Status: Rebuild
I Kings, dopo l’exploit del 2014 con Kopitar, Doughty e Quick a formare il loro big three, sono in una situazione praticamente identica a quella dei Blackhawks.
Doughty è ancora in piena prime, Kopitar un po’ rallenta ma non molla mentre Quick inizia ad alzare bandiera bianca. Il management ha deciso per la rebuild, con il destino di Drew sempre in discussione, dato che davvero tutte le squadre vorrebbero avere Doughty nel loro roster.
Goalie
Il già menzionato Quick è lo starter, anche se a 34 anni e con una lista di infortuni nel suo passato, viene spesso messo in dubbio. Lo scarso rendimento difensivo della squadra ed un reparto di defensemen decisamente dismesso ad eccezione di Doughty non aiutano ovviamente, ne sotto il profilo statistico ne nel carico che Jonathan deve sopportare. In ogni caso, è un grande talento e lo ha sempre dimostrato, e se LA punta alla rebuild, non c’è motivo di mettere pressione per sostituirlo. Può agire come mentore di qualità per far crescere il goalie dei Kings del futuro.
Che questo goalie possa essere Cal Petersen è un punto di domanda: a 26 anni, ci si aspetta che questa stagione lui faccia già di tutto per sottrarre la titolarità a Quick, in quanto sta entrando nella sua prime. Pick del 2013 dei Sabres, Peterson ha un’ottima carriera in NCAA, quattro anni a Notre Dame, poi passa alla AHL dove offre prestazioni altalenanti, e non troppo convincenti. Però, nei 19 game giocati in NHL, ne vince 10 con performance per niente male: abbiamo visto spesso goalie in difficoltà in AHL fiorire in NHL a causa di un miglior apporto difensivo da parte dei compagni di squadra, vedi ad esempio Jordan Binnington. Sicuramente Petersen può provare a prendersi l’etichetta di portierone numero uno per il club della California.
Purtroppo però, a livello di prospetti poco o niente. Ingham, che si profila come il migliore, ha solo 20 anni ed è decisamente lontano dalle capacità richieste ad un goalie NHL. Il tandem dunque sarà probabilmente questo, salvo sorprese, con i Kings che sicuramente si guarderanno in giro nei prossimi draft.
Defensemen
Come già detto, Drew Doughty non si mette mai in discussione. Ha un contratto ancora per 6 anni e sinceramente da lui non è mai arrivata la volontà di andare via, pur sapendo che la situazione non è più quella di un tempo, dove i Kings apparivano perennemente top contender. Il problema è il resto del reparto, davvero svuotato negli ultimi anni.
Ad accompagnare Doughty potrebbe essere Olli Maatta, arrivato da Chicago via trade. Maatta è il classico stay-at-home defenseman, che si concentra nel chiudere le porte avversarie, ma da cui non ci si può aspettare la giocata magica. Personalmente però non credo che Maatta finirà nel first pair, in quanto Doughty sa arrangiarsi da solo nel difendere, e sa arrangiarsi bene. Affiancato a lui vedrei più un giovane, ad esempio Mikey Anderson.
22 anni a Maggio, Anderson ha un profilo fisico simile a Doughty ed uno stile che si può rifare a lui: da il suo contributo offensivo senza mai però dimenticare i suoi doveri difensivi e l’importanza della fisicità nel giocare ad hockey. Con Doughty come mentore, potrebbe diventare un solido top 4 D, probabilmente mai una stella, ma un giocatore utile e capace per stagioni a venire.
Nel second pair, alla sua seconda stagione in 25enne Matt Roy. Presenza difensiva importante e capace, Roy si candida come valvola di sicurezza e vedrebbe come partner ideale un left-shooting D dallo spiccato senso offensivo. I due candidati principali sono Kale Clague e Cole Hults. Il primo è il classico D moderno, pattina molto bene, ha ottima visione del campo, ma perde un po’ la posizione in difesa, per questo troverebbe in Roy il partner ideale. Hults offre un profilo simile, più fisico e forse meno tecnico, ma altrettanto efficace. Dopo una carriera notevole a Penn State in NCAA, arriva a Los Angeles che ne aveva acquisito i diritti nel draft 2017.
In realtà, molti hanno citato anche lo svedese Tobias Bjornfot come possibile compagno di second pair: 22esima scelta nel 2019, viene descritto come un leader, un giocatore estremamente competitivo ed un prototipo del two-way defenseman più classico. Se LA volesse un setting equilibrato su tutto il core difensivo, allora l’opzione Bjornfot in second pair, o addirittura in first, potrebbe essere la scelta migliore.
In generale, i Kings dovranno affidarsi a molti giocatori alla prima o seconda esperienza NHL, sperando di vedere in loro quel talento e quella crescita necessarie a tornare ad avere un gruppo solido e funzionale. Olli Maatta e Drew Doughty saranno due ancore per un gruppo giovane che vede in Roy, Anderson, Bjornfot, Clague e Hults tutti prospetti in rampa di lancio.
Centri
Anze Kopitar ha dimostrato di essere ancora un giocatore di altissimo livello. Nel 2018 conclude una stagione praticamente da MVP con 92 punti, poi il calo generale della squadra lo impatta e arriva effettivamente un calo. Ma Anze rimane un colosso capace di generare minino 60-65 punti a stagione, una produzione più che buona per un first line center che ha anche la sua esperienza e le sue grandi abilità difensive. Dietro però si apre moltissimo spazio in tutte e tre le restanti linee, e anche qui probabilmente sarà approvata una linea verde.
