Dopo aver evidenziato chi, forse in singolo, in coppia o in una linea, prevediamo potrà finalmente sbocciare e diventare una stella nella Atlantic Division, ecco che spostiamo il nostro interesse sulla sponda di un altro oceano, quello Pacifico.
A catturare il nostro interesse sono soprattutto due coppie: la prima cerca un ritorno alla gloria in una Anaheim passata da eterna contendente a nuovo progetto da aggiornare e modernizzare, la seconda spera di riempire un vuoto gigantesco lasciata dai due gemelli del ghiaccio più famosi in assoluto in quel di Vancouver.
26 e 23, Ala Sinistra e Destra, Anaheim Ducks: Rickard Rakell e Ondrej Kase
Entrambi europei, entrambi destinati secondo molti ad essere le nuove stelle di una Anaheim in una fase di totale cambiamento, tanto nella filosofia quanto negli interpreti.
Corey Perry ha lasciato dopo anni di goal-scoring, Ryan Kesler è prossimo al ritiro e l’unica grande stella dell’era ormai conclusasi è Ryan Getzlaf che però si sta preparando a passare il testimone.
Coach Eakins è il prescelto per portare avanti questa rivoluzione: dopo i successi in AHL con i San Diego Gulls, Dallas Eakins tenterà di rifarsi dopo la sua prima, tetra esperienza come head coach di una franchigia NHL alla guida degli Edmonton Oilers pre-McDavid.
Rakell sta entrando nella sua “prime“, come amano definirla gli americani, ed è stato il trentesimo pick del draft 2011. Veloce, tecnico, completo offensivamente, Rakell è migliorato anno dopo anno prendendosi sempre di più la nomea di “next big thing” in casa Ducks.
L’anno scorso però uno stop improvviso della crescita: anche se il coach era rimasto lo stesso della sua stagione 2017-18 conclusa con 34 assist e 35 goal ed il talento intorno a lui era sensibilmente migliorato, Rickard fatica arrivando a concludere probabilmente la peggiore stagione della sua carriera.
Nel 2018-19 totalizza 43 punti in 69 partite e registra il peggior Corsi For ed il peggior plus/minus da quando gioca più di 20 partite in casacca nero-arancio. Insomma, una delusione per chi si aspettava che Rakell sostituisse in modo totale Perry che lascerà proprio al termine della disastrosa annata dello svedese.
Quale sia il motivo del calo di Rakell non è chiaro: Carlyle lo ha sempre fatto rendere bene e il cambio di coach non ha portato a grossi miglioramenti, ma forse quello che manca è stabilità e chimica ed uno stile più nelle corde di un giocatore che si sposa bene all’hockey moderno.
Per questo le aspettative dovrebbero tornare ad essere rosee: il trend è chiaro, Anaheim deve stravolgere la propria identità, integrando al suo gioco old-school di grinta e fisico anche alcune componenti moderne un po’ alla St. Louis per trovare il paragone. Rickard sicuramente è più adatto ad uno stile rapido e tecnico e si spera che, con un posto fisso in una first line probabilmente accompagnata da Getzlaf e Kase, possa finalmente ritrovare quella condizione che portava tutti ad etichettarlo come nuovo gioiello della corona e come virtuale top-scorer da 40 reti stagionali.
Insomma, l’assenza di turbolenze e grandi aspettative potrebbe fare molto bene ad un giocatore come Rakell che sta per entrare nel suo periodo di forma migliore, dando ad Anaheim una potenziale arma offensiva top nella lega se si dovesse riprendere. Molto dipende anche dal suo compagno nella first line, Ondrej Kase: la scorsa stagione il ceco gioca solo 30 partite con una produzione di 9 punti, poi deve concludere la sua stagione definitivamente per un legamento della spalla strappato.
Kase è una di quelle sorprese nascoste che ogni tanto saltano fuori: scelta numero 205 nel 2014, in realtà Ondrej era spesso incensato dagli scout europei ma la sua stazza ed il fatto che la Repubblica Ceca non sfornasse grandi talenti da un po’ ha fermato molti nel premere il grilletto.
