Dopo 82 partite di stagione regolare siamo giunti alle sentenze finali anche della Central Division, che non ha ovviamente deluso le attese rimanendo sempre in bilico sia al vertice che in coda.
Nonostante tutto, i pronostici sono stati rispettati e Dallas ha vinto il suo ottavo titolo di Division (il primo da quando sono stati giustamente ricollocati nella Central). Ma ovviamente non è stato semplice perchè sia Saint Louis che Chicago hanno dato del filo da torcere ai bianco-verdi texani.
Ma adesso è ora di tuffarci per l’ultima volta nel riassunto della stagione regolare e non guardarci mai più indietro, visto che dal 13 aprile iniziano i Playoff e come dice qualcuno qui in redazione: “Adesso la Regular Season non conta più un c…o” (qui siamo tutti esponenti del DolceStilNovo).
- DALLAS STARS (50W 23L 9OT) 109 pts.
Miglior attacco di tutta la NHL (265 gol realizzati) e una delle peggiori difese (20° in questa classifica con 230 reti subite): questo in estrema sintesi il 2015/2016 della compagine di coach Lindy Ruff, che ha raggiunto la milestone di 700 vittorie in NHL, diventando così il 5° allenatore più vincente della storia.
La tendenza zemaniana di questa squadra (gioco offensivo molto ficcante e difesa romantica) ha portato le due stelle, capitan Jamie Benn (41G 48A 89P) e Tyler Seguin (33G 40A 73P) a giocarsi anche il titolo di best scorer della Lega. Purtroppo il buon Tyler è stato fermato a metà marzo da un infortunio al tendine d’Achille, contrattempo che potrebbe fargli saltare le prime partite di playoff. Ma il salto di qualità che hanno fatto gli Stars in questa stagione non è spiegabile solo con i numeri di questi due fenomeni perchè a dar loro una mano c’ha pensato l’ex Chicago con il #10: Mr Patrick Sharp che ha totalizzato la bellezza di 55P (20G + 35A) e che ha svolto un bel po’ di lavoro sporco quand’era in linea con loro.
La seconda linea di Dallas ha visto la definitiva conferma del mai domo Jason Spezza, specialmente in questo finale di stagione (12P per lui nell’ultimo mese) e che ha permesso a Dallas l’ultimo colpo di reni finale per primeggiare in questa difficilissima Division. A confermare la profondità del roster c’ha pensato Ales Hemsky, che ha approfittato della compagnia di paisà Spezza per refertare 10P nelle ultime 10 partite. Passando ai giovani, il 23enne svedese Mattias Janmark ha confermato con 29P il buon gioco che ha espresso nel finale della scorsa stagione, e potrà riconfermarlo ai playoff, visto il suo imminente rientro per gara1.
Rimaniamo tra i virgulti, e occupiamoci della speranza numero 1 degli Stars e cioè lo svedesino John Klingberg (58P, 5° scorer tra i difensori): come qualità offensive è indiscutibile, velocità e tiro dalla blueline si combinano perfettamente anche nel powerplay (22 punti in superiorità numerica), ma il suo gioco difensivo non è così perfetto (+22 di +/- ma potrebbe essere ben di più), anche perchè non è così ben coperto durante le sue razzie nella zona offensiva.
Sul banco degli imputati vengono chiamati Alex Goligoski e Johnny Oduya, che spesso hanno concesso libertà imbarazzanti agli attaccanti avversari, anche se il loro +/- non è da buttare (+21 e +8). Considerando che Dallas è una delle squadre che subisce meno tiri per partita (28.9) i 230 gol subiti sono un allarme da non trascurare, soprattutto per i 2 portieri. Kari Lehtonen (25W 2.76GAA .906SV% 2SO) e Antti Niemi (25W 2.77GAA .907SV% 3SO) si sono divisi i compiti davanti alla gabbia, e forse proprio il non avere un titolare fisso ha tolto sicurezza ai due goalies finlandesi, che tanto sicuri non sono mai stati.
Per concludere, i Dallas Stars sono una straordinaria macchina da hockey, ma spesso un attacco atomico come questo potrebbe non bastare per arrivare a quella coppetta. Quindi ci sarà molta attesa per rivedere questi Dallas Stars quando veramente conta, cioè ai playoff.
- SAINT LOUIS BLUES (49W 24L 9OT) 107pts.
