“Amo gli adolescenti perchè tutto quello che fanno lo fanno per la prima volta”; Jim Morrison, storico leader dei The Doors, scrisse questa frase almeno una cinquantina d’anni fa, quando sia Pittsburgh Penguins che San Jose Sharks non erano nemmeno nate.
Gara 3 è la prima volta per San Jose, gara 3 è la prima volta per Joonas Donskoi, gara 3 è la prima volta per Matthew Murray: gli Sharks trovano la loro prima vittoria assoluta in una serie finale, e lo fanno conquistando la prima vittoria al fronte di quattro tentativi andati male all’overtime in questi playoff, il 24enne rookie finlandese timbra il suo primo goal assoluto nelle Finals, mentre il 22enne goalie di Pittsburgh sarà criticato da media ed addetti ai lavori nel dopo gara per due reti subite che gridano vendetta.
Questa finale di Stanley Cup 2016 prosegue dunque a regalarci colpi di scena e prime volte anche in quest’ultima sfida, terminata quando i cinguettii degli uccellini e l’alba nel bel paese ci stavano prendendo per mano accompagnandoci al rush finale.
Andiamo a raccontare ciò che i nostri occhi hanno visto nella notte italiana fra sabato e domenica, era quasi un “win or die” per San Jose che sotto 2-0 nella serie non poteva assolutamente sbagliare, solamente una franchigia nella storia della NHL infatti è riuscita a rimontare in finale di Stanley Cup dal risultato di 0-3 portando poi a casa l’ambitissimo trofeo, stiamo parlando di una serie vecchia di 74 anni, disputata fra Detroit Red Wings e Toronto Maple Leafs, con i canadesi artefici del “miracolo”.
GAME 3: Penguins @ Sharks 2-3 OT (Pittsburgh lead series 2-1)
Il Sap Center di San Jose, pieno in ogni ordine di posto, regala uno spettacolo da brividi come intro ad una gara che di brividi ne regalerà parecchi; le luci accecanti dell’Arena accompagnano l’ingresso sul ghiaccio delle due squadre che solo in un elemento non sono le stesse di quelle viste in gara 2: Tomas Hertl infatti non sarà della partita a causa di una lower body injury, al suo posto in prima linea viene spostato William Karlsson ed in quarta viene ributtato nella mischia Dainius Zubrus dopo l’esclusione nell’ultima partita.
E’ un duro colpo per San Jose, proprio Hertl infatti nelle prime due sfide della serie è risultato essere uno dei migliori della formazione allenata da coach DeBoer.
L’inizio non è dei migliori per i padroni di casa che dovrebbero spingere sin da subito nell’acceleratore, ma il forecheck di Pittsburgh si fa sentire e mette in crisi la difesa Sharks che prima resiste in inferiorità numerica (high sticking di Ward su Sheary) poi però alla prima vera occasione (dopo 5:29 di gioco) soccombe: pasticcio di Martin Jones che non riesce a stoppare un disco innocuo dietro la gabbia consentendo la giocata prima a Matt Cullen, il cui tiro però non impensierisce più di tanto il goalie e poi ad Eric Fehr che da ottima posizione spedisce il disco a lato, Dillon spazza l’insidioso puck proprio nella posizione conquistata da Ben Lovejoy che non ci pensa due volte, scaglia un tiro che senza dubbio finirebbe fuori dallo specchio della porta, ma la gamba sinistra di Roman Polak devia il disco che si infila beffardamente alle spalle di un colpevole Jones.
1-0 Penguins ed Arena ammutolita.
Passano appena quattro minuti nei quali Pittsburgh sembra padrona del ghiaccio e Justin Braun, servito da Thornton dopo un bel lavoro alla balaustra di Karlsson, scaglia dalla blu un tiro sul quale Murray coperto dal compagno di squadra Letang non vede partire ne tanto meno arrivare, goalie immobile e risultato che torna in parità alla prima reale occasione da goal per San Jose. E’ il secondo goal consecutivo per il difensore di San Jose, secondo totale in questa post season.
