Le individualità contano. Ma gli Dei Lari degli Stati Uniti non mancano di fornire quotidianamente indizi ad ogni singolo cittadino americano di quanto la teoria dell’Uomo della Provvidenza sia vacua e inconcludente, quanto i campionati si vincano con “la Squadra” e mai con le individualità, quando le stelle riescono a trasformare in stelle anche i comprimari, e questi ultimi riescono a trasmettere umiltà, concretezza e gusto del sacrificio alle prime-ballerine, in una continua osmosi reciproca.
E la riprova, almeno in America si avrà anche quest’anno, in ogni sport di squadra. Persino se LeBron James dovesse farcela a indossare il suo primo anello. A 28 anni da compiere.
Passando a bomba all’hockey, in una stagione incerta come questa, i team che sono apparsi “meno squadra” sono già fuori da questi playoff 2012, anche in maniera rocambolesca. Il caso esemplare sono i Pittsburgh Penguins, loro malgrado e causa-infortuni, aggrappati all’individualità-Malkin (e che individualità) per tutta la stagione, senza mai poter esprimere appieno le proprie potenzialità di collettivo a tutto tondo.
Sono stati eliminati in quella che è stata ribattezzata “la battaglia della Pennsylvania” dopo uno scontro all’ultimo sangue con gli odiati cugini, proprio quando sembravano lanciati al massimo della forma, con Crosby finalmente recuperato.
Fatto questo preambolo, la domanda è: in una stagione come questa, chi è più squadra di tutte? Lo spot non può che essere puntato sui New York Rangers, che comunque hanno faticato non poco con Ottawa.
I canadesi si sono dimostrati la squadra coriacea e costruita con molti fatti e poco clamore che avevamo visto durante tutta la stagione. Eppure Richards e sodali alla fine l’hanno spuntata, con una gara-7 risolta tutta a metà gara con un 2:1 firmato da due difensori, Marc Staal e Dan Girardi, nel secondo tempo.
E forse proprio la capacità di soffrire contro una squadra arcigna e senza fronzoli come i Senators ha permesso a NY di approdare al secondo turno della post season, per la prima volta dal 2008. E stasera c’è già Washington: Ovechkin ha suonato la carica dopo l’eliminazione dei campioni in carica.
Boston alla fine ha dovuto capitolare dopo una serie che, per la prima volta nella storia dei playoff ha visto tutte e 7 le gare disputate concludersi con un solo goal di differenza. “Loro hanno giocato bene, ma noi abbiamo combattuto” ha dichiarato nel post-gara il capitano dei Caps, che, giusto per riconnettersi con quanto detto poco fa, adesso crede sia l’anno buono per sfatare la fama di “perdente di lusso” che ha addosso. Del resto, è persino più giovane di Lebron.
Per i New York Rangers si annuncia un’altra serie da coltello tra i denti, nella quale varranno più i ruggiti che gli acuti dei campioni in roster. Nei tre incroci degli ultimi 4 anni non c’è mai stata gara e Washington ha sempre dominato. L’anno scorso NY è uscita dopo 5 match, quest’anno è molto difficile che si faccia sorprendere. Importantissimo cominciare bene. Già da stasera.
Dopo la laurea in Lettere Moderne con tesi sull’amministrazione della giustizia nella Lombardia Spagnola (1641-1645) è diventato giornalista pubblicista nel 2001 e ha collaborato con il Corriere della Sera per la cronaca dai Comuni del Nord Milano. Dal 2001 è in forze al Cittadino di Monza e Brianza. Nel 2003-2004 ha collaborato al “Dizionario della Moda” di Baldini e Castoldi Dalai e alla raccolta “Paolo Grassi. Lettere 1942-1980” di G.Vergani. Nel 2011 inizia l’avventura televisiva di MonzaBrianza Tv con servizi dal territorio del Nord Milano e Brianza Sud. Appassionato di basket Nba, football, ma soprattutto di hockey, dalla stagione 91-92 risulta tesserato Saima Milano. Per tradizione familiare e per perversione personale è devoto a Santa Marianna, per celebrare la quale ogni 17 febbraio si reca in pellegrinaggio in Licaonia insieme ad altri fanatici come lui