Infatti, con Carter ormai perennemente convertito in Right Wing e, sinceramente, in aria di possibile trade, in second line si battaglieranno due prospetti che hanno debuttato l’anno scorso: Gabe Vilardi e Blake Lizotte.
Vilardi fu l’undicesima scelta nel 2017: talento cristallino purtroppo perseguitato da infortuni, Vilardi è sempre stato un giocatore completo e maturo, simile anche a Kopitar a livello di profilo fisico e di idea e stile di gioco.
L’anno scorso, in realtà, in 10 partite in NHL colleziona 7 punti e fa vedere buone cose, ma per motivi decisamente misteriosi, forse le preoccupazioni sulla fragilità fisica, viene spedito di nuovo in AHL dove conclude l’anno con una buona stagione. Vilardi ha talento e personalità e, si spera, sembra aver superato il limite fisico che lo ha condannato spesso ad arrestarsi per infortunio.
Lizotte l’anno scorso è stato stabilmente il secondo centro di Los Angeles: la stagione non è stata esplosiva ma nemmeno deludente, ed ha dimostrato che può esserci potenziale su cui lavorare.
Undrafted, Lizotte si mette in luce in NCAA: nel 2019 è protagonista di una grande stagione NCAA con St. Cloud State, con ben 42 punti in 37 partite. Una dinamo di 171 centimetri, agile e tremendamente veloce, Lizotte è decisamente un cambio di stile rispetto a Kopitar e Vilardi. Insomma questi due competeranno alla grande per quella posizione, con il perdente che comunque si accaserà in third line comunque.
In realtà però una grande incognita c’è: il second overall pick del recentissimo draft 2020, Quinton Byfield. Appena maggiorenne, Byfield è una ballerina su ghiaccio di 100 chili per 194 centimetri di altezza. Un armadio volante, agile e con skill da top player. Ovviamente, non è il giocatore perfetto: non ha esperienza NHL, è molto giovane e secondo diversi esperti deve ancora imparare ad utilizzare al meglio il suo strapotere fisico. Ma è un talento straordinario: i Kings dovranno decidere se lanciarlo subito o pazientare nel suo sviluppo.
In fourth line, molto probabile Lias Andersson, prospetto NHL che fu top pick dei Rangers che i Kings si sono presi via trade. Los Angeles è convinto che sia ancora un giocatore ad alto potenziale, e che i Rangers l’hanno sprecato e trattato male. Arriva dunque una seconda occasione.
Altro giocatore che però potrebbe vedersi dare una chance è il finlandese Rasmus Kupari, considerando anche il fatto che Andersson potrebbe essere convertito ad ala sinistra.
Kupari, ventesima assoluta nel 2018, ha un profilo offensivo molto interessante e tecnica da vendere, e ha potenziale per essere centro in una linea da bottom-six. La gara è molto aperta.
Infine, occhio ad Akil Thomas: versatilissimo, completo ed appena ventenne, ha brillato nelle Juniors dove ha schiacciato la competizione con due stagioni straordinarie. Anche lui potrebbe volere un posto a tavola.
Ali
Al contrario del parco centri, quello ali è piuttosto denutrito. I Kings stanno riflettendo sul da farsi con Dustin Brown, superveterano ancora capace ma non in linea con l’idea di rebuild e di incoraggiare la linea verde. L’ala più in crescita per i Kings è sicuramente l’americano Alex Iafallo: dopo ottime stagioni in NCAA per Minnesota-Duluth, Iafallo in tre stagioni è sempre più cresciuto a livello di produzione e qualità di gioco.
L’anno scorso arrivano 43 punti in 70 partite, con 17 goal. Con maggior stabilità e qualità, Iafallo potrebbe probabilmente raggiungere i 20-25 goal a stagione e diventare legittimamente un’ala da first line, ed ha attualmente 27 anni, entrato in pieno nella sua prime.
In seconda linea Adrian Kempe, 24 anni, dimostra anch’egli una costante crescita che potrebbe portarlo ad un percorso simile a Iafallo. Frk lo accompagna a destra: la discontinuità del Ceco è disarmante, ma non si discute la sua capacità di tiro. A battagliare con lui Michael Amadio e Carl Grundstrom, entrambi preziosi team player che potrebbero lasciar sfogare i loro compagni di linea, facendo lavoro sporco e offrendo più versatilità di Frk. In bottom-six poi sicuramente ritroveremo il velocissimo Austin Wagner, con ancora potenziale inespresso a 23 anni.
Anche qui, tanti prospetti che potrebbero dare una mano: il già menzionato Lias Andersson potrebbe convertirsi ad ala sinistra, e lo svedese Samuel Fagemo può rivelarsi utile.
Il più interessante però è sicuramente Jaret Anderson-Dolan: appena compiuti 21 anni, il ragazzo ha talento e potenziale e farà parte sicuramente del roster.
Infine, seppur giovanissimo e ancora nelle Junior, Arthur Kaliyev potrebbe arrivare a giocare in NHL più prima che dopo: da tenere d’occhio ai training camp.
Rumor
- LA e Quinton Byfield hanno deciso insieme di non lasciar partecipare il giocatore ai World Junior Championships. Questo prospetta l’intenzione di valutare attentamente Byfield per un possibile posto in NHL.
Vittima delle magie di Patrick Kane, mi innamoro dell’hockey su ghiaccio e dei Chicago Blackhawks negli anni d’oro delle tre Stanley Cup. Talmente estasiato dal disco da non poter fare a meno di scriverci a riguardo.
Recentemente folgorato dai Blue Genes di Toronto, e dal diamante in generale.