Clamoroso il cambio di panchina a Montreal, che rimane prima e accoglie l’appena esonerato Julien dai rivali Bruins. Sempre bene le canadesi in una division dove tutto può ancora succedere, ma che vede Detroit ultima e già staccata. Ecco come vanno le correnti nell’Atlantic.
Maledetta discontinuità
Montreal tiene stretto il suo primo posto in Division, ma fatica tremendamente a costruire anche una piccola serie di vittorie. In questo 2017 infatti il club più titolato della lega ha vinto a singhiozzi, ed è stato quasi sempre incapace di ottenere due trionfi di fila.
I Canadiens da diversi anni ormai hanno il difetto di essere incredibilmente scostanti, di cominciare la stagione a cento all’ora e di incappare in flessioni lente ed inesorabili (clamorosa e tragica quella del campionato scorso).
Nonostante la più che buona classifica ne ha fatto le spese mister Therrien, esonerato clamorosamente per un serie di incomprensioni ormai insanabili con società e tifosi. La mancanza di carisma la principale causa dell’esonero e di questa irregolarità di risultati. Lo sostituisce un altro quebecois, appena cacciato dagli odiati Bruins, ovvero Claude Julien.
L’attacco dei Canadiens è comunque il migliore dell’Atlantic ed i goal arrivanno da tutte le linee, sia offensive che difensive. Sempre ottimi i numeri dei gregari Danault e Byron e ancora più che positiva la stagione del russo Radulov.
L’ex KHL ha stupito tutti per una forma fisica stellare ed una potenza stratosferica, che unite alla tecnica sopraffina lo stanno rendendo un playmaker degno di nota. Ne è sicuramente contento e grato il compagno di linea Pacioretty, capitano e capocannoniere della squadra già vicino alle 30 reti (raggiunte in tutte e tre le ultime stagioni).
Max tuttavia fatica ancora ad entrare nel cuore degli esigenti tifosi della bella Montreal, che probabilmente vorrebbero vedere nel loro capitano un maggior contributo in difesa e più lavoro sporco e gioco fisico. Contestata anche la sua leadership, che non manca al piccoletto Gallagher fuori per infortunio da più di un mese. Senza di lui le vittorie del CH sono diminuite nettamente.
Anche la difesa non scherza e le statistiche sono eccellenti sia in goal subiti sia in produzione offensiva dei terzini. Weber, Petry e Markov sono intorno ai trenta punti e non tirano mai una stecca indietro nonostante il minutaggio più che massiccio. Shea sta rendendo meglio di Subban a Nashville e i tifosi apprezzano ogni sua singola giocata.
Non sarebbe sorprendente vederlo soffiare la “C” a Pacioretty nel futuro prossimo. Dopo un fine 2016 ed un inizio 2017 così così tra i pali sta tornando il miglior Price, forse un po’ affaticato ma comunque ben sorretto da Al Montoya.
Col ritorno in forma di Galchenyuk e Desharnais (e se alla deadline dovesse arrivare un innesto di esperienza e carisma come Doan o Vrbata) e con l’acquisizione dei meccanismi di Julien i Canadiens potranno puntare in alto e scacciare i fantasmi del tracollo della passata stagione.
Favola Anderson
Il portierone statunitense è riuscito a far emozionare la capitale tanto quanto un racconto del quasi omonimo celebre scrittore danese. Craig quest’anno ha problemi ben più gravi di quelli sportivi: alla moglie è stato infatti diagnosticato uno strano e brutto tumore alla gola.
L’organizzazione dei Senators è stata più che comprensiva ed ha lasciato il tempo libero necessario all’ex portiere dei Panthers per stare vicino alla sua amata. E il goalie ha ripagato a pieno la fiducia tornando dopo più di due mesi sul ghiaccio registrando uno shutout in una prestazione spettacolare da 33 parate sui rinati Islanders.
Guy Boucher, nuovo coach dei senatori, ha saputo ridare anima e solidità difensiva ad una retroguardia che ora è la migliore dell’Atlantic ma l’anno scorso faceva acqua da tutte le parti. I Senators dovranno migliorare la fase offensiva, ma sono a tutti gli effetti candidati ad una qualificazione ai playoff.
L’attacco appunto è parecchio spuntato e regge sulle spalle di Stone, Hoffman e Turris, che rimangono sulla modesta cifra di 40 punti. Il top scorer è capitan Karlsson, un difensore, e questo la dice lunga sull’ineficcacia dei bomber della capitale. Deludenti le prestazioni del neo arrivato Brassard ed in netto calo quelle dell’ala Bobby Ryan. Pageau rimane un ottimo attaccante difensivo ed un dominatore in zona ingaggio, ma tutto il resto dell’attacco, rookie e sophomore su tutti, sta incidendo davvero poco in zona gol.
