In questa nuova serie di post, dopo aver analizzato chi sono i nomi da tenere a mente in vista dei Training Camp, cerchiamo invece chi tra i già affermati membri dei roster delle varie franchigie avrà un’opportunità, per un motivo o per l’altro, di avere la classica “Breakout” season, ovvero quella stagione che ti permette di affermarti come una star per la tua squadra e per l’intera lega.
In quanto cercheremo di andare un po’ nel profondo nel rendimento e nelle situazioni riguardanti i singoli giocatori, divideremo gli articoli per division e a loro volta in più parti per poter mettere in luce i protagonisti selezionati dalla redazione.
In questa prima parte per l’Atlantic Division a prendersi la scena sono un giovane colosso russo ed uno speedster svedese ex superstar della AHL.
Defenseman, 21 Years Old, Tampa Bay Lightning: Mikhail Sergachev
Nono pick overall del draft 2016, Sergachev fu una scelta dei Montreal Canadiens poi protagonista di un trade che ha portato Jonathan Drouin in casa Habs e che, per l’appunto, ha portato il colosso russo tra le fila dei Lightning, attualmente la squadra più temuta della lega e casa dell’MVP in carica Nikita Kucherov. Mikhail attualmente ha concluso la sua seconda stagione “piena” in NHL, dopo uno stint di 9 games con Montreal, mantenendo una media vicina ai 40 punti alla conclusione della regular season: ciò che intriga di questo giocatore è la sua fisicità combinata ad un grande istinto offensivo, cosa non sempre facile da trovare in quanto sono sempre di più gli “undersized” Offensive Defenseman nel mold di Erik Karlsson.
Ora, il russo ha già avuto un ruolo da protagonista per Tampa ma decidiamo di metterlo tra i candidati per una Breakout season ed ovviamente la domanda naturale è: per quale motivo?
L’addio di Anton Stralman, che ha trovato nei Panthers la sua nuova casa, ed una voglia di cambiamento da parte di una Tampa delusa da una stagione da record sfociata in un’uscita umiliante al primo round dei playoff contro i Jackets, in uno scenario Davide contro Golia, sono le due cause della nostra decisione.
Jon Cooper non è soddisfatto di come abbia reso Victor Hedman dal punto di vista della produzione offensiva, sottotono nell’ultima stagione, forse per troppe responsabilità difensive e quindi l’idea: affiancare proprio Sergachev nel first pair al fenomeno svedese per un tandem ultra-offensivo con in realtà potenziale anche per diventare una coppia da shut-down.
Analizziamo infatti il gioco di Sergachev:
Ciò che spicca per questo giocatore è il fatto che, per statistiche registrate per più di 20 partite giocate, è il Defenseman dei Lightning con la più alta percentuale di Corsi For del roster di Tampa. Il Corsi For è una percentuale che indica quanto tempo la squadra passa nella offensive zone mentre il giocatore è in campo e Serghacev ne ha una media del 53% indicando che per più della metà del tempo i Lightning attaccano quando Mikhail è in campo.
Essenzialmente, Sergachev è il defenseman con più tempo passato nella offensive zone mentre è in campo e questo indica che sa portare il gioco verso la porta avversaria e sa anche farcelo rimanere. Altre statistiche confermano questo trend, in particolare il fatto che Sergachev abbia registrato il maggior numero di Entries oltre la blue-line avversaria di tutto il restante gruppo difensivo Bianco-Blu.
Sergachev è famoso per il suo slap shot “from the point”, spesso utilizzato come arma nella seconda power play unit, ed in generale come un big body che può dare grande contributo offensivo.
Se gli verrà dato il posto a fianco di uno dei blueliners migliori degli ultimi anni in Hedman sicuramente saprà trarne vantaggio, esponendosi anche più frequentemente alle top-two lines di Tampa. Il suo volume nello shooting così come la percentuale di shot in porta e di chance indirette create dal suo shooting sono statisticamente in pari con quelle proprio di Victor Hedman.
Con un average per game di Time on Ice di 16:02, Sergachev vedrebbe anche un aumento significativo sotto questo punto di vista avvicinandosi probabilmente ai numeri di Hedman e magari toccando i 20, cosa che porterebbe molte più opportunità dal punto di vista della produzione.
Il giovane D russo ha giocato la scorsa stagione principalmente in pairing con Coburn mentre Hedman solitamente vedeva Dan Girardi come il suo compagno principale. Se la coppia Cernak-McDonagh sembra essere confermata sia dai dati della regular season (sono il pair che ha giocato più tempo insieme) che da quelli dei playoffs, con l’addio di Stralman e Girardi in parabola discendente Sergachev sembra sempre più probabile come il compagno di pair di Hedman portando molta più esposizione e tempo di gioco.
Unica pecca?
Sergachev non è il miglior defensive defenseman a disposizione di Jon Cooper e dunque il pairing con Hedman potrebbe essere spezzato a causa di una propensione troppo offensiva dei due, difatti il motivo per cui, ad esempio, Hedman è stato spesso accoppiato con Girardi, il più classico dei defensive defenseman.
Sergachev dovrà lavorare molto sulla sua difficoltà nell’impedire entrate nella defensive zone così come dovrà eliminare una tendenza troppo spiccata a commettere turnover, ma offensivamente solo Hedman ha giocato bene quanto lui. Dato che probabilmente Tampa cerca dei cambiamenti dopo l’inaspettata uscita ai playoffs però il pair potrebbe rimanere ed in realtà Sergachev ha il reach e lo strapotere fisico per essere un grande shutdown D o perlomeno per diventare discreto anche dal punto di vista difensivo.