Purtroppo però gli scout su una cosa ci avevano azzeccato: la solidità fisica di Kase è pessima e gli infortuni sono apparentemente l’unica cosa che lo fermano dal fare breccia definitivamente nell’élite del ghiaccio. Soltanto l’anno prima aveva sfiorato i 40 giocandone 66 prevalentemente nella bottom-six e per questo molti credevano che con più opportunità Kase potesse sfondare e diventare una stella.
Al contrario di Rakell, Kase gioca proprio a destra come ala, posizione che nella first line è stata occupata per anni da Perry. Con il divorzio tra Anaheim e Corey, il posto è libero ed ecco perché Kase se lo merita: si mette in mostra in AHL e migliora anno dopo anno in NHL anche considerando il fatto che la sua produzione aumenta pur giocando in un sistema molto difensivo come quello di Carlyle e soprattutto presenziando quasi sempre nelle due ultime linee.
Analizzando le statistiche, se Kase non fosse stato fermato da un infortunio che ne ha finito la stagione l’anno scorso, si prevedevano per lui 55 punti totali a fine corso: nessuno tra i Ducks ha superato i 50. Giusto come precisazione: Kase negli ultimi due anni totalizza la percentuale di shots-on-ice più alta di tutto il roster tra i giocatori con più di 800 minuti di gioco, battendo il secondo classificato Getzlaf 54.92 contro 50.7, e parliamo sempre e solo di 5-on-5 perchè la Power Play non la vede poi così tanto.
La presenza di Getzlaf mi ha “impedito” di trattare l’intera linea, in quanto il buon capitano è già una stella da un decennio, ma questi due dovrebbero finalmente fare fuoco e fiamme per i Ducks proprio in compagnia del veterano che rimane uno dei più creativi playmaker in circolazione. In una Anaheim sempre più green, Rakell e Kase dovranno anche prendersi un ruolo da leader dentro e fuori dal campo, soddisfando le aspettative di fan, staff e dirigenza. Se le cose vanno come dovrebbero aspettarsi più di 30 goal da entrambi non è un’illusione.
22 e 20, Ala Destra e Centro, Vancouver Canucks: Brock Boeser ed Elias Pettersson
Li chiamano i Glimmer Twins, perchè ti fanno brillare gli occhi, soprattutto se tifi Vancouver, e perchè devono andare a colmare quel vuoto lasciato da due gemelli che di storia in casa Canucks ne hanno fatta, e non poca. Sono entrambi stati finalisti per il Calder Trophy nei loro anni da rookie, ed uno dei due, Pettersson, lo ha pure vinto. Diciamola com’è: sono due giovani fenomeni che molte franchigie sarebbero contenti di avere per costruire una vera e propria dinastia vincente.
Il primo arriva due anni fa dopo un breve show-off e anni di grande hockey a North Dakota in NCAA. Si prende subito il cuore dei tifosi nell’ultima dei Sedin e se non fosse per un infortunio che lo tiene fuori le ultime 20, Brock Boeser quel Calder Trophy andato a Barzal forse l’avrebbe anche vinto.
L’americano è la scelta assoluta numero 23 nel 2015 e si presenta come un goalscorer potente con qualità da cecchino: supera i 50 punti nelle sue prime due stagioni da professionista, con più di 25 goal ciascuna considerato lo scarso talento e i problemi fisici che lo perseguitano.
Il secondo è il nuovo fenomeno della Svezia che ha sfornato anche quei gemelli per cui Vancouver ancora va pazza. Quinta assoluta nel 2017, Pettersson secondo molti sarebbe dovuto essere il first overall pick guardandosi indietro: si prende il titolo di MVP della SHL per poi debuttare in NHL, vincendo il Calder, partecipando all’All-Star game e deliziando un po’ tutti con mosse da brivido e uno snipe da veterano, superando anche lui i 25 goal e sfiorando i 40 sul lato assist.
