Il 12 Aprile, una data cerchiata da tutti i GM della NHL. La Trade Deadline.
Come ogni stagione di ogni sport “americano”, c’è una data dove viene chiusa la possibilità di effettuare i trade, scambi che possono sconvolgere la storia futura, nel breve e lungo termine, di una franchigia.
L’anno scorso abbiamo visto il trade di Hall ai Coyotes, che ha segnalato l’ennesima rebuild dei Devils, abbiamo visto Zucker arrivare a Pittsburgh e Toffoli ai Canucks, Martinez a Vegas e Trocheck ai Canes.
Quest’anno, osservando le opportunità in gioco, ritroviamo innanzitutto un giocatore che sembra quasi maledetto: Taylor Hall.
Hall è il first overall pick del 2010, arriva in una Edmonton in rebuild ma le cose non vanno. Giusto prima dell’arrivo di Connor McDavid, Peter Chiarelli, il GM dell’epoca, lo scambia ai New Jersey Devils per quello che doveva essere un “franchise defenseman”, Adam Larsson. La storia ci dirà che Chiarelli di defensemen ci capiva poco.
Hall approda dunque ai Devils e, dopo un periodo di infortuni, si impone in una stagione magnifica, trovando chimica con il first overall pick Nico Hischier e con il goalscorer Kyle Palmieri. Arriva una storica qualificazione ai playoff ed un titolo di MVP. Sembra l’inizio di una resurrezione dei Devils.
Ma l’anno dopo, e l’anno dopo ancora, infortuni e poca chimica con il coach John Hynes portano i Devils a crollare, e Hall di nuovo valigie in mano. La destinazione è il deserto, nei Coyotes di Kessel ed Ekman-Larsson.
Hall non si trova male, ma neppure troppo bene. I Coyotes girano, ma sono una squadra instabile, troppo simile a quei Devils che si sono poi rivelati fallimentari. Hall sarà free agent a termine della stagione, la scorsa, e potrà accasarsi virtualmente dove vuole. Decide di non proseguire con Arizona, e deve fare una scelta.
Ma c’è un grosso ostacolo: il COVID ha azzerato la chance di un contratto su più anni con adeguato stipendio per un ex MVP. Accasarsi a lungo termine non conviene. E allora la decisione shock: un anno di “prova” in quello che negli ultimi anni è stato il peggior team della lega, i Buffalo Sabres.
Dire che Buffalo sia l’equivalente su ghiaccio della Cleveland del football calza: una squadra che sembra sempre sul punto di cambiare direzione, ma che inesorabilmente crolla. Non basta un fenomeno come Jack Eichel, non bastano Dahlin e Ristolainen, e neppure Reinhart e Skinner.
Hall è convinto di poter essere la scintilla vera, per far partire un fuoco che non brucia da troppo tempo.
Ma i due infausti destini di Buffalo e Hall, combinandosi, non hanno portato ad altro che l’ennesimo pessimo risultato: Buffalo è il peggior team della lega, assolutamente fuori dal discorso playoff. Ormai sembra necessaria l’ennesima rebuild. E senza scomodare Jack Eichel sul trade block, cosa di cui si discuterà nella offseason a venire, Hall invece, dato il suo accordo “ponte” da anno singolo, è in profumo di addio.
E quindi dove potrebbe finire?
Le scelte più logiche sono quelle di un team che potrebbe prendersi il suo stipendio a carico fino a fine anno, per poi non rinnovarlo.
Insomma, utilizzarlo come “asso nella manica” per la run alla Stanley Cup di questa stagione. Sono tre i team vociferati come papabili per questa opzione:
– Boston Bruins: notoriamente il difetto di questi Bruins è sempre stato l’essere un “one-line team”. Solo una linea che deve fare praticamente tutto: Bergeron-Marchand-Pastrnak.
La suggestione di vedere Hall affiancato a Krejci e DeBrusk per una doppia linea carica di talento fa gola senza dubbio. E considerando l’età del gruppo Bruins, potrebbe essere un’ultima chance ad un affondo deciso verso la coppa.
– New York Islanders: sempre più immerse nel gioco di Trotz, gli Islanders stanno andando bene, e Varlamov sta avendo una stagione d’oro, il che aiuta se vuoi arrivare in fondo. Ma il problema è l’infortunio improvviso di Anders Lee, capitano e goal-scorer fondamentale, che non tornerà fino alla prossima stagione. Pensare di rimpiazzare Lee temporaneamente con Hall fortificherebbe le chance di New York alla grande. Pensare ad Hall e Barzal insieme nella stessa linea o power-play spaventa un po’.
– Toronto Maple Leafs: insomma, qui si tratta un po’ di “overkill”. Dove c’è già Marner, Matthews e Tavares, immaginare anche Taylor Hall spaventa e sconcerta. Ma quest’anno, grazie alle nuove divisioni, Toronto non si troverà ad affrontare Tampa o Boston al first round. C’è possibilità di fare bene, di guadagnare momentum e arrivare in fondo. E allora perché non aggiungere carne al fuoco?
Di questi tre, i favoriti sono i Bruins senza dubbio. Islanders e Maple Leafs dovrebbero mettere in gioco dell’inventiva con i loro Salary Cap.
Ma non è impossibile raggiungere l’accordo, si sono fatte cose più complesse. Il punto è capire se Taylor sarà contento o meno di ritrovarsi di nuovo free agent l’anno prossimo.
Gli outsider invece sono tanti: gli Avalanche, che sembravano essere i favoriti la scorsa offseason, potrebbero lanciarsi. Carolina e Florida, che stanno andando alla grande, potrebbero scommetterci sopra. Gli Oilers non li menziono nemmeno, ma quando divertente sarebbe rivederlo in casacca arancione? Ve la immaginate una linea da 3 MVP? Io sì, e fa accapponare la pelle.
Il punto è che i Sabres non possono pretendere granché: il giocatore è in scadenza alla fine di quest’anno, è dal lato “sbagliato” dei 30 e Buffalo è lontanissima, la più lontana di tutte, dalla postseason. Quindi non sarà questione di “cosa dare in cambio”, ma di salary cap e di rischio.
Chissà se Taylor avrà l’ennesima opportunità “lampo” di fare impatto. Quello che mi auguro è che riesca, prima o poi, a trovare continuità con una franchigia. Perché rimane un giocatore speciale.
Vittima delle magie di Patrick Kane, mi innamoro dell’hockey su ghiaccio e dei Chicago Blackhawks negli anni d’oro delle tre Stanley Cup. Talmente estasiato dal disco da non poter fare a meno di scriverci a riguardo.
Recentemente folgorato dai Blue Genes di Toronto, e dal diamante in generale.