Parlare dei trionfatori in carica equivale a celebrare il loro capitano, un fuoriclasse senza tempo troppo spesso messo in discussione per una mentalità non vincente. Alex Ovechkin sta invece dimostrando di poter stare tra i più grandi di sempre più che per quello espresso nella scorsa stagione per come sta affrontando quella attutale.
Trainandosi appresso i suoi compagni ha riversato sin dall’opening day la caratteristica ferocia e aggressività che unita alla celebre classe cristallina ne fa un trascinatore sopraffino, similitudine presente ad altre mitiche ali del passato come Gordie Howe e Maurice Richard.
La sbornia post Stanley Cup c’è stata eccome, lo abbiamo visto per tutta l’estate con numerosi siparietti, selfie alcolici e festeggiamenti in altri stadi (Nationals MLB), ma dal 4 Ottobre in poi il fenomeno ex Dinamo è ripartito da dove aveva lasciato: così fanno solo i campioni.
Non ci soffermeremo a raccontare le decine di record battuti e primati raggiunti in carriera ma ci limitiamo a ricordare come sia divenuto il top scorer russo avanti a Sergei Fedorov nonostante 193 partite in meno e che per i 1200 punti ottenuti un paio di settimane fa è diventato il secondo giocatore con più gol della storia (653) dietro a Brett Hull (656).
Il campionato come sappiamo è iniziato senza Barry Trotz, sostituito al timone di comando da Todd Reirden, alla sua prima esperienza da capo allenatore. Uno stravolgimento non sostanziale e probabilmente preventivato dato che il 47enne di Deerfield aveva vissuto da assistente del vecchio coach la sua precedente esperienza nella capitale.
Al nocciolo duro che ha creato un’epoca da queste parti si è deciso di non affiancare nessuno dando (ovviamente) continuità a un gruppo vittorioso aspettando la mid season per apporre qualche modifica.
L’ex nemico Carl Hagelin si è infatti da poco unito ad Ovi e soci. Un’aggiunta di valore e maturità molto utile immaginiamo nelle partite che in futuro conteranno di più. A 30 anni e UFA dal 1 Luglio si è perciò spostato dai derelitti Kings dopo aver vinto due Stanley Cup a Pittsburgh, condite da 27 gol e 56 assist in 195 partite. Dolci le parole del suo ex capitano in Pennsylvania che ne ha parlato come di un grandissimo compagno da spogliatoio, eccelso nel penalty kill e formidabile nell’accrescere il proprio livello nelle sfide da playoff. Per arrivare a lui una terza round pick al Draft 2019 più una sesta scelta condizionata a quello del 2020.
Gli unici due addii di inizio stagione sono stati quelli di Jay Beagle e Philipp Grubauer, per il resto i rinnovi dei free agent di lusso si sono dimostrati legittimi visto che John Carlson (64M complessivi) si sta confermando un campione immenso sia nella DL1 che nella prima unità da power play e ad un passo dal superare il suo best score di 15 gol e 53 assist.
Il compagno di coppia Michal Kempny, left defensive, ne ha ottenuti 10 di milioni per quattro anni e sta ripagando la fiducia disputando il suo miglior campionato. Sempre nella D-zone il super veterano Brooks Orpik, divenuto unrestricted free agent e siglato a 1M, completa il gruppo a protezione di Holtby coi noti Niskanen, Orlov e Nick Jensen, preso a metà stagione da Detroit al posto di Madison Bowey.
Scelte azzeccate visto il rendimento elevato ed abituale di tutto il roster rimasto appunto invariato (a parte Devante Smith Pelly in waivers) con linee d’attacco al solito tecniche, qualitative ma anche aggressive e ricche di stazza potente con gente del calibro di Ovechkin, Backstrom, Kuznetsov, Oshie, Vrana, Connolly, Wilson, Eller e Burakovsky; il tutto fino ad inverno inoltrato.
Poi all’improvviso un senso di affanno, appagamento ma soprattutto mancanza di ferocia e fisicità hanno comportato una flessione inaspettata a metà Gennaio, con ben sette sconfitte filate (compreso lo shutout dell’ex Trotz), l’assenza di qualunque resistenza difensiva, più di cinque reti e 34 tiri subiti per game con Holtby a performare sotto le sue possibilità, lui che è divenuto il secondo portiere più veloce di sempre a raggiungere le 250 Win (su 409 match) dietro solo a Ken Dryden (381)!!
