Ecco l’analisi squadra per squadra della Metropolitan Division, anche quest’anno affollatissima. New York, Washington e Pittsburgh promettono spettacolo, gli Islanders sono pronti al salto di qualità mentre i Flyers vogliono tornare prepotentemente in post season. Poche le speranze di Columbus, New Jersey e Carolina.
New York Rangers, ultima chance?
2014-2015 Record: 53-22-7 (113 punti), Sconfitti da Tampa Bay 4-3 in Finale di Conference
La stagione scorsa si è conclusa con tanta amarezza nella Grande Mela. Dopo una regular season stellare condita da primo posto della lega e quindi President’s Trophy, Vigneault non è riuscito a guidare i suoi al successo finale, fermandosi a gara 7 della Finale di Eastern soccombendo ai ragazzi terribili di Tampa. Il coach quebecois ci ha ormai abituato a epiloghi simili, inciampando, forse accecato dalla gloria all’orizzonte, proprio sull’ultimo ostacolo. Era già successo a Vancouver, dove era arrivato lontano in più occasioni senza però mai regalare trionfi. Ci arrivò vicinissimo con i Canucks nella tragica finale persa nel 2011 a gara 7 in casa contro i Bruins di Chara. Anche a Broadway Alain Vigneault ha solo sfiorato l’agognata Stanley: oltre alla sopracitata eliminazione per mano di Tampa della primavera scorsa, l’anno prima furono i Los Angeles Kings a soffiare la coppa ai newyorkesi nella finalissima. Grande comunicatore e stratega, ma nello sport i titoli contano e quest’anno dovranno arrivare.
Potrà contare sullo stesso blocco di sempre poiché i cambi estivi sono stati veramente pochi. Ed in più i migliori dei Rangers sono congelati da diversi anni di contratto restanti e in piena maturità fisica e psicologica.
In attacco non cambia la situazione. Il nucleo è lo stesso, le perdite sono state poche e sono state bene o male rimpiazzate. Si è ritirato il piccolo-grande Saint Louis, la cui presenza dentro e fuori dal ghiaccio potrà essere rimpianta, ma la sua produzione era scesa parecchio, complici gli anni e una triste perdita della madre che non lo ha aiutato. L’innesto di Stoll e del suo carisma e la conferma dell’ottimo Zuccarello (simile a Martin in diversi aspetti di gioco) dovrebbero far sentire meno la sua mancanza. Le armi più pericolose, ovvero Stepan, Brassard e Nash sono ottimi giocatori ma finora nessuno ha ancora dimostrato di saper davvero trascinare una squadra. In avanti è atteso, e, necessario per le speranze di titolo, un definitivo salto di qualità dei vari Kreider, Hayes e Miller. Si è aggiunto anche Viktor Stalberg, incognita che potrebbe rivelare ancora qualche sorpresa.
In porta e difesa, i punti di forza da qualche anno di questa squadra, le facce non sono praticamente cambiate. Lundqvist è sempre su livelli altissimi, e lo ha confermato la stagione passata. Gli anni passano (sono quasi 34) e King Henrik non ce la fa davvero più ad aspettare. Vuole la sua prima Stanley e sa che per riuscirci non si potrà permettere neanche il minimo calo che, purtroppo, ha subito nella parte cruciale della sfida a Tampa. Il backup ora sarà il finlandese Raanta proveniente dai campioni di Chicago e che andrà a sostituire Cam Talbot finito agli Oilers. Poco cambia onestamente, vista l’immensa difficoltà che si trova a mettere Lundqvist in panchina.
Davanti al portierone svedese ecco di nuovo il muro di NY: Girardi–McDonagh–Staal. Tutti e tre sono vicini alle trenta primavere e con contratti ancora lunghi. Hanno tutta l’esperienza necessaria e si conoscono a memoria. La coppia Girardi-McDonagh è una combinazione perfetta che quest’anno però dovrà tirar fuori qualche numero offensivo in più oltre alle solite incredibili performance difensive. Staal anche lui terzino ormai consolidatissimo sarà affiancato da un Dan Boyle quasi quarantenne ma ancora capace di buone statistiche in Power Play. L’ex Tampa Bay ma soprattutto Keith Yandle sono le principali minacce offensive anche per quest’anno.
