Con cinque Stanley Cup vinte sono la terza formazione canadese più vincente della storia, dopo Montreal (leader assoluta con 24) e Toronto (9). Eppure gli Oilers mancano all’appuntamento con i playoff dal 2006; anno in cui, peraltro, conquistarono l’ultima finale.
Negli ultimi anni la formazione dell’Alberta è rimasta malinconicamente fanalino di coda di Conference o, comunque, relegata alle ultime posizioni.
Il vento, tuttavia, sembra essere cambiato.
La stagione del riscatto?
Erano anni che non si vedeva una partenza così lanciata di Edmonton. Otto successi nelle prime dodici gare hanno portato la “formazione degli Oliatori” al vertice della Northwest Division e tra i team di punta della Western Conference.
Di tali vittorie si segnala il trionfo in rimonta nella gara d’apertura contro i Pittsburgh Penguins (seri pretendenti al titolo e al momento leader dell’Eastern Conference) e il filotto di sei successi tra ottobre e novembre, sconfiggendo di fila New York Rangers, Vancouver Canucks e Washington Capitals. Mica tre avversari a caso, a cui Khabibulin e compagni hanno lasciato appena tre reti.
Già, il fattore difesa. Edmonton sembra migliorata notevolmente per quanto riguarda le reti concesse. Con diciassette gol incassate nei primi dodici incontri, la coppia Khabibulin-Dubnyk è stata tra le prime tre della Lega.
Dopo venti gare, è decima sulle trenta formazioni, meglio delle retroguardie dei Penguins (il cui titolare è Fleury), Devils (Brodeur) e Canucks (Luongo).
D’altra parte l’attacco sembra avere trovato la giusta quadratura. I due Ryan (Smyth e Nugent-Hopkins) viaggiano a un punto di media a partita, ad appena due lunghezze da Patrick Kane dei Chicago Blackhawks e a nove da Kessel di Vancouver, al momento leader incontrastato. Buono anche l’apporto di Jordan Eberle, che con tredici assist comanda la speciale graduatoria di squadra, e di Taylor Hall. Appena ventenne, il giovane di Calgary, prima scelta assoluta al draft 2010, ha già realizzato quattordici punti, frutto di sei reti e otto passaggi vincenti.
Le giovani leve difensive Jeff Petry e Theo Peckham (entrambi del 1987) hanno garantito nove reti in più con la loro presenza sul ghiaccio (la cosiddetta statistica “plus/minus”).
Del reparto portieri si è già detto. Il russo Nikolai, alla “tenera” età di trentotto anni, con il 93,6% delle parate è settimo nella Lega e sta avendo il migliore rendimento in diciassette anni di carriera Nhl. Promette bene anche il venticinquenne Devan, con il suo 90,3 attuale e il 91,6 con cui ha chiuso il torneo scorso.
Scalpi eccellenti
Dopo un quarto di stagione gli Oilers hanno già affondato avversari di lusso. Sono cinque i successi di prestigio, arrivati sempre alla Rexall Place, vero “fortino” in cui Edmonton ha vinto sette delle dieci gare conquistate.
Dopo la vittoria inaugurale contro i Penguins (2-1), vanno anche ricordati il successo contro i vice campioni in carica di Vancouver (3-2) e i due “cappotti” contro New York Rangers (2-0) e Washington (1-0).
Sino ad arrivare alla gara del 19 novembre, in cui gli Oilers hanno surclassato i campioni 2010 di Chicago, sconfiggendoli per nove a due. Tre delle reti le ha messe a segno la giovane promessa Hall, autore così della seconda tripletta o hat-trick (per via dell’abitudine che hanno i tifosi Oltreoceano di lanciare cappelli sul ghiaccio) della carriera.
Il saldo tra successi e gare giocate al momento è in attivo (il rapporto è di 1,1). In pratica, Edmonton ha conquistato almeno un punto in ogni gara disputata. L’ultima volta che ha avuto un bilancio così positivo è stato nella stagione 2005/2006, conclusa con la finale persa all’ultima gara contro i Carolina Hurricanes.
A un passo dal sogno, per l’ultima volta
La finale del 2006, il primo dopo la serrata della Lega, è stato anche l’ultimo di tempo per il team dell’Alberta. Una stagione che i tifosi ricordano per le molte sorprese che la loro formazione ha regalato loro. Qualificatisi ai playoff con l’ultimo posto disponibile, si erano subito dovuti confrontare con i Detroit Red Wings, migliore formazione del torneo con 122 punti, 30 in più di Edmonton.
Gli Oilers non partono sconfitti: escono battuti dalla Joe Louis Arena dopo un doppio supplementare in gara-1, prima di trionfare la partita successiva, sempre in Michigan. A Rexall Place i padroni di casa vincono il primo confronto (sempre al secondo supplementare), però perdono il secondo.
Si torna così in Michigan, dove gli Oilers compiono l’impresa e passano 3-2. Serve un successo in casa per passare il turno e il successo arriva: quattro a tre e biancorossi a casa.
Il turno successivo i favori del pronostico di nuovo non arridono a Edmonton, bensì agli Sharks di San Jose, quinti in stagione regolare. Le prime due gare in California, infatti, si concludono con due successi (per 2-1) degli Sharks.