Da quell’istante si genera il momentum a favore degli Sharks che iniziano a pressare altissimo, bombardare di hit ogni avversario (Letang e Crosby i maggiori candidati) ed a generare occasioni da goal; tutta questa pressione però rischia di ritorcersi contro quando Paul Martin sbaglia clamorosamente un tempo di gioco lasciando un’autostrada sul suo lato del ghiaccio a Phil Kessel, il quale però si fa ipnotizzare da Martin Jones che si riscatta alla grande dopo un’inizio piuttosto titubante.
Si va al primo riposo sul risultato di parità, giusto per ciò che si è visto sul ghiaccio nei primi 20 minuti.
Alla ripresa invece ciò che vedremo ha dell’incredibile, per tutto il secondo periodo infatti San Jose bombarda Murray, andando vicinissima al goal prima con Brent Burns (assist meraviglioso di Karlsson) il cui tiro però viene stoppato alla grande dal goalie di Pittsburgh, poi con Joel Ward lanciato in un due contro uno da un’servizio ottimo di Tierney, poi con Logan Couture la cui conclusione termina sul palo interno alla sinistra di Murray ed uscire fortunosamente dalla zona rischio dopo un rimbalzo sul pattino di Fehr ed infine ancora una volta con Burns in situazione di powerplay trovando sempre pronto però il goalie Murray a dire di no.
Ecco così che oltre al danno, a 53 secondi dal termine di un tempo pressochè dominato (un paio di occasioni sono arrivate anche per Pittsburgh con Kunitz ed Hornqvist stoppati entrambi da un ottimo Jones), arriva la beffa: Lovejoy scaglia un tiro dalla blu, Patric Hornqvist, posizionato come sempre di fronte alla gabbia, lo devia di quel tanto che basta per farlo finire alle spalle di Jones, incolpevole stavolta e nuovamente battuto, riportando così avanti a sorpresa Pittsburgh.
E’ l’ultima emozione del secondo periodo? Assolutamente no, ad un decimo di secondo dal suono della sirena Joonas Donskoi da posizione favorevolissima sparacchia malamente il puck sulla balaustra a Murray battuto; in tutta la gara i tiratori di San Jose cercano di colpire l’angolo alto a sinistra del goalie di Pittsburgh, spesso coperto “malino” dal 22enne rookie statunitense, sbagliando troppe volte la mira. Tutto rimandato dunque nel terzo periodo.
Pittsburgh quando chiude in vantaggio dopo 2 tempi è 49-0-1 in tutto l’arco della stagione con l’unica sconfitta arrivata all’overtime di gara 5 delle Finali di Conference.
Nei primi minuti sembra tenere a bada le avanzate degli squali, ecco però che si genera il momentum che indirizza la gara verso San Jose: Nick Bonino colpisce al volto con la stecca Joe Thornton, 4 minuti di penalità ed artiglieria pesante Sharks sul ghiaccio alla ricerca disperata del goal del pareggio.
Sono 3 minuti e 50 di bombardamenti, murati splendidamente dalla difesa Penguins (che chiuderà con ben 38 blocked shots) che si concede però il lusso di tentare la sfuriata offensiva nonostante l’uomo in meno: è un errore che viene pagato a caro prezzo, Letang infatti non controlla il puck in attacco e consente la ripartenza in 3 contro 2 a San Jose con Joel Ward che appena entra nel terzo offensivo tenta, senza grandi speranze, la botta dalla distanza, errore clamoroso di Murray che manca l’intervento apparentemente molto semplice con il guantone e permette al puck di infilarsi alle proprie spalle con la gara che ritorna in parità ad 1 secondo dal termine della penalità inflitta a Bonino; incredibile come si sia generata questa occasione dopo che tutti gli elementi sul ghiaccio schierati in penalty kill da coach Sullivan avevano sacrificato anima e corpo alla difesa del vantaggio, talvolta però la mentalità offensiva di Pittsburgh è un’arma a doppio taglio e questo è il più classico dei rovesci della medaglia.
Paradossalmente il goal che dovrebbe rigenerare San Jose e stendere l’umore di Pittsburgh riporta invece a galla i patemi degli Sharks visti nelle prime due gare di questa serie.