La franchigia di coach Ken Hitchcock si è confermata ai vertici della propria Division, arrivando ad insidiare il primato di Dallas fino all’ultima giornata, che ha visto i Blues soccombere in quel di Washington. La squadra del Missouri è risultata anche la squadra più calda della NHL nel finale di stagione, infatti lo score delle ultime partite recita 2 sole sconfitte e 8 vittorie, di cui una fondamentale contro Chicago che ha consolidato il secondo posto di St.Louis per permettergli così di giocare il primo turno di playoff col vantaggio del fattore campo.
In questo esplosivo finale di stagione due soliti nomi sono stati illuminati dalle luci della ribalta, ma anche se sono soliti è giusto citarli. In primis, per rispetto dell’anzianità, citiamo Paul Stastny che è stato il miglior scorer delle ultime 10 partite con 3G 14A 17P, e che ha armato la stecca di Troy Brouwer in seconda linea. Salendo invece in prima linea troviamo lo zarino Vladimir Tarasenko (30G 44A 74P in tutto il 2015/2016) che migliora di anno in anno, se è vero che in quattro stagioni ha sempre accresciuto il suo score.
In prima linea è rientrato anche il fondamentale Alex Steen, rimasto in infermeria per un mese dopo aver subito una terribile carica contro Arizona. La sua presenza si è fatta sentire visto che ha messo a segno 5A in 6 partite e il buon Tarasenko ringrazia a suon di gol. Chi è invece ancora in infermeria è capitan David Backes, che ha saltato le ultime tre partite e non sarà sicuramente sul ghiaccio per Gara 1 dei playoff. E sarà un assenza importante visto che il capitano #42 è spesso il finalizzatore delle azioni, e lui finalizza molto (21G 24A 45P in questa stagione).
Il reparto difensivo, che è stato il fiore all’occhiello di questa franchigia negli anni passati, quest’anno non ha brillato molto per solidità fino a febbraio, poi con il rientro di Kevin Shattenkirk (4G 5A 9P nell’ultimo mese) e Alex Pietrangelo si sono cominciati a vedere molti meno gol nella porta dei Blues arrivando ad essere la miglior difesa della Division. Una nota di merito va fatta al giovane Colton Parayko che al suo primo anno in NHL ha totalizzato un +28 di +/- insieme a 24A e 9G in tutta la stagione, meritandosi anche parecchi minuti in powerplay. Il futuro è dalla sua e chissà che di questo 22enne dall’Alberta non se ne accorgano anche i giudici del Calder Trophy (premio per il miglior esordiente).
Ma se questa difesa è tornata quella che era abitualmente, un grande merito va al portiere più hot del finale di stagione. Brian Elliott (24W 2.07GAA .930SV% 4SO) ha approfittato dell’infortunio di Jake Allen per riprendersi la porta di St.Louis e riportare la squadra in vetta. Nel mese di marzo è risultato il miglior portiere e il terzo miglior giocatore in assoluto con 3 shutout in sole due settimane, che se non è record poco ci manca.
Insomma St.Louis ha il dovere di scrollarsi di dosso l’etichetta di eterna incompiuta, visti gli scarsi risultati degli ultimi playoff. I mezzi e gli uomini ci sono, ma come detto all’inizio dell’articolo: “La stagione regolare non conta più…”
- CHICAGO BLACKHAWKS (47W 26L 9OT) 103pts.
Scrivi Chicago ma leggi Patrick Kane! Esatto, il 28enne da Buffalo NY è stato probabilmente il giocatore più decisivo della NHL. 106P (46G + 60A) fanno di lui il primo giocatore statunitense a superare i 100 punti in una stagione e il primo giocatore a stelle e strisce a vincere l’Art Ross Trophy (top scorer della stagione). Inoltre è il primo giocatore di Chicago a fare tutto questo.
Ma non è solo il #88 l’uomo chiave dei Blackhawks; Artemi Panarin ha il merito di almeno metà dei gol di Kane, ha segnato 30 gol (più 47 assist per un totale di 77 punti, migliore fra i rookie, nono assoluto) ed è solo il suo primo anno in NHL (dopo 3 anni in Russia in linea con un certo Kovalchuk, quindi tanto sprovveduto non era). Dalla loro prima partita insieme i due hanno trovato un’intesa perfetta e a beneficiarne è stato anche il loro centro cioè Artem Anisimov che ha concluso con un rispettabilissimo score di 42 punti.
