“Il successo non viene solo con la vittoria, ma talvolta anche già col voler vincere.”

Con una citazione di Friedrich Nietzsche rendiamo onore alla grandissima cavalcata messa in atto dai Pittsburgh Penguins in questi playoff, disputati con cuore, grinta e tenacia, mai domi e sempre rinati nel momento in cui venivano dati per morti.

La voglia di vincere di Pittsburgh ha fatto la differenza in questa stagione: se nella scorsa annata la formazione allenata da coach Mike Sullivan arrivava alla post season lanciatissima dopo una clamorosa rimonta compiuta da gennaio in poi ed in uno stato di forma devastante ecco che quest’anno, la franchigia capitanata dal miglior giocatore al mondo, Sidney Crosby, ha lottato con tutte le armi a propria disposizione per conquistare la quinta Stanley Cup della storia, la seconda consecutiva, che di fatto li rende la prima squadra nell’era del Salary Cap a raggiungere questo meraviglioso traguardo.

Inoltre era dal lontano 1997-1998 che una formazione non vinceva per due anni consecutivi la Stanley Cup, gli ultimi a riuscirci furono i Detroit Red Wings.

La strada dei Penguins verso la conquista della Coppa più bella del reame ve la racconteremo prossimamente in un ampio focus la cui data di uscita è prevista per venerdì mattina (giusto per rendervi un po’ meno amaro il primo weekend senza hockey da ottobre ad oggi…!), quest’oggi ci soffermiamo sulla gara che ha chiuso la stagione NHL.


GARA 6: Hornqvist cuore ingrato!

Pittsburgh Penguins @ Nashville Predators 2-0

Patric Hornqvist, 230esima scelta di Nashville al Draft del 2005, punisce la sua ex squadra ad 1 minuto e 35 secondi dal termine dei tempi regolamentari, regalando il back to back ai Penguins

Gara 6, per Nashville significa vincere o morire, per Pittsburgh gloria od occasione mancata, forse solo rinviata (eventuale gara 7 da disputare in casa).

La Bridgestone Arena come sempre ribolle di entusiasmo nonostante la sonora sconfitta subita dai propri beniamini sul ghiaccio nemico solamente 3 giorni prima, un 6-0 che di fatto ha riportato con i piedi per terra la formazione allenata da coach Laviolette dopo le due fantastiche prestazioni casalinghe di gara 3 e 4 e li ha portati sull’orlo del baratro, spalle al muro di fronte ad un avversario che ha tutte le intenzioni di voler chiudere immediatamente la pratica.

La partenza ne è una prova, pronti via e Guentzel crea subito un’occasione da goal sfruttando uno scivolone di Ellis su un ghiaccio tutt’altro che in perfette condizioni dell’Arena, Rinne risponde presente a differenza di quanto fatto vedere in gara 5.

Le squadre partono a viso aperto e dopo pochi secondi arriva anche la prima parata di Matt Murray, la conclusione dalla distanza di Subban però è semplice da respingere per il rookie estremo difensore di Pittsburgh.

Si va senza sosta da destra a sinistra e da sinistra a destra, Malkin scatta, tira, il guanto di Rinne para agevolmente, il tutto nel solo primo minuto di gioco.

Passano altri 60 secondi e Cullen assiste in maniera geniale Kunitz, il tap in del veterano dei Penguins trova sulla sua strada però il gambale di un attentissimo Rinne a fermare la conclusione destinata ad infilarsi in rete; la gara è bellissima, il pubblico assiste senza nemmeno sedersi nei propri seggiolini trepidante in attesa di un goal, l’occasione arriva sulla stecca di Josi, ripartenza velocissima di Fisher e Wilson, disco per l’accorrente difensore svizzero che tira da posizione defilata impensierendo Murray.

Pittsburgh non sta a guardare, Guentzel da un angolo impossibile prova il goal dell’anno, Rinne è bravo a parare col petto chiudendo lo specchio della porta come meglio non potrebbe.

Alla prima pausa pubblicitaria si arriva dopo un’altra conclusione, stavolta da posizione improba ci prova Forsberg, Murray dice ancora di no. L’Arena provoca il goalie di Pittsburgh con i soliti canti divenuti famosi nelle due opache prestazioni fornite dal giovane portiere dei Penguins in gara 3 e 4, questa volta si rifarà con gli interessi.

