“Incominciai anche a capire che i dolori, le delusioni e la malinconia non sono fatti per renderci scontenti e toglierci valore e dignità, ma per maturarci”.
Con una frase tratta da “Peter Camenzind”, primo romanzo scritto da Herman Hesse nel lontano 1904, vi introduciamo alla serie playoff disputata fra Edmonton Oilers e San Jose Sharks, conclusa nella notte italiana con la vittoria a domicilio della franchigia canadese per 3-1.
I dolori, le delusioni e la malinconia degli ultimi 11 anni della gente di Edmonton sono ufficialmente dimenticati in questi giorni per merito di una squadra formata da ragazzi terribili che hanno letteralmente bruciato le tappe e che ora si lanceranno alla sfida contro i più quotati Anaheim Ducks, in quella che sarà la semifinale fra le due squadre che hanno concluso con più punti di tutte la stagione regolare fra le quattro sopravvissute al primo sorprendente round di playoff nella zona ovest.
Capitan Connor McDavid non ha usato giri di parole alle interviste post partita dichiarando molto chiaramente che gli Oilers puntano in alto e da subito: “Penso che siamo molto più maturi di quanto voi vi aspettavate, credo che lo abbiamo dimostrato in questa serie, specialmente stasera, eliminando la squadra che lo scorso anno è arrivata in finale di Stanley Cup”.
Per parlare di lei è ancora presto, troppo presto, dunque oggi soffermiamoci a ciò che è accaduto nelle ultime 3 sfide fra Edmonton e San Jose, visto che le prime 3 gare ve le avevamo raccontate qualche giorno fa.
GARA 6: Orrori difensivi che costano caro…
Edmonton Oilers @ San Jose Sharks 3-1
Si arriva a gara 6 con le formazioni che hanno il morale opposto rispetto alla precedente sfida: i San Jose Sharks infatti sono spalle al muro, obbligati a vincere per allungare la serie, mentre gli Edmonton Oilers con la responsabilità di avere fra le mani il primo di due match point da poter sfruttare senza rischiare relativamente troppo.
E’ questo il motivo che attanaglia le due squadre in un primo periodo davvero brutto ed avaro di emozioni, coach McLellan a fine gara dirà chiaramente che quelli di inizio partita non erano i suoi Oilers, ansiosi ed intimoriti, scesi inizialmente sul ghiaccio quasi con paura di vincere; l’unica reale opportunità di goal capita sulla stecca di Melker Karlsson, l’eroe di gara 1 però si fa stoppare il tiro a botta sicura da Cam Talbot, goalie che anche in questa post season continua a dimostrare tutto il suo valore.
Il periodo che decide sostanzialmente gara e successivamente serie è il secondo: San Jose spinge da subito, schiacciando gli Oilers nella loro zona, sfortunatamente però di fronte si trovano dei giocatori molto rapidi e tecnici che ad ogni minimo errore ti puniscono; Vlasic e Braun, autentici dominatori del reparto arretrato degli Sharks nella passata edizione dei playoff, in proiezione offensiva si ritrovano troppo distanti fra loro quando un puck scagliato dalla blu proprio dal #61 viene bloccato da Klefbom per poi finire nella stecca di Adam Larsson, il giovane difensore di Edmonton capisce che è il momento giusto per tagliare il ghiaccio con ciò che nel calcio viene denominato “passaggio filtrante” e lanciare Leon Draisaitl in un uno contro uno versus Martin Jones: il centro tedesco finalmente trova il primo goal assoluto in carriera ai playoff con un tiro di polso che si infila fra i gambali del goalie.
Il pubblico che riempie il SAP Center non ha nemmeno il tempo di innervosirsi per questa prima marcatura che meno di un minuto dopo Paul Martin manca completamente il controllo del disco sul retropassaggio di Tierney e lancia fortuitamente il secondo contrattacco in solitaria per un giocatore di Edmonton, questa volta tocca ad Anton Slepyshev, giocatore che normalmente “fa legna” in quarta linea, ma che stavolta diventa l’eroe della propria squadra battendo Jones e portando gli Oilers al doppio vantaggio dopo soli 2 minuti di gioco della ripresa.
Gli Sharks sembrano storditi, provano ad attaccare ma vengono spesso e volentieri respinti dalla difesa di Edmonton che concede poco allo spettacolo ma bada al sodo, ossia a mantenere il doppio fondamentale vantaggio.
Patrick Marleau però ha qualità sopra al normale e dopo aver superato il suo diretto marcatore con uno splendido movimento si porta a tu per tu con Talbot, il goalie compie quel salvataggio che come si suol dire vale come un goal: con la pinza devia di quel tanto che basta la conclusione in backhand del 37enne attaccante di San Jose facendo terminare il puck fuori dallo specchio della porta compiendo quello che sarà l’unico vero miracolo della serata.
