“Non ho tempo, scusate. Devo salutare la mia famiglia”.
Le prime parole di Timothy James Thomas Jr. vanno ai propri cari, che hanno attraversato con lui il Nord America per accompagnarlo nel più grande trionfo della sua carriera.
Che favola quella di Thomas!
Portiere di 37 anni, ma con solo sei stagioni tra i protagonisti della Nhl, ha dimostrato il suo valore in una post season dalle cifre impressionanti. Non a caso, è stato eletto MVP delle finali ed è in lizza per il premio di migliore portiere dell’anno, assegnato (con gli altri riconoscimenti individuali) nella notte di Las Vegas del 22 giugno.
Dream
“È letteralmente un sogno che diventa realtà, proprio come per ognuno della nostra squadra”.
Il goalie non perde lo spirito di squadra e l’umiltà, nonostante sia diventato uno degli sportivi più amati non solo del Massachusetts, ma anche di tutti gli Usa, cui ha difeso i colori nel 2010.
“A trentasette anni”, continua “questa potrebbe essere stata la mia unica occasione. Sono davvero felice di essere riuscito a sfruttarla”.
Record
Tim The Tank Thomas si cela dietro un velo di modestia, ma le cifre sono tutte dalla sua parte. Più parate nei playoff (798) e in una finale (238) di sempre, a fronte del più alto numero di conclusioni verso la propria porta (849).
Tre primati che si aggiungono al fatto di aver deciso gara 7 con 37 parate e nessuna rete incassata: è stato il primo nella storia a riuscirci in trasferta, il quarto a realizzare uno shutout in assoluto nella gara valevole per il titolo.
Come solo Patrick Roy nel 2002, è riuscito anche nell’impresa di realizzarne due in altrettante gare 7 di una singola postseason. Il confronto è suggestivo e rende onore al valore di Thomas, dato che lo storico portiere dei Colorado Avalanche è stato l’unico giocatore della storia ad aggiudicarsi il Conn Smythe Trophy, premio come migliore giocatore delle finali, per ben tre volte.
“È grandioso”, ha affermato Thomas (fresco vincitore del riconoscimento) a proposito dello shutout. “È qualcosa a cui ripenserò sempre e di cui andare fieri. Devo tenere il DVD per poterlo mostrare ai miei nipoti quando non crederanno che io possa mai aver praticato uno sport professionistico”, aggiunge con un nuovo richiamo alla famiglia.
Simply perfect
“Non si può dire altro tranne che è stato fantastico. È stato grandioso.”
Parola di Nathan Horton, il giocatore di Boston uscito da gara 3 con una commozione cerebrale e a cui i compagni hanno voluto dedicare l’impresa. “Per tutto l’anno, per tutti i playoff ha fermato tutto quello che ha potuto vedere, anche tiri che non ha potuto vedere. Che portiere incredibile!”.
Le prestazioni dell’estremo difensore giallonero hanno sorpreso anche un probabile giocatore da Hall of Fame come Mark Recchi.
“Non credo di aver mai visto qualcosa del genere dalla prima amichevole che ha giocato sino a stasera (gara 7 a Vancouver, n.d.r.)”, ha detto strabiliato il compagno, che pure qualche partita in Nhl l’ha giocata, avendo chiuso la carriera a 43 anni e con 3 Stanley Cup vinte (Pittsburgh, Carolina e Boston). “Non penso di aver mai visto parare così, mai. Non so se rivedremo mai qualcosa così speciale di nuovo”.
A fargli da eco ci ha pensato Claude Julien. L’allenatore dei Bruins non ha lesinato i complimenti per il suo portierone.
“Tim Thomas in questi playoff ha semplicemente dominato. Questo è un tratto di un grande goalie”, ha affermato coach Julien, sottolineando come l’eccezionalità della sua prova sia stata nella costanza. “Ogni incontro è stato strepitoso. So che tutti attendevano una gara normale a un certo punto: non è mai accaduto”, ha ribadito il tecnico dei B’s. “Sono davvero orgoglioso di lui, e ovviamente del resto della squadra”.
Sempre in discussione
Uno dei punti di forza di Thomas risiede nella sua tenuta, mentale e fisica.
“A volte sono stato nervoso, non c’è dubbio, specialmente avvicinandosi all’obiettivo. Il mio lavoro di portiere è quello di nascondere questo fatto e dare al mio team fiducia”, ha chiarito il giocatore, che nel 2007 ha cominciato un programma di allenamento per migliorare riflessi e forza basato su tecniche yoga.