Ma allora dov’è il problema? Perchè non abbiamo visto già una totale esplosione nella stagione di debutto di questi due futuri titani della lega? La risposta è semplice: scoring alternativo. Mese dopo mese la scorsa stagione, le difese delle altre franchigie si sono concentrate sempre di più su fermare ed ostacolare Pettersson e Boeser disinteressandosi di tutto il resto, portando la loro produzione a stallare. Pettersson in particolare, analizzando le sue statistiche, poteva inanellare una stagione da debutto simile a quelle di Crosby ed Ovechkin ma la mancanza di un vero threat al di fuori dei “Glimmer Twins” ha messo diversi bastoni tra le ruote ai due giovani fenomeni.
Ecco che fa il suo ingresso una free agency, ed una trade, che portano due veterani capaci di offrire un pericolo costante: Tanner Pearson e JT Miller. I due sono previsti come compagni di Bo Horvat sulla second line, un Horvat che è stato un po’ scalzato dal tifone Elias ma che in ogni caso rimane uno dei più giovani two-way center in circolazione capace di mettere in campo un gioco equilibrato e solido, soprattutto quando si tratta di difesa e face-off circle.
Con Horvat stabilmente nella second line e due giocatori capaci come Miller e Pearson, i pericoli iniziano a diventare più di uno. Aggiungi un giocatore collante come Michael Ferland alla first line dei due fenomeni e delle aspettative su un aumento della produzione di Gaudette e su una rebound season di veterani come Baertschi e Eriksson e le armi per mettere meno pressione a questi due ci sono tutte quante.
Pettersson e Boeser giocano insieme 5-on-5 nel 10% degli shift la scorsa stagione, un buon numero che però può e deve essere alzato. Oltretutto li giocano cambiando spesso terzo compagno, soprattutto alternandosi tra Leivo e Goldobin di cui Ferland è sicuro upgrade. Nella power-play, al contrario, sono insieme in ogni situazione e sono dunque già collaudati. Con l’innesto di Myers ed un ritorno alla forma di Alex Edler la power play di Vancouver è potenzialmente più pericolosa, e non scordiamoci di Quinn Hughes che potrebbe trovarsi spesso a giocare con questi due.
Per farci un’idea della loro chimica alla prima stagione di gioco insieme, analizziamo un po’ di “dati di coppia”: i due totalizzano, quando insieme, 27.7 chance di scoring per 60 minuti (SCF/60) e un goals for per 60 minuti (GF/60) di 5.1 con una shooting percentage di 17.5% (se separati, Pettersson è al 9.5% mentre Boeser al 7.5%).
Quando si analizza un dato per 60 minuti significa che, se i due giocano insieme per 60 minuti, genereranno 27.7 chance di scoring e segneranno loro stessi 5.1 goal. Se in una partita giocassero insieme per, ad esempio, 15 minuti (numero ragionevolissimo, forse anche basso) basterebbe dividere per quattro per ottenere la produzione esatta: 6.9 chance create e 1.3 goal segnati ogni 15 minuti.
Essenzialmente la garanzia di più di un punto a partita sulla coppia.
Paragoniamoli ad altre coppie top della lega: Dubois e Panarin dei Blue Jackets hanno un SCF/60 di 29.1 e un GF/60 di 4.3, mentre un duo molto più famoso e longevo come quello di Nicklas Backstrom e Alexander Ovechkin registra l’anno scorso un SCF/60 di 31.5 ed un GF/60 di 4.3.
La coppia in assoluto più paragonabile a loro la scorsa stagione sono stati Jack Eichel e Jeff Skinner: una SCF/60 di 26.9 ed un GF/60 esattamente uguale ai due Canuck, ovvero 5.1.
Insomma, c’è tanto da sperare e se veramente Vancouver riuscirà a supportare questi due giovani fenomeni con dello scoring secondario adeguato, è possibile che i due arrivino a produrre una stagione da superstar, arrivando ai 40 goal e passa per Boeser ed al punto a partita o più per Pettersson.
Vittima delle magie di Patrick Kane, mi innamoro dell’hockey su ghiaccio e dei Chicago Blackhawks negli anni d’oro delle tre Stanley Cup. Talmente estasiato dal disco da non poter fare a meno di scriverci a riguardo.
Recentemente folgorato dai Blue Genes di Toronto, e dal diamante in generale.