Nella parte centrale del primo periodo le squadre rallentano e nonostante Nashville abbia due minuti da poter disputare in superiorità numerica sarà Conor Sheary il primo ad avere una nuova occasione da goal: imbeccato dal solito Guentzel il #43 di Pittsburgh colpisce di prima verso Rinne, abile a ribattere la conclusione con i gambali permettendo al risultato di rimanere sullo 0-0.

Prima del termine del primo periodo sale in cattedra Matt Murray, doppio intervento decisivo su Fisher prima e sul tap in di James Neal poi che ha la sfortuna di trovarsi sulla stecca un disco ballerino che viene colpito solamente di striscio permettendo la parata d’istinto al goalie avversario. Le luci del palcoscenico sono tutte per i rispettivi goalie, Rinne para su incursione solitaria di Hornqvist, mentre Ellis blocca la successiva conclusione di Hagelin chiudendo di fatto le emozioni di un intenso primo parziale.

Si riparte ed è subito Nashville, Colton Sissons cattura un rebound concesso da Murray su conclusione di Forsberg, tap in facile facile e Predators in vantaggio. Anzi no! Un clamoroso abbaglio del referee posizionato di fianco alla gabbia difesa da Murray fischia anticipatamente rendendo inutile il prosieguo di un’azione che doveva essere lasciata proseguire. Svista colossale. Il pubblico protesta, giustamente. Laviolette sbraita, giustamente. Pittsburgh più che fortunata in quest’occasione.

L’arbitro fischia credendo che il puck sia in possesso di Murray. Errore clamoroso e goal ingiustamente tolto a Nashville (Sissons appoggerà facilmente in rete il disco). Qualcosa che inevitabilmente farà discutere.

La gara diventa anche di nervi, Sheary sgambetta Jarnkrok e manda nuovamente in powerplay i padroni di casa, ma quest’oggi il disco in superiorità numerica circola male ed il penalty kill di Pittsburgh ne esce ancora vittorioso senza concedere nemmeno un tiro verso la porta difesa da Murray.

Crosby poco dopo sale in cattedra, apertura per Hagelin, disco che lo svedese gioca bene e lascia al capitano che di polso sfodera un gran tiro sul quale Rinne si deve superare.

Sembra che il vantaggio da parte di una delle due formazioni possa maturare da un momento all’altro; l’occasione giusta arriva sulla stecca del solito Sissons, con Pittsburgh che compie un cambio di linea agghiacciante mandando di fatto in un uno contro uno il #10 di Nashville, Murray però para miracolosamente stoppando l’urlo di gioia dei 18000 tifosi impazziti sugli spalti.

Passano altri due minuti e Neal serve ad Arvidsson un disco che il #38 dovrebbe sparare verso la porta di Murray a botta sicura, ma purtroppo per i Predators il ghiaccio di casa è ancora una volta nemico, ed il disco anzichè arrivare pulito nella stecca dello svedese si alza all’ultimo istante rendendo il tiro sporco e facile preda del goalie dei Penguins.

Nashville preme, Pittsburgh riparte velocemente in un 3 contro due gestito da Maatta e Crosby, apertura del capitano sontuosa per Guentzel, tiro a botta sicura respinto però da uno stoico Ellis.

Nashville preme dicevamo, preme fortissimo verso la fine del periodo costringendo coach Sullivan a giocarsi il time out dopo un paio di icing di troppo registrati dalla linea Malkin/Kessel, poco appariscente in questa gara e nettamente in difficoltà contro la velocità di Forsberg, Wilson e Sissons.

Anche il secondo periodo termina a reti inviolate, si deciderà tutto dunque negli ultimi (?) venti minuti di gioco.

La prima opportunità del terzo parziale arriva dalla stecca di Hainsey che dalla blu fa partire una botta che trova pronto alla risposta un sontuoso Rinne, disturbato dallo screen di Hornqvist.

Succede di tutto, Forsberg colpisce una traversa da posizione defilatissima a Murray battuto, Sissons devia una conclusione di Ekholm rendendo il tiro imprevedibile sul quale però il goalie di Pittsburgh risponde presente.

Che spettacolo l’NHL, che spettacolo questa gara 6!

Passano un paio di minuti ed è Cole ad avere l’occasione del vantaggio, ma su apertura del solito Crosby il difensore di Pittsburgh tira debolmente permettendo a Rinne una facile parata col guantone.

