La Route 66, la famosissima strada interstatale che taglia in due la metà occidentale degli Stati Uniti, è il crocevia per la finale della Stanley Cup. Infatti Chicago e Los Angeles, le due città all’estremità di questa strada sono le contendenti per il titolo della Western Conference.
Due squadre che arrivano da due turni di playoff difficili e massacranti: i Kings hanno eliminato 4-3 gli Anaheim Ducks dopo essere stati sotto 3-2 e i Blackhawks hanno eliminato 4-2 i Minnesota
Wild 4-2 dopo 6 partite alla morte. Entrambe le squadre hanno trovato nella difesa il loro punto forte, mettendo sempre sotto pressione gli avversari col gioco fisico e riuscendo comunque a finalizzare attraverso il gioco manovrato dei loro attacchi stellari: dal fronte Los Angeles Kings infatti vediamo che Kopitar, Carter e Gaborik comandano la classifica marcatori dei playoff 2014 (nell’ordine 20, 16 e 15 punti); mentre i Chicago Blackhawks è riuscita a segnare 38 goal con 16 marcatori diversi (Hossa miglior marcatore con 11 punti). Ma le ciliegine sulla torta di queste due squadre sono stati i portieri: quando l’attacco non segnava e la difesa arrancava i due goalie Quick (LAK 2,70 GAA e ,912%SV) e Crawford (CHI 2,11 GAA e ,926%SV) riuscivano a salvare la baracca con parate e interventi al limite del miracolo. E anche in queste due partite non si sono smentiti, o quasi…. Ma vediamo come è andata…
La serie comincia tra le mura dello United Center, Chicago Illinois, ed entrambe le squadre decidono che non è ancora il momento di far male, per non rischiare di farsi male (7-5 i tiri in porta a favore di Chicago nel primo periodo) e le due coppie difensive Keith–Seabrook (CHI) e Doughty–Muzzin (LAK) non corrono seri pericoli. Al 14° Chicago ha la prima occasione in powerplay e non se la fa sfuggire andando a segno con Saad che devia in rete un tiro di Leddy. 1-0 anche alla sirena del primo periodo. Nella seconda frazione, Los Angeles decide che il tempo della prudenza è finito e dopo appena quattro minuti il rookie Toffoli (paisà) raccoglie un assist dell’altro rookie Pearson e infila Crawford per l’1-1. Da qui alla sirena è un continuo forcing dei Kings (17-6 i tiri nel 2° periodo) e la linea Brown-Kopitar-Gaborik mette spesso in crisi la difesa formata dall’asse Keith-Seabrook. Ma a difendere la porta degli Hawks c’è Crawford che è semplicemente insuperabile: strepitoso il suo salvataggio sul tiro ravvicinato di capitan Brown e un’altra su tocco identico di Toffoli. A sorpresa poi all’11°minuto, proprio dalla difesa arriva il 2-1 di Chicago: Keith spara dalla blueline un tiro che incoccia la stecca di Lewis, e si infila alle spalle di Quick. Nel terzo periodo l’ira funesta dei Kings si affievolisce (7-4 i tiri per Chicago) e i Blackhawks vanno a segno per la terza volta nell’unica vera incertezza difensiva di Los Angeles, che lascia spazio all’asse Hossa-Oduya che confezionano un assist a capitan Toews che insacca comodamente: 16° minuto e Chicago sul 3-1. Da qui alla sirena solo melina di Chicago, che ha dimostrato che si può vincere una partita anche tirando pochissimo o comunque meno dei propri avversari (26-20 i tiri a favore di LA a fine partita), ma finchè c’è Crawford…
E siamo a Gara2: il primo periodo comincia sulla falsariga di Gara 1, cioè Los Angeles attacca e Chicago aspetta. Come da previsioni le difese e i portieri hanno la meglio e i due attacchi faticano ad essere incisivi (Quick su Bickell e Crawford su Gaborik sono le azioni più gustose) fino al 16°…
Come nella prima partita il powerplay è l’arma in più dei Blackhawks che vanno a segno con Leddy dopo assist di Keith. Il raddoppio di Chicago arriva all’inizio del secondo periodo con Smith appena entrato sul ghiaccio al cambio di linea. Per tutto il periodo i Kings attaccano ma senza mai pungere veramente; fino al 18° quando Williams raccoglie una respinta di Crawford e insacca per il 2-1.
Nel terzo periodo c’è il cambio decisivo per Chicago: cioè entra il fratello gemello di Crawford, quello che non sa fare il portiere. Se non così, come si può spiegare i 4 (!!) gol di Los Angeles in 14 minuti? Prima Carter pareggia 2-2 in powerplay, poi Muzzin ancora in powerplay (pregevole il suo slapshot), al 9° Toffoli segna un tiro mal respinto da Crawford, e Carter di nuovo su azione quasi identica. Prima della sirena c’è anche il tempo per il terzo goal (hattrick) di Carter a porta vuota, che sigilla il 6-2 finale di Los Angeles uguagliando il record di punti nei playoff in un terzo periodo e il record di franchigia di goal in postseason in un solo periodo segnato da Tommy Williams nel 1974, proprio contro Chicago.
Due grandi partite si sono giocate allo United Center, con finali per nulla scontati; siamo 1-1 adesso e il fattore campo è stato ribaltato in favore di LA. Chicago non ha sicuramente perso la sua vena offensiva (lo abbiamo visto in Gara 1 e per due periodi in Gara 2), ma la difesa è ritornata ad essere un’incognita per gli uomini di Quenneville, che devono ritrovare lucidità, freddezza, e soprattutto Crawford. Los Angeles ha compiuto fin qui il suo dovere, vincendo una partita in trasferta e dimostrando la spietatezza del suo attacco e le abilità del suo goalie. Ci sono ancora alcune cose da aggiustare soprattutto tra le seconde linee, non molto incisive fin qui, ma la strada è sicuramente
quella giusta.
Ora si imbocca nuovamente la Route 66 per la California e i Kings sperano di non aver svegliato la Bestia che dormiva…!
#BecauseIt’sTheCup
SERIES RECAP (Tied 1-1)
Game 1 LAK@CHI 1-3
Game 2 LAK@CHI 6-2
NEXT GAMES
Game 3 @LAK 24/05
Game 4 @LAK 26/05
Game 5 @CHI 28/05
Game 6 @LAK 30/05 *
Game 7 @CHI 1/06 *
*if necessary
Pietro Sessolo for HNC
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