Conclusione
Ai New York Rangers ormai manca solo una cosa: la Stanley Cup. Il gruppo che ci è andato vicino questi anni non è pressoché cambiato. Ma nell’NHL attuale sappiamo quanto sia arduo riconfermarsi ai piani alti. Le Blueshirts hanno due scenari possibili: essere nuovamente un vero candidato alla vittoria o, vista la comunque non più giovanissima squadra, perdersi e sprofondare come accaduto ai Bruins.
Washington Capitals, dimenticare i fiaschi dei playoff
2014-15 Record: 45-26-11 (101 punti), Sconfitti dai NY Rangers 4-3 in Semifinale di Conference
La nuova era in quel della capitale, targata MacLellan-Trotz, è cominciata portando subito parecchi frutti. Il GM ed il coach al loro primo anno a Washington hanno cominciato una piccola ma evidente rivoluzione. Il buon Barry si è fatto conoscere a Nashville per la sua mentalità difensiva ed un sistema ben collaudato. La sua impronta si è subito vista ed i Capitals hanno fatto passi da gigante in difesa e tra i pali. La sconfitta contro i Rangers e la clamorosa rimonta subita bruciano ancora tuttavia, e a Washington quest’anno si potrà fare meglio.
In attacco Ovie, Ovie e ancora Ovie. Chi se non Ovechkin può alimentare le speranze della prima Stanley Cup nella capitale statunitense? L’ala russa domina la scena da ormai 10 anni ed ha appena soffiato le 30 candeline. Il tiro e la potenza non si sono affievoliti di una virgola ed Alex è pronto ad insaccare 50 puck o più nelle reti avversarie. Oltre al fido e sempre ispirato Backstrom, il russo potrà godere di più tecnica ai suoi fianchi grazie agli ottimi acquisti di Justin Williams e TJ Oshie. Williams è un buon veterano con statistiche in post season che fanno sognare ed Oshie è un ala esplosiva e letale. Le partenze sono significative: Ward (agli Sharks), Fehr (Penguins) e Brouwer (Blues) erano pedine importanti dotate di grande personalità. Tuttavia il talento del parco attaccanti è straripante e giovani come Kuznetsov, Burakovsky e Johanson non portano che altre minacce alle difese della Metropolitan.
Già l’anno scorso MacLellan aveva irrobustito parecchio la retroguardia con Orpik e Matt Niskanen, entrambi ex Penguin. I due non hanno esaltato e quest’anno dovranno fare qualcosa in più vista la grossa perdita di uno come Mike Green, accasatosi ai Red Wings. I Caps perdono dunque una grossa arma in superiorità numerica (che rimane comunque esaltante) ma col suo addio viene data più importanza alla responsabilità difensiva tra i terzini (Green è tra i migliori quarterback in PP in circolazione ma anche soggetto a gravi distrazioni in marcatura). L’esplosione di John Carlson (55 punti per lui la stagione scorsa), il buon rendimento di Alzner e il promettentissimo Orlov che cerca già un posto in roster dovrebbero garantire una buona annata difensiva. In porta è arrivata l’affermazione di quello che sembra essere un franchise goalie, Braden Holtby, autore di una stagione formidabile.
Conclusione
I Capitals hanno cominciato bene la nuova gestione ma ogni anno sono confrontati alla loro bestia nera: i playoff. Le delusione sono state tante ma questo nuovo entusiasmo potrebbe far cambiar le cose. E fin quando Ovechkin vestirà la casacca capitolina le aspettative e speranze sono sempre alte.
