720 giorni dopo, la Stanley Cup, colei che ogni giocatore, ogni tifoso ed ogni membro di una qualsiasi delle 30 franchigie NHL sognano durante tutta la stagione, ritorna nelle mani dei Chicago Blackhawks (giunti al terzo titolo negli ultimi 6 anni) dopo un “esilio” in terra californiana durato 1 sola stagione per merito di quegli L.A. Kings che quest’anno non hanno nemmeno potuto (per demeriti propri) cercare di difenderla in questi meravigliosi playoff 2015; playoff che hanno dato le risposte che ci aspettavamo da questa stagione NHL, i Blackhawks infatti sin dall’inizio erano stati dati per favoriti da ogni esperto del settore (team di PlayitUsa compreso!) e nonostante mille insidie (specialmente nella finale di Conference contro i tosti Anaheim Ducks) sono riusciti a portare a casa con grande determinazione e sacrificio colei che le altre 29 compagini staranno già pensando di prendersi l’anno prossimo, ossia l’inimitabile quanto unica Lord Stanley Cup!
Los Angeles 2012, Chicago 2013, Los Angeles 2014, Chicago 2015: così recita l’Albo d’Oro delle ultime 4 stagioni NHL decisamente comandate dalle squadre che rappresentano la zona ovest del paese a stelle e strisce, il bilancio negli ultimi 10 anni parla chiaro, con 7 vittorie della Western Conference rispetto alle sole 3 andate alle squadre della zona est; delle canadesi invece nemmeno l’ombra, per tornare a vedere una squadra con la bandiera bianco rossa con l’acero in mezzo bisogna tornare infatti al lontano 1993 quando i Montreal Canadiens (nonostante questa statistica, squadra più titolata in NHL con 24 Stanley Cup in bacheca!) ebbero la meglio sui Los Angeles Kings.
Dall’era del “best of 7” ai playoff i Chicago Blackhawks hanno portato a casa il titolo vincendo la serie finale sempre con il risultato di 4-2, nel 1961 contro i Detroit Red Wings, nel 2010 contro i Philadelphia Flyers, nel 2013 contro i Boston Bruins ed oggi contro i Tampa Bay Lightning, stavolta però sfruttando il vantaggio di poter disputare il match point fra le mura amiche, cosa non successa nelle precedenti 3 occasioni (ultima Stanley Cup vinta in casa nel 1938 contro i Toronto Maple Leafs).
Dopo aver analizzato qualche chicca regalataci dalla statistica o, chi lo sa, dal destino, andiamo a raccontare ciò che è successo nella gara decisiva allo United Center di Chicago.
GAME 6
CHICAGO BLACKHAWKS vs TAMPA BAY LIGHTNING 2-0 (serie conclusa 4-2 Chicago)
Contrariamente a quanto visto nelle prime 5 sfide della serie finale in questa decisiva gara i primi minuti sono giocati ad una velocità decisamente inferiore e per trovare un occasione dobbiamo arrivare all’ottavo minuto di gioco quando il grande “assente” di tutta la serie a livello realizzativo Steven Stamkos scarica uno slap shot che termina la sua corsa colpendo sfortunatamente la traversa piena a Crawford battuto.
Subito dopo questa grandissima occasione Paquette lascia i suoi in inferiorità numerica per un banale fallo post faceoff su Toews e nei 2 minuti di powerplay ci vuole una super parata di Bishop, che con il pattino devia un tocco ravvicinato di Teravainen destinato alla rete, per mantenere il risultato a reti bianche e ad ammutolire i 22mila presenti dello United Center pronti ad esplodere in caso di goal.
Passano un paio di minuti ed è il turno di Boyle a finire in banca puniti per un colpo non consentito su Kane, ma nemmeno questa volta Chicago concretizza il vantaggio numerico sul ghiaccio con un goal, sfiorandolo solamente con un tap in mancato da capitan Toews su assist illuminante di Kane.
Il periodo scivola alla conclusione senza ulteriori sussulti lasciando ogni decisione ai restanti 40 minuti di gioco.
Nemmeno il tempo di capire che è iniziato il secondo periodo ed è nuovamente Steven Stamkos ad avere una clamorosa occasione per il possibile vantaggio, ma in un uno contro uno da infarto per il pubblico di casa, prova una giocata di fino che viene capita però da Crawford, il quale mura splendidamente il suo tiro facendo esplodere l’Arena pronta oramai al peggio.
