Era il 13 giugno 2014… minuto numero 14:43 del secondo tempo supplementare quando Alec Martinez infilava il puck alle spalle dell’incolpevole Lundqvist facendo esplodere di gioia i 18.713 spettatori presenti allo Staples Center di Los Angeles appena 2 anni dopo la conquista della prima Stanley Cup, ebbene si, di nuovo loro, Kings della NHL, proprio i Los Angeles Kings, di nome e di fatto!
223 giorni dopo il secondo trionfo ci troviamo in una situazione davvero strana per i Kings, momentaneamente sono fuori dalla zona playoff, distante solamente un punticino è vero, ma se pensiamo alla squadra capace di rimontare una serie playoff da 0-3 a 4-3…vincere 3 gare 7 in trasferta consecutivamente…vincere 3 gare su 3 all’overtime alla Stanley Cup Final…siamo distanti anni luce!
I PROBLEMI
Partiamo da il primo problema che supponiamo possa creare difficoltà al team allenato dall’impassibile Darryl Sutter, la sindrome da appagamento; non sottovalutiamo il fatto che una squadra che negli ultimi 3 anni ha conquistato 2 Stanley Cup ed una finale di Conference possa avere un “anno sabbatico”; lo stress accumulato nel tempo per raggiungere certi obiettivi dopo averli raggiunti potrebbe essersi trasformato in una forma di rilassamento incondizionato che in un campionato stressante ed estenuante come quello della NHL si potrebbe pagare a caro prezzo, specialmente in una Conference di livello davvero altissimo come la Western, dove squadre come Vancouver Canucks, Winnipeg Jets e Calgary Flames, che lo scorso anno non recavano alcun tipo di problema, stanno vivendo una stagione nettamente positiva ed al di sopra delle reali aspettative e momentaneamente andrebbero a giocarsi i playoff a scapito dei Kings.
Troppe infatti le partenze “low profile” dei Kings in diverse partite, pensiamo alle sfide contro Predators (quando si sono trovati sotto 5-1 e 6-3 prima di rimontare in 1 minuto 3 goal di svantaggio), Jets (sotto 3-0 dopo 7 minuti di gioco), Devils (sotto 4-1 dopo 2 tempi davvero inguardabili); insomma un’elemento assolutamente da sistemare se si vuole portare a casa punti fondamentali ora come non mai per la riconquista della posizione playoff.
Il secondo “movente” di questa situazione potrebbe essere sicuramente “l’invidia”; già, seguendo molte partite dei Kings in diretta quest’anno mi sto accorgendo che le squadre che vanno ad affrontare giocano la partita con il coltello fra i denti, con la grinta che non sempre mettono sul ghiaccio contro altre squadre; facciamo un semplice esempio, i San Jose Sharks ne prendono 5 in casa dai New Jersey Devils lunedì 19 gennaio facendosi dominare per 60 minuti da una squadra nettamente fuori da ogni gioco per i playoff ad est… 2 giorni dopo giocano contro i Kings, vincono 4-2 giocando una partita pressochè perfetta; è un fattore da non sottovalutare per Doughty & co. che se vogliono arrivare ai playoff dovranno sudare davvero 7 camicie nelle restanti 35 partite.
INSIDE THE LINE UP
Osservando le statistiche della squadra californiana si capisce subito come un paio di linee facciano la differenza, la prima e la seconda, mentre la terza e la quarta fungono solamente da “ossigeno” per il sestetto che colleziona goal ed assist.
Anze Kopitar guida la classifica dei points con 11 G e 26 A in 44 partite disputate ma un brutto -6 nei +/-, statistica assolutamente da non sottovalutare.
Il cecchino della squadra è Marian Gaborik, compagno di linea di linea dello sloveno, che ha infilato la porta avversaria per ben 15 volte in sole 34 presenze; nel mese di novembre infatti lo slovacco ha subito un infortunio che lo ha tenuto fuori per 13 match.
A completare la prima linea c’è capitan Dustin Brown che da il suo contributo spesso e volentieri anche in Penalty Kill ed ha distribuito in 47 gare 8 G e 11 A, non moltissimo ma spesso decisivi.
La seconda linea ha visto l’alternarsi di diversi giocatori; l’unico sicuro del posto è Jeff Carter, il forte centro canadese è il secondo leader delle statistiche con 12 G e 21 A serviti in 47 gare, sempre presente infatti il tosto power forward; inizialmente era assistito dalle giovani leve di Tyler Toffoli (straordinarie le sue statistiche, nonostante siano calate nell’ultimo periodo, condite da 12 G e 15 A in 41 partite ed un super +16 nei +/-) e Tanner Pearson (per lui 12 G e 4 A, +14 nei +/-) con cui hanno demolito le difese avversarie in un primo sprazzo di stagione giocato davvero ad altissimo livello, ma ora aiutato (anche causa infortunio dei due giovani) dall’interessante rookie Nick Shore e Dwight King.
