I Lightning sconfiggono dei mai domi Stars 4-2 nelle Stanley Cup Finals e riportano a Tampa la coppa più ambita, chiudendo una maledizione decennale – e successiva alla rebuilding del primo trionfo (2003-04) – di un team costantemente elite, contender e ad un soffio dalla gloria, ma poi immancabilmente sopraffatto dal destino beffardo.
Tutto ciò è iniziato con Stamkos principale performer offensivo, proseguito ereditando i galloni da capitano dall’icona Lecavalier, e adesso concluso sollevando il trofeo, ironicamente da attore non protagonista, dato che il mito a casacca 91 si è di nuovo arreso agli infortuni, contribuendo in tutti i playoff solamente per 2.47 minuti nella serie terminale, siglando comunque il basilare 2-0 di gara 3!
Il gentleman Jon Cooper corona la lunga esperienza qui da head coach portando nell’olimpo la sua creatura più forte e concreta oltre che bella, dove una tecnica sopraffina da parte di tutte le linee sul ghiaccio si è abbinata a stazza e solidità mentale, come visto nel sesto incontro, dominato e pianificato aggredendo Dallas e imponendo il proprio playbook senza accusare l’antecedente beffa del doppio overtime!
La percentuale al 22.7 in PP ratifica qualità inarrivabile di ogni interprete, compresi Johnson e Gourde nella seconda unità, mentre la devastante top line Palat/Point/Kucherov è il segreto primordiale della vittoria, con Brayden consacratosi paritario all’illustre compagno russo ed MVP della serie assieme a Hedman, lui Conn Smythe winner e la cui sfida a distanza con Klingberg è stata gladiatoria!
Inoltre una velocità supersonica ha permesso molteplici reti a campo aperto, una stoica difesa, penalty kill aggressivo, palesando fra gli altri Sergachev, Cernak, Killorn e Cirelli arcigni mantenitori del risultato, e diminuendo il vecchio cruccio dei tiri subiti, concessi in esubero soltanto negli ultimi periodi se in vantaggio!
Tampa Bay presa singolarmente è un dream team, e la pausa Covid forse è stata come da noi previsto un toccasana per recuperare tossine e acciacchi, mettendosi poi in sesto nella volata finale.
Difatti la Bubble, partita nei qualifier in modo sorniona, ha avuto un’accelerata nel first round contro la bestia nera Columbus, giustiziere dei Lightning in un inimmaginabile sweep gli scorsi playoff e allenata da quella vecchia volpe e ben nota conoscenza Jon Tortorella.
Col senno di poi quel turno si è rivelato un vero e proprio crocevia per le ambizioni conclusive dei Bolts, che per avere la meglio di un gruppo magari poco qualitativo me ferocie e ben assestato ha avuto bisogno di ben 6 OT, sopravvivendo all’assenza del capitano e acquisendo in seguito una fiducia incontrollata nei propri mezzi, che ha permesso loro di dominare nel gioco Bruins e Islanders e di emigrare da Toronto a Edmonton per disputare il “grande ballo” da favoriti, stavolta senza deludere le attese.
Decisiva e preventivata la sicurezza concessa ai difensori da Vasilevskiy, di cui è superfluo parlare, incessante starter per tutte e 25 le partite e prodigioso in SV% (.923) e score (2.28), dinanzi il quale la combo all around creatasi ad inizio torneo Hedman/Shattenkirk – lui veterano e tra i migliori nel puck-moving – è ad oggi la numero 1 NHL, coadiuvata dalla costante vena di Sergachev, Cernak, McDonagh e Bogosian, splendente innesto da deadline a fianco di Blake Coleman e Barclay Goodrow, accoppiati a Yanni Gourde nella checking line più determinante della postseason!
La rete che ha chiuso i giochi di gara 6 e dell’anno 2019/20 esemplifica infatti le perfette scelte societarie da free agency e mid season di Julien BriseBois, erede di Yzerman, che hanno immesso esperienza e psiche vincente, quando il lavoro oscuro dalla neutral zone di Maroon, già campione a St. Louis, ha consentito a Coleman di sparare un fendente verso la gabbia dell’imbattibile Khudobin.
Nel vedere Tampa sollevare il trofeo abbiamo tirato un sospiro di sollievo: i Lightning di Stamkos non saranno la più forte squadra di sempre a non aver mai vinto la Stanley Cup, ma anzi l’hanno finalmente riportata nel posto dove è giusto che fosse!
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.