Se il pairing rimarrà tale per gran parte della stagione però è certo che Sergachev avrà l’opportunità di superare i suoi 40 punti totali di due stagioni fa, magari toccando doppia cifra per goal segnati se potrà godere più spesso della presenza di assistman eccezionali come Nikita Kucherov e lo stesso compagno di reparto Hedman. Da sottolineare poi la sua presenza fissa nella seconda power play unit, che vede in lui e McDonagh il pair difensivo e molto probabilmente il trio Killorn-Johson-Gourde.
Left Wing, 24 Years Old, Toronto Maple Leafs: Andreas Johnsson
È la scelta numero 202 assoluta del 2013, un seventh rounder certificato come gemma nascosta che Toronto ha trovato ed allevato tra le fila dei Toronto Marlies in AHL dove insieme al gemello Kasperi Kapanen ha vinto anche la Calder Cup l’anno scorso. Un prospetto che ha dovuto sudarsi tutte le opportunità ma che ha un innegabile talento che risalta sempre di più, il motivo per cui personalmente trovo il suo breakout più probabile rispetto a Kapanen è per questioni di depth così come per motivazioni che cerco di riportare e spiegare qui sotto.
Capace di arrivare al punto a partita nella sua ultima stagione in AHL, Johnsson può giocare su entrambi i lati pur prediligendo quello sinistro ed è tanto uno scorer quanto un assist-man, con un gioco completo e soprattutto moderno, molto veloce con uno skating di prim’ordine, tutte cose che lo sposano molto bene al progetto Maple Leafs del GM Kyle Dubas.
La sua presenza, combinata a quella del già menzionato finlandese, hanno addirittura portato a speculare riguardo una possibile rinuncia alla grana rinnovo Marner da parte di Toronto, mettendo in luce quanto Johnsson sia considerato dal management e dal coaching staff dei Maple Leafs.
Il trambusto causato dal rifiuto di William Nylander di rinnovare il suo contratto da RFA esploso l’anno scorso ha portato ad un reshuffling importante delle linee di Toronto che, tra le altre cose, hanno visto Kasperi Kapanen diventare il partner più proficuo di Auston Matthews.
Ancora più impatto però potrebbe averlo avuto Andreas Johnsson che, oltretutto, sembra confermato insieme a Nylander nella Matthews line per l’anno prossimo. Avere un centro come Auston nella tua linea già porta ad una grande produzione e, se Matthews e Nylander dovessero ritrovare la loro chimica di qualche tempo fa, Johnsson potrebbe ritrovarsi a produrre ben più dell’anno precedente.
Con 5 partite in meno, Johnsson ha totalizzato essenzialmente lo stesso numero di punti di Kapanen (43 contro 44) giocando però molto meno insieme a Matthews in quanto solitamente veniva preferito a lui Patrick Marleau, ora non più in casa Maple Leafs. Oltretutto, Johnsson dovrebbe essere costantemente in una linea che dovrebbe garantirgli più time on ice di quello ricevuto questa ultima stagione, circa 12 minuti a partita, mentre Kapanen e Marleau arrivavano tranquillamente a più di 14 minuti per partita.
Mettiamo un po’ più di contesto: in 22 anni di registrazioni delle statistiche solo tre giocatori sono arrivati a 0.58 punti per game con meno di 13 minuti per partita sul ghiaccio: Ryan Getzlaf, Alexander Radulov e Pierre Turgeon.
Il quarto è stato proprio Johnsson e, se il suo TOI aumenterà anche solo di un paio di minuti, la sua media punti molto probabilmente potrebbe innalzarsi. Analizzando il suo primo anno di carriera ed il suo percorso generale tra draft e anni in AHL sono due i giocatori che più saltano all’occhio in termine di similitudine: Brad Marchand, un candidato ad MVP quest’ultima stagione, e Kyle Palmieri, reduce da un paio di stagioni da stella per i Devils. Insomma, la compagnia che le statistiche suggeriscono per Johnsson fanno pensare che il ragazzo abbia potenziale e abbinarlo con Matthews e Nylander potrebbe farlo definitivamente esplodere.
Ovviamente poi Johnsson, se dovesse rimanere nella second line, potrebbe anche trovare esposizione nella prima power play unit quando, al contrario, l’anno precedente a occupare il suo posto era solitamente Nazem Kadri che ha lasciato nel trade per Tyson Barrie: per il totale del power play time dei Leafs passato l’anno scorso nel 36.1 % abbiamo visto in campo Matthews-Tavares-Marner-Kadri-Rielly come unità mentre Johsson ha visto la first unit per l’8.4 % e la second unit per il 7.7%.
Con Kadri e Marleau fuori e con la situazione Marner ancora in bilico, sicuramente anche la presenza in Power Play del ragazzo svedese aumenterà vertiginosamente e con la gente che si trova intorno direi che qualche assist e goal in più glielo possiamo dare. Con un posto fisso nella second line e nella first unit, 60 punti non sono per niente un miraggio.
Vittima delle magie di Patrick Kane, mi innamoro dell’hockey su ghiaccio e dei Chicago Blackhawks negli anni d’oro delle tre Stanley Cup. Talmente estasiato dal disco da non poter fare a meno di scriverci a riguardo.
Recentemente folgorato dai Blue Genes di Toronto, e dal diamante in generale.