Vezina Trophy
Il Vezina è il premio consegnato al miglior Goalie nella lega dopo la Regular Season. L’anno scorso a vincerlo è stato Connor Hellebuyck dei Winnipeg Jets, con Tuuka Rask ed Andrei Vasilevskiy subito dietro.
Il metro di misura, ovviamente, per questo premio, sono le vittorie: tante più vittorie è stato capace di accumulare un Goalie più è probabile la sua candidatura.
L’anno scorso, Hellebuyck collezionò 31 vittorie, secondo nella lega dietro a Vasilevskiy con 35. Fu però anche leader in Shutouts, reti inviolate, con 6 contro le 3 del russo.
Tuukka Rask, pur avendo “solo” 26 vittorie, aveva 5 reti inviolate e le migliori statistiche tra i tre in termini di GAA e di save percentage.
Rask è però stato condizionato dal fatto di avere un backup di tutto rispetto in Jaroslav Halak, che sicuramente ha “ridotto” le sue chance di vittoria. Bisogna infatti dire che nella NHL l’aiuto, se così possiamo chiamarlo, di altri giocatori nel conseguire gli obiettivi stagionali porta spesso ad essere svalutati nelle corse ai premi.
Hellebuyck e Vasi, avendo un backup non di alto spessore come Halak per Rask, hanno dunque avuto un chiaro vantaggio. Infine, Hellebuyck ha probabilmente trionfato per una valutazione obiettiva dei giudici: la difesa dei Lightning era statisticamente e concretamente migliore di quella dei Jets, come dimostrato dalle 200 saves in più fatte da Connor rispetto al collega russo. Da qui la decisione.
Al momento, se dobbiamo prendere in considerazione le vittorie, i tre candidati principali sono:
- Il sempre presente Andrei Vasilevskiy dei Tampa Bay Lighting, attualmente a 18 vittorie su 22 partite
- Il veterano e leggendario Marc-André Fleury dei Vegas Golden Knights, 16 vittorie su 21
- L’ex Capitals e ora titolarissimo portierone tedesco dei Colorado Avalanche, Philipp Grubauer, con 16 vittorie su 23 partite giocate
Grubauer è il nome nuovo che avanza, cosa che sicuramente richiama attenzione, e Vasilevskiy è cliente abituale, ma il giocatore per ora sulla bocca di tutti per arrivare al premio finale è proprio quel Fleury un po’ risorto, dopo che tanti lo davano come “backup” di Robin Lehner.
Attenzione però ad altri nomi: Freddie Andersen dei Leafs, l’ultimo vincitore Connor Hellebuyck e Semyon Varlamov degli Islanders sono tutti a 13 vittorie, e le loro squadre vanno forte.
Per quanto riguarda l’aiuto dei backup, sicuramente Fleury e Grubauer hanno un vantaggio rispetto al goalie russo, che come sempre “monopolizza” la porta Lightning, difendendola quasi sempre lui. Statisticamente invece, Fleury e Grubauer guidano la classifica con 4 reti inviolate contro le 3 di Vasi, mentre la GAA di tutti e tre è molto vicina.
Da sottolineare però il fatto che dei tre favoriti, Vasilevskiy sia stato il più attivo: 580 saves dall’inizio stagione, contro le 541 di Fleury e le 515 di Grubauer. Un dato da non trascurare, soprattutto perché Andrei ha fame di premi: è difficile dire che non sia, per età e talento, il miglior goalie attualmente nella lega.
Tra gli Outsider i due rookie Vitek Vanecek e Kaapo Kahkonen, di Capitals e Wild, ma anche Sergei Bobrovsky dei Florida Panthers, che di Vezina Trophy ne sa qualcosa, avendone già portati a casa due.
Norris Trophy
Il Norris è il premio dato al miglior defenseman della lega. Premio molto controverso, in quanto spesso viene premiata soprattutto la produzione offensiva del giocatore, trascurando quella parte difensiva che, in effetti, è parte della definizione stessa del ruolo.
