L’inerzia non cambia con lo spostamento nel Michigan, dove i Bruins mantengono lo stesso trend mostrato in gara-2, andando subito doppiamente in vantaggio, per poi fare ordinaria amministrazione, questa volta senza subire alcun gol, grazie anche ad un sempre ispirato Tuukka Rask, autore di appena 23 parate, ma di cui la maggior parte decisive, contribuendo ad annullare tutte e quattro le situazioni di superiorità numerica dei Red Wings.
Un penalty killing del 100%, quindi, per gli uomini di Claude Julien che sono rimasti concentrati per tutti e sessanta i minuti, concedendo poco e niente agli avversari, i quali hanno provato numerose conclusioni dalla distanza – principalmente con i difensori – proprio perché impossibilitati nel penetrare in prossimità della porta, per via del muro costruito da Zdeno Chara e compagni.
Una difesa che ha funzionato a meraviglia in queste prima tre partite, come dimostrano i soli due gol subiti, che fa da contraltare ad un attacco che ancora fatica a chiudere le partite quando è necessario, ma che durante i powerplay diventa praticamente letale.
Detroit, dal canto suo, dopo una partenza razzo in gara-1, sembra aver già spento i riflettori su una serie che li vedeva sì sfavoriti, ma non così arrendevoli, soprattutto dopo il successo ottenuto al Garden.
Gara-4 parte con un copione decisamente differente. Detroit scende in campo spinta dal pubblico e dalla voglia di riacciuffare la parità. Così si mette in moto una macchina di cui avevamo potuto solo scorgere le effettive potenzialità.
Mike Babcock mette sul ghiaccio i suoi giocatori con la cattiveria agonistica giusta per riuscire a mettere in difficoltà i Bruins e prova ne sono le numerose occasioni da gol che i Red Wings hanno avuto nel primo periodo, martoriando letteralmente la porta difesa da Rask e trovando anche la rete del vantaggio con Niklas Kronwall che scaglia una formidabile conclusione dalla distanza, siglando anche il primo gol in powerplay dei suoi in questa post-season.
Boston fatica a reagire, visto l’ottimo pressing degli avversari che non lasciano loro respiro, oltre all’eccellente prova di Jonas Gustavsson, preferito a Jimmy Howard, autore di 37 parate su 40.
Così, nella seconda frazione, arriva anche il raddoppio firmato da Pavel Datsyuk che non ci pensa due volte ed infila la rete che potrebbe iniettare un po’ di tranquillità nei bianco-rossi.
Ma qui il condizionale è d’obbligo, dato che non bisogna mai sottovalutare il cuore di una grande squadra come i Bruins.
I padroni di casa si rilassano eccessivamente e prendono il quarto gol in inferiorità numerica della seria, grazie a Torey Krug.
La partita cambia verso e mentre Rask inserisce qualche altra buona parata (saranno 35 alla fine con il .946%), Boston appare decisamente lanciata verso il 2-2 che trova con Milan Lucic.
A questo punto, i Red Wings calano mentalmente e rischiano addirittura di perdere quando Brad Marchand si traveste da Gervinho e sbaglia un gol praticamente già fatto che avrebbe potuto dare la vittoria ai Bruins e chiudere virtualmente la serie.
Chiusura che arriva all’overtime, il primo nella contesa, grazie alla marcatura di Jarome Iginla che, aiutato da una favorevole deviazione, imbuca il puck senza ricevuta di ritorno per Detroit.
Difatti, sabato sera, i giallo-neri torneranno tra le mura amiche pronti a chiudere baracca e burattini e raggiungere i Canadiens in semifinale.
Mentre ai Red Wings non è bastato nemmeno il ritorno di capitan Henrik Zetterberg per riuscire ad impattare il conto, buttando al vento una partita che sembrava già vinta, in cui hanno tutto sommato mostrato buone qualità, almeno fino a quando l’animo dei campioni 2011 non è venuto fuori, girando completamente le sorti dell’incontro.
Personal trainer e grande appassionato di sport americani. Talmente tanto che ho deciso di scrivere a riguardo.
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