Hockey Night in Cividale continua il viaggio alla scoperta delle 30 squadre che dal primo ottobre 2014 daranno vita al campionato NHL. Lasciamo la California e ci spostiamo a nord, dove troviamo le 3 “sorelle” canadesi che quest’anno sono state accorpate alla Pacific Division: Calgary, Edmonton e Vancouver. Riuscirà la Stanley Cup a varcare il confine e ad essere nuovamente sollevata nello Stato della foglia d’acero?
Calgary Flames
Nel 2004 i Flames sono arrivati ad una vittoria dalla Stanley Cup, guidati da Miikka Kiprusoff e Jarome Iginla. Da quelle finali non hanno più vinto una serie playoff, e dal 2009 non ne hanno nemmeno avuto la possibilità. Sempre, ovviamente, guidati da Miikka Kiprusoff e Jarome Iginla.
Individuato il problema, trovata la soluzione. Kipper si è ritirato e Iginla è stato spedito altrove alla scorsa deadline. E i Flames hanno cominciato un lungo percorso di ricostruzione impacchettando anche Tanguay, Bouwmeester e Sarich. Il che ci lascia con un enorme punto interrogativo su quello che sarà il lineup ad inizio stagione.
In attesa di risposte che arriveranno durante il training camp e oltre, Cammalleri, Glencross e Stemniak sembrano gli unici sicuri di un posto in attacco, mentre praticamente ogni prospetto del farm, e ogni canadese in grado di allacciarsi i pattini, potrá giocarsi gli altri posti a disposizione.
In difesa le cose sembrano più definite, dove Wideman, Giordano e Brodie sono i punti fermi, O’Brien e Russell sono i nuovi arrivati che andranno a completare e possibilmente migliorare il reparto. I giovani sono in lizza solamente per il posto da #6 e oltre.
In porta saranno in tre a giocarsi il posto da titolare, con i Flames che puntano forte su Karri Ramo, che ha speso le ultime 4 stagioni in Russia giocando ad alti livelli e sembra volersi guadagnare un posto nel roster della Finlandia alle Olimpiadi di Sochi.
La speranza di Feaster è che Pedro Cerrano riesca a colpire una palla curva.
Edmonton Oilers
Come i vicini rivali, nel 2006 gli Oilers erano a una vittoria dal riportare la Coppa in Canada, per poi cominciare un lungo e inatteso declino che fa di quella gara 7 persa contro Carolina l’ultima gara dei playoff giocata da Edmonton.
Dal 2007 ad oggi gli Oilers hanno collezionato prime scelte al draft come se piovesse, portando infinito talento nel lineup, ma ben poca esperienza e maturità. E soprattutto partite di post-season. Una Pittsburgh al contrario.
L’arduo compito di riportare la City of Champions ai playoff tocca quest’anno a Dallas Eakins, l’ex coach dei Toronto Marlies era ricercatissimo nella NHL e alla fine ha scelto, volente o nolente, una panchina calda e piena di aspettative.
Gagner, fresco di rinnovo, Nugent-Hopkins, Hall, Yakupov e Eberle saranno affiancati dal nuovo arrivato David Perron, che oltre ad aggiungere ulteriore talento alla lista porta qualcosa di nuovo: grinta, cattiveria e competitività.
In difesa il punto di riferimento sarà Andrew Ference, fresco di trasferimento (per lui un ritorno nella nativa Alberta). Un volto semi-nuovo è quello di Denis Grebeshkov che dopo tre stagioni in Russia torna in NHL.
In porta è disponibile solo il posto da backup, con Dubnyk che dovrà provare di essere un solido #1 anche sulle 82 partite.
Un duro lavoro aspetta Eakins, ma non sorprendetevi se Edmonton sarà la faccia nuova nella post-season, oltretutto con un seed decente. Sennò rimarranno la città con il centro commerciale più importante del Canada. E potranno scoprire se esiste il coniglio pasqualino.
Vancouver Canucks
A Vancouver comincia una nuova era. L’arrivo di John Tortorella sulla panchina significa cambiamento più di quanto fosse stato possibile muovendo qualche giocatore qui e la. Vigneault ha guidato la squadra più che egregiamente dal 2006, portando due President’s Trophy, quattro stagioni da oltre 100 punti e numerose apparizioni ai playoff, ma sono proprio questi ultimi ad essergli costati la panchina.
Nella post-season Vancouver non si è mai ripresa dal 4-0 subito in casa in gara 7 delle finali del 2011, vincendo solamente due gare dopo essere andati a Boston sul 2-0 nello stesso anno. Due vittorie sono un pò pochine se pretendi di essere una contender, specialmente perchè una delle due è arrivata nella serie sbagliata.
L’immobilismo cronico si è fermato prima del draft, con il cambio in panchina, ed è stato seguito dalla trade che ha scioccato il mondo hockeystico. Quando tutti ormai davano Luongo con le valigie in mano, il presidente Aquilini si è presentato a casa della medaglia d’oro olimpica, gli ha chiesto di spegnere la tv e gli ha annunciato con qualche minuto di anticipo che avevano dato via Schneider e che lui sarebbe stato nuovamente il numero 1 di Vancouver.
Il reparto avanzato sarà come sempre guidato dai gemelli Sedin, con la speranza che Kesler possa anche lui partecipare a qualche partita in più. A completare l’attacco ci sarà senza dubbio qualche debuttante, con Jensen, Gaunce e la grande speranza Bo Horvat in lizza per ben più di un posto, a seconda di come Tortorella vorrà schierare la squadra. La bottom six è da sempre il problema di Vancouver, e si spera che le acquisizioni di Richardson e Santorelli possano dare più completezza e compattezza alle 4 linee.
In difesa a cambiare sarà solo l’atteggiamento…. e il portiere. O forse no. Quando Vancouver scenderà sul ghiaccio a San Jose per aprire la stagione saranno passati un anno e mezzo da quando la società decise di puntare su Schneider e cedere Luongo. Per poi trovarsi di fronte a un muro di gomma e puntare nuovamente su Luongo cedendo Schneider. Una tragedia shakespeariana fa la cosiddetta pippa alla teatralità delle off-season vancouverite. Ma essendo appunto tragedia, l’eroe alla fine perde sempre, sia per amore, odio, guerre o semplicemente per errore. Questa è l’unica certezza dei Canucks del 2013-2014, comunque andrà a finire, sarà teatralmente imperdibile.
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