Sono in vetta nella South East Division, lo stesso raggruppamento dei Washington Capitals di Ovechkin. In stagione regolare hanno già sconfitto Pittsburgh Penguins, New York Rangers e New Jersey Devils, avversari diretti di Conference. Hanno portato l’hockey a Sunrise, Florida, cittadina non distante da Miami, in una terra conosciuta più per le sue spiagge che per il ghiaccio.
Loro sono i Florida Panthers.
Da Blockbuster alla finale di Stanley
I cats, come li chiamano i tifosi locali, nascono nel 1992 assieme agli Anaheim Ducks (allora Mighty Ducks of Anaheim). Il 10 dicembre vi è l’atto ufficiale da parte di Wayne Huizenga, magnate della Blockbuster Video. Il nome deriva da una specie di felino presente nelle vicine Everglades, a rischio estinzione.
I primi colpi che il presidente piazza sul mercato sono John Vanbiesbrouck, portiere messosi in mostra nella Grande Mela (in maglia Rangers), Rob Niedermayer (allora esordiente) e Scott Mellanby, che concluderà la stagione d’esordio con 30 reti. Il primo GM fu Brian Murray, già coach e general manager dei Detroit Red Wings.
Il loro debutto avvenne nella stagione 1993/94 contro i Chicago Blackhawks. Un incoraggiante 4-4 in Illinois, che presto sarebbe stato accompagnato dalla prima vittoria, sul ghiaccio dei Tampa Bay Lightning, dinnanzi a oltre ventisettemila spettatori.
Il buongiorno si vedeva dal mattino. Le Pantere, che giocavano allora le gare interne alla Miami Arena – stesso impianto degli Heat della Nba – chiusero a 83 punti, uno in meno degli Islanders. Record per una formazione all’esordio, quasi condito da un accesso ai playoff. Perfetto il bilancio tra reti segnate e incassate: 233 in entrambi i casi. Il merito, secondo alcuni, va attribuito alla tattica difensiva impartita da Roger Neilson, già allenatore dei Rangers e una finale da allenatore di Vancouver nel 1982.
Florida per riconquistare il puck non ricorreva a una sorta di catenaccio calcistico, ma aggrediva con tutti e cinque gli effettivi di movimento. La tattica, definita “trappola difensiva”, obbligava spesso gli avversari a lanciare il disco oltre la zona neutra e facilitava i turnover. Nonostante le critiche dei puristi, lo schema ha dato i suoi frutti, tanto più che (specialmente durante i playoff) non è raro vedere un suo utilizzo, specialmente in situazioni di vantaggio nel punteggio.
La stagione successiva i punti saranno 46 (su 48 partite giocate, non 84, per una serrata) e ancora una volta una formazione di New York bloccherà il passaggio alla postseason. Questa volta i Rangers, vittoriosi poi contro i Quebec Nordiques, futuri Colorado Avalanche, al primo turno, prima di soccombere contro i Philadelphia Flyers.
Il riscatto giunge l’anno seguente. I 92 punti conquistati permettono ai Panthers di accedere alla loro prima post-season con la testa di serie numero quattro. Con il vantaggio del fattore campo, la formazione di Sunrise regola in cinque gare le ambizioni dei Boston Bruins, prima di avere la meglio delle due squadre della Pennsylvania. Doppio 4-2 contro Flyers (numeri 1 a Est) e Penguins e prima finale di Stanley alla prima partecipazione.
Chiunque avesse vinto, avrebbe conquistato la prima coppa, dal momento che anche i Colorado Avalanche, vincitori della Western Conference, non avevano mai vinto un trofeo. La formazione, all’esordio a Denver dopo gli anni in Quebec, vincono in quattro gare e fanno loro la coppa. Per i Panters la soddisfazione di essere arrivati a lottare per la Stanley al terzo anno in Nhl e il riconoscimento a Murray del premio di miglior GM della stagione.
Fuochi d’artificio sino al 2000
Al momento Florida non è riuscita a ripetere l’impresa della stagione 1995/96. La stagione seguente è riuscita a conquistare ben 17 partite a inizio del campionato, prima di peggiorare il loro record, concludendo a ogni modo con 89 punti e il quarto posto in cassaforte. I New York Rangers, guidati da Gretzky, li sconfiggeranno però in cinque gare.
Le stagioni successive vedono la partenza di Vanbiesbrouck (Chicago, poi Philadelphia) e l’arrivo di Pavel Bure da Vancouver. Proprio il secondo ha dimostrato a Sunrise di meritare il soprannome di “razzo russo”, vincendo per due anni consecutivi il trofeo dedicato a Maurice “Rocket” Richard, dedicato al miglior cannoniere stagionale. Il bottino del secondo anno, 59 reti in tutto, rimane a tuttora il massimo di gol messe a segno da un giocatore di Florida.
