Dopo tre anni di snervante attesa e di eliminazioni cocenti, finalmente tutti i tifosi e gli appassionati potranno godere alla vista di una finale di conference che si preannuncia straordinaria.
Già ammirando le caratteristiche dei due simboli delle squadre, l’aquila e la papera, si può capire come questa serie andrà a segnare una parte della storia di questa lega.
Se da una parte infatti, con l’aquila, possiamo trovare aggressività, sprezzo del pericolo e accanimento nei confronti del nemico; dall’altra troviamo tranquillità e calma, ma anche una spiccata ambizione, considerato che determinate specie di papere sono capaci di volare addirittura ad un’altitudine di ben 8500 metri.
Le forze in campo per quanto riguarda le due squadre sembrano essere molto diverse da quelle dei rispettivi animali di appartenenza. Per quanto riguarda l’aggressività Anaheim sembra averne leggermente di più degli Hawks, che faranno dalla loro, leva sulla velocità e sulla maggiore esperienza per battere i rivali e vincere la serie.
Nella giornata di ieri, le due formazioni hanno dato vita ad una partita poco spettacolare a dire il vero, ma che ha rappresentato il primo episodio di una finale di Conference che dovrà per forza di cose salire di intensità col tempo fino a diventare un instant classic.
Ad avere la meglio sono stati i padroni di casa, fortunati più che bravi in tal caso, che con la vittoria in questione hanno preso subito il vantaggio nella serie. I grandi scontri preannunciati alla vigilia non hanno rispettato molto le aspettative, con i due Dynamic Duo che sono rimasti molto quieti nel corso della partita, lasciando spazio alle iniziative dei compagni.
Ma tralasciando ogni commento per la parte finale andiamo ora ad analizzare nei particolari la sfida, che ha vissuto di pochi, e molto significativi, alti e moti bassi.
1st Period: la serie attesa per tanti anni e da così tanta gente, sponsorizzata da tutte le principali reti televisive ed americane, ha creato un’esagerata attenzione mediatica con il faceoff iniziale che ha dato il via ad una battaglia senza esclusione di colpi.
Kesler e la sua linea sono i giocatori designati per tenere sotto controllo il Dynamic Duo degli Hawks, che rispondono affidando Perry e Getzlaf alla seconda e alla quarta linea.
Chicago entra in partita in maniera a dir poco convinta, gli Hawks dominano e costringono gli avversari a perdere ripetutamente il puck all’interno della zona di appartenenza. I Ducks non riescono ad uscire dalla loro metà campo, e per rispondere al maggior impatto dei rivali con la partita, utilizzano uno stile di gioco molto fisico che consente di ripartire in rare occasioni di fiacca degli avversari.
Siamo quasi a metà tempo quando, proprio su un’occasione simile si palesa il più clamoroso degli scenari. Silfverberg gestisce un puck nella metà campo avversaria e non trovando nessun compagno libero scarica dietro, dove, come un fulmine a ciel sereno, irrompe Hampus Lindholm che con un tiro veloce e preciso batte Crawford consegnando ai Ducks un clamoroso quanto immeritato vantaggio.
Chicago continua a produrre e fallisce diverse occasioni clamorose per pareggiare il risultato, infrangendosi su un immenso Andersen, già tra i protagonisti nel primo periodo di gioco che si conclude sull’1-0 per la squadra di casa, che può ringraziare la dea bendata per aver segnato l’unica marcatura della sfida.
2nd Period: con gli Hawks motivati a rimettere le cose a posto il secondo periodo parte a razzo. Hossa mette immediatamente in difficoltà Andersen che come nell’intera prima frazione risponde presente.
Chicago non molla e assedia la metà campo avversaria per quasi un minuto, lasciando le briciole agli avversari. Proprio nel momento in cui la pressione sembra potersi concretizzare però arriva la seconda beffa di giornata.
Un’azione confusa dei Ducks libera al tiro Stoner con il puck che viene respinto da Crawford e rimbalza all’angolo dove Palmieri brucia Rumbland e cerca il compagno più vicino. Thompson lavora il puck e cerca un passaggio all’indietro dove dal nulla proprio Palmieri, liberatosi dalla flebile marcatura avversaria non trova difficoltà nell’infilare Crawford e fare 2-0.
Da questo momento la partita vive un momento di fiacca. Chicago si rende pericolosa soltanto con tiri casuali e senza pretese, con Anaheim che continua ad avere difficoltà ad andare alla conclusione, nonostante un episodio in superiorità numerica. Quando anche Patrick Kane viene fermato da Andersen poco prima della fine della frazione gli Hawks rinunciano ai propositi di accorciare il risultato.