Karlsson continua ad avere numeri da attaccante e guida una difesa tornata rocciosissima grazie ai possenti Wideman, Methot, Borowiecki ed il veterano Phaneuf. In assenza di Anderson la gabbia è stata protetta egregiamente dalla riserva Mike Condon, mentre pare finita l’altra favola, quella di Hamburglar Hammond, finito tra i waivers.
Con qualche rinforzo in avanti e con un Anderson di cuore e orgoglio Ottawa potrà giocarsi senza problemi l’accesso ai playoff.
Ciao ciao Julien
Stagione mediocre quella dei Bruins finora, che è costata il posto a Claude Julien che viene esonerato dopo 10 anni di panchina (la più longeva in NHL attualmente) e dopo aver riportato a Boston una Stanley che mancava da quasi quarant’anni. Nonostante le più che buone stagioni al comando dei nerogialli, Julien viene allontanato a causa dell’eccessivo difensivismo e possesso sterile e alle mancate qualificazioni alle ultime due post season.
Empatia e comunicazioni sono venute anche a mancare negli ultimi tempi ed un cambio era verosimilmente necessario. Promosso dunque Bruce Cassidy, allenatore per 5 anni dei Providence Bruins e con una sola esperienza nella grande lega come coach dei Capitals 2003 di Jagr, usciti al primo turno playoff. Avrà parecchie grane da risolvere per riportare gli orsi bruni a giocarsi l’hockey che conta.
Su tutte le combinazioni offensive. Solo Marchand e il giovane rampante Pastrnak stanno segnando molto e con regolarità (58 punti per la piccola peste, 48 per l’ala ceca). Dovrà trovare compagni di linea adatti a Krejci e rinvigorire la stagione offensiva di Bergeron, Spooner e Backes, troppo sacrificati in copertura e improduttivi in attacco, soprattutto l’ex capitano dei Blues.
Tra i terzini è Krug ormai il più pericoloso offensivamente, con un Chara ormai quasi fermo e sulla via del ritiro. Il resto della truppa difensiva sta avendo una stagione senza lode ne infamia, eccezzion fatta per il giovane rookie Carlo, solido e sicuro nonostante la carta d’identità reciti soltanto 1996. Rask è tornato ad ottimi livelli, ma i suoi backup sono stati a dir poco pessimi.
Se Khudobin riuscirà a far tirare il fiato a Tuukka e se il buongiorno si vede dal mattino (3 vittorie di fila), l’era Cassidy potrebbe portare subito i suoi frutti.
Play fast, play right non è solo il nuovo motto inciso negli spogliatoi dei Maple Leafs, ma è anche come coach Babcock vorrebe giocassero sempre i suoi ragazzi, che ultimamente stanno subendo una flessione notevole. Toronto occupa attualmente l’ultima Wild Card disponibile ad Est e ha dovuto intervenire sul mercato prendendo un portiere di riserva esperto ed affidabile come McElhinney, visto il prevedibile calo di Andersen.
Già ad Anaheim il danese aveva dimostrato di non reggere l’intera stagione NHL a tempo pieno, e visto il fallimento di Lehner (finito ai Ducks) la dirigenza ha deciso di coprirsi le spalle pescando dai waiver l’ex backup di Columbus.
I Leafs hanno più che buone opportunità di staccare il pass per i playoff che mancano da quattro anni, grazie alla velocità dei suoi rookie terribili. Marner, Matthews e Nylander stanno trascinando col loro talento le foglie d’acero, supportati dalla buona stagione dei più esperti Kadri e Van Riemsdyk. Così come in difesa i più che positivi sono i giovani Gardiner, Zaitsev e Rielly, tutti intorno alle 25 primavere.
La maturità e la costanza devono ancora arrivare e i nuovi Leafs di Babcock stanno togliendo lievemente il piede dall’acceleratore dalla pausa per l’All Star Game (le ultime due vittorie di fila risalgono al 25 Gennaio). Gioca veloce, gioca giusto. E i playoff torneranno sotto la CN Tower.
Perturbazioni in Florida
Quella che doveva essere la stagione della svolta si sta rivelando un inatteso passaggio a vuoto. Dopo un mercato estivo assai movimentato, ed il cambio panchina dopo appena 22 partite dell’ancora amato Gallant, le Pantere guidate da Tom Rowe (ora GM/Allenatore) faticano ancora a stare vicino alla zona playoff.