In terza linea troviamo mister game 7 (chiamato così per la sua incredibile attitudine alle gare decisive dei playoff dove si rivela spesso determinante contribuendo con goal ed assist) Justin Williams, che fin’ora non ha ingranato al massimo la marcia, solamente 13 G e 12 A per lui, aiutato dallo specialista del Penalty Kill Jarret Stoll e dall’ala Trevor Lewis.
In quarta linea Mike Richards (solamente 5 G e 10 A per lui) comanda l’alternarsi di ali mai realmente sicure del posto (spostamenti spesso dovuti ad infortuni dei titolari ed all’inserimento delle leve provenienti dai Manchester Monarchs, team affiliato della AHL); Andreoff, Clifford, Nolan e Van der Gulik infatti entrano ed escono dalla starting line up di giorno in giorno.
Proprio lo strapagato Mike Richards (5.750 milioni di dollari l’anno il suo stipendio!) risulta essere uno tra i giocatori sul piede di partenza, la dirigenza dei Kings infatti vorrebbe scambiare il giocatore lontano parente dal fenomeno visto anni fa a Philadelphia per un difensore in grado di colmare la troppe lacune notate fin’ora nel sestetto difensivo.
Statisticamente parlando la difesa produce davvero moltissime occasioni da goal per Kopitar & co, un nome su tutti è ovviamente l’amatissimo Drew Doughty, la cui attitudine al gioco di attacco viene attualmente premiata da 4 G e 24 A, pensate, ben 128 le conclusioni verso la porta avversaria tentate da Drew fino ad ora, ed un +1 nel +/-, non male per un giocatore che in media disputa 25 minuti di gioco!!
Altri tasselli fondamentali in zona d’attacco per la squadra di Sutter sono Alec Martinez e Jake Muzzin mentre il giovane McNabb, Greene ed il rientrante Regehr sono meno propensi al gioco offensivo badando soprattutto a difendere.
Sicuramente manca alla squadra californiana il talento di Slava Voynov, colui che la scorsa stagione aveva totalizzato 4 G e 30 A è tutt’ora fuori rosa per i fatti accaduti ad inizio stagione quando sua moglie lo ha denunciato alla Polizia per “maltrattamento domestico”.
Ultima zona da monitorare è la gabbia; Jonathan Quick non sta vivendo il suo miglior anno sicuramente dal punto di vista mentale ne tanto meno statistico, solo 16 vittorie infatti totalizzate fin’ora in 39 presenze condite da una media di salvataggi pari al 91.2%, 26esimo in classifica generale superato anche da goalie nettamente meno “importanti” come Hutchinson, Anderson, Andersen, Holtby ecc ecc…
Spesso Quick si accende nella parte finale di stagione…Kopitar & co lo sperano così come tutti i tifosi degli L.A. Kings!
IL CALENDARIO (SCHEDULE)
Ad impensierire le menti dei tifosi dei Kings sarà anche il calendario del team californiano che riprenderà dopo la pausa per l’All Star Game con due difficili sfide, la prima in casa contro i Chicago Blackhawks e la seconda al TD Garden dei rilanciatissimi Boston Bruins, insomma non una ripartenza “easy”…
Arriveremo poi al rush finale con i Kings che disputeranno 8 delle ultime 11 gare in trasferta (sono 27 infatti le gare disputate in casa fin’ora a confronto con le sole 20 disputate esternamente), non un bene per una squadra che attualmente lontana dalle mura amiche ha collezionato solamente 5 vittorie in 20 partite!
LA DOMANDA SENZA RISPOSTA
Chiudo la diagnosi del paziente “malato” con una domanda alla quale solo il tempo ci darà risposta; un team dotato di elementi quali Anze Kopitar, Marian Gaborik, Drew Doughty, Jonathan Quick…può pensare a finire la stagione sabato 11 Aprile? Per di più contro gli odiatissimi rivali dei San Jose Sharks?!?
Le prossime 35 partite ci daranno questa risposta…
Staremo a vedere!
Keep calm and watch NHL!!
Appassionato della terra a stelle e strisce, Max si innamora sin da piccino per uno sport da “duri”: l’hockey su ghiaccio. Cresce osservando le prodezze di Mario Lemieux e Jaromir Jagr, invecchia con le giocate di Sidney Crosby ed Evgeni Malkin… Scrive per PlayitUsa da gennaio 2015 e spera di trasmettere a voi lettori le stesse emozioni che vive il sottoscritto pensando, guardando, scrivendo, vivendo, respirando la meraviglia della NHL.
Eccolo la… Mike Richards piazzato nei Waivers!! E non dite che non ve l’avevo detto…
Max Feelgood