La costanza e il carattere gli hanno consentito di sopportare la gavetta in Finlandia (dove ha imparato anche la lingua) e il fatto di essere stato sempre in discussione, agli inizi della carriera tra i professionisti nordamericani, ma non soltanto.
Appena prima dell’inizio della stagione, il nome di Thomas era stato accostato a Philadelphia, finalisti la stagione precedente con i Chicago Blackhawks. La ferma volontà di restare in Massachusetts ha smentito le voci, e sul ghiaccio Tim ha fatto il resto. In Pennsylvania il rimpianto è doppio, dato che i Flyers sono usciti nella postseason 2010/2011, spazzati via in cinque gare proprio dai Bruins.
Dalla Finlandia alla Stanley
Nato il 15 aprile 1974 a Flint, Michigan, Thomas debutta in maglia Bruins all’età di 28 anni. Prima tanta gavetta in Europa, specialmente in Finlandia. È nel Paese scandinavo dove torna dopo le prime quattro gare in assoluto tra i pro americani. Per lui 3 vittorie e 1 sconfitta al debutto e una vittoria 4-3 contro gli Edmonton Oliers (con 31 parate) nell’incontro d’esordio.
L’ultimo anno in Jokerit, la liga finlandese, rappresenta la svolta: 15 shutout su 53 partite (record), premio di migliore giocatore stagionale (trofeo Lasse Oksanen) e di MVP votato dai giocatori (riconoscimento Kultainen kypärä). L’ultima persona a sollevare le due coppe nella stessa stagione era stato Teemu Selänne.
Con la medaglia d’argento (la sua squadra è arrivata in finale) al collo, finalmente torna il Massachusetts. Ancora una volta dalla porta di servizio: terzo portiere, dietro Andrew Raycroft and Hannu Toivonen.
La buona stella, tuttavia, lo premia. Entrambi s’infortuniano e Thomas è promosso titolare. Durante il primo anno da protagonista giunge il primo shutout e il riconoscimento di miglior 7° uomo, ricevuto dai tifosi dei B’s.
L’anno successivo parte di nuovo da riserva, dietro Toivonen. Hannu ha difficoltà a convincere e così Thomas torna di nuovo tra i pali. Ancora una volta percentuali di salvataggi superiori al 90% e titolo di 7° uomo.
Le due successive stagioni giungono la chiamata per l’All Star Game (in sostituzione di Martin Brodeur) e una doppia vittoria consecutiva a reti inviolate, contro Edmonton e Vancouver. Era dai tempi di Byron Dafoe, nel 1999, che un portiere dei Bruins non faceva registrare un doppio shutout. Sino a ora le chiamate per la gara delle stelle sono state tre consecutive: un record per i portieri della Nhl.
Nel 2009 vince il premio come miglior portiere, il Vezina Trophy. L’anno dopo giunge la prima partita nella selezione olimpica americana, in sostituzione del portiere partente Ryan Miller. L’avversario nella semifinale di Vancouver era, guarda caso, la Finlandia.
Superato un brutto infortunio durante la preparazione estiva, è pronto per la stagione 2010/2011, che lo vedrà assoluto protagonista.
Record di percentuale di parate (93,8%, superato di un decimo Dominik Hasek), doppio shutout in gara 7 ai playoff, Stanley Cup, Conn Smythe Trophy (vincitore più anziano e secondo statunitense dopo Brian Leetch, il primo in 19 anni) e finalista al Vezina, che verrà aggiudicato nella notte del 22 giugno a Las Vegas.
I rivali sono Roberto Luongo di Vancouver e Pekka Rinne dei Nashville Predators. Senza nulla togliere ai due sfidanti, che hanno avuto un ruolo determinante nella grande prova delle due squadre, sembra che la stagione da sogno di Tank non sia ancora conclusa.
Gabriele Farina nasce a Palermo il 18 dicembre del 1986. Appassionato
di scrittura, sport e viaggi, decide di diventare giornalista e
s’iscrive al corso di laurea in “Giornalismo per Uffici Stampa” nella
sua città d’origine.
Conclusa l’esperienza nell’ottobre 2009, con una tesi dal titolo
“Solo per sport”, si dirige a Roma per studiare alla Sapienza nel corso
di laurea “Editoria multimediale e nuove professioni
dell’informazione”. Nella capitale consegue la laurea nel luglio 2011
mantenendo intatta la passione per lo sport, base di partenza per
l’esame finale sulle Olimpiadi di Berlino.
Ha praticato nuoto, corsa e molti generi di sport di squadra, dal calcio a 5 alla pallanuoto, dalla pallamano al volley. Ultima avventura, appunto, l’hockey.
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