Vincere, è quello che uno si aspetta in una gara 7. Gara7, una parola che ha due significati, esultare o andare a casa, un limbo sottilissimo tra chi sta in purgatorio, un passo in avanti ed è paradiso, uno indietro e sarà l’inferno, Penguins e Lightning si sfidano in 60 o più minuti che consegneranno la seconda finalista della Stanley Cup 2016.
La Stanley Cup è come la donna più bella del mondo, in questo momento si è ad un passo dal primo incontro, ma la strada è ancora in salita, col Principe Azzurro che oggi ha un nome e cognome, Bryan Rust.
Tampa Bay @ Pittsburgh gara 7 (3-3)
Partiamo con le statistiche, belle da morire e praticamente inutili, i padroni di casa dei Pittsburgh Penguins hanno perso le ultime 3 partite decisive arrivate a gara 7, tra cui due giocate nella nuova Consol Energy Center, nata nel 2011 al posto della gloriosa Mellon Arena, Anton Stralman dei Lightning ha giocato 7 gare decisive vincendole tutte.
I Penguins hanno giocato 9 gare “win or die” in casa, ne hanno vinto solo 2, il resto solo delusioni, ma oggi non sarà così, oggi sarà un nuovo capitolo giallonero, con attori fondamentali anche tra i Lightning, con il ritorno a sorpresa del capitano Steven Stamkos.
L’atmosfera è elettrizzante, due squadre che giocano un hockey meraviglioso con interpreti perfetti, Matt Murray da una parte, 10 vittorie e 22 anni appena compiuti, dall’altra Andrei Vasilevskiy, 21 primavere e il pesante compiuto di rimpiazzare Ben Bishop, out dopo gara 1 di questa serie.
Ma non solo i portieri, esordio come detto per Stamkos, una sorpresa incredibile per Tampa, ma oggi è vincere o morire e il capitano non può non esserci.
Boyle-Filppula-Callahan, Killorn-Johnson-Kucherov, Palat-Stamkos-Drouin, le prime tre linee dei Lightning, con Hedman e Stralman muro difensivo. Pittsburgh risponde con Kunitz-Crosby-Hornqvist, Sheary-Malkin-Rust, “The HBK Line” Hagelin-Bonino-Kessel con Cullen a far l’uomo d’esperienza in quarta linea e la difesa composta da Domoulin-Letang e Maatta-Lovejoy.
Pittsburgh manca dal 2009 nella finalissima, Tampa è vicecampione, la chiave del vincere oggi sta nell’aggressività, durante la serie i Penguins hanno tirato 230 volte contro la gabbia dei Lightning mentre gli ospiti son stati più concreti, con solo 161 conclusioni nella serie.
I primi a dare emozioni sono Bonino e Hagelin ma Vasilevskiy è ben protetto, dopo un minuto e 13 secondi arriva il primo disco per Stamkos nella linea con Palat e Callahan, recuperare la stella è l’altra chiave della sfida, Malkin gioca a nascondino nella serie ma poi numeri alla mano è tra i più produttivi.
I primi 5 minuti vedono Tampa avere più aggressività ma i Penguins controllano, il power play si vede per una scorrettezza di Malkin su Palat, una spallata che il russo paga a caro prezzo con la prima inferiorità numerica di gara 7 e ricordiamoci che è tutta questione di attimi.
Brian Boyle ci mette poco per ristabilire l’equilibrio in campo, un minuto di 4 contro 4 con Pittsburgh che vede Murray parare su Killorn in due tempi, stile del goalie rivedibile ma finché un portiere non subisce gol ha sempre ragione.
La superiorità numerica di Pittsburgh è una delle cose più eccitanti sul ghiaccio, Malkin fa il difensore pur di avere tutta l’argenteria in campo, Vasilevskiy è comunque attento e si esalta su un controllo al limite di Cullen con successiva parata.
Pian piano anche l’arena locale inizia a farsi sentire, i Lightning la mettono sulla velocità, i Penguins sull’intensità, Crosby e Letang provano a spaventare Tampa, poi si accende Malkin e l’arena si infiamma, colpo da genio ma parata di Vasilevkiy.
La statistica, semmai ce ne fosse ulteriormente bisogno, ci ricorda che i Penguins hanno vinto l’ultima gara 7 in casa nel 1995, 3-0 ai Capitals con shutout di Ken Wregget e gol di Troy Murray, Maciver e Francis, in una partita priva di Lemieux.
Il primo tempo si chiude a reti bianche, una calma apparente, preludio di una imminente tempesta.
Nella seconda frazione di gara Pittsburgh scende sul ghiaccio indemoniata, neanche due minuti di gioco, Maatta prende il disco e alza la testa, disco velocissimo su Malkin che lascia per Kunitz, errore di Tampa nei cambilinea, da Kunitz assist al centro per Rust che arriva come un fulmine, tiro, disco nel sette e gol del vantaggio Penguins, boato locale e 1-0.
Ma non finisce alla conclusione di Rust il dominio Penguins, sulle ali dell’entusiasmo aumentano i tiri verso Tampa, primi screzi fisici ma tutto che rientra subito, una penalità maggiore potrebbe costar carissimo.
