C’è una squadra in questi playoff 2016 che deve ancora subire una sconfitta ai tempi regolamentari, l’unico k.o infatti è arrivato nella prima gara interna disputata al primo round contro i Los Angeles Kings, quando Tanner Pearson diede una sottile speranza a Kopitar & Co. di rimonta, subito demolita dall’attacco fenomenale degli avversari.
La squadra di cui vi stiamo parlando arriva con furore dalla California del Nord, a pochi km dalla splendida San Francisco, loro sono i San Jose Sharks e viaggiano con un ruolino di marcia davvero notevole in questa post season che parla di 6 vittorie conquistate su 7 incontri disputati; ma ciò che sorprende di più di questa formazione è la costante ricerca del goal, dell’azione perfetta e della grande alchimia che si denota in ogni singola linea che scende sul ghiaccio.
I Nashville Predators arrivavano dal sud della California, precisamente da Anaheim, reduci da una rimonta impronosticabile compiuta ai danni dei Ducks, formazione che in seguito ha deciso di sollevare dall’incarico di Head Coach Bruce Boudreau, scelta dovuta all’ennesima delusione patita in post season per un team da tutti pronosticato come contender per la conquista della Stanley Cup.
Vediamo dunque come sono andate le prime 2 gare di questa elettrizzante serie fra Sharks e Predators che hanno avuto un’unica squadra capace di prendersi l’intera fetta di torta a differenza delle altre 3 serie in corso dove la situazione attuale racconta di una perfetta parità al “cambio campo”.
GARA 1: Predators @ Sharks 2-5
Stanchi forse dalla fatica compiuta per rimontare e vincere la serie contro Anaheim solamente 48 ore prima, i Nashville Predators disputano una gara 1 in quel di San Jose in totale balia degli avversari.
La formazione ospite viene pressata costantemente nella propria zona da un forsennato forecheck imposto da coach DeBoer che però durante i primi 40 minuti di gioco non porta al goal (complice un Pekka Rinne in versione muro) ed anzi, in occasione di un powerplay (situazione che nella serie contro Anaheim era stata assai deficitaria) a favore i Preds al quarto minuto di gioco del secondo periodo trovano l’insperato vantaggio con Mike Fisher abile a scagliare una gran botta, su assist al bacio di Ryan Johansen, nella quale Martin Jones nulla può.
Il pubblico del SAP Center osserva incredulo a ciò che sta assistendo e la birra, o la coca cola che sia, durante l’intervallo fra secondo e terzo periodo sarà stata alquanto amara per i presenti che hanno riempito (ma non del tutto…) l’Arena di San Jose.
Sembra però che i propri beniamini durante la pausa abbiano riempito muscoli e testa con ogni tipo di sostanza utile a fornire l’energia vitale per schiacciare ulteriormente i propri avversari nella propria zona e finalmente dopo soli 2 minuti di gioco, in occasione di un powerplay, Tomas Hertl trova il modo di battere il sin qui straordinario Pekka Rinne con una conclusione furba da un angolo piuttosto complicato portando la gara sull’1-1 con la certezza che il pareggio sia solamente il primo tassello verso la vittoria per i padroni di casa.
Passano altri nove minuti (nei quali Nashville bada solamente a spazzare il disco dalla propria zona) e Joel Ward scarta il cioccolatino servitogli da Joonas Donskoi, fintando prima il tiro ed aggirando poi il povero Rinne, prima di depositare, con un gioco di mazza piuttosto meritevole, il puck in rete facendo esplodere l’intera Arena.
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E’ il preludio al trionfo firmato da Logan Couture solamente quattro minuti dopo, ancora una volta in superiorità numerica, ancora una volta con un meraviglioso tocco di fino di fronte alla gabbia difesa da Rinne, stavolta su assist sontuoso di capitan Joe Pavelski.
Il 3-1 sembra chiudere il discorso ma Nashville ha un cuore grande e buttandosi in avanti senza troppe energie ma con l’uomo in più dovuto all’uscita del proprio goalie trova la carambola vincente di fronte alla gabbia di Jones per riaprire la gara con Ryan Johansen che si vede sbattere addosso il puck dopo che il tiro scagliato dalla blu da Roman Josi avesse colpito diversi pattini e/o parti del corpo di chiunque davanti alla porta.
La gara sembra riaperta ma bastano venti secondi a Logan Couture per riappropriarsi del disco e chiudere il discorso in empty net, prima che Tommy Wingels incrementi il punteggio sempre con una rete “a porta vuota”.
Gara 1 meritatamente vinta da San Jose che, con il senno di poi, possiamo dire possa aver sfruttato al meglio i giorni di pausa avuti in più rispetto a Nashville, trovando le energie necessarie per schiacciare il team di Laviolette per tutti i 60 minuti di gioco sfruttando la velocità e la tecnica del proprio reparto avanzato aiutato come sempre dal fenomenale Brent Burns (autore di 2 assist), non per niente uno dei tre candidati alla conquista dell’ambito Norris Trophy.