Salendo in prima linea, il discorso è stato un po’ diverso: capitan Jonathan Toews (58 punti) e Marian Hossa (33 punti) non hanno mai smarrito la chimica ma è stato sempre difficile trovare un’altra ala da affiancare ai due veterani. All’inizio Teuvo Teravainen (confermatissimo a roster con 35 punti stagionali) sembrava la soluzione giusta, ma causa vari infortuni il giovane finlandese è stato costretto a fare il tappabuchi nelle altre linee. Dopo aver provato varie soluzioni, si è optato per riportare a Chicago, da Winnipeg, Andrew Ladd e in effetti si è scoperto che dopo 4 anni l’intesa con gli altri due non era assolutamente svanita.
Il reparto difensivo si è dimostrato abbastanza solido, anche se sono stati parecchi gli svarioni complici anche i molti inserimenti fatti da inizio stagione. Infatti, ai soliti Duncan Keith (che salterà la prima gara di postseason per squalifica), Brent Seabrook (49 punti per lui, record di carriera) e Niklas Hjallmarsson si sono aggiunti Trevor Van Riemsdyk, la cui esplosione tarda ad arrivare, Erik Gustafsson (non male la sua stagione per un rookie) e Viktor Svedberg (confermato a roster dopo aver girovagato per la AHL).
A ben proteggere la gabbia ci ha pensato come sempre Corey Crawford, che mai come questa stagione è stato decisivo, vista la quantità di tiri che gli sono piovuti addosso. Con 35W 2.37GAA .924SV% 7SO ha fatto registrare i suoi record di carriera e, molto probabilmente a fargli recapitare la candidatura del Vezina Trophy (premio per il miglior portiere, che secondo me vincerà Holtby di Washington). Il buon Corey è rientrato nell’ultima partita di stagione, ma nelle precedenti 11 partite è stato sostituito da Scott Darling, che ha svolto il suo onesto lavoro con 6W e .915SV%, permettendosi anche di fare uno shutout contro i Capitals.
Ricapitolando, questi Blackhawks sono chiamati alla difficile impresa di ripetere la cavalcata dello scorso anno: molto è cambiato in squadra, ma il nucleo storico è ancora lì pronto a dar battaglia, anche se la concorrenza sarà più agguerrita che mai.
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NASHVILLE PREDATORS (41W 27L 14OT) 96pts.
Laggiù nel Tennesse, dove si produce dell’ottimo whiskey e country music, da un paio di anni si sta affermando anche un’ottima squadra di hockey che, a vederla, non sembra granchè ma alla fine della stagione risulta una delle più solide della NHL.
I Nashville Predators infatti sulla carta sembrano inferiori alle altre squadre della Division, ma con quegli uomini è riuscita ad arrivare per il secondo anno di fila ai playoff. Merito anche di un giovane svedese arrivato l’anno scorso di nome Filip Forsberg che anche quest’anno è stato il miglior scorer della squadra con 64 punti (33G + 34A). E’ lui l’anima della seconda linea che annovera anche Mike Ribeiro (50P) e Craig Smith (37P). La prima linea, complici i vari infortuni, non ha brillato molto come gioco, ed è una fortuna che è arrivato da Columbus Ryan Johansen, che da quando ha messo piedi e pattino in Tennesse ha segnato la bellezza di 34 punti alimentando anche lo score di James Neal (34 gol per lui questa stagione).
La difesa di Nashville ha una delle migliori coppie di terzini della NHL, ovverosia Shea Weber e Roman Josi (dato per incerto nella prima partita di playoff). Questo duo è riuscito a produrre qualcosa come 34 gol in due confermandosi come i più prolifici difensori della NHL. Purtroppo dietro questa coppia non c’è molto da offrire perchè Ekholm ed Ellis hanno fatto ben poco per evitare i gol degli avversari (213 in tutto le reti subite).
Anche in porta, le prestazioni di Pekka Rinne (34W 2.48GAA .908SV% 4SO) hanno subito un drastico calo, sicuramente a causa della difesa davanti a lui, ma anche l’infortunio che l’ha tenuto fuori l’anno scorso potrebbe aver avuto degli strascichi.
In generale i Predators hanno perso parecchio del mordente dell’anno scorso, ma hanno dimostrato quest’anno che anche con una squadra inferiore si può fare paura alle grandi.
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MINNESOTA WILD (38W 33L 11OT) 87pts.
