Déjà vu/fr. Deʒaˈvy
1 (psicol.) Sensazione di aver vissuto precedentemente un avvenimento o una situazione che si sta verificando.
2 Ciò che è banale, che è ritenuto privo di originalità: l’argomento del romanzo è un déjà vu. – Dizionario Zingarelli, Edizione 2009
E quindi i Los Angeles Kings si portano sul 3-0 nella serie, sembrano imbattibili e hanno chiaramente trovato la chimica giusta per far valere il loro potenziale offensivo che al centro è strabiliante. In gara 3 hanno surclassato Vancouver, mentre nelle prime due con le partite in bilico hanno avuto un Quick pauroso ma portato pur sempre a casa la W in gare combattute che potevano andare in un verso o nell’altro senza discussioni.
Dall’altra parte è servito a poco sostituire Luongo con Schneider. La serie è tutto tranne che aperta, e i Canucks si avviano a un’uscita precoce al primo round dopo aver passato tutta la scorsa estate sul ghiaccio. Ma sono sicuro che il 2013 ci riserverà altre soddisfazioni.
Come dite? Siamo già nel 2013? Eh. Ho copia incollato quello che (non) ho scritto l’anno scorso, ma sono troppo pigro per cambiare Quick in Niemi, e Los Angeles Kings in San Jose Sharks. Per il resto la storia è identica. The Same. Lo Mismo. Égal. comesediceincinese.
Se l’ultima gara è stata strappacuore, questa è stata come quando a 16 anni mi sono tagliato il dorso superiore della mano e mi hanno dovuto mettere 21 punti. Al primo cambio della medicazione l’infermiere mi ha fatto ricordare ogni singolo Santo sul calendario mentre oltre a toccare troppo la ferita ancora gonfia e in piena guarigione, mi strappava pure i peli piano piano con il cerotto mentre rideva. Quella dopo è andata molto meglio. Strappo veloce, singolo movimento. Sempre un male terribile vista la vicinanza del taglio con i nervi, ma dopo un “ah” a quel tizio gli ho detto grazie. All’altro gli ricordai ancora una volta quanto fosse vicina la basilica di San Pietro, e gli dissi qualcosa a riguardo di un cipresso e dello svegliarsi la mattina dopo.
Due a zero facile facile, partita mai in bilico, cinque gol finali e Sharks che dominano dall’inizio alla fine nelle occasioni.
Ed è così che doveva andare. Gli Sharks hanno vinto 17 partite in casa quest’anno. Ne hanno perse 2 quando vale, e 5 quando non vale più di tanto.
Nelle 6 partite che adesso sono state giocate tra le due squadre, i Canucks sono andati in vantaggio una volta (Bieksa in gara 1) e quel vantaggio è durato la bellezza di 4 minuti prima che Logan Couture pareggiasse. Gli Sharks? Gli Sharks hanno vinto tutte e 6 le partite, sono andati in vantaggio per 2-0 in 4 occasioni e hanno concesso il gol più veloce a Vancouver all’11 minuto del secondo periodo. Entrambi segnati da Burrows uno in RS e l’altro ieri sera. Gli Sharks hanno segnato 21 gol, i Canucks 10.
Vancouver ha inseguito San Jose praticamente in ogni occasione, generato occasioni sufficienti in 5vs5 per gran parte dei 6 scontri, ma resistito agli special teams solamente in gara 2.
La powerplay di San Jose ha sentenziato il 3-0 che lascia ben poche speranze. Sono stati letali, creando 13 occasioni da gol in 7 situazioni di vantaggio numerico e segnando 3 gol.
La speranza è l’ultima a morire, ma in questa serie a morire sono solo i playoff di Vancouver, e probabilmente le chance di Alain Vigneault di rimanere sulla panchina dei Canucks. L’head coach più longevo della British Columbia si è appellato al cambiamento prima di gara 3, mischiando Bieksa e Edler, orribili insieme nelle prime 2 gare, e ridando le chiavi della porta a Cory Schneider. Poteva completare il tutto alla grande, ma per qualche assurdo motivo invece che sostituire Andrew Ebbett con Jordan Schroeder, ha scelto di inserire al suo posto Tom Sestito.
