Cinque squadre con differenti obiettivi: la vecchia regina in decadenza, l’outsider dello scorso anno in cerca di conferme, i giovani che devono dimostrare con i nuovi innesti di fare finalmente il salto di qualità, una squadra in ricostruzione e una in odore di relocation.
San Jose’ Sharks
Due anni fa non riuscivano a superare un turno di playoff, adesso la nuova scimmia della franchigia californiana sarà quella di accedere finalmente alle Finals dopo esser usciti negli ultimi due anni ad un passo dal grande ballo.
Il GM ha rivoluzionato la seconda linea tradando Heatley e Setoguchi in quel di Minnesota assicurandosi i servigi di Burns sulla linea blu e del fragile scorer Havlat.
Con una coppia di portieri molto valida con il duo finlandese Niemi-Nittymaki, una difesa molto solida, sarà da vedere se Couture continuerà la sua crescita esponenziale e se riusciranno a trovare di nuovo quell’alchimia in fase offensiva che aveva caratterizzato le prime stagioni al sole della California di Big Joe.
Restano comunque una delle favorite alla conquista di un posto alle Finals.
Anaheim Ducks
Alzi la mano chi avrebbe previsto una stagione da 98 punti per il buon Corey Perry.
Il RW svedese sembra aver alzato il livello del suo gioco formando insieme a Getzlaf e Ryan una linea devastante sia per completezza e per forza fisica.
Di certo ci sarà gran voglia di riscatto da parte del goalie svizzero Hiller dopo una stagione vissuta dalla tribuna a causa dei sintomi di vertigine causati da un brutto infortunio.
Il roster sembra abbastanza corto viste le altre concorrenti per i Playoff, ma se i giovani riusciranno a confermare le aspettative i Ducks potranno di nuovo essere la mina vagante a Ovest.
Los Angeles Kings
Forse la franchigia NHL più attesa al salto di qualità. Finalmente nella città degli angeli potranno gustarsi i frutti di un decennio di rebuilding?
In porta il duo Bernier-Quick oltre a buone garanzie garantisce un margine di crescita impressionante. In attacco è finalmente arrivato un C capace di sostituire Kopitar, tale Mike Richards, per prevenire ulteriori sfortune nella post-season. Anche l’arrivo di Penner nel campionato scorso sarà metabolizzato meglio negli schemi della squadra e darà sicuramente i suoi frutti.
L’unica grana rimane l’arbitration per il rinnovo del contratto del talentuoso difensore Doughty, una telenovela andata in onda durante tutta l’off-season e che non vede ancora il lieto fine.
Se la sfortuna, che ha privato di Kopitar i Kings proprio durante i PO, lascerà in pace la squadra di Los Angeles, un posto ai PO sarà garantito.
Dallas Stars
La notizia più entusiasmante della off-season in quel di Dallas è stato il ritiro di Modano, 20 stagioni passate nello stato della stella solitaria.
Per il resto poche nuove, con l’arrivo di Souray a dare ulteriore esperienza ad un reparto che vive nella speranza di veder sbocciare i suoi giovani D tra i consigli di quelli più esperti.
In attacco c’è stata la perdita in FA del faro della squadra, quel Brad Richards che ha preferito un palcoscenico più importante come il Madison Square Garden e soprattutto la montagna di “presidenti morti” ricevuti dalla squadra di Broadway.
La sua assenza è stata colmata con l’arrivo di Ryder, troppo poco per impensierire le varie contender a Ovest.
Phoenix Coyotes
Una società che è stata più impegnata a cercare nuove arene in cui giocare che a formare un buon roster non poteva mettere in piedi una squadra che non abbia come obiettivo la prima pick del prossimo Draft.
Evitata la relocation a Winnipeg, i Coyotes hanno perso il goalie russo Bryzgalov, autore di una stagione da All-Star, andato in quel di Philadelphia con l’obiettivo di riportare la Stanley nella città dell’amore fraterno. Al suo posto, in cerca di riscatto, è arrivato Smith da Tampa, sperando che non si faccia di nuovo gabbare il posto da starter da un 41enne.
In difesa grava pure la partenza di Jovanoski, rimpiazzato soltanto da buoni mestieranti.
Nell’Arizona si prevede una stagione con pochi spettatori e altrettanti punti, dove le pagine sportive dei giornali parleranno più di relocation che di hockey giocato.
A parte che Perry è canadese, buon articolo! ;)
ecco cosa si combina a scrivere in fretta e furia…