Un esempio di grinta e longevità, 18 anni in Nhl, un armadio di 1,93 per 100 chili di classe, questo è Jason Arnott, il futuro Hall of Famer si ritira dal ghiaccio bollente della lega più bella del mondo.
Nato a Collingwood l’11 ottobre del 1974 è tra le fila degli Oshawa Generals che Jason si fa notare e nelle giovanili subito fa valere il suo fisico sotto il profilo realizzativo, in 2 anni arrivano 140 punti in 126 partite.
Prima dei Generals per Arnott l’esordio nell’hockey arriva a 15 con gli Stayner Siskis e da subito fa intravedere la sua classe, 52 punti in 34 partite prima di cambiare squadra e andare nei Lindsay Bears dove arrivano altri 61 punti in 42 partite prima della parentesi a Oshawa.
Come ogni giovanotto che ha come chiodo fisso il puck è solo nella Nhl che uno può mettersi in gioco e combattere, Arnott attende il draft del 1993, aspetta sette chiamate, vede la prima scelta Alexandre Daigle andare a Ottawa seguito da Chris Pronger ad Hartford, poi Gratton, Kariya, Rob Niedermayer e Kozlov, finche arrivano gli Oilers che mettono sotto contratto Jason.
Gli inizi
L’esordio è col botto, nella sua stagione da esordiente in Nhl segna 68 punti in 78 partite facendo intravedere una classe cristallina. Non arriva il trofeo cone rookie d’oro in quanto quell’anno ha la meglio Martin Brodeur relegando l’allora ala sinistra Arnott al secondo posto.
Negli Oilers gioca in tutto 220 gare mettendo tra le statistiche 180 punti, la svolta però arriva il 4 gennaio 1998 quando, insieme a Bryan Muir viene scambiato con Valerij Zelepukin e Bill Guerin ai New Jersey Devils.
Col diavolo sulla maglia Jason raggiunge l’apice della carriera.
La Stanley Cup 2000
I Devils del 2000 sono una squadra folle, grandi personalità e un allenatore, Robbie Ftorek, che fa di tutto per farsi odiare. Arnott è inserito nella linea con Patrik Elias e Petr Sykora e con i playoff in tasca la squadra continua il rapporto instabile con l’allenatore finche, a sole otto gare dal termine, non viene cacciato per la gioia di una rosa che, Martin Brodeur a parte, non era niente di esageratamente eccezionale ma che in ogni modo vince la Eastern Conference e chiude la regular season con 103 punti.
Il vice di Ftorek, Larry Robinson, è un armadio che si fa rispettare, ex difensore dei Canadiens dal 1972 al 1989 sa come incutere timore e trasforma i suoi in animali da guerra.
Big Bird, com’era soprannominato Robinson compie il miracolo che anni dopo è riuscito a Dan Bylsma con i Penguins, prendere una squadra in corsa e portarla sul tetto più alto della Nhl.
Quella Stanley Cup è contesa con i Dallas Stars campioni in carica (grazie al gol irregolare di Brett Hull contro i Sabres) che in campionato hanno totalizzato 102 punti, uno in meno dei Devils che gode del fattore campo.
I Devils sono come il coach, duri a morire e mettono in chiaro con la prima vittoria per 7 a 3 che per i campioni la pacchia è finita. Arnott sigla il primo gol della finalissima e si concede la doppietta in gara 1.
Forti della prima vittoria i Devils si dimenticano della sete di Nightmare Brett Hull, l’incubo dei portieri, che con una doppietta espugna East Rutherford il 1 giugno del 2000.
Guidati da un altro grande capitano che la Nhl ha presentato sul ghiaccio, Scott Stevens, gli uomini di Robinson restituiscono il favore agli Stars espugnando Dallas per 2 a 1, il primo gol neanche a dirlo è ancora di Jason Arnott che poi fa raddoppiare Sykora.
Fa ancora meglio New Jersey in gara 4 quando rivince in terra Stars gelando la Reunion Arena per 3 a 1 grazie a Brylin, Madden e Rafalski.
Quando tutto è pronto per la festa si assiste alla battaglia di gara 5 quando servono 3 supplementari per sbloccare lo 0 a 0, purtroppo per la folla locale è Mike Modano a segnare dopo 106 minuti di gioco rovinando la gioia alla Continental Airlines Arena.