Dove non arriva Talbot a difendere il doppio vantaggio per Edmonton ci pensa il palo, per l’esattezza quello destro, colpito dal giovane rookie Marcus Sorensen a porta spalancata dopo aver catturato un rebound di fronte la gabbia ed aver scagliato con rabbia il puck senza fare i conti con la dea bendata che stavolta (e non solo) baciava in fronte gli avversari.
Il tempo vola via in fretta e si arriva così agli ultimi 20 minuti, che diventeranno gli ultimi della stagione per i californiani.
San Jose attacca con tutti gli elementi della line up: Brent Burns, assente ingiustificato di questa post season, prova a scaldare il guantone di Talbot che risponde come sempre presente; Jannik Hansen invece fa capire perchè non è entrato nei cuori dei suoi tifosi dopo il suo arrivo alla Trade Deadline, a porta spalancata il danese cicca malamente il disco facendolo finire clamorosamente fuori tramutando il possibile boato di speranza dell’Arena in un boato di stupore e rabbia.
La speranza arriva a 8 giri di lancette dal termine, quando il solito Patrick Marleau sfrutta il bel lavoro compiuto dietro la gabbia da Joonas Donskoi e Logan Couture, battendo Talbot facilmente e trovando il modo di riaccendere quella fiammella che andava lentamente spegnendosi.
La tensione si fa sentire sulle gambe e sulla mente degli Oilers, che cercando di contenere le avanzate nemiche usando anche un buon forechecking offensivo non si accorgono di entrare sul ghiaccio in 6, “too many men” e canonici 2 minuti di penalità fischiati che hanno il profumo di sentenza (ma rimarrà solo tale).
Coach DeBoer fa scendere sul ghiaccio tutta l’artiglieria pesante in quei due minuti che sanno di “ultima spiaggia”; disco che rimane in zona offensiva costantemente ed occasione che arriva sulla stecca di Joe Pavelski, capitan America non perde nemmeno una frazione di secondo per colpire a rete in backhand, il tiro è sontuoso, Cam Talbot battuto, goal? No, traversa, palo e poi fuori fra l’incredulità generale. Questa è la reale sentenza.
Gli Sharks non hanno più le forze di cercare il pareggio ed a pochi attimi dal suono della sirena in empty net Connor McDavid scrive il suo nome nel tabellino dei marcatori mettendo ufficialmente la parola fine alla sfida ed alla serie.
Edmonton avanza, San Jose esce nonostante abbia segnato 2 goal in più nelle 6 gare rispetto vincitori. Strano no? Fra poco capirete il perchè…
GARA 4: Touchdown Sharks!
Edmonton Oilers @ San Jose Sharks 0-7
Si arriva alla quarta gara fra le due franchigie dopo i due shutout messi a segno da Cam Talbot che di fatto hanno ribaltato la serie.
Ciò che vedremo in questa partita è vietato ai minori di 18 anni, sia hockeisticamente che stilisticamente parlando.
Passano solo 15 secondi e San Jose fa capire a Talbot che stavolta non sarà la sua serata: Braun scaglia un tiro dalla blu che Joe Pavelski devia facendolo diventare imparabile, specialmente dopo che il puck colpisce il ghiaccio prima di finire la sua corsa a fil di palo facendo esplodere il SAP Center.
E’ un assedio, gli Oilers non scendono proprio sul ghiaccio e sembrano in bambola di fronte alle avanzate degli Sharks che dopo 4 minuti di gioco sfiorano il 2-0 con Donskoi prima e sul successivo rebound di Hertl nei quali Talbot si supera.
Anzichè darsi forza dopo queste parate che potevano cambiare il “momentum” Edmonton si rassegna ancor di più disputando da quel momento la peggior partita mai vista in tutta la stagione (così dirà a fine gara coach McLellan).
Al decimo di gioco in powerplay Pavelski e Burns muovono bene disco e soprattutto Talbot che nella conclusione di Logan Couture ci arriva in leggero ritardo: 2-0 Sharks, giustamente.
A fine primo periodo Zach Kassian prende due minuti per “delay of game”, ad inizio ripresa ecco che Connor McDavid compie un “interference” su capitan Pavelski e così in 5 contro 3 il powerplay di San Jose concretizza ancora: stavolta tocca a Patrick Marleau battere con un gran tiro il desolato Talbot che ha raccolto in soli 22 minuti il totale dei dischi finiti in rete nelle prime 3 partite.
