“Preferisco essere un opportunista e galleggiare che annegare con i princìpi in cui credo annodati intorno al collo”.

La serie fra Anaheim Ducks e Nashville Predators ritengo non possa essere presentata meglio che da questa citazione di Stanley Baldwin (politico inglese dei primi anni del ‘900): le anatre della California infatti sprofondano per il quarto anno consecutivo in una fatidica gara 7 interna, nonostante questa volta disputino un dominante match non riuscendo a sfruttare però le numerose chance avute per far “girare” a proprio favore la partita, al contrario invece i predatori del Tennessee con cinismo ed opportunismo infilano nel primo periodo le 2 reti che bastano per portarli al secondo round di questa post-season difendendo con gli artigli e con un grandissimo Pekka Rinne in gabbia la vittoria che vuol dire qualificazione.

GAME 7: Predators @ Ducks 2-1 (NSH win series 4-3)

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Wilson e Gaustad esultano, il #28 ha appena deviato in goal la bomba dalla blu di Weber portando avanti i Preds 2-0 nel primo periodo

Si parte con le canoniche presentazioni di tv e vari siti americani che richiamano, quasi a volerla “tirare”, la tendenza suicida degli Anaheim Ducks nelle gare decisive, da dentro o fuori, che negli ultimi 3 anni sono costate altrettante eliminazioni ai playoff subite da parte di Detroit Red Wings (2013), Los Angeles Kings (2014) e Chicago Blackhawks (2015): come dice un proverbio, non c’è due senza tre ed il quarto vien da se.

Ecco così dunque apparire dopo soli 6 minuti di gioco quel diavolo di Colin Wilson (giocatore che si trasforma quando sente odore di post season) che scippa un disco ballerino dalla titubante copertura di Simon Despres e dopo averlo addomesticato con disinvoltura trafigge con un pregevole backhand, che si infila sotto la traversa, un incolpevole Frederik Andersen che assiste inerme alla giocata sopraffina del #33 avversario.

“Anche nelle scorse 3 occasioni a segnare per primi furono gli ospiti” penseranno i tifosi di casa, senza dirlo al vicino di seggiolino, presumo, mantenendo la più classica delle mentalità scaramantiche del “non aprir bocca” nonostante si sappia che storicamente nel 71% dei casi la formazione che rompe il ghiaccio per prima nella gara decisiva alla fine di essa ne avrà la meglio.

Anaheim però questa volta non ci sta e mette sul ghiaccio una fisicità pazzesca, bombardando di hit gli avversari (saranno 38 le hits totali a fine partita) ogni qualvolta distolgono lo sguardo di quel tanto che basta per essere colpiti, inoltre, pressano altissimo mantenendo il possesso del disco per la maggior parte del tempo creando enormi grattacapi al goalie dei Predators, Pekka Rinne, il quale però risponde sempre presente, mettendo ancora più ansie al già frustrato team di casa.

Il peggio però deve ancora arrivare, perchè se tutto l’Honda Center esulta come sei propri beniamini avessero segnato dopo “l’uccisione” di un powerplay a sfavore (che per 30 secondi ha avuto anche il vantaggio numerico di 2 uomini), si ammutolisce pochi istanti dopo quando Paul Gaustad, abile quarta linea utile nello screen shot per le botte dalla blu dei propri compagni arretrati, viene premiato per il duro lavoro svolto deviando con la stecca il tiro scagliato da capitan Shea Weber portando così a +2 il vantaggio per gli uomini di coach Laviolette, tesissimo in panchina come non si era mai visto; anche in questa azione pregevole il trattamento del puck compiuto dal solito Wilson che con tenacia ed abilità tecnica mantiene il disco nel terzo offensivo consentendo poi la giocata ai compagni di linea.

Il periodo termina con l’oscurità che avvolge ogni volto Ducks, dai giocatori, all’allenatore Boudreau, a tutta l’Arena.

Secondo e terzo periodo vengono dominati in lungo ed in largo dai padroni di casa che scaglieranno verso la porta difesa da Rinne ben 28 conclusioni, 13 nel secondo periodo e 15 nell’ultimo; ultimo periodo che si apre con la rete di Ryan Kesler, in situazione di superiorità numerica, abile ad insaccare il puck, dopo un delizioso assist servitogli da Silfverberg, alle spalle del goalie finlandese.

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Im-Pekka-bile; Rinne stoppa 36 delle 37 conclusioni indirizzate dai Ducks verso la sua gabbia, è lui la “First Star” di gara 7, è lui che trascina i Preds al secondo turno

E’ un arrembaggio senza fine quello dei Ducks, che però, oltre a sbattere sul portierone avversario, devono prendersela, così come l’altra squadra favorita ad ovest (i Chicago Blackhawks), con la sorte che nel momento più importante le volta le spalle (a 7 minuti dal termine), baciando sulla fronte i ragazzi in casacca bianco-blu che nulla avrebbero potuto sulla conclusione dalla distanza di Hamphus Lindholm che, complice anche la deviazione del solito Rinne, vede il disco stamparsi sulla traversa prima di venire ciccato clamorosamente dal grande desaparecido dell’intera serie, quel Corey Perry che chiude i suoi playoff 2016 con zero reti nel tabellino ed un gravissimo -7 di plus/minus a sottolinearne l’improduttività che ha condizionato non poco i risultati dei padroni di casa.