La statistica più interessante è quella dei tiri, i Lightning sono concreti, non hanno bisogno di concludere tanto senza segnare, fanno il minimo indispensabile e accade che di botto vengono annullati i tentativi di Crosby e Sheary, basta un attimo Jonathan Drouin aumenta la velocità, aggira Domoulin e trova una conclusione pazzesca, pareggio ospite e arena locale ammutolita.
Il flash mentale va di colpo a Dikembe Mutombo, l’ex giocatore di basket che stoppava e faceva di no col dito dicendo “Non sul mio campo”, così può fare Bryan Rust, ingaggio dopo il pari, Malkin si lancia sul disco, mischia davanti al goalie, Vasilevskiy non trattiene un disco semplice, passa di fianco Rust che trova un pertugio limitatissimo, questione di attimi ed errore drammatico del portierino dei Lightning, gol del 2-1, ancora Rust!
I Penguins attaccano a testa bassa, Tampa s’innervosisce e concede due power play con Callahan e Drouin, così tutta la corazzata gialla inizia a surclassare Vasilevskiy, ci prova Crosby, poi Hornqvist, quindi Kessel, poi Shaery a colpo sicuro ma para Hedman sostituendosi al portiere, intensità pazzesca.
Ma ancora una volta Tampa Bay prova la sorpresa illuminante, Letang punito e 4 contro 4, Crosby e Kessel in avanti non chiudono su Stamkos lanciato tutto solo alla conclusione, tiro e disco scagliato su Murray che si salva e fa tirare un sospiro di sollievo al Consol Energy Center.
La seconda frazione di gara si chiude con 21 tiri di Pittsburgh e 5 di Tampa Bay ma un solo gol di scarto.
Inizia così il terzo periodo, sul 2-1 non si può parlare di periodo finale perché è altissimo il rischio del supplementare, la colonna sonora “Hells Bells” è perfetta.
Si riparte da dove ci si era lasciati, Pittsburgh fa la gara e Tampa cerca l’intuizione decisiva, Rust va per la tripletta dopo un minuto e mezzo ma Coburn e Vasilevskiy si salvano, col tap in di Malkin che esce di un niente.
Crosby è un fattore, con lui sul ghiaccio il disco è all’87% di proprietà dei Penguins, statistica che si equilibra con l’uscita del capitano per far capire l’impatto che “Sid The Kid” ha su entrambe le squadre.
I Lightning aumentano l’aggressività ma non arrivano pericoli immediati per Murray, anche perché il portiere non vede un puck deviato da Filppula che esce di un niente.
Sempre Penguins, Sheary e Crosby provano a chiudere la disputa ma il portiere di Tampa non è d’accordo, prova un lampo Kucherov ma non si arriva al pari, altro match point per Rust che 2 contro 1 sbaglia e manca la tripletta.
Non c’è un attimo di tregua, è pur sempre gara 7, ancora Bryan Rust che ci prova, poi Murray blocca il disco su Stralman, Tampa vede il tempo scorrere inesauribilmente.
I Lightning ci provano alla disperata, non c’è storia, anzi pasticcia quando Kucherov causa un ritardo del gioco col disco che esce dal ghiaccio, power play che ricorda quello concesso in maniera disastrosa dai Penguins con i Capitals.
La superiorità numerica serve a Vasilevskiy per tentare di dimenticare l’errore del 2-1, buone parate su Letang e Malkin, volano mazze che si rompono ma nessun gol, Boyle prova a superare Murray che questa volta si esalta, para e chiude la serie, vince Pittsburgh 2-1, vanno alla finalissima per la Stanley Cup contro gli Sharks.
Tampa Bay esce a testa altissima, una squadra che arriva a gara 7 senza Bishop e con Stamkos al rientro dopo infortunio merita applausi, Pittsburgh vendica la serie persa nel 2011 e vede una Stanley Cup che a dicembre poteva solo sognare senza avere niente di reale.
Bryan Rust si traveste da supereroe, i Penguins sognano con Murray e con una versione di Crosby determinante, i gol di Kessel e le magie di un Malkin fino ad oggi a corrente alternata.
Il prossimo scoglio si chiamano San Jose Sharks, Pavelski, Thornton e un nuovo capitolo da scrivere verso quel sogno chiamato Stanley Cup.
STANLEY CUP FINAL
GARA 1 San Jose @ Pittsburgh 30 maggio
GARA 2 San Jose @ Pittsburgh 1 giugno
GARA 3 Pittsburgh @ San Jose 4 giugno
GARA 4 Pittsburgh @ San Jose 6 giugno
Supereroe travestito di giorno da ragioniere e di notte da redattore, Francesco Fiori nasce il 30 maggio 1983 a Sassari e da subito capisce che lo sport è come una passione esagerata, allevato con pane e album Panini. Un sardo che ama il ghiaccio, impossibile, conosce la Nhl grazie ai compiti dell’ora di pranzo che rinvia a causa della dipendenza da TELEPIU2. E’ nel giugno 2008 che decide per curiosità di collaborare con Playitusa grazie ad un pezzo dedicato al grande eroe Mario Lemieux. Non solo Hockey tra le passioni di colui che è casinista, testardo e sognatore (più altri mille difetti), segnala l’amore per la bici (definita sua dolce metà) ma anche una dedizione totale a calcio (INTER), basket (DINAMO SASSARI) e qualsiasi cosa sia sotto la voce SPORT e non lo faccia dormire.
Se anche voi non dormite rintracciatemi alla mail fcroda@yahoo.it giusto per 2 risate.
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