Nel 2017, il commissario NHL Gary Bettman riesce finalmente a portare il 31° team su ghiaccio. La scelta, per molti rischiosa, è ricaduta sulla celeberrima Las Vegas, la Città dei Peccati, che in effetti a livello di hockey di storia ne vantava ben poca.

Erano molti gli scettici che etichettavano Vegas come una sconfitta in partenza, convinti del poco interesse verso il ghiaccio da parte dei potenziali nuovi tifosi.

Ma la nuova franchigia fin dall’inizio vuole stupire: per prima cosa tagliano “Las” dal nome, quindi scelgono di chiamarsi Golden Knights, un nome roboante e senza dubbio un po’ bizzarro. Insieme al nero, l’oro domina le divise ed i loghi del nuovo franchise, come si addice ad una città che del soldo fa il suo simbolo.

E nell’Expansion Draft, la franchigia assembla un roster decisamente particolare: i nomi che fanno rumore sono quelli di Marc-André Fleury, leggendario goalie dei Penguins di Crosby e Malkin, così come James Neal e David Perron, due ali che hanno già dimostrato un certo livello di abilità.

All’infuori di quei tre però molte scelte non entusiasmano, anche se qualche perla nascosta già si può intravedere: Jonathan Marchessault, in arrivo dai Panthers, aveva appena concluso una stagione con 30 goal all’attivo mentre Nate Schmidt per anni era stato etichettato come uno dei defenseman più abili nello skating.

In ogni modo, tutti si aspettano che Vegas venga martoriata nella Pacific dagli Oilers di McDavid, gli Sharks di Thornton e Pavelski ed i Kings di Kopitar e Doughty.

Ma questo non succede: Fleury è scatenato e gioca una stagione da Vezina, Schmidt si conferma ottimo blue-liner ma è Shea Theodore, giovane prospetto pescato proprio dai Kings, che subito dimostra un potenziale stellare. Accompagnati da solidi difensori two-way come Colin Miller e dal capitano Engelland, il core difensivo di Vegas non ha nulla da invidiare a molte franchigie più datate.

E poi la first line: non ci sono né Neal né Perron, che comunque non sfigurano, ma tre sorprese che infiammano i cuori degli spettatori.
A destra il già menzionato Marchessault, una piccola dinamo letale quando gli si lascia un po’ di spazio. A sinistra, l’ex Dallas Stars Reilly Smith, che convince con un playmaking preciso e creativo. E nel centro un forward svedese uscito dal nulla, “Wild Bill” William Karlsson, che per ora aveva giocato stralci di stagioni come checking center a Columbus.

Karlsson registra una stagione impressionante con una shooting percentage fuori da ogni previsione di 23.4 a comandare la lega, regalando goal su goal agli Knights (centra la rete per ben 43 volte).

La favola continua: i playoff arrivano ed arriva addirittura la chance di vincere la Stanley Cup nell’anno del debutto. I ragazzi di Gerard Gallant si trovano davanti ad un ultimo ostacolo: i Capitals della Macchina Sovietica, del numero 8 più famoso di sempre, Alex Ovechkin.

I cavalieri del deserto del Nevada lottano con tutte le loro forze, ma Ovi e Washington quella coppa la vogliono da troppo tempo, e non se la lasciano scappare. In ogni caso, Vegas fa spavento e tutti sono certi di rivedere il nero e oro in post-season anche negli anni a venire.

La fame dunque c’è e non da segno di poter estinguersi: anche se James Neal e David Perron lasciano, con Perron che sceglierà i Blues dove vincerà quella coppa che gli è scappata l’anno prima, gli Knights decidono di scommettere prepotentemente su due trade.

La prima è per lo scontento Max Pacioretty, che non vede prospettive a Montreal e che non simpatizza con la direzione presa da Marc Bergevin. A lui Vegas ci arriva dando agli Hubs il prospetto Nick Suzuki, centro scelto nel 2017 con il tredicesimo pick, che attualmente è di certo la prima scelta di coach Julien per guidare la first line dei franco-canadesi.

La seconda è per Mark Stone, unica stella rimasta ai Senators privi di Erik Karlsson ed in totale rebuild dopo il disastro dell’affare Duchene. Per lui, Vegas rinuncia ad Erik Brannstrom, Offensive D dalla Svezia etichettato, senza farlo apposta, come l’erede di quell’Erik che per tanto tempo ha illuminato il ghiaccio della franchigia di Ottawa.

Ma non finisce qui: Vegas scippa anche Paul Stastny ai Winnipeg Jets ad assembla, dietro la formidabile linea di William Karlsson, un trio da paura.

Le finali non arrivano però: Vegas esce al primo turno in una serie sanguigna con i San Jose Sharks che arriva ad un game 7 strabiliante. C’è un po’ di delusione, ma non ci si arrende: i giocatori sono tutti rimasti e sono pronti a provarci di nuovo, con un aiuto ulteriore in Robin Lehner, arrivato dopo una trade con i Blackhawks, che con Fleury forma un tandem da sogno.

Emergenza sanitaria a parte, Vegas ancora una volta arriva a pochi passi dalle Finals, soccombendo ai Dallas Stars di Benn, Seguin e Radulov in sei combattute partite.

Arriva quindi l’off-season e, dopo diversi commenti da parte della franchigia sul fatto che è forte la convinzione di avere un roster che possa vincere oggi e non domani, Vegas scambia di nuovo Stastny con i Jets e libera spazio salariale per accogliere Alex Pietrangelo, storico capitano dei Blues e free-agent più appetitoso, perlomeno sulla blue-line, che il 2020 ha da offrire.

Per molti, incluso il sottoscritto, un defenseman del calibro di Petro era il pezzo mancante per completare una squadra che parte tra le favorite per la Stanley Cup 2021.

Vegas sfoggia un gruppo completo: un tre volte campione e vincitore del Vezina Trophy, Fleury, farà coppia con un due volte finalista della gara al titolo di miglior portiere della lega, Lehner, dando agli Knights sicurezza ed esperienza.

In difesa, Pietrangelo guiderà un gruppo che vanta Theodore, pronto ad esplodere definitivamente (46 punti in 71 partite questa stagione, di cui 13 goal), diversi veterani come McPhee ed anche prospetti di grande potenziale come Zach Whitecloud ed il titanico Nicolas Hague.

E davanti, insieme a specialisti come Reeves e Carrier, rimane la first line più sconvolgente di sempre, quella di Wild Bill, di Smith e di Marchessault. Rimane un cecchino come Pacioretty e soprattutto un giocatore tutto-campo e geniale come Mark Stone. E a questo si aggiungono molti elementi che hanno ancora tanto da dire, come Stephenson, Roy e Glass.

Insomma, Vegas è la città dell’azzardo e la sua franchigia non poteva essere da meno. I Golden Knights hanno messo tutto sul piatto, e vanno All-In. Ora è solo questione di giocarsela fino alla fine.

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