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Dallas l’anno scorso ha mostrato di saper arrivare in fondo, per alcuni in modo inaspettato. Sicuramente gli Stars non erano quotati come finalisti ad inizio stagione, ma hanno convinto e sorpreso, e quest’anno rimane la power line Benn-Seguin-Radulov e gli ottimi defensemen Klingberg e Heiskanen. Il tandem Bishop e Khudobin rimane solidissimo, anche se Anton invecchia e Bishop talvolta ha fin troppi infortuni, quindi lì sicuramente un occhio verso il futuro è meglio tenerlo.
Goalie
Parliamo proprio della situazione in porta, dove abbiamo contemporaneamente sicurezza a livello di talento, ma insicurezza a livello di salute ed anagrafe.
Ben Bishop è da anni il numero uno per Dallas: a 34 anni, si prospetta comunque che per un paio di anni o tre possa ancora giocare da Goalie d’élite. Bishop è un goalie titanico in termini fisici e questo gli ha permesso di diventare un giocatore stellare, combinato con un’inaspettata agilità, ma proprio questo profilo lo ha reso spesso vittima di infortuni, che ad esempio non gli hanno permesso di essere pronto per l’ultima post-season targata Stars.
Anton Khudobin, il suo backup, è un goalie di stile e frame diammetralmente opposto: è più piccolo e si basa su riflessi e posizionamento, più che sulla capacità atletica e sulle sue dimensioni. Il punto è che anche Anton ha 34 anni, la stessa età di Bishop, quindi può esserne l’alternativa ora, ma non il sostituto domani.
È fondamentale che Bishop rimanga in salute per poter arrivare in fondo di nuovo, ma una risorsa importante c’è, ed è Jake Oettinger. 26° pick del 2017, Oettinger si profila come l’ideale sostituto di Bishop tra qualche anno e, se i due goalie attuali dovessero avere problemi, potrebbe candidarsi come valvola di sicurezza su cui appoggiarsi. Che sia pronto al grande salto lo ha dimostrato, con un’ottima stagione in AHL e con 2 shutout ai playoff proprio l’anno passato con gli Stars. Prevedo che avrà un po’ di spazio quest’anno e che piano piano andrà a prendersi uno dei due spot, con Bishop o Khudobin probabilmente verso una nuova squadra o il ritiro.
Defensemen
Gli Stars hanno un ottimo core difensivo, impreziosito soprattutto da due fenomeni ed uno dei defensive defensemen migliori della lega.
Il first pair vede John Klingberg, fenomeno assoluto nel pieno della carriera e sempre in odore di Norris, affiancato ad Esa Lindell, maestro del shutdown e presenza difensiva assoluta. Come spesso si dice in NHL, ci vorrebbe un premio per miglior defensemen offensivo e miglior defensemen difensivo. Se così fosse, questi due potrebbero vincere entrambi i premi in questione.
Subito dietro un predestinato in Miro Heiskanen: dire che gioca già a livello Norris è vero, ma il punto è che il meglio deve ancora venire. Heiskanen si candida ad essere uno dei migliori D della lega per i prossimi 10 anni, a rimanere cauti. Con lui un sempre più migliorato Jamie Oleksiak, potente fisicamente e competente difensivamente, permettendo al compagno di pair finlandese di dar sfogo al suo skating ed alla sua fantasia.
Third pair chiuso con Sekera, ex Oilers, e l’acquisto Mark Pysyk dai Panthers: due D veterani e più che capaci in difesa, utili per contrastare le linee più offensive avversarie e per la penalty kill.
Julius Honka e Thomas Harley sono prospetti interessanti: il primo deve arrivare adesso, oppure accontentarsi di rimanere un quasi-giocatore NHL per il resto della carriera. Attualmente sta facendo davvero bene in Liiga, con 7 punti in 8 partite, ed uno spazio in third pair potrebbe ritagliarselo, anche se probabilmente Rick Bowness vorrà mantenere un third pair altamente difensivo.
Harley è un’altra storia: tanto potenziale, debutta in una singola partita ai playoff l’anno scorso dove sinceramente non si comporta male, frame potente e pronto alla lega più adulta e OHL decisamente troppo stretta. Con un buon training camp, vederlo in roster non mi sorprenderebbe e, con la fisicità ed il potenziale che si ritrova, non sarebbe scandaloso ritrovarselo al fianco di Heiskanen o Klingberg come valvola di supporto difensivo più presto di quanto ci si possa pensare.
Centers
Tyler Seguin c’è, ma sarà out per metà stagione almeno a causa di un intervento chirurgico importante. Questo significa che 99 su 100 il buon Joe Pavelski andrà a prendersi la first line. Pavelski ha avuto una rinascita lo scorso anno con Dallas nella post-season: ha ovviamente rallentato, ma sembra essere un veterano che riesca a risparmiarsi abbastanza in regular per poi dare sfogo totale al suo talento nel torneo che conta, quello che si conclude con le Stanley Cup Finals. Ora però con l’assenza di Seguin, potrebbe dover ritrovare una forma top in regular a 36 anni, sperando che non lo porti a stancarsi troppo.
Dietro di lui il sempre dirompente, e promettente, Roope Hintz. Uno dei giocatori con il miglior first step della lega, letteralmente un lampo su ghiaccio, Hintz a 24 anni ha bisogno di un po’ più di concretezza e spazio per diventare un perfetto second line center. Roope la possibilità ce l’avrà: con Seguin out, si ritroverà sicuramente in first o second line e potrà, forse anche dovrà, far vedere di essere arrivato in modo definitivo nella top-six. Ci si aspettano almeno 50 punti e 20 goal, oltre che la sua solidità difensiva.