Le ultime avanzate dei padroni di casa sbattono costantemente su difesa e goalie avversari e solo l’imprecisione di Jarnkrok non permette ai Preds di chiudere gara 7 nella maniera in cui era terminata gara 6, cioè 3-1 con un goal in empty net.

Getzlaf & co. escono dunque per il quarto anno consecutivo a testa bassa dalla propria tana, Arena che in tutta la serie però ha portato una sola vittoria, troppo poco se si vuole sperare in grande; la stagione termina mestamente per coloro che da anni vengono considerati fra le contender per la conquista della Stanley Cup con l’angosciante silenzio della gente di Anaheim e le risate ed urla di coloro che tutto sommato hanno compiuto una bella impresa, in pochi infatti avrebbero scommesso su Nashville, formazione tosta ed arcigna, dura da affrontare, che durante la Regular Season ha messo in mostra anche un gioco piuttosto spettacolare: oggi, come un camaleonte, ha trasformato il gioco rapido ed offensivo ad un catenaccio noioso viziato dal doppio vantaggio iniziale che indiscutibilmente ne ha condizionato l’intero match, ma come si sa, cambiare strategia a volte permette di galleggiare e non di sprofondare.

  • GAME 4: Ducks @ Predators 4-1
  • GAME 5: Predators @ Ducks 2-5
  • GAME 6: Ducks @ Predators 1-3

Anaheim è stata capace di rimontare una situazione che era andata a diventare difficile dopo le prime due gare chiuse con altrettante sconfitte che aveva portato Nashville in una situazione invidiabile di 2-0 e la possibilità di disporre di 2 gare consecutive fra le mura amiche per poter “chiudere il discorso”; invece la mossa Andersen schierato starter goalie al posto di un poco convincente Gibson aveva trascinato i Ducks alla rimonta completata nel 4-1 a domicilio rifilato ai padroni di casa in una gara 4 che aveva visto salire in cattedra entrambi i penalty kill delle due squadre capaci di stoppare per 11 volte le avanzate dei rispettivi powerplay senza concedere alcun goal; reti che arrivarono comunque con Getzlaf, Thompson, McGinn e Cogliano per gli ospiti che dimostrarono un totale controllo del match a piena consapevolezza dei propri mezzi.

In gara 5 invece a mettersi in mostra furono il giovane Sami Vatanen (promosso senza dubbio nonostante la sconfitta nella serie) e capitan Ryan Getzlaf che con 1 goal ed 1 assist a testa trascinarono i Ducks alla rimonta dopo il vantaggio messo a segno da Johansen con un meraviglioso goal su cui nulla poteva Andersen; i Predators, troppo nervosi, non disputarono una grande partita concedendo troppi powerplay (ben 7) ai padroni di casa, uno dei quali nel momento cruciale della gara, quando Ribeiro colpì con un slash la stecca di Kesler in situazione di attacco mandando su tutte le furie coach Laviolette: ciò che ne conseguì fu la rete del 4-2 di Fowler che chiuse i giochi a 3 e mezzo dal termine, prima che lo stesso Kesler sigillò il punteggio con il più classico degli empty net goal.

Se gara 7 è stata ben disputata dagli “orange” ciò che abbiamo visto in gara 6 a Nashville ha lasciato sicuramente con l’amaro in bocca ogni tifoso di Anaheim; la squadra di coach Boudreau infatti si è presentata alla Bridgestone Arena priva di grinta e determinazione, quasi rassegnata a dover “chiudere i conti” fra le mura amiche, non sfruttando la possibilità di poterla chiudere subito, istinto primordiale che ogni team vincente ha nel sangue ma che evidentemente non fa parte di questo seppur splendida ma poco cinica squadra.

Mattias Ekholm e James Neal timbrarono le prime due reti per i Preds che subirono la canonica “mezza rimonta” da parte di Anaheim con la rete del solito Kesler in powerplay prima di chiudere i giochi con Weber che “da casa sua” infilò la porta lasciata sguarnita da Andersen nei momenti finali nel tutto per tutto che nulla ha giovato.

Si arriva così a gara 7 e ad un epilogo appena raccontato che negli ultimi anni in terra californiana la gente ha visto troppe volte; andrà meglio l’anno prossimo? Chi vivrà, vedrà.

Nel frattempo Nashville prepara le valigie e si trasferisce nella California del Nord dove ad aspettarli ci saranno gli agguerritissimi San Jose Sharks che nel primo round hanno spazzato via i Los Angeles Kings.

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Tutta la delusione di capitan Ryan Getzlaf in uno scatto; i Ducks per il quarto anno di fila perdono una serie a gara 7, fra le mura amiche


BUCKLE UP BABY BECAUSE IT’S THE CUP!!

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