Gli ospiti non si inventano niente di eccezionale per trovare il gol, risparmiando le forze per l’ultima frazione. L’aiuto inaspettato giunge però dagli avversari.
Beauchemin controlla agevolmente un puck nella sua zona ed indeciso sul da farsi, pensa bene di farselo rubare da Brad Richard che lo aggira e mette in rete l’1-2 che riapre la sfida e concede a Chicago speranza e motivazione. Clamoroso l’errore del difensore dei Ducks, per altro l’uomo con più esperienza nell’intera squadra e che sulla carta dovrebbe essere la sicurezza.
3rd Period: con l’inerzia dalla loro parte Toews e compagni rientrano in campo con ritrovato entusiasmo e nei primi minuti della frazione trovano subito un power play su cui lavorare. La porta avversaria è presa d’assalto ma il gol del pareggio non arriva.
Richards e Shaw ci provano ma Andersen chiude ogni varco e con delle parate incredibili tiene lontani gli avversari. Chicago ottiene un secondo power play che si infrange ancora sul portiere danese, insuperabile così come la difesa aggressiva dei californiani.
Anaheim cresce con l’andare del tempo e lo sforzo di Chicago nel primo periodo inizia a farsi sentire chiaramente. Cogliano va vicinissimo al gol a per ben due volte a metà frazione.
Nella prima occasione in un tre contro due, concluso in maniera brillante da Crawford, protagonista di una strepitosa parata; e nella seconda con un tiro che va pericolosamente vicino alla linea di porta dopo essere passato sotto alle gambe del goalie dei Blackhawks.
L’inevitabile viene rimandato soltanto di pochi minuti con Cogliano che ancora una volta lavora il puck sulla destra e lo scaglia in porta tentando di infilare Crawford. Il guardiano dei pali degli Hawks risponde presente in un primo momento, ma nulla può quando sulla ribattuta si avventa Nate Thompson che fa 3-1 e mette in ghiaccio la partita.
Con quasi otto minuti rimasti sul cronometro Chicago continua a provarci, nonostante la stanchezza accumulata dopo un primo periodo giocato a mille.
Andersen anche nelle successive occasioni si fa trovare pronto e non sbaglia nulla, concedendo agli avversari soltanto frustrazione e rimpianti. L’open net di Silfverberg, favorito da un tocco di Keith, serve solo ad arrotondare il risultato, Anaheim vince la prima partita della serie e batte Chicago tra le mura amiche per la prima volta in stagione, mettendo in cassaforte un vantaggio prezioso in previsione di una serie che si preannuncia lunga e combattuta.
X factors
1- Frederik Andersen: l’insuperabile portiere dei Ducks ha rappresentato la ragione più importante di vittoria. Le sue parate hanno tenuto a galla i suoi per tutta la partita, specialmente in un primo periodo dove non c’è stato troppo da attaccare.
Ha dimostrato una sicurezza imponente nel non concedere troppi rimbalzi pericolosi che comunque, in caso di raro avvenimento, sono stati disinnescati nel migliore dei modi. In tutta la partita ha vissuto pochi attimi di pace ed ha anche dovuto subire un colpo alla maschera che avrebbe potuto debilitarlo. Niente di tutto ciò è accaduto, la sua grande sicurezza è stata la chiave di volta per la vittoria in gara-1.
2- Nate Thompson: la terza linea di Anaheim al di là di Cogliano non è esattamente il ritratto dell’armonia sul ghiaccio. Palmieri si presenta come parecchio scoordinato ed ha portato fino ad ora pochi gol alla squadra, così come Nate Thompson, sicurezza in fase difensiva e senza troppe pretese nella zona di campo avversaria.
In questa partita tuttavia proprio i tre giocatori sopracitati hanno fatto tutta la differenza del mondo. Thompson in particolare s’è attestato come giocatore dominante in difesa, annullando ben tre power play avversari, e risolutivo in attacco con un gol ed un assist servito a Palmieri. Gli eroi improbabili di solito vengono fuori nei momenti più attesi ed il suo ruolo in questa gara ha lasciato molti appassionati sorpresi e, dopo il risultato, stupiti.
3- Clayton Stoner: se mi avessero detto ad inizio anno di puntare un euro su questo giocatore, che aveva firmato per altro un contratto molto ricco e remunerativo, non l’avrei fatto. Le performance così così in stagione poi avevano ulteriormente motivato i suoi detrattori, che tra i tifosi s’erano fatti parecchio numerosi.
