Dopo aver a lungo dominato la Pacific Division, i San Jose Sharks rischiano di assistere da spettatori ai playoff 2012. Sarebbe la prima volta per coach McLellan. Le ultime otto gare, tutte contro avversarie di Conference, saranno decisive per le sorti della squadra californiana.
Incubo di (diverse) notti di fine inverno
Febbraio è stato un mese nero per gli Squali. Nelle nove trasferte consecutive tra il 12 e il 26, San Jose ha totalizzato appena 5 punti, vincendo a Washington (5-3) e Toronto (2-1) nei tempi regolamentari, e passando a Tampa Bay (6-5) all’overtime.
Per il resto, sconfitte a St. Louis contro i Blues attuali capoclassifica (0-3), in Carolina contro gli Hurricanes (2-3), a Detroit (2-3), Nashville (2-6) e in casa dei Minnesota Wild (3-4). Persino i Columbus Blue Jackets, di gran lunga ultimi nella Lega, hanno nettamente sconfitto i californiani (6-3).
Marzo si è aperto con cinque sconfitte di fila. All’HP Pavillion hanno trionfato i Buffalo Sabres (1-0) e nuovamente i Blues (3-1), prima del successo di misura di Edmonton (3-2 all’OT). In trasferta, gli Sharks si sono piegati a Dallas (3-4 dopo il 3-3 dei minuti regolamentari) e a Phoenix (0-3).
Lo stop contro gli Stars (che adesso hanno un bilancio di una vittoria e tre sconfitte nella serie) e soprattutto quello contro i Coyotes (avanti invece 3-1 contro San Jose) rischia di essere decisivo. Entrambe le formazioni precedono San Jose in classifica (in data 24 marzo, di appena una e due lunghezze) e in caso di arrivo in volata, a parità di vittorie, vale il bilancio degli scontri diretti. Utile sottolineare come i neroverdi del Texas siano anche la formazione più vincente della Division, con 40 vittorie contro le 37 di Phoenix e di San Jose.
Contro gli attuali leader del raggruppamento, i Los Angeles Kings, gli Sharks sono in vantaggio di tre punti (6-3) negli scontri diretti. La parità in classifica, il trend dei nero viola (sei vittorie di fila) e il fatto che le squadre si confronteranno nelle ultime due gare, con l’ultima sfida a San Jose, rende la competizione più accesa che mai.
Otto finali in arrivo
Gli Sharks vengono da una vittoria al Pavillion contro i campioni in carica di Boston. Un successo di misura, ottenuto grazie alle reti di Pavelski e Winnik, al primo centro con la nuova maglia; di Chara la rete che ha permesso ai Bruins di accorciare le distanze, a meno di cinque minuti dalla fine.
Due punti che fanno morale in attesa del rush decisivo. Si comincia nella notte italiana del 24 con i Coyotes che faranno visita in California. Un’eventuale sconfitta vorrebbe dire concedere altri due punti alla squadra dell’Arizona e, fatto forse ancor più importante, il vantaggio completo nella serie: in caso di arrivo a punti e vittorie pari all’ottavo posto, passerebbe Phoenix.
Nella notte di lunedì, saranno invece gli Avalanche a scendere sul ghiaccio del Pavillion. La formazione del Colorado è l’unica avversaria appartenente a un’altra Division, la Northwest, tra le avversarie in programma. I rossoblu hanno un punto in più in classifica, però con due gare in meno da disputare. Nella serie sono in vantaggio gli Sharks in termine di punti (5-1).
Tra mercoledì e giovedì, trasferte delicatissime contro i Coyotes e contro i Ducks. Per la squadra di Anaheim (75 punti) la caccia ai playoff è quasi una missione disperata: anche vincendo tutte le gare, le Anatre arriverebbero a quota 89. Un bilancio che difficilmente potrebbe permettere un ingresso nella post-season, soprattutto considerando che nell’attuale griglia la formazione con il seed più basso (Pacific a parte) è Chicago, con 92 punti all’attivo.
I rivali californiani si sono già aggiudicati la serie con San Jose (8-2 il confronto dei punti), ma hanno totalizzato cinque successi in meno, per cui tale fattore potrebbe risultare ininfluente.
Finale in crescendo (se possibile) con il confronto con Dallas in California e in Texas, per poi concludere con le sfide incrociate a L.A. e San Jose contro i Kings, attuali leader di Division.
Nemmeno Hitchcock avrebbe potuto immaginare uno scenario del genere.
