutto nei win or go home. Al rientro di Foligno (3 Sog, 3 Hits e plus 1 stanotte) seguirà nell’ultimo step l’assenza di Tavares e i dubbi Muzzin per Toronto e Jake Evans sponda Canadiens.
Gara 7: Maple Leafs 1 – Canadiens 3
E alla fine si consumò il dramma in casa Toronto, l’ennesimo, anche se stavolta fa più male degli altri, dato che il covid aveva offerto su un piatto d’argento agli uomini di Keefe l’accesso ai 4 posti finali, generando una division – la North – esclusivamente a foglia d’acero, che toglieva dunque dai radar di Matthews & co lo spauracchio atlantico delle varie Lightning, Bruins e Panthers, e delle avvenenti ulteriori contendenti dell’est come Hurricanes, Capitals, Penguins, Flyers e le due newyorchesi! Secondo Vegas Insider i Maple Leafs erano addirittura favoriti per il successo finale dietro solamente ad Avalanche, Lightning e Golden Knights!
In regular season un dominio imbarazzante, dovuto a un attacco immarcabile per le deboli difese canadesi, è andato successivamente a sbattere con il classico braccetto di chi non sa vincere o – ancor meglio – ha paura a farlo, malgrado al posto delle satanasse appena accennate si sia palesata contro una squadra arcigna e agonisticamente sempre aggressiva come Montreal, ma tecnicamente avara di top forward capaci di decidere un match autonomamente.
Come in gara 5 e 6, anche stanotte alla ferocia di chi deve accelerare per portare a casa un match point, si è sostituita la mancanza di attributi, in primis di Marner e Matthews, di un team inabile ad asfissiare prima i rivali e a sfruttare i momentum dopo, pronto a reagire e giocare un buon hockey a buoi già scappati. Se due orgogliose remuntade avevano allungato le contese in OT, stavolta ai gol del redivivo Gallagher e di Perry (a 3:02 e 15:25 del secondo parziale) e a quello del formidabile Toffoli nel terzo, l’assalto disperato ha portato solamente una segnatura a timbro Nylander, unico big tra i giovani a non deludere mai.
L’estate di Dubas si prospetta più calda del solito, visto che allestire una franchigia sulla carta più competitiva di questa era impossibile, rinunciando negli anni ai servigi dei vari Kadri, Kapanen, Johnsson, Gardiner, Ceci e Barrie, per far quadrare sì i conti ma associare anche alle due superstar di cui sopra gente matura per assalire la Stanley Cup, come l’infortunato Tavares (la cui assenza non ha influito visto il 3-1 iniziale), Spezza, Muzzin, Thornton, Brodie, Simmonds e gli ultimi innesti Galchenyuk e Foligno: un supporting cast, unito ai soliti Nylander, Hyman, Rielly e Kerfoot, che nessuno può ostentare, McDavid e Draisaitl per primi.
Montreal va meritatamente avanti, grazie al mito Price, determinante anche oggi con 30 Sv, e ad un nucleo di attempati giocatori senza paura e pregni di orgoglio che solo una gloriosa casacca del genere riesce a trasmettere.
La serie con Winnipeg li vede sfavoriti, pure per il dispendio di energie fuoriuscito da 7 gare così asfissianti, ma il core a disposizione di coach Ducharme è profondo come pochi, ed elementi quali Toffoli, Anderson, Perry e in ultimo Eric Staal hanno aggiunto qualità e fisicità a ridosso dello slot, completata dalle certezze Weber e Petry in blue line e dai prospetti futuristici Suzuki, Kotkaniemi e Cole Caufield!
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.
Triste vedere Toronto finire in questo modo. Sembrava avere tutte le carte in regola per arrivare in fondo, perlomeno alle semifinali. L’ennesima conferma che riempire il roster di stelle non è sempre la soluzione più valida. Plauso a Montreal.
Il braccetto nello sport è una brutta cosa…contento comunque x gli Habs ai quali sta girando discretamente bene, vista pure la mega squalifica a Scheifele.. d’altronde forse sono l’unica canadese in grado di porre un po’ di resistenza alle tre (chiunque siano..) satanasse superstiti stars & stripes…