Passano pochi minuti ed anche la terza linea offensiva di San Jose va a segno, tiro dalla blu di Schlemko, parata di Talbot che concede però il rebound a Marcus Sorensen abile ad anticipare i poco reattivi difensori Oilers ed a timbrare il 4-0 che chiude definitivamente i giochi.
Sharks che non tolgono il piede dall’acceleratore e continuano a schiacciare grazie ad un forsennato forechecking gli Oilers nella propria zona; così da un disco ben riconquistato dietro la gabbia di Talbot da Hansen, ecco che il danese vede arrivare l’accorrente Logan Couture, il quale ha il tempo di mirare e colpire a botta sicura trovando l’incrocio dei pali per il 5-0 che mette fine alla serata di Cam Talbot, sapientemente sostituito da coach McLellan preservandone morale e condizione fisica per la prossima e fondamentale gara 5.
Entra Laurent Brossoit, al debutto in post season, dopo qualche minuto però ecco che gli Oilers concedono l’ennesimo powerplay a San Jose, stavolta a commettere fallo è Leon Draisaitl che colpisce volontariamente alle parti basse il povero Chris Tierney, beccandosi il game misconduct e rendendo ancora più frustrante la sua serata; ci pensa Joe Pavelski a siglare il 6-0, altra deviazione vincente di fronte la gabbia sulla botta dalla blu di Brent Burns.
Il terzo periodo si gioca perchè il regolamento lo impone, il risultato cambierà ancora perchè a trovare gloria è David Schlemko, ancora in powerplay, con un tiro dalla blu potentissimo sul quale Brossoit non può nulla. Touchdown Sharks e gara che non vivrà più di nessuna emozione attendendo solo il suono della sirena. Serie sul 2-2 ed imminente gara 5 che diventerà il crocevia decisivo della bella sfida fra Sharks ed Oilers.
GARA 5: La remuntada che cambia la serie
San Jose Sharks @ Edmonton Oilers 3-4 OT
Due giorni dopo l’imbarazzante 7-0 subito in terra californiana gli Oilers arrivavano a questa sfida col morale a pezzi, mentre gli Sharks, cavalcavano l’onda di una ritrovata offensiva e solidità difensiva ritrovate assieme tutto un tratto proprio nell’ultimo incontro.
Passano appena cinque minuti di gioco ed Edmonton si toglie di dosso la paura che attanagliava le proprie gambe: dalla blu il giovane difensore Matt Benning scaglia un tiro che Martin Jones respinge ma non controlla, il più lesto a catturare il puck è Patrick Maroon che deposita in rete il vantaggio Oilers facendo esplodere l’Arena tinta di arancio.
Il vantaggio non dura tanto però, il forechecking di San Jose che ha massacrato Edmonton in gara 4 funziona anche oggi e così Mikkel Boedker timbra il goal del pareggio dopo aver assistito ad un meraviglioso scambio fra Martin, Sorensen e Tierney, abili a tagliare fuori tutto il reparto arretrato degli avversari con passaggi veloci e precisi ed a trovare il compagno smarcato di fronte la gabbia difesa da Talbot.
Il pari demoralizza gli Oilers che tentano di tornare avanti usando la stessa ideologia di gioco di San Jose ma devono fare i conti con la sfortuna, in entrata di zona il puck rimbalza beffardamente saltando la stecca di Lucic e consentendo un due contro uno a Thornton e Marleau, i quali ovviamente concretizzano nonostante il disperato tentativo di Talbot, portando avanti gli ospiti fra il silenzio generale.
La ripresa inizia con una penalità subita da Maroon che va a colpire il goalie avversario pattino su pattino facendolo cadere; il powerplay di San Jose è una certezza, mantiene il costante possesso del disco in zona avanzata e dalla blu David Schlemko colpisce per il 3-1 che per un solo secondo non è un powerplay goal ma vale comunque il doppio vantaggio che profuma di vittoria assicurata.
Ma tutti sanno che specialmente ai playoff le gare non finiscono sino a quando la sirena del sessantesimo minuto suona ed il momentum può cambiare da un istante ad un altro; così quando McDavid piazza una pesante hit ai danni di Sorensen il pubblico si scatena rientrando in partita e tornando ad incitare i propri beniamini che trascinati dal proprio giovanissimo ma maturo leader ricominciano a pressare gli Sharks.
A 3 minuti dal termine del secondo periodo arriva l’opportunità da prendere al balzo: Brent Burns spedisce malamente il disco fra gli spalti concedendo ad Edmonton un powerplay; McDavid compie l’entrata in zona offensiva, Leon Draisaitl compie la giocata che riapre la sfida infilandosi fra le maglie avversarie e servendo verso sinistra all’accorrente Mark Letestu il puck del 2-3 facile facile. Gara che si fa interessantissima.