Vi ricordate dov’era Minnesota, subito dopo l’All Star Game? Bene, adesso è qualificata per il quarto anno consecutivo ai playoff dopo l’ennesima rimonta in una stagione piena di travagli, tra cui il licenziamento di coach Yeo, sostituito da John Torchetti. Col nuovo coach gli Wild hanno trovato nuove energie e i gol, che sembravano volere entrare solo nella porta di Minnesota, magicamente hanno cominciato ad entrare anche nella porta avversaria. Nell’ultimo mese, condito da 5 vittorie tutte decisive, è tornato alla ribalta Nino Niederreiter, lo svizzero che sembrava scomparso ad inizio stagione ed invece ha messo a referto 10 punti negli ultimi 30 giorni. Ovviamente tutta la prima linea si è attivata ed infatti Zach Parise ed Erik Haula non hanno fatto mancare il loro apporto con 12 punti a testa.
Anche capitan Mikko Koivu ha potuto dir la sua soprattutto in difesa, considerando il suo +14 di +/- registrato nell’ultimo mese, a dimostrazione che in Minnesota si bada ancora a difendere.
A proposito di difesa, nelle ultime 10 partite solo Marco Scandella ha fatto registrare un segno negativo nel plus/minus, mentre Ryan Suter, Jared Spurgeon & C. sono tutti sopra il +. Proprio la difesa, che sembrava smarrita fino a metà stagione, adesso è tornata (quasi) quella dell’anno scorso.
Chi manca all’appello è colui che è stato il valore aggiunto della scorsa stagione, cioè il portierone Devan Dubnyk. Ovviamente era difficile ripetere un exploit come quello dell’anno scorso (che da perfetto sconosciuto è arrivato fino alla candidatura per il Vezina), però da uno come lui ci si aspetta di più di un 91,8% di parate lungo una stagione. A consolare i fan di Minnesota ci pensano i 5 shutout messi a segno, che dimostrano che quando vuole Dubnyk può essere ancora decisivo.
Minnesota ha di nuovo la possibilità di spaventare le favorite per il titolo, anche se quest’anno non ci arriva nella forma migliore, 4 sconfitte nelle ultime 4 giornate e tre giocatori fondamentali in forse per l’inizio playoff: Vanek, Parise ed Haula, non tre nomi a caso…
LE ESCLUSE
La rimonta di Minnesota è stata favorita anche dal crollo che hanno avuto i Colorado Avalanche (39W 39L 4OT) nel finale di stagione. Considerando che rimane fuori dai playoff per 5 punti le 6 sconfitte consecutive fanno aumentare i rimpianti dei tifosi di Colorado. E’ vero che nelle ultime partite hanno dovuto fare a meno di Matt Duchene (top scorer con 59 punti) e Nathan MacKinnon (52 punti) ma i 25 gol subiti nelle 6 sconfitte finali non hanno giustificazioni. Anche il portierone Varlamov forse ha le sue colpe ma tutta la difesa (a partire da Barrie e Johnson) deve cominciare a lavorare sodo per coprire le falle che si creano ogni volta che rientrano nel terzo difensivo. Anche l’attacco è sotto accusa, perchè produce poco e non è abbastanza cinico per segnare quando crea occasioni da gol.
E arriviamo all’ultima (in tutti i sensi) squadra da esaminare. A dir la verità degli Winnipeg Jets (35W 39L 8OT) c’è poco da esaminare, visto che alla trade deadline di marzo hanno deciso di svendere lo svendibile, tra cui capitan Andrew Ladd; cessione che è stata quasi contemporanea all’infortunio di Bryan Little, che l’ha messo fuori per il resto della stagione. Da lì in poi è stato solo un countdown all’82° partita che avrebbe segnato la fine di questa stagione da dimenticare. Un nome su cui ricostruire però c’è: Dustin Byfuglien ha tenuto in piedi la baracca coi suoi 58 punti di cui 17 in powerplay, e questo potrebbe dargli il diritto di puntarsi la C sul petto il prossimo anno, se non dovesse tornare Ladd. Ma oltre a lui hanno fatto del loro meglio Blake Wheeler e Drew Stafford, altri personaggi su cui sarà giusto puntare.
Per il prossimo anno sicuramente da quelle parti, sarà meglio che arrivi un buon portiere altrimenti i problemi visti quest’anno potrebbero non risolversi mai più. Ma sicuramente tra una buca a golf e un’altra, i dirigenti avranno modo di risolvere anche questa grana
Arrivederci ai playoff!!!
#BecauseItsTheCup
One thought on “Central Division: Dallas di misura su Saint Louis”