A causa di ciò i rivali della Metropolitan ne hanno approfittato per ridurre le distanze su quello che sembrava un raggruppamento anche quest’anno chiuso nei pronostici ma che invece vede ancora oggi i ragazzi di Reirden lottare per l’importantissima prima piazza testa a testa con gli Isles, stando sempre attenti a qualche altro scatto inatteso (Pittsburgh su tutti)!
In questa fase down l’incubo di una crisi infinita ha pervaso tutti, specialmente per il modo con cui si affrontavano i match, con le linee d’attacco praticamente assenti nel ripiegare, i difensori a concedere facili occasioni nello slot per errori individuali e i propri portieri con percentuali di salvataggio sotto a .800!! La pausa All Star si è rivelata una manna dal cielo per i campioni che hanno poi ricarburato energia e ritrovato le giuste tossine per riprendere la retta via.
Trovare delle cause di una simile debacle è impossibile, quel che è certo è che l’adrenalina in casa Washington probabilmente non si è mai interrotta dal doppio overtime col quale sopravvissero ai Blue Jackets nello scorso primo turno di playoff.
Da lì infatti una consapevolezza della propria forza mentale ha pervaso tutti i giocatori a roster, coi leader carismatici e bandiere Ovechkin, Carlson, Backstrom e Kuznetsov a coinvolgere anche gli altri verso un’impresa titanica che ha scrollato loro di dosso la nomina di perdenti di lusso, una brutta abitudine di tutti gli sport professionistici.
Facciamo questa riflessione per giustificare i momenti di stanca e flessione di questo campionato che i Caps a nostro avviso hanno iniziato al massimo delle loro possibilità, forti della coppa più bella fresca in bacheca, sprintando e giocando sopra media proprio per l’enorme impeto accumulato e la voglia immediata di ripetersi, un’arte riuscita in passato a pochi esponenti. Per questo hanno forse pagato pegno ritrovandosi nella mid season senza benzina.
Il nuovo coach, non dimentichiamolo, ha inoltre dovuto affrontare una serie di ostacoli come la sospensione di 20 partite – poi ridotta – a Tom Wilson (out pure per concussion vicino Natale), odiato e scorretto quanto vogliamo, ma basilare nelle prime tre linee a portare peso e potenza ai più tecnici colleghi, infortuni prolungati in difesa a Orpik e Djoos e quelli simultanei a Kuznetsov, Oshie e Holtby (due volte) che forse ne hanno abbassato il rendimento.
Su questo punto ci permettiamo di criticare la dirigenza per non aver dato un’occasione a Ilya Samsonov scelto nell’Entry Draft 2015 e che ha passato tre anni in KHL col Metallurg Magnitogorsk e poi parcheggiato agli Herchey Bears: sarebbe potuto essere più utile di Phoenix Copley! Sempre dalla AHL nel periodo incriminato e con molti titolari ai box si era preventivato di richiamare anche Nathan Walker e Shane Gersich. Gli stessi Kempny, Boyd, Carlson (Ottobre e Novembre) e Niskanen (Dicembre) hanno sovente marcato visita.
Oggi il team è uscito fuori con carattere da una situazione veramente complicata ricominciando a vincere e convincere riprendendosi la parte alta della Division, avanti agli Isles e coi Pens in pericolosa rimonta. In attacco si procede spediti come sempre col 6°/7° posto per gol fatti (3.40) ad altissima percentuale realizzativa visti i soli 30 tiri a partita, idem negli special team in superiorità numerica.
In difesa, come detto in precedenza, le assenze prolungate hanno comportato dei momenti di vero e puro disagio a protezione del goalie e le statistiche sono lì a dimostrarlo con la 20° posizione nei gol subiti e la 25° in penalty kill.
Quel che adesso da fiducia è la casella relativamente vuota nella lista infortunati coi leader carismatici tutti concentrati e in forma fisica e mentale per lo sprint decisivo che nel migliore dei casi porterebbe l’ennesima conquista della Metropolitan e l’inizio della postseason con armi cariche.
Il dominio di Tampa – record di 54 win annuali superato – preoccupa non poco da queste parti anche se regular season e playoff sono due sport diversi; il modo con cui Stamkos e soci asfaltano chiunque, compresi i campioni in carica sabato notte prima di sconfiggerli ancora giovedì in uno splendido match finito in overtime, mette però i Lightning sullo step più alto rispetto a tutti i contendenti, Capitals compresi: sono loro i netti favoriti!!
Quello su cui scommettiamo è che gli occhi della tigre di Alexander the Great sono pronti a sbranare chiunque da Aprile in poi, portandosi dietro, da leader vincente quale è, tutto il proprio branco.
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.