New York Islanders: nuovo stadio, nuovi sogni
2014-15 Record: 47-28-7 (101 punti), Sconfitti da Washington 4-3 nei Quarti di Finale di Conference
Gli Islanders a malincuore hanno lasciato il loro storico, ma decadente, Nassau Coliseum. Si spostano giusto di 50 km nel modernissimo ma poco hockeystico Barclay Center di Brooklyn. L’organizzazione alla fine è riuscita a non deludere la sua fanbase evitando il clamoroso, e più volte nominato, trasferimento a Kansas City. Si può ripartire con grandi dosi di fiducia e con un sorriso malinconico: l’ultima stagione disputata al Coliseum è stata la migliore dai lontani fasti degli anni 80. La squadra ha pagato l’inesperienza ai playoff, sparendo in gara 7 contro i Caps, ma rimane promettentissima.
Snow, dopo vari dubbi sulla sua figura di GM, ha formato un attacco esplosivo. Tavares è l’uomo franchigia, che dopo la sua più prolifica stagione da 86 punti e 38 goal, è pronto a prendersi in spalla i compagni per portarli verso palcoscenici più prestigiosi. Ha trovato in Strome, Lee e Nelson ali talentuose su cui poter contare. La crescita di questi tre è esponenziale, e ognuno di loro si è aggirato sui 50 punti nella campagna passata. Okposo, desideroso di un rinnovo a cifre maggiori, dovrà fare buoni numeri per la seconda linea, così come Nielsen e Grabovski, chiamati a risollevarsi dopo una stagione così così colpita da vari guai fisici. Perdita significativa quella di Grabner, andato ai Maple Leafs. Non sono arrivati grandi nomi ma le prime due linee sono rimaste intatte e promettono grandi cose.
Anche in difesa sono state fatte mosse eccellenti. Boychuk e Leddy, i due nuovi volti arrivati un anno fa, si sono dimostrati i migliori del loro reparto. Garth Snow è già riuscito a blindarli e siamo sicuri che non verrà deluso. Johnny Rocket ha espresso più volte il desiderio di voler diventare un simbolo degli Isles, e sul ghiaccio ha fatto vedere quanto affidamento si possa fare su di lui. Buonissimi i suoi numeri come quelli di Nick Leddy, giovane e sottovaluto terzino dalle grandi doti offensive. C’è anche Hamonic, che ha fatto un gran salto di qualità. Lui e De Haan (un po’ discontinui i progressi di quest’ultimo) avranno più tempo sul ghiaccio e più responsabilità dopo la partenza di Visnovsky, nonostante l’arrivo di Zidlicky, veterano e ottimo in powerplay. In porta Halak è un muro e trasmette sicurezza e fiducia per l’imminente futuro, che sarà molto probabilmente roseo in quel di Brooklyn.
Conclusione
I New York Islanders hanno le carte in regola per arrivare più in fondo. Hanno maturato esperienza playoff necessaria, dispongono di un centro devastante e sono ricchi di talento. La ricostruzione è ormai completa e Capitan Tavares è pronto a soffiare le luci della ribalta ai cugini Rangers.
Pittsburgh Penguins, Kessel per tornare a trionfare
2014-15 Record: 43-27-12 (98 punti), Sconfitti dai NY Rangers 4-1 ai Quarti di Finale di Conference
Ricomincia un’altra stagione di grandi aspettative nella Steel City. E’ stato un anno strano per i Penguins, che al primo anno di Mike Johnston sulla panchina e di Jim Rutherford come GM, hanno impressionato i primi mesi di regular e sono crollati sul finale. Hanno deluso nuovamente con un’altra eliminazione in post season rapidissima per mano dei Rangers. Crosby e co. sono stati sì colpiti da numerosi infortuni nella parte cruciale della stagione ma con quel talento da questa squadra ci si aspetta sempre un gran risultato. Rutherford ha sviato le critiche dicendo anche che solo ora, dopo due anni di gestione, vede finalmente i Penguins un prodotto suo. In estate ha operato bene, andando a prendere un top player come Kessel e dando più profondità con attaccanti duttili.