Radek Faksa invece rimane ottimo centro difensivo per la checking line di Dallas: sarà lui ad arginare gli avversari più ostici.
La fourth line sarà probabilmente di Justin Dowling, ma ci sono comunque due prospetti molto giovani con potenziale per arrivare, magari addirittura quest’anno. Sicuramente sarà data un’attenta valutazione ai training camp.
Si parla per prima cosa di una delle sorprese del draft 2018, Ty Dellandrea. Preso sorprendentemente con il tredicesimo pick dagli Stars, Dellandrea ha il corpo da centro prototipo per l’NHL ed un gioco two-way molto intrigante. In OHL ha fatto tutto e di più, e ora si sta rodando in Liiga dove per ora ha totalizzato 3 punti in 6 partite, comunque giocando su ghiaccio europeo per la prima volta.
Dellandrea a soli 20 anni potrà cercare di farsi vedere, forse arrivando ad aggiudicarsi uno spot nel roster di Dallas. Sicuramente se così non dovesse essere, potrà crescere in AHL.
Altro prospetto è Riley Damiani: centro dinamico e agile, Damiani è scommessa del 2018, preso nel quinto round. In OHL però dimostra produzione a livello di Dellandrea e, se forse la sua fisicità non lo candida subito ad un posto nel roster, lotterà e migliorerà in AHL, con un’opportunità di rientrare in corsa, soprattutto se Dowling dovesse essere visto come poco produttivo. Oltretutto, la sua dinamicità fa solo bene alla fourth line di Dallas, solitamente usata per generare forecheck e turnover.
Wings
Benn e Radulov rimangono la coppia di punta. Jamie, capitano, a 31 anni è ancora nel pieno della sua carriera, e non sta rallentando. Anche se la produzione si è ridotta, è aumentata la sua fisicità, la sua difesa e la sua importanza negli schemi di Dallas. Benn è stato a mani basse il miglior giocatore degli Stars per anni, incluso l’anno scorso, soprattutto nei playoff.
Per Radulov la scorsa stagione arriva, dopo due consecutivi anni con più di 25 goal, una stagione sotto i 20. A 34 anni, potrebbe dover lasciare spazio ai giovani, ma non sembra ne abbia troppa voglia: può ancora dire la sua, e cercherà un ritorno a numeri più importanti.
Denis Guryanov è sicuramente l’ala con più potenziale attualmente a Dallas: power forward con un tiro letale e buon potenziale difensivo, Guryanov ha come destinazione la first line in pianta stabile. Sapendo giocare su entrambi i lati, si candida a erede naturale come sniper di punta della Power Play, dato che il suo tiro è sicuramente comparabile a Radulov, uno che di potenza ed accuratezza ne ha sempre avute a bizzeffe.
Guryanov ha avuto due stagioni consecutive da 20 goal, ma l’anno scorso il meno spazio ha ridotto la produzione a livello di assist. Con un ruolo più importante, che sia con Pavelski o con Hintz, potrebbe tornare ad una produzione migliore. Serve però una stagione che si avvicini ai 30 goal per il passo definitivo, ma trovo che possa arrivarci.
A battagliare per la second line saranno poi due prospetti: il primo è la super-sorpresa dei playoff Joel Kiviranta. Individuato dall’ex Stars Lehtonen come free agent in Liiga, Kiviranta debutta con una tripletta in game 7 contro gli Avalanche, letteralmente il debutto migliore che chiunque possa desiderare. Vedere come potrà comportarsi in Regular è una curiosità che gli Stars vorranno soddisfare.
A contendergli l’opportunità in top-six il prospetto americano Jason Robertson: 21 anni, power forward selezionato 39esimo assoluto nel 2017, Robertson l’anno scorso debutta con un’ottima stagione in AHL, soprattutto sul profilo dello scoring.
Personalmente, credo che Robertson si prenderà la second line, offrendo più potenziale offensivo, mentre Kiviranta potrebbe diventare jolly da usare in checking line con Faksa, in penalty kill e magari in power play come forechecker aggressivo. Entrambi però offrono potenziale, e con Seguin fuori dai giochi dovranno apportare il loro contributo alla produzione.
Cogliano, Comeau e Dickinson chiudono come ottime ali da bottom-six, prettamente difensive e fisiche e perfette per lo stile “grind and pound” di Bowness.
Nick Caamano potrebbe poi candidarsi a sostituire uno di questi tre, con Cogliano l’indiziato principale. Potente fisicamente e veloce sugli skates, può produrre ma soprattutto sa difendere, ha reach e fa male quando colpisce e finisce le sue check. Se Dallas vorrà fisicità in quarta linea, o anche in terza, saprà chi chiamare.
Rumor
Più che rumor, sono venuto a sapere che anche Ben Bishop dovrà starsene fuori per un po’ causa operazione chirurgica. Questo significa che per la prima parte di stagione, Khudobin si prenderà i pali con Oettinger sicuro backup dietro.
Guryanov ed Hintz hanno avuto entrambi un rinnovo: sono loro secondo Dallas che dovranno apportare un miglioramento sostanziale alla propria produzione, per ammortizzare l’assenza di Seguin ed essere l’arma in più verso un nuovo assalto alla Stanley Cup.
Vittima delle magie di Patrick Kane, mi innamoro dell’hockey su ghiaccio e dei Chicago Blackhawks negli anni d’oro delle tre Stanley Cup. Talmente estasiato dal disco da non poter fare a meno di scriverci a riguardo.
Recentemente folgorato dai Blue Genes di Toronto, e dal diamante in generale.