Secca l'affermazione di Tampa Bay su Washington

Prima semifinale di Eastern Conference in programma, Tampa Bay contro Washington. Le due squadre arrivano all’appuntamento con due stati d’animo differenti e dopo due quarti di finale diametralmente opposti: Washington si è facilmente sbarazzata di New York in 5 gare; Tampa ha dovuto sudare le proverbiali “sette camice” per aver ragione di Pittsburgh.

A questo punto, vediamo cosa ci ha riservato questa sì interessantissima, ma anche corta disfida. Nel senso che Tampa, dopo essersi trovata sotto 1-3 nella serie con i Penguins, ha cominciato un viaggio che la sta portando molto avanti. Evidentemente, come è successo nel basket con squadre tipo gli Heat, o i Celtics, nel momento di massimo bisogno, e con “l’acqua alla gola”, questi campioni riescono a trovare una comunione d’intenti che dà loro una forza ed una sicurezza tali da dar loro la possibilità di far qualcosa di grande.

Ad ogni modo, diamo un rapido recap alle fasi più importanti delle 4 gare disputatesi tra i Lightning di Stamkos/St.Louis contro i Caps di Ovechkin/Backstrom.

Cominciamo da gara 1, a Washington. Il Verizon Center è da molto tempo un vero e proprio fortino per i Caps, quando si fa sul serio. Raramente i Caps non hanno portato a casa il risultato a proprio favore quando si è giocato nel “rosso fuoco” del suddetto palazzetto. Invece…Invece Tampa non si è scomposta, e ha organizzato un bello scherzetto a Ovi e soci.

Pronti via, e dopo circa due minuti, Tampa, con Bergenheim si porta avanti. Washington non si scompone, e con calma, con il suo gioco compassato, raggiunge il pari con una delle stelle di squadra, ossia Semin, abile a trafiggere l’ottimo goalie di Tampa, l’esperto Roloson. Washington troverebbe pure il vantaggio poco dopo, ma il goal non viene concesso.

Si va al secondo periodo, dove, questa volta sì, i Caps si portano avanti, con un goal di pregevole fattura di Fehr. Sul 2-1 a proprio favore Washington potrebbe controllare, evitare “unforced errors”, e magari infilare un’altra volta il goalie avversario. Al contrario, Washington subìsce una furiosa rimonta.

A quattro minuti dalla fine del secondo periodo, Tampa, con Downie trova il pareggio, con un tiro preciso sotto la traversa dell’incolpevole Neuvirth. Ma non è ancora finita. Al minuto 19.28 della seconda frazione, un’azione insistita dei Bolts permette alla stella Stamkos di infilare per la terza volta la porta di Washington, e di dare a Tampa Bay il 3-2. Un 3-2 che obiettivamente può “far rima con spezza-schiena”.

Il terzo periodo scorre abbastanza tranquillo, fino al più classico ultimo minuto delle squadre che devono recuperare il punteggio: infatti il coach di Washington opta per l’empty net, e sei uomini di movimento sul ghiaccio, ma mal gliene incoglie: Tampa, con Moore, sigla infatti il definitivo 4-2.

Da nhl.com, leggiamo la scelta, condivisibile, delle “Three stars”: Stamkos, Downie, Bergenheim, 4 punti in 3. Menzione d’onore comunque, al goalie Roloson, che salva 26 tiri su 28. Quindi, upset andato in porto e 1-0 Tampa.

Poche ore dopo, il 2 Maggio, si ritorna in pista, sempre a Washington.

I tifosi di Washington si sarebbero aspettati una prestazione migliore, un moto d’orgoglio, ma soprattutto una vittoria, in casa, sia per equilibrare il computo, sia per ridare fiducia all’ambiente.

A differenza di gara 1, questa è stata decisamente più tirata, lo si evince anche dal punteggio finale. Tant’è che poi, si è arrivati anche all’overtime. Il primo periodo scorre, fino al minuto 19.01, quando, dalla destra dell’attacco di Tampa, Lecavalier, con un preciso slap shot, dà il primo vantaggio ai suoi. E il Verizon rivive l’incubo di gara 1. E con loro, i giocatori stessi.

Nel secondo periodo, i Capitals trovano finalmente il pari con un’azione non limpidissima, ma molto voluta, “di rapina”. Laich infatti si trova nel momento giusto al posto giusto, e corregge davanti a Roloson il tiro/assist di Backstrom. Il Verizon si infiamma. Ma solo quello. Ed è solo un fuoco di paglia.

Perchè nell’ultima frazione, ancora Tampa si riporta davanti, questa volta con St.Louis, che con un tiro di polso trafigge ancora il goalie di Washington. Ma finalmente, il numero 1 della squadra della capitale si ridesta e decide di lasciare il suo marchio. Ancora nella situazione di empty net, i Caps stavolta non si lasciano sfuggire la grande chance, e con appunto Ovi, pareggiano i conti.