Passa un solo minuto e Stralman non riesce a deviare quanto basterebbe il disco, lavorato ottimamente da Drouin, a porta spalancata, permettendo così a Chicago di mantenere il risultato sullo 0-0 in un periodo iniziato benissimo da Tampa Bay.
Al nono minuto di gioco è ancora Stralman (attaccante aggiunto per i Bolts) ad avere il disco del possibile vantaggio sulla mazza (sfruttando nuovamente un ottimo lavoro del giovane Drouin in versione assistman) ma il suo tiro viene parato abilmente da un Crawford in versione saracinesca.
Chicago dopo questa ennesima “paura” si sveglia e per i successivi 4 minuti schiaccia letteralmente Tampa Bay nella propria zona difensiva non trovando però la rete nonostante i numerosi tentativi dalla distanza di Keith, Hjalmarsson, Van Riemsdyk e Kruger che trovano sempre Bishop attento.
Tampa Bay lascia sfogare Chicago in questi minuti e successivamente riprende le redini del gioco sfiorando nuovamente il vantaggio con Hedman ben stoppato però dal solito Crawford; quando meno te l’aspetti arriva la ripartenza che spacca la partita: Patrick Kane attrae su di se un paio di avversari, trova un assist delizioso per l’accorrente Duncan Keith il cui primo tiro viene stoppato da Bishop il quale però concede un sanguinoso rebound di fronte alla propria gabbia nel quale Keith è il più lesto ad arrivarci, tap in facile facile e vantaggio Blackhawks che manda in estasi il pubblico dello United Center.
Prima del termine del periodo un frustrato Palat si porta a casa i 2 minuti di penalità per una carica pericolosa alla testa di Oduya consentendo così a Chicago di chiudere il periodo in superiorità numerica; vantaggio numerico che in questo ultimo minuto non porta però al goal del 2-0 solo e soltanto per sfortuna, la botta dalla blue line di Seabrook infatti termina la sua corsa sul palo alla sinistra di un Bishop battuto e rimanda ogni decisione finale agli ultimi 20 minuti di gioco con il vantaggio per Chicago di ripartire con un uomo in più nei primi 70 secondi.
I 70 secondi di powerplay rimanenti però non portano a nulla di pericoloso ed anzi non appena rientra Palat nel ghiaccio è proprio Tampa Bay ad avere subito una buona occasione con Boyle per il pareggio, ma il suo tiro viene ben respinto dal solito Crawford.
La terna arbitrale probabilmente intimorita dal tifo di casa non chiama una penalità quanto mai legittima a Toews che sgambetta col pattino Filppula, poteva essere un’occasione importante per Tampa Bay di rientrare in partita, non lo sarà perchè troppo spesso nel terzo periodo di gare playoff i 3 uomini con la casacca bianconera dimenticano di “alzare il braccio”…
I minuti scorrono implacabili per i Lightning che rischiano anche di soccombere in uno shift interminabile della seconda linea di Chicago che produce tiri e pericoli dalle parti di Bishop con Richards prima e Saad poi entrambi però ben stoppati dal portierone di 2 metri alla difesa della gabbia dei Bolts.
Tampa Bay preme sull’acceleratore, schiaccia i Blackhawks per diversi minuti nella propria zona ma non trova la via della rete, vuoi per errori di misura, vuoi per la serata magica di un monumentale Crawford che neutralizza ogni cosa gli passi vicino, ed è così che dopo tanta pressione arriva la più classica delle ripartenze in 3 contro 2 che porta al raddoppio Chicago: Saad scatta in contropiede, scarica alle spalle il disco per l’accorrente Richards il quale anzichè tirare sceglie giustamente l’assist per l’ispiratissimo Patrick Kane che a botta sicura e porta spalancata batte Bishop ed infila il goal del 2-0.
Poco dopo il goal Desjardins porta a casa la più stupida delle penalità consentendo a Tampa Bay un powerplay utile come l’acqua nel deserto, ma Crawford sale nuovamente in cattedra dicendo di no ad ogni conclusione provata dal team di Cooper che toglie anche Bishop a 3 minuti dal termine in un tutto per tutto davvero commovente.
Ma Chicago questa sera è troppo forte, troppo concentrata per concedere un comeback a Tampa Bay; scorrono così gli ultimi 120 secondi della gara, della serie, della stagione NHL che consegna così il titolo alla squadra più dominante degli ultimi anni, guidata dal miglior coach in assoluto, quel Joel Quenneville che il popolo di Chicago ama come nessun altro.
