Ottawa Senators. Quando pensi a loro, soprattutto se sei un fan da una decina d’anni tuttalpiù, pensi ad un solo nome: Erik Karlsson.
Il defenseman svedese, che sembrava un vichingo su ghiaccio con i suoi baffazzi e la chioma bionda, rivoluzionava la sua posizione a suon di punti, goal ed assist. Giocate mirabolanti come quel pallonetto in aria per Hoffman in un Game 3 contro Pittsburgh in finale di Conference, tanto per citarne una.
Karlsson è stato il simbolo di una Ottawa vicina, molto vicina ad una Stanley Cup. E poi, il delirio.
Invece di crescere, Ottawa è precipitata. Per vari motivi: la crescita degli avversari, qualche infortunio di troppo, anche allo stesso Karlsson. In poco tempo, si è passati dalla speranza di un assalto alla Coppa direttamente ad una rebuild necessaria, soprattutto dopo il disastroso scambio Matt Duchene.
Ora, che non me ne voglia il buon Matt, giocatore validissimo, ma sinceramente ha fatto più danni che altro dove è andato. Frenava MacKinnon a Colorado, ha toppato ai Senators, non ha entusiasmato a Nashville. L’unica squadra dove lo vidi bene fu Columbus, ma decise di non rimanere.
In ogni caso, non siamo qui per parlare di lui. Stiamo parlando dei Sens: dopo Duchene, dopo altri fallimenti, Erik vuole andarsene, complice anche qualche litigio negli spogliatoi di troppo. Karlsson va agli Sharks, e inizia pian piano un processo di smontaggio, con i pezzi migliori che se ne vanno uno dopo l’altro. Mark Stone in primis, ma anche Duchene, il tanto agognato giocatore che doveva cambiare il destino della franchigia.
E dunque, inizia la rebuild. Adesso, nella stagione 2020-21, iniziamo davvero a vederne i frutti.
Il primo elemento da segnalare è sicuramente Thomas Chabot: lui non è parte di quelle scelte ottenute nel periodo di rebuild, infatti entra a far parte dei Senators ancora nel periodo d’oro di Karlsson e compagni, quando Mika Zibanejad vestiva casacca Ottawa.
Ma si rivelerà elemento fondamentale: alternate captain a soli 24 anni, tanto talento e produzione, Chabot è il leader difensivo di Ottawa e, in qualche modo, erede del lascito di Karlsson.
Questo ragazzo è maturato tanto, ed in poco tempo: a 22 anni, nell’annata 2018-19, Chabot tira fuori i numeri con 55 punti in 70 partite, conditi comunque da un’ottima presenza difensiva. Guida i Senators in punti e si dimostra punto fermissimo del nuovo corso.
Il secondo elemento, in ordine cronologico, è Brady Tkachuk: secondo figlio della leggenda Keith, Brady fa parte ormai di una delle moderne famiglie dell’hockey, eredi dei Savard, degli Hull, degli Staal e dei Nylander.
Come il fratello, sembra destinato a grandi cose. E devo dire che non delude: secondo molti, è lui il Tkachuk migliore, anche se Matthew non ne è convinto. Lui alternate captain lo diventa a 21 anni, dimostrando quanta leadership scorra nelle sue giovani vene.
Quarta assoluta nel 2018 dietro Dahlin, Svechnikov e Kotkaniemi, Brady debutta subito in casacca Sens e tira fuori due stagioni entrambe da più di 40 punti, con più di 20 goal. E sinceramente, lo fa con ben poco supporto. Ha grinta, presenza fisica, istinti sottoporta, backcheck e forecheck di qualità. Insomma, è un leader di talento.
Il terzo elemento, poi, sembra essere arrivato proprio quest’anno: la Dinamo Tedesca, Tim Stutzle.
Questa ala dinamica e piena di talento inizia a scalare le gerarchie del draft 2020 mese dopo mese, con gli scout sempre più eccitati. Se all’inizio partiva addirittura come un prospetto fuori dalla top 10, in ombra non solo dei due “predestinati” Lafréniere e Byfield, ma anche di Raymond, Drysdale, Perfetti, Rossi e così via, Tim si fa notare ancora ed ancora, soprattutto a livello internazionale quando deve misurarsi proprio con gli appena citati “draft-mates”.
Tim viene scelto con la terza assoluta, e vi devo dire che a me questo giocatore piace.
È il complemento perfetto per Tkachuk, perché ha uno stile opposto a Brady, cosa che gli permetterà di giocarci insieme o in linee separate, ma che darà ad Ottawa versatilità e flessibilità.
Stutzle è, Kaprizov escluso, il miglior rookie di questa stagione. E con il tempo, con la maturazione a livello fisico e mentale, abituandosi ai ritmi dell’hockey al massimo livello, diventerà anche più forte di così.
E poi, le risorse continuano ad aumentare: Drake Batherson sa segnare, e questo è la cosa più importante nella massima lega. Josh Norris si sta comportando bene. Erik Brannstrom ha tanto potenziale. E Matt Murray è stato un colpaccio per quanto mi riguarda, perché ha esperienza ma anche l’età per essere un ottimo goalie per un gruppo così giovane, che durerà diversi anni, performance permettendo. E non dimentichiamoci dell’altra scelta del draft 2020 Jake Sanderson.
Ottawa si è rialzata, ed è sempre più divertente da vedere. Che sia una tra le potenziali grandi dominatrici future di questo bellissimo sport? Terremo gli occhi aperti.
Vittima delle magie di Patrick Kane, mi innamoro dell’hockey su ghiaccio e dei Chicago Blackhawks negli anni d’oro delle tre Stanley Cup. Talmente estasiato dal disco da non poter fare a meno di scriverci a riguardo.
Recentemente folgorato dai Blue Genes di Toronto, e dal diamante in generale.