Stoner ha però dimostrato di avere un pregio: quando sente aria di Playoff si trasforma in altro giocatore. La sua fisicità s’è rivelata importantissima per una difesa leggera e composta per lo più da giocatori di bassa statura.
Le sue 37 hit hanno fatto sentire agli avversari cosa voglia dire affrontare i Ducks, e in tutte le sue shift, anche se non in maniera perfetta, ha dimostrato di poter valere esattamente quello che Bruce Boudreau aveva speso per lui. A dimostrazione del fatto che quando è l’allenatore in persona a scegliere i giocatori non si può sbagliare.
No factors
1- Duncan Keith: per essere il leader in +/- di questi playoff, la partita di Keith non ha lasciato molte note positive. Se due gol di Anaheim possono essere imputati alla poca attenzione di Rundbland, gli altri vanno a finire sul groppone di Keith, che anche offensivamente non ha fatto sentire per nulla il suo contributo.
Le hit e i colpi subiti nel primo periodo, giocato con troppa foga, si sono fatte sentire nei quasi trenta minuti collezionati e gli sono costate non poche difficoltà nelle successive frazioni, che non lo hanno aiutato sia dal punto di vista statistico sia da quello dell’affidabilità. Il gol a porta vuota concesso con un errore, neanche così grave ed imputabile, ha chiuso una notte da incubo che l’ex Norris Trophy che cercherà di migliorare nelle prossime gare.
2- The Dynamic Duos: in una serata come quella di ieri molti di vuoi avranno notato l’assenza dal tabellino dei quattro giocatori più forti in forza alle due squadre. Toews e Kane da una parte e Getzlaf e Perry dall’altra, hanno messo in mostra uno spettacolo a dir poco rivedibile, che ha tolto bellezza e competitività ad una partita non straordinaria.
Contenuti ottimamente dalla linea di Kesler e dalla seconda e quarta linea di Chicago, i Dynamic Duos non hanno creato molte difficoltà ai portieri, gestendo più che altro il lavoro sporco. Perry e Getzlaf hanno calcato pochissimo il ghiaccio, combinando soltanto quattro tiri e lasciando spazio ad una terza linea scatenata.
Dall’altra parte Kane e Toews vantano un minutaggio di poco maggiore, condito però da statistiche sotto la media. Soltanto due tiri in tutto con un +/- combinato di -4. Sperando in un miglioramento in futuro, oggi ci limiteremo a segnalare la brutta partita di entrambe le coppie offensive, protagonisti di una prova molto sotto tono.
3- Francois Beauchemin: non ci sono vere e proprie note negative per Anaheim, tuttavia se dovessi forzatamente puntare il dito contro qualcuno, lo punterei contro Francois Beauchemin. Il difensore veterano s’era dimostrato una sicurezza per tutta la stagione ed aveva gestito molto bene ogni pericolo anche durante la post-season.
In questa occasione ha però creato uno scenario potenzialmente molto pericoloso che per sua fortuna s’è risolto in un nulla di fatto. Ad un passo dalla conclusione del secondo periodo, il difensore dei Ducks ha pensato bene di lasciare il puck a Brad Richards, e di lanciarlo verso la porta per segnare il più semplice dei gol.
In una partita dall’importanza altissima in cui l’attenzione dovrebbe rappresentare uno dei fattori principali, un uomo della sua esperienza non può commettere un errore di gioventù simile.
Riaprire una partita dal nulla in una giornata di vena del proprio portiere, potrebbe comportare un’iniezione di fiducia per gli avversari, che fortunatamente in questo caso non sono riusciti a lanciarsi in una rimonta.
Tifoso degli Anaheim Ducks ed appassionato di hockey, mi sono convertito definitivamente al culto quando ero molto piccolo ammirando le gesta di Karyia, Giguere, Selanne e Sergei Fedorov. Ho seguito per anni anche la NBA e per qualche tempo la NFL. Come ogni bravo italiano sono anche appassionato di calcio, specialmente di Premier League. Avendoci giocato per anni mi piace moltissimo anche la pallavolo. Ho assistito a vari eventi sportivi dal vivo come le finali di Stanley Cup del 2007 e i Mondiali di Germania 2006. Le mie passione più grandi oltre allo sport sono la letteratura: apprezzo Svevo, Joyce, Pirandello e gli scrittori romantici in particolare; e la musica: ascolto diversi gruppi rock o alternative rock come Red Hot Chili Peppers, Aerosmith, Guns ‘n Roses & Foo Fighters, oltre ad artisti di generi alternativi come Green Day, Michael Jackson, The Fratellis, Rammstein, Queen, U2, CapaRezza, Metallica & Kiss