Si spengono le luci, si sentono i rintocchi, poi il boato, arriva KANE!!!!
Chi si aspetta un ring si trova il ghiaccio, chi si aspetta una testa matta la trova, chi si aspetta un killer scopre Kane, Patrick Kane from Chicago.
Prima vittima: Philadelphia Flyers
Corre l’anno 2010, in quel tempo i Blackhawks non sollevano la Stanley Cup da appena 49 anni, hanno un roster giovane e a detta di tanti inesperto. I Flyers, o meglio il reparto infermieristico dei Flyers, ospitano Chicago (forza numero 2 dell’ovest) in gara 6 dove sotto 3 a 2 sono alla disperata ricerca della vittoria per arrivare all’ultima sfida per la coppa.
Non succederà, Kane “Testa Matta” segna appena 2 gol nelle finalissime ma si riserva la ChokeSlam finale, supplementare, fuga sulla fascia (spiegato in maniera calcistica) puck contro il portiere Leighton e disco in rete. Il numero 88 (casualmente il numero di un altro angioletto, Eric Lindros) esulta, corre, magari urla “la vi uccido tutti con la Tombstone”, ma soprattutto si regala il sogno di decidere col suo gol una Stanley Cup, col fratellastro Undertak…pardon Jonathan Toews a sollevare l’ambito trofeo, con buona pace dei tifosi locali di Philadelphia.
Seconda vittima: Los Angeles Kings
I campioni in carica sfidano i migliori, Kane che fin lì ha mantenuto un comportamento da encefalogramma piatto visto che è stato buono buono come un bimbo senza coliche riceve la telefonata di Undertaker che gli ricorda sia ad un passo da Wrestlemania/Stanley Cup e che anche se in porta c’è Jonathan Quick una Tombstone Piledriver o una tripletta possono far gli stessi danni.
Il buon Kane, quello con l’88 per intenderci, opta per la tripletta nella decisiva gara 5 con ennesimo gol decisivo al supplementare che manda i campioni a casa spalancando le porte ai suoi compagni di distruzione verso il primato mondiale.
Terza vittima: Boston Bruins
Gli orsacchiotti sono animali dolci e teneri, capitanati da Zdeno “Big Show” Chara, un difensore di 2,06 cm per 116 chili di bontà e attaccamento alla balaustra.
Patrick Kane riceve l’ennesimo invito dal gemello Toews di sollevare una coppa, e lui non fa sicuramente gli stessi danni come contro i Flyers ma si limita al compito di far vincere Chicago e sollevare il Conn Smythe Trophy quale miglior giocatore della postseason dopo che in 23 partite sigla 9 gol, 10 assist per 19 punti totali.
Lo meriterebbero altri?
No.
Le luci si spengono e Kane è sul tetto del mondo, intervistato anche da David Letterman che poi misteriosamente sparirà all’ennesimo rintocco.
Quarta vittima: i tassisti
Non esiste un Kane senza mente malata, corrono i primi anni della carriera del giovanotto Patrick quando si scontra con i talenti della zona occidentale di New York, lui che è di Buffalo e fa presto a scegliersi come anime gemelle Patrick Kaleta, uno che ha la stessa irruenza sul ghiaccio di Sulley Muntari e Derek Brennan.
Proprio con quest’ultimo erano in simbiosi perfetta quando dopo un allenamento si cercavano birre e donne, non necessariamente in quest’ordine, finche, forse in preda a effetti da super sayan un diverbio tra i 2 angioletti su chi fosse migliore viene sedato da un tassista che li scortava sicuramente in manicomio.
La non felicissima frase “gli Usa amano i giocatori di football, l’hockey è femminucce” scatena le 2 menti geniali che per onorare il tassametro colpiscono ripetutamente il tassista vantando parti intime che ormai erano pari al livello dell’alcool.
Kane ne uscirà con scuse e denunce con il vanto del tassista di essere stato colpito da chi poi verrà scelto col numero 1 al draft 2007 visti i 317 punti in 179 gare giovanili.
Non sarà l’unico spiacevole incidente con i tassisti, visto che anche nel 2009 viene accusato di rapina e di non aver pagato un taxi per la modica cifra di 15 dollari, col risultato di un ennesima figura da psicopatico per lui e il solito cugino che capita nei momenti sbagliati della sua vita.
D’altronde uno che porta il cognome Kane sulla maglia può avere la stessa follia della Big Red Machine che imperversa in WWE e che fa paura ogni volta che si spengono le luci ed esplodono fuochi d’artificio rossi.
Rossi come la maglia dei Blackhawks, trionfatori della Stanley Cup 2013 grazie a Patrick Kane, rapido, folle e decisivo, ma per favore, che nessuno si presenti allo United Center in taxi.
Buone ferie a tutti!
Supereroe travestito di giorno da ragioniere e di notte da redattore, Francesco Fiori nasce il 30 maggio 1983 a Sassari e da subito capisce che lo sport è come una passione esagerata, allevato con pane e album Panini. Un sardo che ama il ghiaccio, impossibile, conosce la Nhl grazie ai compiti dell’ora di pranzo che rinvia a causa della dipendenza da TELEPIU2. E’ nel giugno 2008 che decide per curiosità di collaborare con Playitusa grazie ad un pezzo dedicato al grande eroe Mario Lemieux. Non solo Hockey tra le passioni di colui che è casinista, testardo e sognatore (più altri mille difetti), segnala l’amore per la bici (definita sua dolce metà) ma anche una dedizione totale a calcio (INTER), basket (DINAMO SASSARI) e qualsiasi cosa sia sotto la voce SPORT e non lo faccia dormire.
Se anche voi non dormite rintracciatemi alla mail fcroda@yahoo.it giusto per 2 risate.
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