Ormai è battaglia di supplementare, gara 6 in Texas si chiude 1 a 1 con i gol di Niedermayer e Keane e ogni penalità può costar cara.
Cade nel tranello Jason Arnott che si scontra con il difensore Blake Sloan che ha una mascella legata col “nastro isolante” grazie a 2 placche di metallo per un infortunio di 2 mesi prima e nello scontro lo colpisce al collo col bastone impugnato a 2 mani.
Per Arnott si spalancano le porte della gabbia penalità, cosa che accade tra primo e secondo tempo supplementare. La rabbia dei compagni di squadra è tenuta a fatica col freno a mano tirato, Arnott sa di averla combinata grossa e prega che non succeda niente.
Si farà perdonare.
Dopo 8 minuti e 20 di supplementare Arnott è dimenticato dai difensori, riceve un assist d’oro da Elias e ha la freddezza di mandare il disco alle spalle di Ed Belfour, è il gol che vale vittoria e Stanley Cup, Arnott è l’eroe dei Devils, e i suoi playoff parlano di 8 gol e 12 assist.
Lungo pellegrinaggio
I Devils sono il team dove Arnott gioca più partite, 360, e segna più gol, 115, ma l’avventura si chiude due anni dopo la vittoria della Stanley Cup, sino a meta della stagione 2002 quando viene scambiato insieme a Randy McKay per Joe Nieuwendyk e Jamie Langenbrunner vestendo cosi la maglia dei Dallas Stars, ironia della sorte , vittima del gol più famoso di Jason.
Con Dallas l’impegno è massimo ma senza mai arrivare sino in fondo nei playoff, la stagione 2005/06 è la migliore per Arnott visto che gioca 81 partite segnando 32 gol con 44 assist, mai cosi prolifico, e questo gli fa guadagnare un contratto quinquennale con i Nashville Predators di cui diventa subito capitano.
Nei Predators diventa il condottiero e mai fa mancare il suo apporto realizzativo ma con l’età e il logoramento fisico deve combattere sempre di più con gli infortuni.
Cosi dopo 4 stagioni con Nashville per Jason Arnott arriva il momento del romanticismo, ritornare dal grande amore Devils per tentare un nuovo assalto alla Stanley Cup.
Invece ogni tentativo risulta vano, con i Devils segna appena 24 punti in 62 partite prima di firmare con i Capitals a metà stagione sperando che con Ovechkin di fianco tutto sia più semplice.
Anche nella capitale andrà male, le uniche soddisfazioni sono il gol numero 400 contro i Sabres e il punto numero 900 contro gli Oilers, cosi ad Arnott non resta che firmare con i St.Louis Blues e cercare il suo punto personale numero 1.000.
Purtroppo i soliti acciacchi ne limitano il suo gioco potente e dopo non aver superato i test fisici nelle fila dei New York Rangers per Arnott arriva il momento di dire basta con la Nhl, dopo 18 anni di onorato servizio, 1.244 partite, 417 gol, 521 assist per un totale di 938 punti.
Una Stanley Cup e un campionato mondiale col Canada, vinto in Italia nel 1994, sembrano riduttivi per la classe e il carattere di uno come Jason Arnott, il gladiatore.
Supereroe travestito di giorno da ragioniere e di notte da redattore, Francesco Fiori nasce il 30 maggio 1983 a Sassari e da subito capisce che lo sport è come una passione esagerata, allevato con pane e album Panini. Un sardo che ama il ghiaccio, impossibile, conosce la Nhl grazie ai compiti dell’ora di pranzo che rinvia a causa della dipendenza da TELEPIU2. E’ nel giugno 2008 che decide per curiosità di collaborare con Playitusa grazie ad un pezzo dedicato al grande eroe Mario Lemieux. Non solo Hockey tra le passioni di colui che è casinista, testardo e sognatore (più altri mille difetti), segnala l’amore per la bici (definita sua dolce metà) ma anche una dedizione totale a calcio (INTER), basket (DINAMO SASSARI) e qualsiasi cosa sia sotto la voce SPORT e non lo faccia dormire.
Se anche voi non dormite rintracciatemi alla mail fcroda@yahoo.it giusto per 2 risate.
complimenti francesco,è un piacere leggere i tuoi post sull hockey,
:) grazie mille!