GARA 2: Predators @ Sharks 2-3
Se gara 1 ci aveva entusiasmato per la grandissima pressione messa in atto da parte dei padroni di casa alla ricerca disperata del “goal liberazione” gara 2 forse è stata anche meglio; per prima cosa infatti finalmente i Nashville Predators si sono presentati sul ghiaccio del SAP Center con molte più gambe e molto più fiato rispetto alla sfida disputata due giorni prima, dimostrando che le nostre ipotesi riguardo la stanchezza psicofisica e l’acido lattico presente nei muscoli post gara 7 contro Anaheim non erano ancora stati assorbiti, per seconda invece citiamo l’ennesima maiuscola prova delle prime due linee d’attacco dei San Jose Sharks che come in gara 1 hanno fatto la differenza, la loro qualità infatti in questi primi due confronti non è stata contenuta dalla difesa di Nashville, con il duo delle meraviglie Weber-Josi in netta difficoltà di fronte all’accoppiata di fenomeni formata da Joe Pavelski e Jumbo Joe Thornton.
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In una partita equilibratissima e dopo alcuni miracoli messi a referto dal solito Rinne (devastante la doppia parata registrata su Couture e Donskoi in un breakaway) come spesso accade per “rompere il ghiaccio” ci vuole una situazione di superiorità numerica, la quale arriva verso la fine del secondo periodo con una combinazione piuttosto buffa: il più classico dei too many men on ice viene chiamato prima dalla panchina di San Jose ed in seguito dagli arbitri che si accorgono di Josi lanciatosi (nel vero senso della parola) nella sezione sbagliata tentando di evitare il contatto con il puck che transitava nervosamente nella sua zona; i 2 minuti, sostenuti da Arvidsson (troppo importante l’apporto Josi in penalty kill), portano al vantaggio degli Sharks che trovano in Logan Couture il finalizzatore più caldo del momento (terzo goal della serie, quarto dei playoffs), abile a depositare in rete il disco vagante di fronte a Rinne che aveva appena neutralizzato, ma non trattenuto, la solita staffilata dalla blu scagliata da Brent Burns.
Nel terzo (e non solo) Nashville spinge molto, ma trova sulla propria strada un Martin Jones in versione “muraglia” che stoppa praticamente tutto, inchinandosi solamente alla bomba di Mattias Ekholm che, sfruttando a meraviglia la copertura dei compagni di fronte alla gabbia, infila il puck all’incrocio dei pali riportando la gara in parità quando mancano solamente 7 minuti al termine.
Quando si inizia a sentire il profumo di overtime il capitano degli Sharks Joe Pavelski decide che non è oggi il caso di stancarsi troppo: raccoglie un rimbalzo di fronte la gabbia di Rinne, a seguito di una corale azione conclusa con il tiro di Nieto non trattenuto dal portierone finlandese, anticipa l’intervento disperato di Weber e deposita il disco in rete riportando avanti i padroni di casa fra le urla gioiose del pubblico ed il suono cupo e profondo della sirena a soli 160 secondi dalla fine.
L’arrembaggio dei Preds porta ad altre due realizzazioni, la prima la firma di Joe Thornton in empty net, la seconda è quella tardiva (a 3 secondi dal termine) di Ryan Johansen che trova uno spiraglio per battere Jones nonostante l’ammucchiata di fronte la gabbia composta da almeno 7 elementi fra compagni ed avversari; il suo goal è come si suol dire utile solo per gli almanacchi, vince San Jose anche gara 2 ed ora andrà a Nashville con la coscienza a posto per aver disputato due grandi gare fra le mura amiche e con la consapevolezza che la propria forza dimostrata in Regular Season nella conquista di vittoria esterne potrebbe fungere da spartiacque in questa serie sino ad ora dominata in lungo ed in largo da loro stessi.
Nashville dal canto suo dovrà darsi una svegliata se non vorrà, in un lasso di tempo relativamente breve, passare dalla gioia per una serie vinta ad una delusione per una serie nemmeno giocata, solamente il goalie Pekka Rinne infatti si è dimostrato all’altezza della situazione in queste prime due gare mentre gli elementi con maggior talento presenti nella formazione di coach Laviolette non stanno producendo ciò di cui la propria squadra ne ha assoluto bisogno, parlo ovviamente di Filip Forsberg, James Neal e Shea Weber, attualmente molto negativi di fronte alla truppa nemica.
NEXT GAMES:
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Gara 3: Sharks @ Predators 3 maggio
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Gara 4: Sharks @ Predators 5 maggio
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Eventuale Gara 5: Predators @ Sharks 7 maggio
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Eventuale Gara 6: Sharks @ Predators 9 maggio
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Eventuale Gara 7: Predators @ Sharks 12 maggio
BUCKLE UP BABY BECAUSE IT’S THE CUP!!
Appassionato della terra a stelle e strisce, Max si innamora sin da piccino per uno sport da “duri”: l’hockey su ghiaccio. Cresce osservando le prodezze di Mario Lemieux e Jaromir Jagr, invecchia con le giocate di Sidney Crosby ed Evgeni Malkin… Scrive per PlayitUsa da gennaio 2015 e spera di trasmettere a voi lettori le stesse emozioni che vive il sottoscritto pensando, guardando, scrivendo, vivendo, respirando la meraviglia della NHL.