Il reparto offensivo dall’arrivo di Crosby e Malkin è sempre temibilissimo. Ma quest’anno con un’ala goleador e di qualità come Kessel possono davvero partire i fuochi d’artificio là davanti. Sid the Kid ha visto cambiare tanti compagni di linea, troppi davvero inadatti al ruolo, e per la prima volta dopo la breve esperienza in nerogiallo di Hossa, il capitano potrà godere di un alleato affidabilissimo. Kunitz dovrebbe essere l’altra ala, che ha sempre avuto ottima intesa con Crosby, ma è in fase involutiva da un annetto. Malkin rimane un centro dominante se resta lontano dagli infortuni e sarà in buona compagnia con l’ala svedese Hornqvist, autore di una buona stagione, e di uno tra Perron (dovrà fare meglio) e il neo arrivato ed incognita russa Sergei Plotnikov. In Russia il ragazzo ha fatto bene e si è comportato altrettanto bene in pre-season. I Pens sono più leggeri, ma con gli innesti di Bonino (arrivato in uno scambio piuttosto intelligente con il giovane ma economicamente esigente Brandon Sutter), Fehr e Cullen la dirigenza ha voluto apportare quella profondità di cui tanto si è parlato dopo le delusioni playoff.
Difensivamente questo gruppo desta sicuramente più dubbi. Si punta sulla linea giovane, ovvero Maatta, Pouliot e Dumoulin. Da questi tre dipenderanno molto le sorti dei pinguini: sono dotati di grande talento ma dovranno affrontare la loro prima vera stagione intera in NHL da titolari. Maatta lascia alle spalle un annus horribilis ricoperto di brutti malanni ed è pronto a far rivedere il suo valore. Gli altri due terzini invece sono apprezzati da Johnston e hanno già dimostrato di essere maturati molto. Letang infine è un altro difensore tormentato da infortuni e sfortune, ma che quando è al 100% è sempre un candidato per il Norris Trophy. Sarà lui l’unico “veterano” rimasto nella retroguardia. Fleury, nonostante le onnipresenti critiche, sembra aver allontanato vecchi fantasmi e con la partenza di Greiss avrà tante partite da reggere. Anche da MAF dipenderanno molto i sogni di gloria di questa squadra.
Conclusione
Pittsburgh parte ricaricata grazie all’arrivo di una stella come Kessel. Le aspettative e la pressione quindi saranno ancora più alte. Il titolo deve essere l’obiettivo. Mario Lemieux ha appena compiuto 50 anni, il regalo più bello ovviamente sarebbe vedere Sid e Geno sollevare la coppa a Giugno.
Columbus Blue Jackets, senza infortuni si può sperare
2014-2015 Record: 42-35-5 (89 punti), Fuori dai playoff
In una division così dura e affollata di grandi squadre, i Jackets cominciano la stagione rafforzati dall’arrivo di un giocatore dalla mentalità vincente come Brandon Saad ma con deboli speranze di lottare per i primi posti. Hanno mancato i playoff ma il finale di stagione scorsa ha comunque dato segnali incoraggianti. Il grave problema che da un po’ affligge la franchigia dell’Ohio è la pessima partenza e la marea di infortuni subiti. Columbus ha carattere ed un gran capitano in Nick Foligno ma la concorrenza è davvero tanta.
Gli attaccanti che dovranno fare faville sono appunto capitan Foligno (top scorer di CBJ nel 2014-2015 con 73 punti) e l’ottimo centro Ryan Johansen, dotato di un fisico e di una visione di gioco strepitose. A 23 anni ha ancora tanto da dire e con Saad sull’ala la prima linea potrebbe diventare davvero interessante. Partito il russo Anisimov, dovranno arrivare gol pesanti dalla scheggia Atkinson e dai tenaci Dubinsky e Jenner. Hartnell risponde sempre duro e presente ed altrettanto ci si aspetterà da un Clarkson che guadagna tanto ma convince poco ultimamente. Il reparto è robusto ma comunque rapido e giovane.
Jack Johnson è dotato di uno slap che è una sassata ed i suoi 40 punti sono stati più che positivi. Ma bisogna anche saper difendere ed il suo -13 fa preoccupare. Il suo partner è il terzino offensivo (ma più prudente di Jack) Denis Savard, buona anche la sua stagione ma di certo non ancora un fenomeno. Tra la difesa di Columbus c’è anche un Ryan Murray che non aspetta altro che giocare una stagione intera lontana dai guai fisici. La seconda scelta assoluta del draft 2012 rimane uno dei difensori più promettenti. Sempre costanti le prestazioni di Fedor Tyutin e Connauton con i suoi 9 gol può sorprendere di nuovo ritagliandosi degli spazi. La gabbia sarà difesa dal secondo goalie più pagato della lega, Bobrovsky. Se il russo non si fa male è un candidato al Vezina ma, cosa più importante, è capace di alimentare le speranze playoff dei Blue Jackets da solo.