Il 1999/2000 porta anche 98 punti al termine della stagione e un piazzamento a playoff come quinta forza a Est. L’avventura dura poco. I Devils, futuri campioni, li eliminano in quattro gare.
La presenza nella post season rimarrà a lungo un miraggio: la stagione successiva i rossoblu con lo stemma della pantera che balza in avanti metteranno a segno appena 66 punti e la loro ultima presenza ai playoff rimane appunto quella del 2000.
Ciononostante, non sono mancati giocatori di talento in South Florida. A cominciare da portieri di alto livello. Come Roberto Luongo, futuro finalista con i Canucks nella stagione 2010/2011, cinque stagioni con i Panthers e il record di vittorie in un singolo torneo: 35. O Craig Anderson, che in una gara è riuscito a fermare tutti e 53 i tiri diretti verso la sua porta. Shutout che resta il record di tutti i tempi nella Lega.
La primavera di Sunrise?
I numeri per un riscatto sembrano esserci tutti. Al momento la squadra viaggia con una media di 1.02 punti a partita. Se dovesse continuare su questa scia, la formazione chiuderebbe l’anno con 103 punti e sarebbe il nuovo record di franchigia.
Dati statistici a parte, l’aspetto che maggiormente può far sperare i tifosi rossoblu è la qualità del roster. A cominciare dalla porta, al momento la meno perforata a Est dopo quella di Boston e N.Y. Rangers. Squadre in cui militano talenti di fama mondiale come Thomas e Lundqvist, non certo due parvenu.
L’esperto Theodore, una carriera nella natia Montreal (lui è di Laval, Quebec, venti chilometri a ovest da dove giocano i Canadiens) prima di passare a difendere le reti di Colorado, Washington e Minnesota, garantisce una sicurezza. Dal 1995 Jose incassa in media 9 conclusioni su 100.
Cifre simili a quelle di Scott Clemmensen, il suo vice. Un passato a New Jersey e Toronto, l’americano di Des Moines è al momento imbattuto nella stagione in corso.
Nel reparto difensivo i Panthers possono contare dell’apporto, tornato quest’anno in Florida dopo che la franchigia l’aveva lanciato nelle sue prime quattro stagioni in Nhl. Per lui, prima scelta nel 1994, 516 punti in 1113 gare in Lega tra campionato e playoff con la casacca rossoblu e le maglie di Vancouver e Phoenix.
In fatto di esperienza può dire la sua anche Brian Campbell. Più giovane di tre anni, ha già vinto una Stanley con i Blackhawks, dopo aver disputato otto stagioni a Buffalo e una a San Jose.
Tra le nuove leve, occhi puntati su Dmitry Kulikov. Russo di ventun anni, ha già messo a segno 58 punti in 165 incontri.
In attacco le “bocche da fuoco” sono Kris Versteeg, Tomas Fleischmann e Stephen Weiss. Il trio ha già messo a segno 81 punti, frutto di 33 reti e 48 assist. Il secondo dato sembra confermare che il gioco di squadra ai Panthers funziona bene.
A sostegno dell’ipotesi il fatto che sia Campbell sia Kulikov abbiano realizzato due reti a testa, ma ben 32 passaggi decisivi, 18 e 14 rispettivamente.
Numeri che, uniti a una buona copertura da parte dei goalies e a vittorie di prestigio come quelle ottenute contro Penguins, Rangers e Devils (per di più di fila, tra il 19 e il 23 novembre) possono voler dire playoff, se non qualcosa in più.
Al momento il terzo posto nella Conference e il primo piazzamento nella South East Division sono due buoni segnali. Se il ghiaccio non cederà, si preannuncia una primavera piena di rose a Sunrise, South Florida.
Gabriele Farina nasce a Palermo il 18 dicembre del 1986. Appassionato
di scrittura, sport e viaggi, decide di diventare giornalista e
s’iscrive al corso di laurea in “Giornalismo per Uffici Stampa” nella
sua città d’origine.
Conclusa l’esperienza nell’ottobre 2009, con una tesi dal titolo
“Solo per sport”, si dirige a Roma per studiare alla Sapienza nel corso
di laurea “Editoria multimediale e nuove professioni
dell’informazione”. Nella capitale consegue la laurea nel luglio 2011
mantenendo intatta la passione per lo sport, base di partenza per
l’esame finale sulle Olimpiadi di Berlino.
Ha praticato nuoto, corsa e molti generi di sport di squadra, dal calcio a 5 alla pallanuoto, dalla pallamano al volley. Ultima avventura, appunto, l’hockey.
Ottimo articolo. Bravo
Grazie, troppo buono.
Bell’articolo.
Non ho capito xò sul ritorno di chi possono contare in difesa…