Il suono della sirena viene accompagnato dal boato dello United Center e dal lancio di mazze e guantoni sul ghiaccio dei protagonisti di questa strepitosa cavalcata durata 82 partite di Regular Season più 23 di Playoffs.
Non resta altro che vedere le canoniche strette di mano fra i giocatori al termine del match e poi, finalmente dell’entrata sul ghiaccio della Stanley Cup, alzata al cielo da Capitan Toews per la terza volta negli ultimi 6 anni, un traguardo davvero notevole per un team destinato ad entrare nella storia di questo meraviglioso sport.
3 STARS OF THE GAME:
- Duncan Keith: il goal che apre la gara ed il solito apporto monumentale in difesa, un giocatore clamorosamente forte; MVP
- Patrick Kane: la prima gara da protagonista della serie se la regala nella sfida più importante, 1 goal ed 1 assist per lui e tante giocate di classe sopraffina; mago
- Corey Crawford: gara perfetta condita dal salvataggio quanto mai decisivo su Stamkos quando il risultato diceva ancora 0-0; saracinesca
3 FLOPS OF THE GAME:
- Steven Stamkos: inutile negarlo, il goal che si mangia sullo 0-0 per il 50% è colpa sua, per il 50% è stato strepitoso Crawford, ma uno come lui, non può sbagliare certe occasioni; scarico
- Tyler Johnson: impalpabile, non crea nulla soffocato dalla difesa di Chicago; delusione
- Nikita Kucherov: forse acciaccato dal colpo alla testa subito in gara 5 non trova spazi ne tanto meno crea pericoli alla difesa di Chicago; malconcio
PLUS OF THE SERIES:
- Duncan Keith: MVP delle Finali (strameritatamente!), non abbiamo più aggettivi per un giocatore davvero stupendo
- Antoine Vermette: 2 game winning goal ed il grande contributo sui faceoff lo aiutano a salire nel mio podio della serie
- Victor Hedman: il difensore dei Lightning ha dimostrato di essere davvero fenomenale, nonostante la sconfitta merita il podio, per una prima parte di serie davvero strepitosa condita da assist clamorosamente belli
MINUS OF THE SERIES:
- Steven Stamkos: repetita juvant, inutile nasconderlo, doveva e poteva dare di più alla sua squadra a cui sono mancati i suoi goal
- Tyler Johnson: idem con patate, così come il suo capitano non trova mai la porta, non si rende mai pericoloso, peccato, avrà in futuro altre occasioni per rifarsi, sicuro
LA ROSA DEI CAMPIONI:
GOALIES:
- Corey Crawford (Starter)
- Scott Darling (Backup)
- Antti Raanta
DEFENSEMEN:
- Kyle Cumiskey
- Nicklas Hjalmarsson
- Duncan Keith (Alternate Captain)
- Johnny Oduya
- Michal Rozsival
- David Rundblad
- Brent Seabrook
- Kimmo Timonen
- Trevor Van Riemsdyk
FORWARDS:
- Bryan Bickell
- Daniel Carcillo
- Andrew Desjardins
- Marian Hossa
- Patrick Kane
- Marcus Kruger
- Joakim Nordstrom
- Brad Richards
- Brandon Saad
- Patrick Sharp (Alternate Captain)
- Andrew Shaw
- Teuvo Teravainen
- Jonathan Toews (Captain)
- Antoine Vermette
- Kris Versteeg
HEAD COACH:
JOEL QUENNEVILLE
#ISITOCTOBERYET?
Eh già, ora non ci resta altro che aspettare ottobre (ma perchè no anche settembre quando il team di PlayitUsa vi delizierà con pronostici quanto mai sbagliati riguardanti l’imminente stagione 2015/16…!) per rivedere un po di hockey giocato; nel frattempo ci godremo con seguenti resoconti nel nostro sito cosa accadrà al Draft in Florida fra una decina di giorni e poi dal primo luglio quale squadra si muoverà attentamente nell’acquisto dei vari free agents disponibili da quel giorno.
BUCKLE UP BABY BECAUSE IT’S THE CUP!!
Appassionato della terra a stelle e strisce, Max si innamora sin da piccino per uno sport da “duri”: l’hockey su ghiaccio. Cresce osservando le prodezze di Mario Lemieux e Jaromir Jagr, invecchia con le giocate di Sidney Crosby ed Evgeni Malkin… Scrive per PlayitUsa da gennaio 2015 e spera di trasmettere a voi lettori le stesse emozioni che vive il sottoscritto pensando, guardando, scrivendo, vivendo, respirando la meraviglia della NHL.