Ragioni per ben sperare
La forza della storia – Sebbene nati nel 1991, gli Sharks hanno già conquistato sei Division, tutte nel nuovo millennio. La prima è giunta nella stagione 2001-02, la seconda due anni dopo. Nessun’altra squadra ha fatto lo stesso: Los Angeles e Phoenix, seppure più anziane (1967 e 1972 le date di fondazione) non hanno mai vinto il raggruppamento. Negli ultimi quattro anni, inoltre, è stata “dittatura degli Squali”.
Fattore T – L’head coach Todd McLellan è una garanzia. Al terzo anno sulla panchina degli Sharks, ha già conquistato due Division vincendo in entrambe le occasioni oltre 50 partite in stagione regolare. È il terzo della storia a riuscire nell’impresa, oltre a essere il terzo più vincente della storia in termini percentuali (71,3% di successi) tra gli allenatori con almeno ottanta gare alle spalle. L’obiettivo “50”è sfumato per quest’anno.
Le formazioni da lui allenate sono difficilmente battibili in trasferta: alla prima stagione a San Jose, McLellan ha vinto 32 partite al Pavillion, divenendo il secondo più vincente tra le mura amiche dopo Tom Johnson, 33 vittorie con i Bruins nella stagione 1970-71. Un trend rimasto anche quest’anno, in cui i californiani hanno vinto 22 gare interne, contro le 21 di L.A. e Dallas, le 20 di Anaheim e le 19 di Phoenix.
Attacco e Niemi – La squadra, guidata da Joe Thornton, ha l’attacco più prolifico della Pacific, con 201 reti in 74 partite (2,71 a gara). Il capitano è 15° della Lega in fatto di punti, grazie a 16 gol e ben 53 assist. In Division, solo Ray Whitney dei Coyotes (23 e 47) ha fatto meglio. A livello di passaggi decisivi, il numero 19 è in competizione con Henrik Sedin dei Canucks (59) e Claude Giroux dei Flyers (58) per la palma di miglior assist-man stagionale. In porta, occhio al 26enne tedesco Thomas Greiss, anche se il finlandese Antti Niemi, di tre anni più esperto, è ancora il numero uno e soprattutto sa come si vince una Stanley, avendo già trionfato due anni fa con Chicago.
Campanelli d’allarme
Fase calante – Nelle ultime dieci gare, San Jose ha ottenuto 11 punti, così come i Coyotes. Meglio hanno fatto gli Stars (14) e soprattutto i Kings (16), reduci da sei affermazioni consecutive. Solo i Ducks (9) hanno fatto peggio, anche se hanno vinto entrambe le ultime sfide.
Trasferte – Ostici in casa, gli Sharks si sono sin qui dimostrato più vulnerabili in trasferta. Solo 37 i punti conquistati lontano dal ghiaccio amico, contro i 42 di Phoenix e i 40 ottenuti da L.A. e Dallas. Solo Anaheim, distante nove punti in classifica, ha fatto peggio (33).
Scontri diretti – Quattro squadre su cinque in 2 punti. Questo è lo scenario attuale della Division: Los Angeles 86, Phoenix 86 (con una gara in più), Dallas 85 e San Jose 84. A parte gli Stars, che hanno vinto 40 partite, le altre contendenti hanno ottenuto tre vittorie in meno.
Un dato che può risultare determinante per la conquista del raggruppamento, un risultato che potrebbe valere il terzo posto a Ovest, alle spalle dei già classificati St. Louis Blues (101) e dei Vancouver Canucks (97).
I punti ottenuti nelle serie con le altre squadre possono essere decisivi sia in caso di parità per il primo posto nella Division, sia per i successivi due, che attualmente valgono il 7° e l’8° posto a Ovest. Attenzione però a Colorado e Calgary, rispettivamente 15 e 14 punti nelle ultime dieci gare e soprattutto a quota 85 e 83 in classifica. Se manterranno lo slancio, potrebbe rimanere un solo posto per la Pacific, ovvero per chi si aggiudicherà la Division. Gli Sharks sono avvisati.
Gabriele Farina nasce a Palermo il 18 dicembre del 1986. Appassionato
di scrittura, sport e viaggi, decide di diventare giornalista e
s’iscrive al corso di laurea in “Giornalismo per Uffici Stampa” nella
sua città d’origine.
Conclusa l’esperienza nell’ottobre 2009, con una tesi dal titolo
“Solo per sport”, si dirige a Roma per studiare alla Sapienza nel corso
di laurea “Editoria multimediale e nuove professioni
dell’informazione”. Nella capitale consegue la laurea nel luglio 2011
mantenendo intatta la passione per lo sport, base di partenza per
l’esame finale sulle Olimpiadi di Berlino.
Ha praticato nuoto, corsa e molti generi di sport di squadra, dal calcio a 5 alla pallanuoto, dalla pallamano al volley. Ultima avventura, appunto, l’hockey.
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