Ciò comporta l’overtime, dove, con un fulmineo quanto tagliente contropiede, i Bolts danno a Lecavalier l’opportunità di chiudere i conti e dare alla squadra della Florida un grande vantaggio, psicologico prima di tutto. Come detto, contropiede partito dalla liberazione del proprio terzo, e Lecavalier davanti a Neuvirth, lo trafigge infilando il puck sotto la traversa. 3-2 Tampa ma soprattutto 2-0 nella serie. E “serie aperta” a 5 vittorie consecutive dall’1-3 contro i Penguins.

Le tre stelle della serata sono comprensibilmente Lecavalier per i due goals importantissimi, Roloson perchè è una sicurezza; e poi, Ovechkin per aver dato l’importantissimo, ma alla fine inutile, pari ai suoi.

Ci si sposta quindi in quel di Tampa. Questa gara 3 potrebbe da un lato dare ai Bolts un fantastico 3-0 nella serie, che darebbe loro la possibilità di chiudere in pratica i giochi, e resterebbe solo la successiva gara per sancire la definitiva uscita di Washington. Washington dal canto suo, non vuole issare bandiera bianca così presto, quindi, c’era da aspettarsi una reazione.

Ma per la terza volta, è sempre Tampa a trafiggere per prima, ancora con Bergenheim. Non è proprio il miglior prologo ad un eventuale ritorno in corsa per la serie.

Andiamo così al secondo tempo, dove Ovi e soci trovano addirittura il triplo vantaggio: Knuble, Carlson e Ovechkin, in una decina di minuti, danno ai propri colori un margine che deve essere mantenuto nel duro terzo periodo che li attende. Tampa, per la cronaca rintuzza con ancora Lecavalier.

Il terzo periodo come accennato, si apre sul 3-2 Washington. Ma quì Tampa si scatena, e con lei, i suoi gioielli.

In 24 secondi, tra il 5.23 e il 5.47, Stamkos e Malone chiudono la partita e obiettivamente la serie-anche perchè, nella quasi secolare storia della Nhl, solo tre volte è successo che un team recuperasse dallo 0-3, e questi Caps non sembrano in grado di compiere un miracle on ice. Le tre stelle scelte di gara 3 sono ancora Bergenheim, e Ovechkin, con l’aggiunta di Heldman, autore dell’asssit per il 3-3 di St.Louis.

Ma torniamo a noi: 4-3 in rimonta per Tampa e 3-0 nella serie. I tifosi che assiepano il ghiaccio della Florida hanno di che rallegrarsi e entusiasmarsi. Grazie alle loro stelle: Stamkos, St.Louis, Lecavalier, e anche il Roloson.

Infine, passerella in gara 4. Passerella perchè 99 volte su 100, chi è 3-0, e ha “lo sweep” a portata di mano, lo coglie e lo mette in atto.

Detto fatto. Pronti via e il primo periodo si chiude in parità: Malone, assistito da Lecavalier e St.Louis, segna per Tampa. Per Washington tenta di salvar onore e faccia Sturm.

Il secondo periodo vede la doppietta di Bergenheim, il primo goal in mischia, il secondo in contropiede. Il periodo si conclude con il secondo goal di Washington, con Erskine.

Andiamo quindi all’ultima frazione. Bergeron, al 5.07, con un potente slap da poco oltre la linea blu dà l’idea che la festa possa iniziare. Ma manca ancora una cosa: il goal che suggelli lo sweep(la “spazzata”, nel senso che una squadra viene spazzata come si spazza via la polvere). Il 5-2 viene segnato da St.Louis. Washington non demorde e riesce a trovare l’ultimo goal della stagione con Carlson. Le tre stelle, come da copione: Bergenheim per i due goal, e poi, due assist-men: Moore e Downie.

Quindi, 4-0 per Tampa, e 7 vittorie di fila. Sette sono anche gli anni passati dall’ultima finale di Eastern Conference, era il 2004. Ora i Bolts devono solo aspettare che si concluda l’altra serie, tra Boston e Philadelphia.

A livello statistico, fanno davvero impressione i numeri personali di alcuni giocatori di Tampa Bay.

Nella classifica individuale, nelle prime dieci posizioni, troviamo 4 giocatori di Tampa: St.Louis, a 13; Lecavalier e Downie a 12; Purcell a 11. Da sottolineare anche i 7 goal di Bergenheim.

Washington al contrario, e ancora una volta, non riesce a trasformare una regular season vincente, prolifica, in una post season che regali qualche maggiore soddisfazione. In questi casi, è sempre il coach che rischia di pagare per tutti. E chissà che questo non metta in moto un valzer che coinvolga magari anche qualche giocatore importante.

E sì, dobbiamo essere pragmatici: una stella come Ovechkin prima o poi vorrà vincere una Stanley Cup, diventare un campione fatto e finito. E se questo comporterà un cambio di maglia, lo dovrà decidere lui.

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