I Penguins imbrigliano San Jose con la loro velocità e rischiano di vincere la gara a pochi secondi dal termine dei tempi regolamentari con un tiro di Kris Letang parato con il gambale da un monumentale Martin Jones che rimanda così il verdetto per la seconda volta consecutiva ai tempi supplementari.
Come spesso accade con Pittsburgh l’overtime non può durare molto, l’hockey veloce imposto da Sullivan genera opportunità e troppe volte concede agli avversari occasioni ghiotte, la prima arriva dopo meno di un minuto dalla stecca di Burns che con una botta dalla blu scalda i gambali di Murray, abile a dire di no anche ai successivi tentativi sul rebound di Thornton e Couture.
Passano 5 minuti apparentemente tranquilli ed ecco che Letang colpisce da lontano, Jones salva ma non potrebbe nulla sul tap in volante di Nick Bonino che per questione di centimetri non entra in porta lasciando vivi i sogni di San Jose.
E’ un overtime bellissimo, altro capovolgimento di fronte ed il disco della vittoria è sulla stecca di Jumbo Joe Thornton ma ancora una volta Murray stoppa il barbuto attaccante alla ricerca disperata del primo goal in queste Finals.
Passano 30 secondi ed una carica di Kunitz alla balustra costringe all’errore Vlasic, il disco arriva incredibilmente a due passi da Jones, per il miglior Evgeni Malkin sarebbe un gioco da ragazzi infilarlo in rete, per questo Malkin non è una novità invece mancare il pieno impatto col disco facendolo finire clamorosamente fuori dallo specchio della porta; è la più classica delle sliding doors, passano solo 4 minuti e Joonas Donskoi (dopo un lavoro fondamentale in forecheck di Karlsson, vero fattore in questa gara 3) batte con un tiro carico di furbizia e tecnica sul suo palo un Matt Murray ancora una volta colpevole, è finita, gli Sharks sono vivi e possono tirare un gran sospiro di sollievo dopo essersi goduti l’esplosione di tutta l’Arena carica di gioia per la prima vittoria in una serie finale.
https://www.youtube.com/watch?v=COIBImt6T1g
Lunedì andrà in scena il quarto episodio di questa combattutissima sfida che potrebbe riportare il discorso in parità oppure lanciare Pittsburgh sul 3-1; per quanto visto quest’oggi possiamo dire che la vittoria degli Sharks è stata meritatissima, non lasci fraintendere il numero dei tiri in porta che racconta di un 42 a 26 a favore dei Penguins, San Jose ha creato tantissimo venendo stoppata come detto in precedenza per ben 38 volte dalla difesa di Pittsburgh prima che il puck potesse generare opportunità verso la gabbia di Murray.
Altro fattore della serata è stata sicuramente la marcatura quasi “a uomo” di Marc Eduard Vlasic su capitan Sidney Crosby, visto per la prima volta frustrato e assolutamente inoffensivo ogni qualvolta disponeva del puck; poche, anzi pochissime le occasioni create infatti dalla prima linea di Pittsburgh che comunque ha trovato la via del goal con Hornqvist ma non ha per nulla convinto durante l’arco dei 72 minuti; invano anche il tentativo di Sullivan di portare Malkin in linea con Crosby, troppo lontano dai giorni migliori il russo che si è fatto notare in positivo solamente per aver conquistato il 60% dei faceoff disputati, statistica nella quale troppe volte chiude le gare in negativo.
Joe Thornton al termine della gara racconta come possa essere stato “fondamentale l’apporto della gente, abbiamo sentito la loro fiducia verso di noi e finalmente siamo riusciti a tornare gli Sharks dei primi 3 turni playoff dimostrando di potercela giocare contro chiunque!“.
Basterà per riportare in parità la serie?
BUCKLE UP BABY BECAUSE IT’S THE CUP!!
Appassionato della terra a stelle e strisce, Max si innamora sin da piccino per uno sport da “duri”: l’hockey su ghiaccio. Cresce osservando le prodezze di Mario Lemieux e Jaromir Jagr, invecchia con le giocate di Sidney Crosby ed Evgeni Malkin… Scrive per PlayitUsa da gennaio 2015 e spera di trasmettere a voi lettori le stesse emozioni che vive il sottoscritto pensando, guardando, scrivendo, vivendo, respirando la meraviglia della NHL.