La finale di Stanley Cup torna in Massachusetts dopo 21 anni e i Bruins la onorano al meglio, spazzando via i Canucks per otto a uno. I’m shipping up to Boston, “sto salpando per Boston”, affermano i Dropkick Murphys in una loro celebre canzone.
La squadra di Vancouver è partita alla volta di Boston pensando di imporsi, magari con il minimo sforzo come fatto nelle prime due gare, e di portare la serie sul tre a zero, ipotecando di fatto il titolo. Le orche assassine (dal caratteristico logo della squadra) sono invece di fatto affondate sotto gli attacchi degli orsi bruni, guidati dal leader Thomas.
Pronti, via e il portiere dei B’s è subito attento a respingere le conclusioni di Edler, Raymond e compagni.
Dall’altra parte i padroni di casa trovano sulla loro strada Luongo, che si oppone anche ai tentativi in power play. Al termine della gara saranno rispettivamente 40 e 30 le parate dei due portieri, in una gara particolarmente accesa, nella quale la panca dei puniti è stata aperta per più di 25 volte.
La prima frazione si spegne così, tra continui capovolgimenti di fronte e splendidi interventi degli estremi difensori, non a caso baluardi delle rispettive nazionali, statunitense (Thomas) e canadese (Luongo).
I gol arriveranno nella ripresa, e sarà una vera e propria valanga. I Canucks vincono il primo ingaggio con Raymond, ma subito dopo Edler rompe la stecca e parte la carica dei gialloneri. Luongo si oppone alla prima conclusione, ma si fa sorprendere dalla blue line da un tiro di Ference. Sono passati appena undici secondi.
Tre minuti dopo i Bruins raddoppiano con Recchi, autore di un gol in superiorità numerica dalla zona d’ingaggio destra, al termine di una bella azione corale.
I canadesi si dissolvono sul ghiaccio e incassano altre due reti. La prima porta la firma di Marchand, che approfitta di un disco perso da Daniel Sedin, semina il panico sulla destra, in una situazione di 4 contro 5, cambia fronte d’attacco e supera dalla sinistra il portiere avversario in allungo con una precisa conclusione sotto la traversa.
La seconda è siglata da Krejci, che sfrutta al meglio un tiro dal centro di Ryder per mettere al disco alle spalle di Luongo nel più classico dei rebound. Quattro a zero Bruins.
Il copione non cambia nel terzo e ultimo periodo, in cui i padroni di casa calano un nuovo poker.
Vancouver tenta di riaprire i giochi e ci va vicino, specialmente con gli insidiosi tiri di Bieksa, Higgins e Peverley, su cui si esalta il goalie della nazionale statunitense. Sono i gialloneri, tuttavia, a fare suonare di nuovo la sirena, ancora una volta in inferiorità numerica. Paille sfrutta un errore della retroguardia canadese per superare Luongo, che riesce appena a deviare il suo tiro a tu per tu sul palo, prima che il disco
varchi ugualmente la linea.
I verdeblu tentano la reazione d’orgoglio e vanno a referto con Hansen, che supera per la prima volta Thomas con un tiro dalla sinistra dopo un’azione avvolgente, sviluppatasi sull’asse Torres – Lapierre.
È un fuoco di paglia. Recchi sbuca dal centro dopo che i suoi compagni non avevano realizzato in una situazione di due contro uno e fulmina di nuovo il portiere canadese. C’è gloria anche per Kelly, che conclude in rete dopo un’insistita azione sulla balaustra, e per Ryder, che mette il sigillo finale in power play a 30’’ dal termine.
Finisce così, 8 a 1 per i Bruins, andati a segno con sette diversi giocatori, con due reti in inferiorità numerica. È la seconda peggiore sconfitta di sempre in una finale della Nhl, dopo il passivo di otto reti rimediato da Minnesota contro Pittsburgh (8-0) il 25 maggio del 1991 e alla pari con un altro 8-1, subito da Florida contro Colorado, curiosamente un altro 6 giugno, quello del 1996.
Le ambizioni dei Canucks di chiudere in conti in Massachusetts sono notevolmente ridimensionate.
Segnare il primo gol a sei minuti dal termine, dopo averne incassate cinque, non è un buon segnale per una squadra che ha realizzato il miglior record della Lega, guida adesso la serie due a uno e ambisce alla conquista della Stanley Cup.
Prestazione impeccabile, d’altro canto, per Chara e company nella gara che vedeva il ritorno di Boston in finale dopo più di vent’anni di assenza. Nel 1980, l’ultima occasione in cui i Bruins avevano ospitato la Stanley, Edmonton si era imposta in cinque gare, vincendo tutti e tre i confronti in terra statunitense.
Adesso Boston può riequilibrare la sfida con un’altra vittoria sul ghiaccio amico.
Servirà una nuova performance inappuntabile in difesa (dove Thomas si conferma alla grande, risultando l’Mvp della serata) e implacabile in attacco. Appuntamento mercoledì sera alle ore 20:00 di Boston, le 2:00 di notte di giovedì in Italia.
Gabriele Farina nasce a Palermo il 18 dicembre del 1986. Appassionato
di scrittura, sport e viaggi, decide di diventare giornalista e
s’iscrive al corso di laurea in “Giornalismo per Uffici Stampa” nella
sua città d’origine.
Conclusa l’esperienza nell’ottobre 2009, con una tesi dal titolo
“Solo per sport”, si dirige a Roma per studiare alla Sapienza nel corso
di laurea “Editoria multimediale e nuove professioni
dell’informazione”. Nella capitale consegue la laurea nel luglio 2011
mantenendo intatta la passione per lo sport, base di partenza per
l’esame finale sulle Olimpiadi di Berlino.
Ha praticato nuoto, corsa e molti generi di sport di squadra, dal calcio a 5 alla pallanuoto, dalla pallamano al volley. Ultima avventura, appunto, l’hockey.