Il terzo periodo diventa un’odissea per San Jose, un conto alla rovescia per Edmonton che sembra nei film colui che prova a disinnescare una bomba mentre i secondi continuano a diminuire.
Draisaitl ha il disco del 3-3 sulla stecca a 7 minuti dalla fine ma Jones gli nega la gioia del goal grazie ad un posizionamento sempre preciso che chiude lo specchio della porta.
A tre giri di orologio dal termine però ecco che David Desharnais, acquistato da Montreal al termine della Trade Deadline e desaparecido sino a questo momento in maglia Oilers, si invola nel lato destro del ghiaccio terminando la sua corsa dopo essere passato dietro la gabbia di Jones ed aver passato un disco perfetto per la botta di Oscar Klefbom che non ci pensa un attimo: palo, goal, boato del pubblico e gara sul 3-3, che spettacolo l’NHL!
Si arriva così alla “sudden death”, regola che ammetto, mi piace talmente tanto che la vorrei sempre, anche in Regular Season, anzichè quegli inutili seppur spettacolari shootout.
Le squadre giocano l’overtime con accortezza ed attenzione, le occasioni sono poche, una capita sulla stecca di Draisaitl, il cui tiro però viene neutralizzato dall’ottimo Jones che stoppa anche l’urlo di gioia dell’Arena.
Si va verso il termine del primo tempo supplementare, è il diciottesimo di gioco, Edmonton pressa San Jose e mantiene il disco in zona offensiva per più di un minuto, i giocatori degli Sharks sono alle strette, Leon Draisaitl vede arrivare l’accorrente David Desharnais appena entrato sul ghiaccio in un cambio volante ben fatto dalla formazione di casa, il #13 anticipa l’intervento di Hertl e con un tiro di prima infila il puck all’incrocio dei pali, goal bellissimo, esultanza contenuta ma significativa, la panchina esplode, il pubblico anche, di gioia, di felicità, la remuntada rende il tutto ancora più magico. La serie torna in mano agli Oilers e da li signori non sfuggirà più.
3 STARS OF THE SERIES
- Cam Talbot: premio il goalie di Edmonton come miglior giocatore della serie perchè ha saputo compiere interventi decisivi nei momenti clou delle gare, registrando inoltre due shutout consecutivi che hanno indirizzato la sfida dalla parte degli Oilers; il passo falso fatto registrare in gara 4 è in gran parte causato dalla prestazione a dir poco imbarazzante dell’intera formazione canadese che ha disputato una partita disastrosa sotto ogni punto di vista concedendo inoltre un’infinità di tempo in superiorità numerica agli Sharks
- Adam Larsson: se la difesa degli Oilers è cresciuta in questa stagione i meriti vanno trovati nelle prestazioni del giovane difensore ex Devils; Taylor Hall è un ricordo, Adam Larsson il piacevole e più vincente presente, ora arriverà la dura prova contro i Ducks, siamo sicuri che dopo aver affrontato senza paure reverenziali i vari Pavelski, Thornton e Marleau il ragazzo dal viso d’angelo saprà trovare il modo di controbattere gli attacchi di Getzlaf & Co.
- Patrick Marleau: l’unico a disputare una bella serie playoff in casacca Sharks; per gli altri un notevole passo indietro rispetto alla post season registrata la passata stagione e conclusa con la sconfitta in finale di Stanley Cup. Le primavere passano per il 37enne ed a fine anno diventerà free agent così come Joe Thornton, staremo a vedere cosa combinerà la società californiana, tenteranno nuovamente di provare a vincere la coppa con i due “vecchietti” a tirare la carretta oppure cercheranno di rifondare la squadra?
Attendiamo ora le date delle sfide di semifinale fra Anaheim Ducks ed Edmonton Oilers, serie che promette spettacolo: da una parte l’incoscienza divenuta maturità di McDavid & Co., dall’altra parte la solidità e la forza di Getzlaf & Co.. Vinca il migliore!
BUCKLE UP BABY BECAUSE IT’S THE CUP!!
Appassionato della terra a stelle e strisce, Max si innamora sin da piccino per uno sport da “duri”: l’hockey su ghiaccio. Cresce osservando le prodezze di Mario Lemieux e Jaromir Jagr, invecchia con le giocate di Sidney Crosby ed Evgeni Malkin… Scrive per PlayitUsa da gennaio 2015 e spera di trasmettere a voi lettori le stesse emozioni che vive il sottoscritto pensando, guardando, scrivendo, vivendo, respirando la meraviglia della NHL.