L’occasionissima per Nashville arriva a metà del terzo periodo, prima Maatta (ingenua interferenza su Arvidsson), poi Daley (scorrettezza ai danni di Ellis) lasciano i Penguins in 3 contro 5 per 35 secondi e 3 minuti e 25 in 4 contro 5; sale in cattedra Matt Murray con due interventi decisivi su Josi e Fisher nella stessa occasione, prima con la pinza, poi a chiudere lo specchio con tutto il corpo disteso nel ghiaccio.

La Bridgestone Arena è una bolgia, sente il profumo di vittoria, Pittsburgh sembra alle corde, Ekholm ci prova dalla blu ma Murray con il gambale dice di no, prima di parare il successivo rebound leggero di Arvidsson che non riesce a dare forza alla conclusione.

Il powerplay non porta al goal del tanto sospirato vantaggio ed i Penguins escono da una situazione assai difficile ancora “vittoriosi”; a 6 giri di orologio dal possibile overtime Colton Sissons ha sulla stecca il puck del vantaggio, tiro di prima a botta sicura su assist di Forsberg, Murray è battuto ma il palo alla sua sinistra dice di no al centro di Nashville, uomo più pericoloso della sua squadra durante l’intera serie.

E’ un segnale.

La dea bendata in questa notte del Tennessee ha baciato in fronte i campioni in carica.

Ecco così che quando tutto sembra pronto per un finale al cardiopalma da vivere ai supplementari, Ellis sbaglia un retropassaggio nel quale si butta Kunitz, il veterano con 3 Stanley Cup in bacheca apre per Schultz, botta di prima del difensore diretta verso la porta di Rinne, disco che termina fuori dai pali, sbatte sulla balaustra, si appoggia sulla rete dietro la gabbia prima di essere spinto dalla stecca di Patric Hornqvist beffardamente addosso alla schiena di Rinne che permette al disco di entrare in porta. 1-0 Penguins ad 1 minuto e 35 dal termine. Goal di astuzia siglato da colui che nel 2005 (anno della prima scelta al Draft di nome Sidney Crosby) fu selezionato come 230esimo proprio da Nashville. Il destino a volte è atroce.

Laviolette chiama un coaching’s challenge che profuma di disperazione; l’interferenza su Rinne ovviamente non c’è e la panchina di Pittsburgh festeggia unita in un grandissimo abbraccio.

Il goal arriva troppo tardi per sperare in una rimonta da parte dei Predators, che nonostante l’uomo in più non generano nulla dalle parti di Murray ed anzi, concedono gloria anche a Carl Hagelin che in empty net sigilla la vittoria mettendo in cassaforte il risultato, gara 6 e di conseguenza serie e conquista della Stanley Cup 2017!

Capitan Sidney Crosby alza la terza Stanley Cup della sua carriera, la quinta per la franchigia di Pittsburgh, la seconda consecutiva

Per i Penguins è la quinta Stanley Cup della loro storia, tutte le vittorie decisive sono state conquistate in trasferta, dettaglio davvero particolare e degno di nota.

Sidney Crosby così come Mario Lemieux fece nelle stagioni 1991 e 1992 alza la Stanley Cup dopo aver conquistato anche il Conn Smythe Trophy, meritato o meno che sia questo trofeo (a voi le soggettive opinioni), il capitano dei Penguins entra di diritto fra le leggende di questo meraviglioso campionato e di questo sensazionale sport qual’è l’hockey su ghiaccio.

I tifosi di casa lasciano l’Arena con l’amaro in bocca ma con la consapevolezza di aver messo a dura prova i campioni in carica, mettendoli sotto sul piano del gioco in almeno 3 gare, 2 chiuse con delle meritate e roboanti vittorie, una con una sconfitta che grida vendetta (gara 1).

I tifosi dei Pittsburgh Penguins potranno invece godere di un altro anno di enorme felicità, Crosby, Malkin & Co. infatti hanno compiuto qualcosa di straordinario che resterà nella storia della NHL.

Per il resoconto di gara 6 e della finale di Stanley Cup è davvero tutto.

A presto per “La marcia dei Pinguini”, articolo interamente dedicato ai Pittsburgh Penguins capaci di compiere un clamoroso back to back, il primo nell’era del Salary Cap.


#IsItOctoberYet

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