Cenerentola deve tornare a casa? Nemmeno per sogno. Gli Oilers conquistano gara-3 (al terzo supplementare) e piazzano altri due successi consecutivi, entrambi con il punteggio di 6-3. Il secondo vale doppio, non solo perché da loro il vantaggio nella serie, ma anche perché conquistato al HP Pavillion di San Jose. Un rotondo 2-0 e anche gli Sharks dicono addio alla competizione.
La finale di Conference vede così lo scontro tra la teste di serie numero 8 e la numero 6, gli Anaheim Mighty Ducks, che possono vantare un bilancio di otto vittorie e una sconfitta nella post-season.
Gli Oilers ne rifilano tre di seguito (di cui le prime due a Arrowhead Pond), prima di cedere gara-4. La seguente vittoria esterna li riporta in finale, la prima dopo il 1990.
In North Carolina la partenza è tutta in salita. Due gare, due sconfitte. Una vittoria e un’altra debacle mettono gli Oilers con le spalle al muro. Edmonton vince di misura a Raleigh, poi lasciano a secco gli Hurricanes e pareggiano la serie. Il sogno per Edmonton si interrompe a un passo in gara-7, in cui escono battuti 3-1.
La dinastia degli anni ’80
Entrati a far parte della Lega nel 1979, appena quattro anni dopo giunge la prima finale, persa 4-0 contro i New York Islanders.
Già l’anno successivo gli Oilers avranno modo di rifarsi, trionfando quattro a uno contro la formazione della Grande Mela, dopo aver avuto la meglio di Winnipeg, Calgary e Minnesota. Così il capitano Wayne Gretzky può sollevare al cielo la prima Stanley della storia di Edmonton. Non sarà l’ultima.
Il numero 99 si era subito messo in mostra già dalle prime stagioni. Nel 1981 aveva terminato la stagione con 109 assist e 164 punti complessivi. Due anni dopo supererà nuovamente quota 100, così come Messier, Anderson e Kurri. Caffey fermo a 96.
La stagione del titolo i gol di squadra saranno 446, record assoluto in Lega. D’altronde, con “The Great One” in squadra, il risultato difficilmente sarebbe potuto essere diverso.
Nel 1985 gli Oilers si ripetono, sconfiggendo i Flyers in cinque gare. Ottimo l’apporto, tra gli altri, di Jari Kurri, autore di 19 reti nella post season, e del portiere Grant Fuhr, due rigori parati.
Dopo la pausa del 1986 (titolo ai Montreal Canadiens), l’anno seguente tutto torna come prima. Edmonton torna a vincere, sconfiggendo i Flyers in finale dopo sette gare.
Va ancora meglio la stagione seguente, tutto all’insegna della “regola del 4”. Quattro a zero ai Boston Bruins e quarto titolo in bacheca. Appena nove le reti incassate nelle quattro gare complete (gara-4 in Massachusetts era stata sospesa per un guasto e rigiocata due giorni dopo).
Un altro anno d’interruzione, poi giunge la quinta e ultima Coppa. Gli avversari sono di nuovo i gialloneri, che riescono a imporsi sono in gara-3. Finisce così 4-1 per gli Oilers, che hanno in più la soddisfazione di vedere premiato come migliore giocatore delle finali Bill Ranford. Il goalie, partito come riserva di Fuhr, è stato promosso titolare dopo l’infortunio del primo. Per lui appena sette reti al passivo in cinque incontri di finale e la soddisfazione di vincere il titolo contro gli Orsi del Massachusetts, squadra in cui aveva militato senza troppa fortuna.
Finisce così la Dinastia degli Oilers.
Il libro dei successi di Edmonton ha ancora una pagina libera. A Horcoff, Hall e compagni il compito di lottare per scrivere un nuovo successo.
Gabriele Farina nasce a Palermo il 18 dicembre del 1986. Appassionato
di scrittura, sport e viaggi, decide di diventare giornalista e
s’iscrive al corso di laurea in “Giornalismo per Uffici Stampa” nella
sua città d’origine.
Conclusa l’esperienza nell’ottobre 2009, con una tesi dal titolo
“Solo per sport”, si dirige a Roma per studiare alla Sapienza nel corso
di laurea “Editoria multimediale e nuove professioni
dell’informazione”. Nella capitale consegue la laurea nel luglio 2011
mantenendo intatta la passione per lo sport, base di partenza per
l’esame finale sulle Olimpiadi di Berlino.
Ha praticato nuoto, corsa e molti generi di sport di squadra, dal calcio a 5 alla pallanuoto, dalla pallamano al volley. Ultima avventura, appunto, l’hockey.
Le Stanley Cup vinte da Toronto sono 13 e non 9 come scritto nell’articolo.
Toronto Arenas: 1917-18
Toronto St. Patricks: 1921-22
Toronto Maple Leafs: 1931-32, 1941-42, 1944-45, 1946-47, 1947-48, 1948-49, 1950-51, 1961-62, 1962-63, 1963-64, 1966-67
c’è un refuso nell’articolo: Kessel gioca a Toronto, non a Vancouver