Il maggiore tormento e causa dell’involuzione del club di Sunrise sono stati infatti i numerosi e pesanti infortuni. Huberdeau, appena rientrato, ha giocato la miseria di 4 match e la sua assenza, come quellla di pedine importanti delle prime linee come Barkov, Jokinen e Bjugstad fermi per diverso tempo in infermeria, ha letterlamente scombussolato ambizioni e meccaniche offensive dei Panthers.
Comincia ora un mese di fuoco, e con il roster ormai al completo i Cats dovranno cominciare seriamente a costruire serie di vittorie per balzare e agguantare una wild card, non troppo lontana. Sarà fondamentale ritrovare anche il miglior Ekblad, quasi irriconoscibile finora.
Finalmente Kane
Il Balotelli della NHL è in un momento di forma smagliante, e con cinque goal negli ultimi 5 incontri sembra finalmente più interessato al ghiaccio che ai bar e alla movida. Bel grattacapo per il GM Murray, che si era ormai quasi convinto di lasciarlo partire alla deadline del 1 Marzo. I gol di Evander sono arrivati soprattutto grazie al finalmente sano Jack Eichel, talento purissimo e futuro dei Sabres di Bylsma.
Ha ritrovato la miglior forma anche Okposo, uno dei giocatori on fire in questo Febbraio, assieme al portiere Robin Lehner che ultimamente sta avendo statistiche da capogiro. È ottimo anche il supporto datogli dalla riserva e conterraneo Nilsson. Se gli attaccanti sopracitati manterranno le stecche calde e se il sempre produttivo terzino Ristolainen continuerà a far arrivare punti dalla blu, la banda dell’ex coach dei Penguins potrà giocarsi una qualificazione ai playoff che manca da ormai troppi anni.
Tempesta di dubbi
Come i vicini Panthers, i Bolts dovevano trovare il riscatto in questa stagione 2016/2017. Rispetto a Jagr & co l’annata fin qui deludente dei Lightning è ancora più sorprendente, visto che dopo i rinnovi a Stamkos, Hedman e Kucherov Tampa doveva essere addirittura una delle favorite al titolo. La classifica ora è brutta e gli infortuni, seppure pesanti e numerosi (al momento sono fuori Callahan, Stamkos e Johnson), sembrano ormai quasi un alibi per l’avvocato allenatore Jon Cooper.
Le saette infatti avevano dovuto fare a meno del loro capitano e di Tyler Johnson anche per gran parte della stagione scorsa, conclusa con un cammino terminato solo in finale di conference contro i poi campioni Penguins. Stammer tornerà dall’operazione al menisco probabilmente tra un mese e forsa sarà troppo tardi, se Kucherov non reggerà il ritmo fantastico avuto finora (49 punti in altrettante partite). Il dilemma del portiere titolare va assolutamente risolto, perché alternare in gabbia Bishop e Vasilevskiy ha avuto effetti negativi su entrambi e su tutta la squadra, che non ha ancora trovato stabiità.
La triste fine di un ciclo
Vedere i Red Wings nei bassifondi della Eastern Conference è un pugno al cuore per tutti i tifosi rossobianchi, dopo un ventennio di successi e giocatori fenomenali. Oltre ai recenti risultati sportivi pessimi (4 sconfitte di fila) è arrivata anche la dura notizia della scomparsa dell’adorato proprietario Mike Ilitch che si è spento a 87 anni.
Proprietario anche dei Tigers e fondatore della fortunata catena di pizzerie Little Caesars, Ilitch era amato non solo per aver portato 4 Stanley Cup ad Hockeytown ma anche per la sua generosità ed attaccamento alla comunità di Detroit, in ginocchio ormai da tanti decenni.
Ai Red Wings rimane solo guardare al futuro, puntando sui giovani e promettenti Athanasiou e Mantha (tra i più positivi in questa infelice stagione), rilanciando un Larkin che si è impantanato nella tipica crisi del sophomore e un Mrazek che ha perso fiducia tra i pali dopo aver ben figurato la passata stagione.
Meritano un plauso le brillanti prestazioni di Vanek, veterano arrivato in punta di piedi e autore di 36 punti in 44 partite, mentre Nyquist e Tatar che dovevano raccogliere il testimone dell’eterno Zetterberg e del mago Datsyuk non si stanno rivelando all’altezza. Triste epilogo della Joe Louis Arena, che quasi sicuramente chiuderà le sue porte senza i fidati playoff, ospiti ben accolti per 25 anni consecutivi.