In ogni caso, l’anno scorso a vincere è stato Roman Josi dei Nashville Predators, il secondo per produzione con 65 punti contro i 75 di John Carlson. Furono molti a chiedere spiegazioni: tanti degli esperti ritenevano Carlson il vincitore assoluto, ma la scelta è andata sullo svizzero.
Cerchiamo di capire perché, analizzando le statistiche dell’anno precedentfe, in modo da utilizzare lo stesso criterio per scegliere i candidati migliori alla vittoria quest’anno.
Carlson e Josi giocano le stesse partite, Roman fa un goal in più di John ma il collega a Washington accumula uno scarto di 10 punti rispetto all’elvetico. Vero anche però che Josi totalizza un plus-minus di 22 contro il 12 di Carlson: questo indica che Josi è stato decisamente più efficace nella fase difensiva rispetto al collega di reparto, senza però dimenticarsi di produrre.
Insomma, da questi primi dati pare che la lega abbia accontentato molti degli scontenti rispetto ai criteri di valutazione del Norris, mettendo enfasi sulla difesa, oltre che sulla produzione. Per quanto invece riguarda blocchi, hit e takeaway i due sono praticamente sovrapponibili. Forse poi è da considerare che giocare con Ovechkin, Backstrom e Kuznetsov qualche vantaggio sulla produzione te lo dà, senza nulla togliere ai forward dei Predators.
Andando a valutare i candidati per quest’anno, dobbiamo dunque comunque prendere i 3 defensemen più produttivi, perché rimane questo il trend, per poi differenziarli a livello di capacità difensiva.
Al momento, il defenseman leader in punti è Tyson Barrie, debuttante in casacca Oilers. 28 punti in 32 partite, ma attenzione: gioca con McDavid e Draisaitl, non proprio due qualsiasi. Infatti i due fenomeni di Edmonton sono rispettivamente primo e secondo nella classifica di punti segnati in NHL, perlomeno ora.
Dietro Barrie, Victor Hedman dei Lightning, arrivato terzo l’anno scorso e fresco di Conn Smythe. Anche lui però non è che di supporto ne ha poco, con Stamkos e Point. Lui di punti ne ha totalizzati 27.
Infine, a pari merito come terzi, troviamo John Carlson, secondo classificato dell’anno scorso, Quinn Hughes, prodigio rookie la scorsa stagione, e Jeff Petry, veterano ed ironman dei Montreal Canadiens.
Per quanto riguarda l’aiuto, sicuramente l’uomo che ne ha meno è proprio Petry, che non è circondato da stelle assolute come McDavid, Point o Ovechkin. Anche Hughes non ha aiuto paragonabile a quello di Barrie, Carlson ed Hedman, cosa sicuramente da sottolineare.
Petry poi, oltretutto, guida anche il gruppo in plus/minus, con un +15, con Hedman dietro a +7 e Barrie a +5.
Gli altri hanno tutti un plus/minus negativo, in particolare fa paura il -15 a Quinn Hughes che, se non “raddrizzato”, lo taglierà fuori da qualsiasi discorso.
Focalizzandoci sulle altre statistiche, Hedman spicca per blocchi e hit, con Carlson e Petry non troppo indietro. Barrie ha un buon tasso di takeaway ma poche hit, giustificabili però dalla sua minore fisicità.
Insomma, con Quinn da tagliare, Carlson per ora un po’ indietro e Barrie troppo influenzato dai suoi colleghi forward, la battaglia sembra proprio giocata da Jeff Petry e Victor Hedman, con, per parere personale, lo Svedese a guidare.
Bisogna infatti sottolineare che solitamente i premi vanno a giocatori di squadre vincenti. È difficile che una squadra fuori dai playoff si ritrovi con un giocatore premiato. Non impossibile certo, ma se i Canadiens non miglioreranno il proprio record, Petry dovrà ingoiare il boccone amaro.
Un “dark horse” che però ha le caratteristiche per arrivare al premio entro la fine della stagione c’è: Morgan Rielly sta avendo, come sempre, un’ottima stagione. Se riuscisse ad incrementare la produzione, potrebbe tranquillamente inserirsi nella gara. Attualmente è a 23 punti, e se l’aiuto non sarà visto come un fattore determinante, non si dovrà preoccupare. I Maple Leafs stanno andando più che bene in una divisione comunque difficile, e Rielly ha un ottimo plus/minus a +12, senza sfigurare a livello di hit e blocchi.