Conclusione
Todd Richards potrà lavorare di nuovo lontano dalle pressioni. Il suo operato è più che buono e onestamente in una division così si può fare poco di più. I suoi ragazzi non hanno un compito facile, ma ottenere una Wild Card non sarà impossibile con la buone dose di talento presente. Infortuni permettendo.
Philadelphia Flyers: il futuro è roseo, il presente un’incognita
2014-2015 Record: 33-31-18 (84 punti), Fuori dai playoff
I Flyers e tutti i loro fan attendono con ansia l’inizio della nuova stagione. Per due motivi in particolare: ritornare ai playoff dopo la mancata qualificazione dell’anno scorso e conoscere finalmente il nuovo intrigante coach Dave Hakstol ed alcuni dei promettenti prospect. Philadelphia non è abituata a mancare alle danze più importanti della stagione hockeystica (periodo più lungo senza playoff ’90 -’94), si possono e devono migliorare i 14 punti di distacco dalla prima Wild Card andata agli odiati cugini Penguins della stagione passata. Hakstol, proveniente dall’università del North Dakota ed apprezzatissimo nell’ambiente NCAA, è solo il terzo allenatore della storia a fare il salto dal college all’NHL senza aver mai guidato o giocato in una squadra della grande lega. Ha formato superstar del calibro di Toews e Oshie e portato i suoi Fighting Sioux alla Final Four per 7 volte. L’NHL è un altro paio di maniche ma Philly ed il suo GM Hextall gli hanno preparato su un roster pieno di promesse e dato piena fiducia.
L’attacco recentemente è stato troppo Voracek–Giroux dipendente. I due, che nella scorsa regular season si sono aggirati entrambi sulla media di un punto a partita, sono attaccanti stellari e ormai capaci di dominare e cambiare le partite. Il punto è che quando non ci pensavano loro, dietro c’è stato quasi sempre il vuoto. Giusto la peste Wayne Simmonds ha raggiunto i 50 punti tra gli attaccanti. L’ala di origini afroamericane è una pedina fondamentale del powerplay dei Flyers, e la sua presenza sotto porta un vero incubo per i portieri. Devono fare di più invece talenti come Brayden Schenn e Couturier e veterani del calbro di Vinny Lecavalier, Matt Read e RJ Umberger. Schenn e Couturier promettono tanto, ma devono combattere con l’incostanza di rendimento tipica della loro giovane età. Read dopo due stagioni da 20 gol è sparito mettendone solo 8 nello scorso campionato. Si vocifera invece che Vinny e Umberger non sopportassero il duro coach Craig Berube (esonerato ad Aprile) e con il volto nuovo di Hakstol non potranno che migliorare la loro pessima stagione. L’arrivo di Sam Gagner, ex 6a scelta assoluta nel 2007, porterà sicuramente creatività e anche diversi gol (può giocare sia centro che ala). Un bel sostegno per Voracek e Giroux.