Se cercare la parola inutile nel vocabolario, non ci troverete la foto di Tom Sestito accanto, perchè nessuno tranne la sua famiglia e ahimè i tifosi di Vancouver sanno chi sia Tom Sestito. Ma nessuno vi impedisce di mettere le cose a posto voi stessi con un pò di colla UHU e stampando una foto del BelSestito.
Anche se mettere Schneider al ritorno dal misterioso infortunio in una situazione di vittoria o teorica uscita dai playoff è stata una scelta discutibile, è comunque una decisione presa molto tempo fa, ed è probabilmente giusto andare con lui una volta che si era ripreso. Continuare con Luongo sarebbe stato come navigare a vista, e avere come obiettivo vincere una gara. Schneider è il numero 1 del futuro, e l’obiettivo dev’essere ovviamente un altro: la coppa. Adesso, o nei prossimi anni.
Detto questo Schneider ha giocato bene per 40 minuti, senza poter nulla sulla doppietta iniziale di Pavelski, tenendo in gara Vancouver in un paio di occasioni.
Nei primi due minuti del terzo ha avuto il suo momento Breaking Bad, e chiaramente sotto l’effetto dei fumi delle metanfetamine che i Canucks si sono messi a sintetizzare negli spogliatoi, è collassato in tanto tempo quanto Usain Bolt ci mette a correre i 100 metri, concedendo due goal soft che in 9 secondi e rotti hanno chiuso la gara.
Il tutto in collaborazione con Bieksa e Edler. Bieksa è chiaramente infortunato e fra un paio di giorni con tutta probabilità sapremo che cos’ha. Edler è una potenza offensiva. E la coppia ha un senso, visto che devi segnare.
Ma l’esperimento è chiaramente fallito e andava rivisto sin da gara 1, perchè insieme sono come il film Lo Hobbit: ore di gente che cammina senza concludere niente. Orribili nelle prime due gare, separati nella terza, come scendono sul ghiaccio insieme per una shift vengono ridicolizzati da Patrick Marleau che fa 4-1 e mette il sigillo in ogni gara della serie. Com’era la storia di quello soft che sparisce ai playoff? Marleau è un leader nato oltre che un gran giocatore. E gli auguro di trascinare questi Sharks il più lontano possibile.
A proposito di Bolt e di leader dalle sembianze di un hobbit, la domanda sorge spontanea: Cory Schneider è il nostro Usain Bolt….. ?
La serie si avvia verso la fine, in 4 o in 5 dipende se gli Sharks saranno determinati a chiuderla in casa o con calma. Negli ultimi due recap ho parlato del problema profondità degli Sharks. In questa partita Little Joe è risorto dopo una gara 2 pietosa e pure Logan Couture ha timbrato due volte. Insieme hanno totalizzato 7 punti e sono stati parte integrante del gioco offensivo sia in parità numerica che col vantaggio. E di quello difensivo contro un attacco di Vancouver che ha la media di 1.6 gol a partita in questa serie. Tornando indietro al 2011, che quasi sta diventando un ricordo piacevole, da gara 1 delle finali contro Boston i Canucks hanno segnato 20 gol in 15 partite di playoff. Non sono un esperto, ma mi sembrano un pò pochini.
Il lato positivo? Bel film, De Niro da applausi e Jennifer Lawrence troppo bella per essere vera.
Errrr.. scusate. Stiamo ancora parlando di questa serie? Ok.
Il lato positivo di questa sfida è la foto che trovate a lato. Prendi questo, California! Il più grande rappresentate del movimento West Coast porta la maglia di Luongo. HA!
Da San Jose è tutto. Il sole, le spiagge, i Mojito e le donne con il 5% del loro corpo non toccato da un chirurgo di contrabbando messicano mi aspettano.
Hasta la vista, baby.
(Jovocop for HNC)
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Un film già visto…proprio così!!… La finale del 2011 diventa proprio un bel ricordo. Con San Josè sarà uno sweep a mio avviso, e farà molto male( questa è una bella gufata!!!).Certo che una squadra che segna così poco, può davvero puntare a poco, visto che non possiede nemmeno una delle migliori difese. Che nervoso che ho.
Fire AV, hire Snoop Dogg.
splendido pezzo, e nonostante sia stato scritto con un sorriso degno del miglior Ringhio Gattuso speriamo nel miracolo