Hart Trophy
L’Hart, il premio più importante, quello dato al miglior giocatore della lega. Certe volte coincide con il Ross Trophy, il premio al top scorer a livello di punti, ma altre volte no. Come ogni premio da MVP della lega, dovrebbe essere assegnato al giocatore con più “valore” per la propria squadra. Generalmente, dovremmo chiederci questo: se togliessimo questo giocatore dalla sua squadra, cosa ne sarebbe di quella franchigia?
Ovviamente, dobbiamo sempre andare a vedere i top scorer per farci un’idea.
Come già menzionato, i due fenomeni Connor McDavid e Leon Draisaitl sono leader assoluti, con Connor a 56 punti e Leon a 49.
Patrick Kane è terzo a 42.
Dire che McDavid e Draisaitl giocano insieme, oltretutto spesso sulla stessa linea, è importante. Questo non ha impedito a Leon di vincere l’Hart Trophy l’anno scorso, ma rimane elemento più che rilevante.
È anche vero che Draisaitl ha un gioco two-way sensazionale e che McDavid è, senza dubbio, attualmente il miglior giocatore di hockey sul pianeta. Ma questo non significa sempre essere MVP.
Si apre dunque il discorso Patrick Kane: se togliessimo Leon, o Connor, ad Edmonton, ci sarebbe sempre l’altro. Non dico che Edmonton godrebbe dello stesso successo, perché sarebbe assurdo anche solo accennarlo. Ma togliete a Chicago Patrick Kane, e la speranza si annulla. Soprattutto in una divisione che vede Lightning, Hurricanes e Panthers a contendersi, insieme ai Blackhawks, i quattro posti per i Playoff.
Se poi il discorso delle “coppie” vale anche per Mitch Marner ed Auston Matthews, così come per Sasha Barkov e Jonathan Huberdeau, i due outsider che potrebbero ritrovarsi MVP della lega, a conti fatti, sono Mark Scheifele e Anze Kopitar.
Senza Laine, con Wheeler non in splendida forma, Scheifele è il vero leader di una Winnipeg veramente in spolvero. E Kopitar sta facendo di tutto per far sì che i Kings possano essere una squadra over .500
Patrick Kane è sicuramente il nome più in voga. E non lo dico perché tifo Chicago: tutti sono d’accordo nel dire che se Chicago riuscirà a qualificarsi ai playoff, Kane meriterà di essere nominato MVP. E guardando le partite dei Blackhawks bisogna essere della stessa opinione.
McDavid e Draisaitl rimangono assolutamente in corsa. Lo sono e lo saranno sempre. Ma bisogna anche dire che la divisione canadese è dominata da Toronto e Winnipeg, cosa che non gioca a favore dei due titani di Edmonton.
Va sottolineato anche un altro dato: Mark Scheifele ha prodotto il 70% dei suoi punti in even strength. Patrick Kane il 66%. McDavid e Draisaitl il 58% ed il 57%. Questo mostra che Scheifele e Kane sono più efficaci in even strength, dando più valore ai loro punti. Non è sminuire l’operato di Connor e Leon, ma giocare insieme nella stessa linea e nella stessa power play conta molto.
Attenzione però anche a Mark Stone. I Golden Knights stanno andando veramente, veramente forte. E Stone ne è il leader assoluto a livello offensivo e, come al solito, anche difensivo. Il suo gioco two-way, se abbinato con un incremento nella produzione, potrebbe portarlo all’olimpo. È sicuramente uomo da tenere d’occhio.
Vittima delle magie di Patrick Kane, mi innamoro dell’hockey su ghiaccio e dei Chicago Blackhawks negli anni d’oro delle tre Stanley Cup. Talmente estasiato dal disco da non poter fare a meno di scriverci a riguardo.
Recentemente folgorato dai Blue Genes di Toronto, e dal diamante in generale.