Il reparto arretrato è ricco di talento esplosivo. L’organizzazione ha draftato molti terzini ultimamente e ce ne sono un paio che hanno davvero lasciato a bocca aperta. Spicca su tutti Ivan Provorov, russo classe ’97 draftato a Giugno in 7a posizione. Il ragazzino ha fatto sognare tutti i talent scout e con i Brandon Wheat Kings in WHL ha dimostrato incredibili doti offensive ed un fisico roccioso. Lui, Travis Sanheim e Shayne Gostisbehere hanno disputato un più che sufficiente training camp, ma ritorneranno nei rispettivi club giovanili per farsi ancora le ossa. In attesa della loro esplosione spetterà allo svizzero Mark Streit serrare i ranghi e condurre il power play. Il vecchio lupo di mare è stato capace di infilare 52 punti a 36 anni, mica male. Potrebbe stupire positivamente in molti Evgeni Medvedev, alla prima esperienza NHL dopo eccellenti stagioni con l’AK Bars Kazan in KHL e varie uscite positive con la nazionale russa. Nonostante la faccia da ragazzino, Evgeni ha già 33 anni ed il salto ai ghiacci nord americani non è mai facile. Si tratta di un difensore robusto ma mobile, capace di punti importanti ed espertissimo in marcatura. Infine difficile aspettarsi troppo da Schenn, mentre per MacDonald evidentemente sono finite anche già le speranze, vista l’assegnazione nei waivers al suo secondo dei 6 anni di contratto strappati a suon di milioni. Tra i pali Mason si è rivelato un grandissimo portiere e sarà supportato da Neuvirth, back up più che affidabile appena arrivato nella Città dell’amore fraterno.
Conclusione
Philadelphia non vede l’ora di conoscere l’hockey di Hakstol, e Hakstol non vede l’ora di conoscere i Flyers. I pezzi del puzzle sembrano esserci tutti ma alcuni sono ancora troppo acerbi. Per il 2015-2016 una Wild Card è più che legittima, per gli anni a venire invece si potrà sognare.
New Jersey Devils, nuova linea verde
2014-15 Record: 32-36-14 (78 punti), Fuori dai playoff
I Diavoli ricominciano da zero. Lou Lamoriello, dopo 28 stagioni e 3 Stanley Cup, ha lasciato e scelto Toronto come sua nuova tappa da GM. Addio dunque alla filosofia difensiva che ha portato svariati successi e caratterizzato New Jersey da fine anni 80 e benvenuta la nuova era Ray Shero. L’ex GM dei Penguins (con cui ha vinto il titolo nel 2009) porta con sé aria nuova, mentalità offensiva e coach John Hynes. Shero aveva già scelto e conosciuto Hynes, 41 anni e più giovane allenatore della NHL quest’anno, ai tempi dei Wilkes Barre/Scranton Penguins. Entrambi credono in un gioco veloce, volto all’attacco e soprattutto giovane. Spariti dunque quasi tutti i pluritrentenni (Zubrus, Ryder, Gomez, Havlat), si punta ora su un folto gruppo di gioventù promettente ma ancora molto inesperta. Non sarà una stagione troppo felice in termini di risultati, ma desta molto interesse questo nuovo inizio.
Come detto prima, è stato ringiovanito di parecchio il parco attaccanti. Stipendi troppo gonfi e performance in ultra ribasso. Shero ha voluto quindi puntare su investimenti a basso profilo, con gli innesti di Tlusty, Palmieri e Stempniak. Sono ali capaci di una ventina di gol a stagione e a basso costo. Ma l’attacco è stato il 28esimo della lega e qualche sacrificio in più si poteva fare. Ha draftato comunque l’ottimo centro ceco Pavel Zacha, classe ’97 con fisico e visione da futuro centro di prima linea. Per il momento saranno dunque i giovani Henrique (miglior marcatore ’14-15 con la miseria di 43 punti) e Josefson a doversi prendere più responsabilità ma anche a gonfiare le loro statistiche. Anche dai meno giovani Cammalleri e Zajac ci si attende un maggiore contributo. Bisognerà segnare sicuramente di più ed è arrivato il momento del passaggio di testimone. Lo zio Elias è già sulle 38 primavere e tormentato dai guai fisici.
In difesa Hynes può far festa. L’allenatore adora lavorare e formare giovani talenti e nella retroguardia Devils può tirare fuori parecchio da Adam Larsson, Damon Severson, Jon Merrill e Eric Gelinas. Hanno tutti già fatto vedere buone cose e incamerato esperienza NHL. Il tempo sul ghiaccio aumenterà vistosamente quest’anno. Anche il nuovo arrivo John Moore potrà esprimersi e crescere al meglio in un scenario senza alcuna pressione e di rinnovamento come quello di New Jersey. Sono passati ormai i tempi degli affidabilissimi Stevens, White, Rafalski. L’unico duro veterano rimasto a fare da tutor è Andy Greene. Finita anche l’era del fenomeno Brodeur, i rossoneri hanno trovato in Cory Schneider un degno erede. Il portiere di 29 anni è cresciuto molto, e non poteva che essere così per un ragazzo maturato al fianco di saracinesche quali Roberto Luongo e appunto Martin Brodeur. La difesa e la porta non sono mai state il tallone d’Achille di questa squadra.
Conclusione
I Devils sono in piena rifondazione e in questa stagione non hanno nulla da perdere. L’attacco è pieno di incognite e se il giovane reparto non riuscisse a reggere l’urto di un intero campionato per New Jersey potrebbe essere un anno ancora lungo e di transizione, con poche speranze di playoff.
Carolina Hurricanes, c’è luce in fondo al tunnel
2014-15 Record: 30-41-11 (71 Punti), Fuori dai Playoff
Ed ecco l’ultima della Metropolitan 2014-2015. Sfortunatamente per i fan dei Canes la classifica non potrà migliorare un granché. Carolina comincia la stagione con pochi pezzi nuovi e nessuna grande firma, questa la strategia di ricostruzione scelta dal GM Ron Francis. Le sorti dipenderanno di nuovo dai fratelli Staal, entrambi autori di stagioni non memorabili. La linfa vitale dei nuovi Hurricanes sono però senza dubbio i giovani: dal ritorno in forma di Skinner, alla conferma di Lindholm e Faulk, fino alle grandi aspettative che ci sono sul diciottenne e 5a scelta assoluta 2015 Noah Hanifin. Il prodotto del Boston College ha impressionato bene in training camp ed è stato inserito nel roster iniziale degli uragani.
Carolina dispone di una sola linea offensiva davvero pericolosa. Eric Staal con i suoi 54 punti viene dalla sua stagione peggiore da quando era un rookie. Jordan si è rotto la gamba e ha giocato una quarantina di partite. I fratelli dell’Ontario sono tra i centri più completi della lega ma, se non dovessero convincere nuovamente, Francis potrebbe ottenere validi giocatori su cui rifondare in cambio. Incredibile comunque il fatto che dietro ad Eric gli attaccanti con più punti siano stati Lindholm (39) e Skinner (31). Semin, dopo un’annata disastrosa condita da soli 6 gol è andato a Montreal per cambiare aria. Doveva essere uno dei cardini su cui ripartire, ma il suo rendimento a dir poco altalenante lo ha obbligato ad una partenza che darà più spazio alla consacrazione dei vari Rask, Lindholm e Jeff Skinner. Il numero 53 farà gli scongiuri per stare lontano dalle commozioni cerebrali e tornare a macinare punti. Poco armato comunque l’arsenale guidato da coach Peters.
A Peters però vanno dati meriti per gli incredibili progressi di Justin Faulk. Il difensore a soli 23 anni ha segnato 15 gol e messo a segno 49 punti. Sta diventando già un difensore elite e l’arrivo di un esperto come James Wisniewski non farà altro che migliorarlo. Lui, Liles e Hainsey sono difensori su cui si può fare affidamento anche per la crescita di Hanifin (già inserito in roster, potrebbe subito sorprendere) e di Ryan Murphy. La porta è sempre protetta da un buon ma non più eccelso Cam Ward, stuzzicato questa stagione dalla presenza di un nuovo e solido back-up: Eddie Lack dai Canucks viene per giocarsi minuti importanti. Preoccupa sicuramente meno la difesa che l’attacco.
Conclusione
Gli Hurricanes stanno perdendo appeal e tifoseria. La Stanley Cup è un ricordo lontano quasi 10 anni e le aspirazioni di questo club sono un punto di domanda. Se i tifosi del North Carolina sapranno essere pazienti, questa stagione potranno sopportare le numerose sconfitte in arrivo godendosi lo sbocciare dei sui ragazzini. Carolina, salvo incredibili rivelazioni,vedrà le parti basse della Metropolitan ancora per qualche tempo.